Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

254 CRITICA SOCIALE temporanei che dell'avvenire di quelle dozzine di mi– lioni di uomini di colore che compongono la massa produttrice del continente e che praticamente non figu– rano nelle statistiche dei consumatori, così accurata– mente compilate dai servizi tecnici delle imprese espor– tatrici degli Stati Uniti. La situazione degli indiani e delle masse di meticci non inciviliti è pressappoco uguale in tutti i paesi del continente, dove costituiscono una grande parte della popolazione: Uruguay, Bolivia~ Perù, Equatore, Guate– mala, Honduras, Messico. È uno stato di servitù feu– dale, del quale l'esempio più notevole si trova nel « pon– gaje » del Perù, i.stituzione di vendita dei lavoratori, che la legge i;iroibisce ma che tuttavia esiste malgrado le smentite del governo di Lima. L'indiano è dovunque il servo del proprietario della terra o della miniera. Spesso, quando· i soldati o gli agenti reclutatori par– tono alla caccia dell'uomo - della mano d'opera - scoppiano delle sommosse spontanee, caotiche, che so– no subito messe a pr_ofitto dagli agitatori comunisti per sabotare la produzione o l'estrazione di materie prime di cui i soli compratori sonJ gli Stati Uniti. In alcuni paesi - il Messico, il Guatemala - sono stati fatti degli sforzi per liberare gli indiani. Si sono distribuite loro. delle terre e si sono creati degli « jidos » o comun~tà agrarie, costituite sul modello di quelle che esistevano prima della conquista. Ma- l'incultura tecnica dell'indiano ha fatto di questo esperimento un rischio, che si manifesta sempre· con una diminuzione della produzione agricola. Illetterato, sottomesso alle superstizioni dei· suoi an– tenati, appena «rivestito» c<;m.i riti cattolici, domi– nato dal curato e dall'alcool, guidato dall'usuraio di vil– laggio, abituato alle capanne e alla miseria, l'indià– no, che non compera quasi niente, prolifica rapida– mente. Tra mezzo secolo gli Stati Uniti avranno alle loro porte un paese di 100 miii"oni di abitanti: il Mes– sico. La popolazione di tutti gli Stati a maggioranza demografica indiana raddoppierà in un quarto di se– colo. E se i metodi di lavoro del suolo non avranno pro– gredito, se 11 regime di proprietà 'della terra resta lo stessò, una massa di 200 milioni di uomini superficial– mente inciviliti, dai bisogni iimitati e di scarsa pro– duttività non avrà nulla da mangiare sulla terra d'A– merica. La politica seguita da quasi tutti i governi ·e le im– prese industriali - tanto nazionali quanto americane, francesi o. hritami.iche - può ria,ssumersi, nei con– fronti dell'indiano, in una formula: bassi salari e prezzi elevati. Li,si paga poco e li si fa pagare molto. Gli esportatori americani, per esempio, si lamentano con ragione, dell'assenza di bisogni da parte degli in– diani. Ma i governi e le imprese eh~ impiegano india– ni preferiscono pagare salari da schiavi piuttosto che contribuire alla formazione- di uno strato di consuma– tori il cui livello di vita sarebbe, quanto meno, medio. Il risultato semplicemente umano è la degenerazio– ne fisica dell'indiano, la diminuzione del suo senso ar– tistico creatore, l'aumento della criminalità, fattori che si riflettono, sul piano economico, in un abbassamento della produttività della mano d'opera indiana. Sul piano politico, il risultato è altrettanto inquie– tante. Notate che i paesi in cui l'influenza comunista è forte, sono propriamente quelli in cui gli indiani re– stano più sottomessi: Perù, Columbia, una parte del Cile, America Centrale. La distribuzione delle terre agli indiani messicani fece cadere quasi verticalmente l'in– fluenza comunista nelle campagne, sebbene persone male informate credano il contrario. Tutto ciò• dimostra facilmente l'importanza del pro– blema indiano per gli Stati Uniti così come per il resto del continente. I primi cobni del May Flower deside– ravano vivere nel paese e installarvisi. Essi dovettero eliminare gli indiani che ci si opponevano. I « conqui– stadores » spagnoli, unicamente desiderosi di ammas– ·sare delle ricchezze, avevano bisogno degli indiani per lavorare la terra o per scavare le miniere. Così, gli BibliotecaGino Bianco Stati Uniti non hanno attualmente un problema in– diano ... all'interno delle loro frontiere. Ma la sopravvi– venza della mentalità del « ccnquistador » tanto nelle oligart:hie feudali di ogni paese latino-americano quan– to fra gli agenti di ogni genere delle compagnie stra– niere ha creato, per gli Stati Uniti, un problema in– diano fuori delle loro frontiere. Dagli indiani può dipendere nell'avvenire immedia– to la produzione di materie prime nel continente. Do– minati dai comunisti, essi possono fare fallire, a lunga scadenza, tutti gli sforzi di aiuto americano all'Europa, in tempo di pace, e tutta l'economia militare in tempo di guerra. Una semplice politica di persecuzioni contro i comunisti non impedirà le sollevazioni, i sabotaggi e la diminuzione della produttività. Se gli agitatori ve– nissero a mancare, la miseria degli indiani li creerebbe. Il Congresso di Cuzco non arrecherà certamente nessuna soluzione di questi problemi, nemmeno una soluzione teorica.· Non sono i vescovi ed i generali che possono migliorare la sorte degli indiani, la cui pro– sperità è contraria agli interessi che essi rappresen– tano. Non è l'Istituto Indigenista Interamericano con i suoi 21.000 dollari ann~ali di budget che può cambiare qualche cosa nella sorte di queste masse di « sub-ame– ricani » che passano, indifferenti e impenetrabili, se– guendo i loro stregoni, lungo i viali fiancheggiati da grattacieli delle capitali artificiali costruite con il pro– dotto dei loro sforzi. La soluzione? Vi sono due tendenze, teorica l'una e l'altra. Quella di coloro che desiderano affermare i ca– ratteri propri degli indiani, che potrebbe esprimersi nella frase che si vede nell'insegna dell'università di Messico·: « Attraverso la razza parlerà lo spirito»; e quella che desidera la perdita delle loro caratteristiche da parte degli indiani, la loro progressiva mescolanza con i bianchi ed i meticci e la scomparsa di quanto sussiste della loro cultura propria. Le due tendenze hanno argomenti validi ed entrambe hanno un difetto essenziale: quello di non essere che teorie di intellet– tuali e di non contare tra i loro partigiani uomini d'a• zione capaci di creare le condizioni materiali per l'ap– plicazione di una o dell'altra. Il solo che si avvicinava a questo ideale di riformatore, Raul Hays de la Torre, si è rifugiato all'ambasciata di Columbia a Lima, as– sediato dai colonnelli «organizzatori» del congresso in– digenista. In 0gni caso, fino ad ora non si è domandato agli indiani stessi quale soluzione essi desidererebbero, for– se per paura di non vederli approvare nessuna di quel-. le che noi proponiamo loro. E, in ogni caso, non ·si tro– verà nessuna soluzione fino a tanto che noi guardere– mo questi milioni di esseri come indiani invece di con– siderarli come uomini, capaci tanto di produrre quanto di consumare, di distr_uggei,e come di creare. Per im– pedire le sollevazioni indiane e la miseria che le pro– duce è nella nostra mentalità di bianchi - tanto ame– ricani quanto europei - che bisogna fare una rivo– luzione. Allora soltanto potremo aiutare i « sub-ame– ricani » attuali a diventare dei latino-americani. VICTOR ALBA La. nostra Ca.sa editrice, d'accordo con la. Dire– zione del Partito e con 11stituto Studi Socialisti ha. provveduto alla. pubblicazione in op11Scolodel testo completo del Programma d'azione del P. S. L. I., già apparso nei numeri 4 e 5 di « Critica So– ciale» (1948). L'op11Scoloconsta di 56 pagine ed è edito fuori serie nella. nostra. colla.na.al prezzo eccezionale di 25 lire. Richiamiamo l'attenzione di tutti i compagni e simpatizzanti sulla opportunità, anzi sulla. neces– sità, di consulta.re questo documento, fratto dello studio dei nostri compagni più prepara.ti nei vari campi della vita. politica, economica. e sociale e di diffonderne la. conoscenza.

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