Critica Sociale - anno XLI - n. 1 - 1 gennaio 1949

14 CRITICA SOCIALE 1l Consiglio nazionale dell'economia edel lavoro Una delle prime leggi sociali che saranno portate . dinnanzi al Parlamento sarà queUa che concerne la . creazione del Consiglio dell'Economia e del Lavoro. Tutte le correnti sindacali son.o oramai d'aècordo nei''riconoscere l'urgenza di questo organo, ed il go– verno ha ·dato affidamento che presenterà quanto prima il disegno di legge alle Camere. Non si tratta, in fondo, che di integrare l'apparato statale con un organo prescritto dall'art. 99 della Costituzione. Ma come sarà formato questo organ,o complemen– tare? Quale sarà la sua posizione rispetto ai poteri esecutivo e legislativo? Quali i suoi caratteri e le sue attribuzioni? Se la Costituzione parlasse semplicemente del Con– siglio del Lavoro sapremmo di che si tratta, avendo esempi di istituti consimili in Italia ed all'estero, ma là Costituzione parla di un Consiglio che dovrà essere ad un tempo dell'Ecq,n.omia e del Lavoro, ed allora bisogna che cerchiamo di capire che cosa ve– ramente si intende fare. Nel fascicolo del 16 marzo 1948 di questa rivista è comparso un ottimo studio · di Giuliano Pischel sul Consiglio dell'Economia, e del Lavoro - uno dei _pochi pubblicati finora su questo afgomeqto -, nel quale l'autore mette di preferenza 1accento sulla « economia » anzichè sul « lavoro », per modo che quest'ultimo non figurerebbe come entità distinta. Nè i sindacati operai, nè i sindacati padronali fi– gurerebbero come membri del C.N.E.L., mentre tan– to gli uni qua,nto gli , altri sarebbero chiamati ad eleggere dei rappresentanti di loro fiducia. Il com– pagno Pischel, infatti, così si esprime testualmente·: « Sarà non facile compito della legge istitutiva de– terminare quali enti, associazioni, sindacati, ordini professionali, organi centrali dei consigli di gestio– ne, corpi universitari, istituti scientifici ecc., do– vranno provvedere alla nomina dei membri, in qual numero ed in quale ripartizione territoriale, con quali criteri di selezione e di elezione, ecc. » Il Consiglio così composto diventerebbe per forza di cose un consesso di tecnici e di dottori jn scienze economiche ,commerciali, giuridiche, · i quali, più che lavorare in assemblee plenarie,- si dividerebbero in commissioni e so.ttocommissioni, per gruppi di competenza, così da assolvere nel miglior modo pos- · sibile · il loro ufficio di propulsiol1e e di prepara– zione degli schemi di legge che il Governo e le Camere avranno la facoltà di a·pprovare o di re– spingere .. A me non sembra che l'art. 99 escluda tassativa– mente la rappresentanza diretta e paritetica dei sin~ dacati dal Consiglio, per-chè dice: « Il Consiglio Nazi onale dell'Economia e del Lavoro è compostq, n.ei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rap– pr esentanti delle categorie produttive, in misura. che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa»; ma se la mia interpretazione non fosse quella della Commissione <:he ha redatto l'articolo,.-. ben difficilmente le organizzazioni operaie darebbe~ , ro il loro consenso al ·disegno di legge che si sta · preparan,do. Non si dimentichi che il Consiglio è a doppio us·o. Deve cioè occuparsi della protezione dei lavoratori e della pianificazione. Ora, se si trat– tasse soltanto dell'economia, un Consiglio Nazionale di soli esperti potrebbe anche bastare, mentre non è concepibile un corpo consultivo incaricato di pre– parare la legislazione delle fabbriche, le assicura– zioni contro i rischi del lavoro, le leggi sui con.tratti di lavoro ecc., che non sia imperniato sui sinda– cati professionali. O si fanno due organi consultivi Biblioteca Gi o Bianco distinti (Dio ce ne liberi!), o se ne fa uno solo sulle tracce dep'arcidefunto . Consiglio Superiore der Lavoro. Il Consiglio Superiore del Lavoro fu. istituito con la legge del 1902 e fu inaugurato nel 1903; esso era composto di esperti e di rappresentanti delle cate– gorie produttrici, salvo che la sua competenza era limitata alla materia sociale. In origine il C.S.L. era composto di 43 membri ed era presieduto dal Mi– nistro dell'Agricoltura, Industria e Commercio. Or– gano principale di questo Parlamento del Lavoro èra l'Ufficio del Lavoro il quale era diretto da un funzionario del Ministero. L'Ufficio del Lavoro era come il centro motore dell'intero organismo; nel– l'Ufficio si concentravano tutti i servizi sociali, ivi compresi i servizi statistici e dell'Ispettorato del La– voro, e il pubblico veniva informato sulle condizioni delle classi lavoratrici a mezzo del Bollettino men– sile, dell'Annuario statistico e di pubblicazioni sup– plementari. La nomina dei membri del Consiglio avveniva nel seguente medo: il Senato e la Camera dei Deputati eleggevano ciascuno tre consiglieri, le Camere di Commercio ed i Comizi agrari ne eleggevano otto, la Federazione Italiana delle Società di Mutuo Soc– corso, la Lega delle Cooperative, l'Associazione delle Banche Popolari ne eleggevano ciascuna un certo numero. Siccome •i datori di lavoro non erano allora organ.izzati sindacalmente e i sindacati operai non erano giuridicamente riconosciuti, la legge stabiliva ·1a nomina per decreto ministeriale di cinque con– duttori e capi di aziende agrarie, industriali e com– merciali; due - un operaio ed un capomastro - delle miniere della Sicilia e della Sardegna; uno dei lavoratori dei porti e del mare e quattro dei contadini ed operai. Gli altri venivano scelti tra i funzionari dello Stato ed i cultori delle discipline economiche e sociali. La rappresentanza specifica dei datori e dei prestato·ri di lavoro era dunque di sei membri per ognuna. Ora si tratterebbe in primo luogo di e,stendere la competenza del consiglio sino a comprendervi la materia economica e, secondariamente, di farne un un organismo di più ampio respiro e rispondente alle necessità dei nuovi tempi. Per la verità le orga– nizz·azioni operaie non hanno atteso che si com– piesse la rivoluzione politica per chiedere la rifm:rma di quel parlamentino al quale avevano accettato di · colla·borare con parecchie riserve. L'aspirazione ad allargare la competenza dei parlamenti sindacaF è antica nei lavoratori, dato che il sociale e l'ec0no– mico non si J!)ossono dividere con un taglio netto: la stessa Organizzazione Internazionale del Lavoro, creata •dal Trattato di Versailles, insiste da tempo per una riforma di tal genere, sebbene finora senza risultato. Soprattutto poi i lavoratori italiani hann,o replicatamente richiesto che venisse accresciuto il numero dei rappresentanti delle categorie produt– trki, in modo da poter dare m:ia congrua rappresen– tanza a tutti i rami di attività economica. La ri– forma in tal senso fu minutamente studiata, ma non potè essere realizzata sotto l'antico regime. Ora è lecito sperare che la base dell'istituendo C.N.E.L. sarà formata di sindacati. Pare che il go– verno abbia l'intenzione di creare un Consiglio di almeno sessanta membri. Anche entro questo limite ci sarà margi_ne · per dare una rappresentanza alle dieci o dodici branche in cui si divide convenzio– nalmente l'attività produttiva nazionale. E non ci dobbiamo preoccupare nè della pariteticità, nè del corporativismo, _verso i quali si nutrono avversioni ingiustificate. Non chiediamo che ciò che avviene quotidianamente nella vita. Se le Federazioni e le Confederazioni dei lavoratori e dei conduttori di opera devono di loro iniziativa mettersi tutti i mo– menti a contatto per discutere, puiacaso, dei Jicen– •ziamenti e della contingenza, e se ognuna di esse ,

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