Critica Sociale - anno XL - n. 23 - 1 dicembre 1948

532 CRITICA SOCIALE segna la lotta e non l'opportunismo o l'utilitarismo di classe. Lo stesso riformismo italiano ha att1.1ato le sue conquiste a favore della classe lavoratrice ita– liana all'opposizione e non -al governo. Posto anche che noi potessimo an,noverar,e all'attivo della nostra partecipazione al governo effettive concessioni per la classe lavoratrice, il vantaggio sarebbe annullato se vi dovesse corrispondere un rafforzamento delle posizioni della classe borghese, un aumento dei suoi privilegi e parassitismi, o semplicemente la sostituzione del clima di lotta e di conquista - che solo è -del socialismo - con un_ regime di paterna– lismo, di -elargizioni dall'alto, di quietismo e di de– moralizzazione. · 5) Si dice che, essendo un partito éssenzialmente democratico, la partecipazione al governo rappre– senta un nostro necessario e doveroso contributo alla! difesa .delle istituzioni ·democratiche. L'argo– mento non mi sembra convincente. Anzitutto, se fosse valido, ne conseguirebbe per i partiti socia– listi democratici un partecipazionismo obbligato ad ogni e qualsiasi governo democratico, con una ine– vitabile- limitazione di sceHa, giacchè l'ipotesi -di un pa·ssaggio alla opposizione (che pure è e deve restare una delle costanti' possibilità di un partito democratico) assurgerebbe ad una diminuzione del presidio delle istituzioni, cioè ad un atto contro la democrazia. Jn· secondo luogo 'questo contributo alla difesa delle istituzioni democrattiche può essère dato in forme diverse dalla partecipazione al go– verno (ad es. ~ppoggio parlamentare qualora una effettiva ed attuale minaccia si profilasse). In terzo luogo, mi semhra che· a ql'lesto compito difensivo ab– bia forze più che sufficienti la D. C. da sola, sì che il nostro appoggio ha un valore assai più simbolico e morale che pratico. Ma la questione, grossa questione, che bisogna affrontare a questo riguardo è se le istituzioni de– mocratiche siano minacciate solo dai cominformi– sti o non siano insidiate e deformate dalla stessa D. C. Nori possiamo tacere che la nostra concezione della democrazia è sostanzialmente diversa da quella della D. -C., e che invece è quest'u\tima ad impri– mere il suo suggello alle istituzioni. Paternalismo, elargizione dei provvedimenti dall'alto; esclùsione dei dibattiti dell'opinioue pubbl\oa e della parteci– pazione deBe masse popolari, tendenza al quietismo, per s_coraggiata rassegnazione o anche per _sfoggio dell'apparato repressivo, predominio massiccio· del– la burocrazia impermeabile alle istanze che muovono dal basso, assenza quasi totale di ogni pubblico e democr'atico controllo, specie in ,materia economica, greve dominio della maggioranza e sordità assoluta ad ogni voce -delle mino•ranze, e soprattutto, come è nel calcolo proprio d~i comunisti, la sempre più spiccata -frattura del paese tra « partiti al governo » e forze di opposizione : tutte. que_ste magagne, che impediscono una vera e sincera vita democratica o che snatuqmo (con, la persistenza di tare fasciste) gli organi della democrazia, sono una -realtà attuale ed incontestabile, e per ciascu;a di esse la D. C. mostra una ,segreta o esplicita propensione. Senza dire poi delle continue insidie alla aconfessionalità dello Stato. E poichè a .questo riguardo il governo attµale si mostra pas,sivo, per non, dire consenziente, bisogna pur pensare se per difendere la scorza este– riore della democrazia non ci rendiamo conniventi · nell'alterarne· e perderne la sostanza. 6) Si dice infine che all'opposizione praticamente · non sapremmo nè che dire nè che-fare, é chf anzi fatalmente finiremmo con il confonderci _con l'op– posizione, per metà sterile, per metà demagogica:, dei cominformisti. ' Andiamo piano con certi argomenti. Se il P.S.L.I. fosse giunto a tal punto da non sapersi più differen– ziare politicamente -e da essere posto nell'alteruativa Biblioteca'· Gino Bianco o di scomparire a destra, sopraffatto dai democri– stiani, o· di scomparire a sinistra, sopraffatto dai cominformisti, ad una consimile formazione politi– ca, incapace di far valere la sua ragion d'essere e di crearsi un suo posto, altro non resterebbe che dare onorata sepoltura. Certo è invece che una nostra opposizione n.on sarebbe un.a sinecura. In certa guisa richiederebbe ànzi un'attività ed uno spirito d'iniziativa maggiore che la nostra, presenza al governo. Richiederebbe cioè che, in ogni problema in discussione, noi con– trapponessimo alle tesi ed alle proposte altrui solu– zioni ed impostazioni nostre; che ci avvalessimo, come non abbiamo faUo finora, dell'iniziativa· par– lamentare per rivendicare conquiste nostre; che prendessimo posizione, spregiudicatamente ma co– struttivamente, su ogni punto in· dibabtito. Quanto infine a certi scetti.c,i e disfattisti che han– no èosì poca fiducia nei nostri parlamentari da ne– gare che essi possano svolgere quest'attività, e che ritengono che meglio vale stare al governo senza far sentire la nostra voce che scomparire del tutto in un'opposizione iuefficiente, bisogna pur risponde– re che, inerzia per inenda, al governo si portano delle responsabilità, positive· e negative, ben più gravi di quelle in cui · s'incro-rre stando alla op– posizione. La .presunta nostra ~< incapacità di far!' dell'opposizione » richiede c10e la dimostrazione della positiva ed efficiente ·nostra « capacità di stare al governo ». GIULIANO PISCHEL L'offensiva -sovietica 1n Estremo Oriente L'opinione pubblica del morndo si è scossa all'annuncio della presa di Mucden, il 30 ottobre, da parte delle armate comuniste mancesi, ma non pare abbia ancora concepito cosa stia accadendo o stia per accadere e cosa possa si– gnificare quel fatto per il prossimo futuro. Al solito quei Paesi così lontani e sconosciuti sono per troppi qualcosa come l,1 luna o il pianeta Marte, ma speriamo n0n sia così nèlle capitali del mondo, nei Ministeri ,degli Esteri, e che ci si renda conto dell'enorme vittoria russa che è costituita· dalla conquista comunista .della Manciuria oggi, della Cina, forse, domani. E' vero ehe, parlando del/a Cin;i, è meglio non far' 1 previsioni; comunque quel settore è forse il più importante della, immensa lotta che si s_tacombattendo, al– trove con le armi della diplomazia, là con quelle ddla guerra guerreggiata, sia pur per interposte persone, tra Mosca e Washington, tra Mosca e l'Occidente, per la su– premazia sul mondo_ Qui in .Europa, si è ipnotizzati dalla lotta per ,Be;lino, c,he è forse la guerra fredda per l'Eu– ropa, ma la guerra vera di Manciuria, che si è 'tramutata già in guerra per la Cina, se non avviene un miracolo, è decisa, e le conseguenze saranno immense ed inattese e per anni e danni bisognerà calcolare con questi fattori : la Rus- , sia dalla Sprea al fiume Giallo, per il possesso.Jde!Ìecui rive ormai si combatte, dominerà su ulia popolazione di circa 500 milioni è la posta è più ambiziosa anc@ra: la Cina, l'Asia! · I presupposti della sua Jotta son già gettati. Quando fosse raggiunto questo immenso scopo, al1'1Europaanemiz– zat':i, con commerci ridotti, con scarsi mercati, non reste– rebbe for•se che chieder di essere parte di quell'impero mo– struoso. Infatti ·non Ìl chi non veda- già come l'isolamento -del blocéo russo dal resto dell'Europa produca, danni visibi– lissimi. Quei popoli vendevan materie prime e derrate e con– sumavan manufatti, macchine ecc.; ora non più, od in mi– sura ridotta, e l'Europa sente la mancanza di quei mer– cati di vendita e di approvvigionamento. Se aggiungerete ai 300 milioni di abitanti che compongono it blocco russo eu-

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