Critica Sociale - anno XL - n. 23 - 1 dicembre 1948

CRITrCA SOC1Al.E 531 1) L'.antiji)artecipazionismo. aprioris.tico, intra11si• gente, oltranzista,- che eleva a principio l'incompa– ti,bilità per un partit0 ·socialista di -partecipare a go– verni \< bor~hesi » e _di CGJlaborare con partiti poli– tici lontani dal s0eialismo· - che è caratteristica 'm·anifestazione d·el massimalismo - è nel , nostro caso completamente fuoFi causa. Il_ pr@li>h;ma noµ è questo, geµ,er~le ed astratto, ma q1,1ello,contingente e circonscritto, ,se CGil'Venga o meno a 1wi ed aJ paese, nelle athrnli condizioni, tiella situazioHe reale, con le teHdenze e prospettive in att@, il prolungarsi della nostra partecipazione al. goverrno COH la D. C., per come effettivamente essa si comporta. E allora sono da mettersi al bando dtrn opposti atteggiam~n ti, Da un lato la qualifica, sciocca e sbrigativa, di « massimalisti » o di « neo-massima– listi » affibbiata a quanti, compiuta tale realis,tica va- · lutazione, ritengono che si debba porre fine all"at– tuale esperimento di collaborazione governativa. D'altro la'to la taccia, d'emagogic3, ·ed ottl!lsa, di « col– laboratori con i preti », <ilerivante dal semplice fatto d1 una collaboraziorne cmi la D. C., che è in.dub.bia– ~ente un:i, forza cornfessiornale e largam.ente ,per~ meata di clericalismo, ·ed una forza sociale a noi · aliena, ma che resta pur sempre la maggiore coni– pagine della nuova democrazia italiaq.a. .I 2) Al governo, o più,esattamente a questo governo (fondato, su premessoe sostanzialmente diverse· da quello precedente, il 18 aprile), siamo ormai da quasi un semestre. E' tempo di fare un sereno ma severo bilancio di questa nostra esperienza. Se è vero che· in un semestre non poteva ·esplicarsi tutto il pro– gramma governativo, ver@ è pure che questo periodo è più che sufficiente Ji)er gil!ldicare l'impostazion'~ governativa, i criteri <ili governo, le sl!le direttive politiche, e soprattutto il modo e la portata ,della nostra collaborl).zione. Ora, in un bilal).cio si devono iscrivere. i f(J.tti, po.' sitivi o negativi, e· non già i buoni propositi. E' · fueri luogo tirare in ballo le ragioni per cui abbia– mo creduto di andare al governo, le nostre inten– zioni di dar corso ad una più efficiente e rea.Jizza– trice opera di governo, la nostra esigenza di solle– vare le condizioni del'la classe lavoratrice, la mostra pretesa di « impedire lo scivolamento a destra della democrazia cristiana», ecc. ecc. Cose tutte che· sap- . piamo ormai a memoria.· Non è sulle nostre inten– zionj, sui nostri propositi, sulle nostre speranze (Q illusioni), sui nostri st•essi sforzi che doibbiamo giu– dicare. Ma esclusivamente sui uisultati obb-Ìettivi, sutla loro traduzione in realtà pratica, cioè sull'opr– rato del governo! Si deve valutare la legislazione promossa dal go– verno (giudicando anche· se in ·una democrazia con– venga un caratte_re qua,si .esclusivistico delj'in.iziativa governat.iva e se sia ammissibile il sistema di pro– getti che maturano nel segreto dei ministeri per essei-e poi portati quasi di sorpresa al Consiglio dei Ministri. ·e frettolosamentie dibattuti, senza l'ausilio , della çipinione pubblica) e la su,a compatibilità con i nostri principii programm-ll-tici e politici. Si deve valutare l'opera della amministrazione e. la sua cor– rispondenza agli interessi collettivi (mettendo, nel piatto della 'bilancia i Ji)assivi 'del ·buroeraticismo, di residui organi corporativi, .del COJ?Ji,Ortamento della polizia, ,della svalutazione e clerièalizzazione della scuola,). Si devono v~lutare i grandi problemi economici e sociali che attendevanÒ e attendono una soluzi_one : e se è· vero che nessuno poteva pensare ad un:i. s_oluzione sbrigativa d-i essi, bisogna pur va– lutare i criteri con cui quesH problemi sono af– frontati (quando addirittura non si è omesso di . affrontarli). In un. simile bilancio rientrano 4 fatti. positivi (le– gishl.zione e Ji)r@vvediqienti) ed i fatti negativi (man- ibliotecaGino-Bianco c;anza di misure o di misure organiche eµ idonee) : ma purtroppo non può rientrare nel computo qù_el che i nostri compagni al governo avrebbero -rimpe– d'~to di fare o di proporre, alm'eno sinchè essi non precisino e documentino ,i provvedimenti che essi sono riusciti a far scartare, giacchè sull'ignoto non si può discutere. In questa ... discussione di bilancio, una cosa do– vrebbe~ restare completamente 0hiara: che non s'ina· ternde affatto, con un ·even,tuale giudizio negativo,. mettere in dubbio l'onestà, il disinteresse,· la capa– cità dei nostri compagni e gli sforzi da essi com– pimti. Del resto, in un partilo- democratico le re– ·sponsabilità, anche delle inerzie é degli errori, hon sorno mai, o q,pasi mai, individuali, ma sempre col– lettive, di tutto il Partito. 3) In modo particolare si tratta d-i constatare se le mansioni p·er le quali abbiamo ritenuto opportuno andare .al governo, a questo governo, si sono adem– piute- od ·hanno possibilità di adempiersi. E' indub– bio che la nostra coUaboraziorne governativa aveva una spe,ciale naturl;I. ed inm!lgurava un esperimento– sen;za precedentL anche rispetto ad altri governi di coalizioni:, a direzione non-socialista. .Pratica– T_!iente noi non avevamo «peso» di fronte ad un partitq che deteneva la dire.zi.one del governo e che era appoggiato dalla assoluta maggioranza parla– mentare. La nostra presenza, se era d~siderata, non era· affatto in.dispensabile. Sin dal primo momento il problema non è, stato se al governo si doveva· andare o no, ma come si sarebbe andati e come si sarebbe rimasti· ad un· governo che con noi non aveva èomunalilza .di visione e di direttive' politiche. Ne derivava che i1 n.ostro comportamentò non po– teva essere quello di in.discriminata, incorndizionata e concorde collaborazione, ma la difficile •posizione <ili l!lna opposiziome intrinseca a,l goverlilo, di vigi– lanza, di controllo, di sprone. « Saremo i vostri te– stimoni » disse il compagno Gonzales al Senato, con immaginç felice ma- impegnativa, chè il testimonio che di nulla si avvede e tutto lascia correre; che non pro\esta ·e 11.ons'impunta, rischierebbe, ad un certo punto, di assumere una diversa figura giuridica: e cioè quella di èonnivente se non addirittura di 'compliee. . Il giµdizio che sia.mo chiamati a dai,e non consi– , ste quindi tanto nella v alutazione di quel che si è fatto al governo tanche perchè sarebbe addirittura una conclusi:one fallimentare 11a consta,tazione che nulla. ,o nuUa di rilevante -si è potuto fare), quanto nell'esame se il difficilissimo e delicatissimo esperi– mento di questa nostra particolare forma di parte– cipazion.e ha avuto o no un esito positivo ed ha ulteriori prospettive di potersi realizzare. . . . 4) Ma non basta: bisogna serenamente ma risolu– tamente indagare se questa nostra partecipazione al governG, e di per .sè e per il modo con cui è stata effettuata, non rischia di compromettere e di vani– ficare quella nostra indipendente e autonoma posi– zione politica, appunto d.i. « terza forza», che il no– stro Partito ha promi:sso non solo ai suoi aderenti, ma .iif paese. Se così fosse (e, inutile c·elarlo, io temo sia còsì) tutti i benefici che potrebbero deri– vare, TI.Ona noi, ma al paese, da una partecipazione al governo, non compenserebbei-o il sa-crificio della nostra stessa ragion, d'essere. Si obbietta, e éon. un certo fondamento,. che solo essendo al governo è possibile « fare qualche cosa per la clas_se lavoratrice »."Ma è una tesi che va presa c·on estrema cautela. AI .giorno d'oggi non -c'è go– verno, magari reazionario o dittatoriale; che ·possa esimersi dal « .fa 1 e qualche cosa per la classe lavo– ratrice» e certameate ciò farebbe un governo ad esclusiv.a direzione democristiana. Ma ciò non com– P,orta minimiimente per i socialisti una ragion.e di· col_laborazione con -q11estigoverni. Ìl socialismq c'Jn-.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=