Critica Sociale - anno XL - n. 23 - 1 dicembre 1948

' r I çRitICA SOCIALE 527 del Partito al quale appartengono e a rinunziare ad un'attiva partecipazione alle lotte per quell'ideale che pure rimane vivo nell'animo loro. Se noi nop cret– remo rapidamente ques:a- possibilità di orientamen– to, noi vedremo -uscir fuori· dal quadrante quell'ora del socialismo che è ormai giunta all'estremo margi– ne di esso. E tradiremmo così tante speranze e get– teremmo in una accorata, inerte rassegnazione tante• forze che potrebbero svolgere un'utile azione Il tempo incalza. Bisogna aver la possibilità di fronteggiare ·le forze della conservazione e reazione padronale che sono andate continuamente perfezio– nandò la loro organizzazione e intensificando la loro attività. Occorre che noi cerchiamo di sottrarre al P.C.I. la assoluta padronanza degli organismi -sin– dacali, ·in cui esso, oltrechè esercitare un'azione vol– ta -esclusivamente ai fini del Partito, continua a seguire metodi di azione che, mentre vorrebbero es– sere una preparazione. affatto inefficiente però, ·a un evento insurrezionale; non hanno altro effetto che di isolare sempre più il proletariato ed accrescere i consensi (o almeno la tolleranza) verso la rinata albagia padron~le. Abbiamo al. tempo stesso manifestazioni eloquen– ti della crescente baldanza di molta parte del Parti– to che detiene il potere e che comincia a sentire de– siderio di disfarsi degli alleati per ridurre tutti gli organi di governo nelle sue mani. E se qualche ele– mento di sin'stra, che ha apertamente espPesso que– sta aspirazione, è _mosso da quello che oggi si chia– ma « patriottismo di partito», cioè dal desiderio di poter attribuire ad esclusivo mer:to della propria parte provvedimenti atti a~ accattivare la -simpatia popolare, per la cui redazione e approvazione riten– gano di non aver bisogno di nessuna collaborazio– ne; in altri elemerrti invece è chiara l'intenzione di allontanare dal governo qualcuno la cui presenza rie– .sce ostica a ceti e gruppi che hanno da difendere interessi propri, contrastanti con gli interessi gene– rali del 'Paese. Certo sarebbe assai desiderabile per molti che l'attuazione· del piano di ricostruzione eu– ropea e la scelta del materiale da .importare e l'im– piego del fondo lire fo~sero fatti in modo da offri– re occasioni• di lauti guadagni> a certi gruppi. o non turbassero almeno i piani di speculazione affaristi– .ca che costituisbe la normale forma della loro atti– vità. Anche da questo punto di vista è da esaminare il problema della nostra permanenza, o no, al Gover– no. Noi siamo vivamente desiderosi che il Partito possa al più presto liberarsi dal peso di una respon– sabilità' che non può affrontare con forze sufficien– ti, perchè è tr:oppo piccolà minoranza al governo, anche se è rappresentato da uomini di alto valore intellettuale e morale (non è questione di uomini, come inopportunamente ha detto qualcuno anche dei nostri, ma· è questione del peso che tutto il Partito può pretendere e sperare di avere nella vita del Pae– se). Ad ogni modo è certo che non possiamo troppo leggermente ll!sciare tutte le leve in mano di chi accenna a volersene servire per . fini che noi dob– biamo in ogni modo cercar di contrastare. Nel va– lutare l'efficienza della partecipazione al Gov~rno bisogna infatti tener conto noti soltanto di quello che si è riusciti a fare, ma anche di quello che si è riusciti ad impedire; e da questo punto di v=sta il· bilancio apparirebbe forse non del tutto passivo, se i nostri compagni Ministri Si inducessèro a ritenere o Bianco che la doverosa delicatezza di chi partecipa ad un'o– pera insieme con altri non implica che non debbano rendere pubblic,,, conto di ciò che essi hanno voluto e fatto. Ad ogni modo - ripetiamo - noi siamo molto dubbiosi dell'utilità della permanenza dei nostri com– pagni al Governo e riteniamo anzi che dovremmo uscirne, non appena appaia che quella permanenza non solo non r esca ad ottenere che pessun germe di riforma socialista (come è avvenuto sin qui) sia in– trodotto nell'ordinamen'.o della vita sociale e dello Stato, come reclamano le esigenze della classe lavo– ratrice e la coscienza della parte più preparata e con– sapevole di essa, ma non riesca neppure ad impedi– re che la stessa opera di riforma sia intonata esclu– sivamente alle idealità, sostanzialmente conservatri– ci, del partito di maggioranza. Ma perchè la nostra uscita dal Governo non significhi un indeboli– mento della nostra azione, bisognerà che alla no– stra funzione di oppositori noi siamo non solo pre– parati con la elaborazione di un. programma orga– nico e concreto, in modo da distinguere con propo– siti, costruttivi la nostra opposizione da quella degli altri, ma che abbiamo anche la forza, nel Parla– me.nto e soprattutto nel Paese, per dare efficacia al– la nostra azione. E per questo ripetiamo quello che abbiamo già accennato altra volta: ·la unificazione socialista è premessa della nostra uscita dal Gover– no, non viceversa. u.·G.M. ll movimento federalista in Europa e nel _mondo I lettori ci sono testimoni della passione con la quale noi abbiamo ripetutamente affermato che solo la costituzione di un vincolo federativo tra gli Stati democratici di Europa può salvare per lungo tempo la pace e creare le condizioni per cui l' opera di ri– costruzione (nel sensq più lato), che è certamen.t e il compito preminente di noi tutti che viviamo in quest'ora, possa compiersi org~nicamente e senza essere continuamente intralciata o turbata da sempre incombenti minacce di guerra. Per questo abbiamo seguito con fervore il movimento federalista e ab– biamo partecipato con. vivo interesse al secondo Congresso del Movimento federalista europeo,' che si- è tenuto recentemente a Roma. Abbiamo anzi an– nunziato nel passato fascicolo che avremmo com– mentato i deliberati di quel Congresso, che ci è parso molto interessante, soprattutto perchè è stato un te rreno nel quale si sono scontrate diverse cor– ren.ti che sono nel movimento federalista, sia per . q uanto riguarda il fine da raggiungere, sia .per quan– to riguarda ]a via da seguire e la scelta dei com– pagni cÒn cui compiern il cammino che dovrà con– durre alla mèta. Ma, riflettendo che ,p,er rendersi conto dei dibattiti .avvenuti e del loro· V!llore è ne– cessario ·avere una conoscenza possibilm ente esatta ' dei vari orientamenti di quelle corren.ti che si sono scontrate nel Congresso. e che d'altra parte anche intorno alla fondamentale concezione del federali– smo c'è' ancora qualche incertezza nella mente di molti, riteniamo opportuno dare :n questo fascicolo alctin.e elementari nozioni preliminari. Quando, dietro ispirazione del Presidente Wilson, si cominciò, nell'ultimo anno della prima guerra mondiale, 'l parlare di Società_ delle Nazioni e molti

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