Critica Sociale - anno XL - n. 22 - 15 novembre 1948

510 CRITICA SOCIALE Per una politica economica dei sindacati Esiste una politica economica della C.G.I.L.? Ri'Sponde essa agli obiettivi interessi della classe lavoratrice italiana? E, in caso negativo, quali dovr-ebbero essere le linee di una concreta politica economica delle organizzazioni sindacali nel nostro Paese? Ecco tre interrogati.;i che, a mio giu– dizio, gli oppositori di ogni tendenza all'attuale maggioran– za nella C.G.I.L. non si sono posti. mai in forma suffi– cientemente chiara, rinunciando p~rtanto a fornire precise e documentate risposte, valevoli sia in sede polemica sia in sede più propriamente costruttiva, nell'ambito, cioè,· delle loro effettive possibilità di determinare un orientamento per i nostri sindaca ti. Ritengo che, per maggior chiarezza, si debba distinguere l'attività della C.G.I.L. in due periodi, conisponde~ti, su per · giù, alle dtie tipiche esperienze della vita politica italiana dopo la liberazione: il periodo del Tripartito, e quello dei govei;-ni a rnaggi0ranza democristiana. ,Non c'è dubbio elle la ~itpazione sociale e. le prospettive del movimento sinda– cale 'italiano sono di fatto profondamente mutate col pas– saggio dal primo al secondo periodo. Pur non essendovi stata, in tale passaggio, alcuna brusca ,soluzione <;I.i continui~ tà, dobbiamo dire che, sul pianp della vita economica na– zionale, il p.rimo periodo è caratterizzato da un maggior pot~re di iniziativa <!ella classe lavoratrice; mentre il se– condo ha segnato un crescente aumento dell'irti.ziativa, e della responsabilità delle classi padronali. Il problema centrale del dopoguerra é;ichiamò da noi, come .in quasi tutti i paesi,« ricostruzione». Che voleVll.dire: ri– mettere in movimento una, macchina proforndamente logorata dalla guerra,· procurando di distribuire in modo equo il pa– gamento dei costi· fra tutti i cittadini. Ma, in politica, il termine equità non ha se 11011 un valore relativo: in realtà so-. no·gÌi interessi e gli egoismi che determinano l'indirizzo de1'la •collettività. E la collettività dotata cli tina forza maggiorn era indubbiamente allora là classe lavoratrice: la qua.le richiese alla dasse borghese di pagare· la guerra da e~sa voh1ta. Era la C.G.I.L. ·che doveva, farsi garante cle.J,l'esecuzionedi q11esto atto politico. fovece la C.GJ.L. agi,tò solo akuni problenii di - cars1ftere generale e di natura strettamente· politica, realiz- . zando praticamente, s11lterreno sindacale, dlJlesole conq11iste: la scala mobile dei salari e il blocco dei licernziamenti:',Due - conquiste insufficienti, irnquanto non contenevano la totali1à · e neppure la maggior parte delle premesse cli una vera. ])O– litica di rkostruzione. Le al'tre avrebbero dovuto essere create attraverso la pronta costituzione, sotto il controllo· dei sill1- dacati, dei Consigli di Gestione con compiti di sh?nolo e di controllo defla pro-duz~one; e, inoltre, attraverso urneffettivo controllo ·dei prezzi, dei costi e <lei profitti. Una s'ola era la politica che la. C.G.I.L. 'avrebbe· dovuto fa!'e: una politica produttivistica. Le due' misure strappate, scala ·mofuile e blocco dei licen– ziamenti, non dovevan0· e non ])Oteva110avere 1111 val0re più che contingente. Erano misure difensive che la cla§se lavo– ratrice, nel periodo di passaggio dall'economia di gueFra a. quella di pace, nel periodo cioè della riconversione, adottava per prevenire i pericoli della disoccupazione ·e la minaccia di un ulteriore abbassamento del tenore di· vità dei lavoratori. Ed è doveroso aggiungere che, nella misura in cui la scala mobile e il blocco dei licenziamenti fun'zionarono, ciò avvenne· a spese delle clas.si padronali. È' stato detto che molti ;;,,emòriali furnno presentati ai di– versi Governi t~ipartiti per ottenere la soituzione dei maggiori problemi ·economici del Pae-se. Questa aifferma::iione, conte– nuta più volte nei discorsi clell'on. Lizzadri, non può esseFe seriamente attribuita -alla direzione della C.G.I.L. E' infa1ti da escludere che i dirigenti del movimento sindacale· italiano ritengano che hasti l'enunciazione cli talune misure, e magari l'elencazion~ clel'lestess·e in qualche memoriale (e noN furono poi troppi) da, presentare al Governo, per esauriFe il compi~. to di una 0rganizzazione di fronte ad un così gràve problema e in un ·m0mentò così favo!'evole. BibliotecaGino Bianco Per tornare al giudizio ohe venne formulato sulla politica economica _della.C.G.I.L. in qrtesto periodo, è comunque one– sto affermare che q1,1estapolitica non è esistjta. A questo punto si pone una domanda molto seria: non è esistita per difetto o per deliberata volontà della maggioranza sindacale? La critica che anche al recente Consiglio nazionale della C.G. I.L. venne da più parti mossa alla Confederazione e cioè che essa non possiede un adeguato apparato tecnico 'e _.diin– dagine, non è nuova. E' una critica mossa - anche in sede autorevole - nel 1945, nel 1946, al Congresso delta C.G.I.L. nel 1947 e, come dicevamo, al recente Consiglio nazionale del 1948. ];' una crit~ca fatta propria clagli esponenti di tutte le · correnti e condivisa dalle direzioni dei maggiori partiti, esclu– so, naturalmente, quello comurnista. Dunque? La risposta è evidente. La corrente comunista non ha creduto di ravvisare nella situazione generale le condizioni favorevoli ad una politica impegnativa ed ha vol11to adottare una tattica temporeggiatrice, prefererndo insistere sui motivi più prnpriamente politici e cli agitaz'ione anzichè puntare sulla soluzione dei maggiòri problemi. E' stato molto difficile in quel periodo mettere in evidenza la sostanziale differenza che intercorre fra l' « agitare» una politica e il « farla». Ma sul valore di questa ovvia di-stlnzi0ne è abbastan~a eloquente 'l'e– sempio foFnito dai sindacalisti cristiani, i quali, su un'infini– tà di questioni sulle quali hanno sempre « agitato» una solu– zone diversa da quella dei comunisti e dei ~ocialisti quando questi erano in maggioranza, rnon esitarono ad attuare tale soluzione non appena si sono' verificate le condizioni obiet- tive a loro favorevoli. ' Con la cessazione del regim~ t;ipaFtiti00 e con la correla– tiva crisi della classe lavoratrice italiana, la situazione -si è . spostata rnel senso che ai lavoratori è venuta a. mancare, in misura sempre crescente, la facoltà cli inizÌativa: Questa cir– costanza ha finito peF favorire la preferenza deJ.la C.G.LL ., per le formule àgitatorie. Oggi come oggi, infatti, la C.GJ.L., quand'anche intendesse avere una sua politica economica « da anuare »," 11011 sole, da « agitare·»; incontrerebbe {atalmente una quantità seinpre maggfore di ostacoli a tale eventuale .proposito, mancand0le ormai mol\i degli strumenti necessari all'attuazione cli uua poHtica siffatta. Ma se ciò può essere troppo per l'attuale maggioranza co– munista, non può e non deve esserl0 per la minoranza: tanto più che questa n0n può eviderntemente trarre i motivi della sua opposizione dal fatt0 di essere num.ericamente,infori0re, bensì <laquello rii nm potersi a,ssociare alla p0litica della mag– g.ioranza, pt:r [a inconciliatii.Jità d\ questa: politica, c0n quella da essa, prop11gnata. A differenza dell'atteggiamento della ·maggioranza comunista della C.G.I.L., una v:alutazione so– eial,ista clelfa situazione generale, nella qua.Je dovrebbe inse– rirsi tina « nostra» politica economica del. sindacato,. rn0noo"n– sidera che l'a crisi di jn_iziativa jn c11i è venuta -a trovarsi la · classe lavoratrice significhi puramente e semplicemente che tutta l'iniziativa spetti ormai agli avversa4'i della classe stessa. Al c!L ftitori del mondo del lavoro innegabilmente i•n crisi per gli errori della politica comunista, ])llr la Finuncia fo– siorùsta, per le ·suggestio,;ii confessionali dei dem0cristiani e, infine, per l'anemia, socialista) noa esiste ua blocco omogeneo di forze e cli interessL° Indipendentemente da,!fatto - assai rilevante - della pre– senza dei socialisti al Governò, e quand'anche questo fosse un Gov·erno t11tto democristiano, non sarebbe lecito affermare che esso è il goveFno della Confindustria, della' Confala·ecc. E anzitutto che vuol dire Governo della Confindustria, e del,la Cornfida?, Forse non e.;iste una divergenza di inteuess, fra· settoFe e settore e nell'interrno stesso di ogni sing0lo set– tore c!el composito mondo capitalistico? Queste semplifica– zioni, ·queste s.chematizzazioni, ché vog.Jiornoammantarsi di un certo marxi"smo 0 pseudo-marxi,smo volgare, sarà bene che le sottoponiamo, una volta tanto alla prova dei 'fatti. Non c'è niente di ])iÙpeuicoloso della tendenza a risolv,ere tutti ·i pi;oblemi con l'ausilio delle formule magiche ciel gener~ di questa sedicente bàcchetta maTxista dotata del potere· di spartire '1e acque della rea.1tà umana in due grandi corsi - quell'0 del proletariato e quello della borghesia, - e di far affogare ogni altra cosa ·entro quei flutti. Sec0ndo i nostri seclicelilti «marxisti» della maggioranza confederale - e i documenti uHiciali della C.G.LL. parlano molto chiaro - e– siste oggi una s6la politica anti-operaia cli cui il governo, la

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