Critica Sociale - anno XL - n. 21 - 1 novembre 1948

CRITICA SOCIALE 481 volonta11ia di basi fatta ad una Potenza o a,d un grU'PPO di Poten:te. Contrada qui,ndi alla r-inuncià a favore di chiunque ,del,le basi strategiche rappre– sen,tate da,lle colonie .p•refasciste. Non già ,che noi pen,siamo di dover mantenere noi quelle basi, come sarebbe nei desiideri -dii superstiti ·e superati nazio– naHsti italinni, ma se ri·nuncia ci deve essere <la parte nostra, essa deve essere fatta a favoi;e di.-una orgaJDizzazione internazionaile capace d,i neutr3-liz– zare quelle basi. Collaborazione ed isolamènt.o. - Difesa interna qal comunismo. La li1 ;1.ea politi-ca che siamo venuti delineando v,ie– ne defin ita dai semplicisti che propendono aperta– men•te per il blocco oc cidentale una ;politica utopi– stica, ·che non potendo realizzar.si porterà l'Italia al– l'isolam,;mto. Qualcuno osserva a nche che il nostro non impegnarci in uno ,dei blocchi potrebbe e~sere intenpretato come desiderio di fare del machiavel– lismo, ciò che conti,nuerebbe a screditare l'l_talia all'estero. Mn queste obiezioni non valgono-:- Si tratterebbe ,di tÙO'])ismo solo se ammettessimo - che la causa della pace è già per~pta, se ci sentiamo di chiamare ut01P:ista chi, trovandosi impigHato con un piède fra le rotaie al sopraggiungerè di un tre– no, si sforza di liberarsi e non $i rasseg,na a vedersi sfracellare H piede. Quanto all',accusa di portare l'Italia ,i,n una posi– zione di isolamento, non sappiamo come essa possa essere sostenuta ,d,a ,chi ritenga va,li-de le no-sire pre– messe., Chi poi ritenga utopistica l'unio·ne dei po– poli, e la pace stessa,· chi è conviFÌto che i dif_en– sori della .pace so,no degH isolati, può fare quella affermazione. Ma noi sa:ppiamo che chi vuol difen– dere la pa,ce non è ancora isolato. Non lo è nep– pur-e nei' confronti •deU'America. Il timore poi di passare per ma,chiavelaièi costi– tuisce un corri.plesso di inferiorità, che è partico– larménte ·sentito da molti' itaHani. Ma si ricordi che il più «machiavellico» degli uomini politici italiani, Mussolini; è stato proprio queHo che ha sostenuto la stessa cosa, che ·non ha isolat0 l'Italia, che · 'ha sos.pinta a stringersi in un blocco, con id bel' risul- ; lato che tutti conosdamo. Moll.te volte in Italia si parla di maichi-avellismo a sp.roposito. E a taluno potrebbe succedere quello che è c_apitato a quel ge– suita pa,d-re Lucchesi,n.i, -noto per le satire del ·poeta Menzini, H quale nel 1697 scrisse un opuscoilo inti– tolafo.: « Scioç.chezze scoperte. neJ-l'oper-a del Machi-a– ve!Oi dal p. Lucchesini ». E, racconta il Foscolo, i librai scrivevano per ab_breviàtura sulla costa del vo– lume e nei loro cataiJoghi: « Sciocchezze del p. Lµc– chesi,ni ». C'è ad ogni modo un.a questione della massima im<portanz.a che non bisogna dimenticare: la difesa alil'in-te·rno cointro iJ per.icolo comunista, e ciò che sta .succedendo in Francia è chiaro esempio. E' que– sta una -difesa che noi dobbiamo condurre nel Pae– se, e dobbiamo condurla non certo passivamente, ma s,forzan.do0i di realizzare quanto più è ·po.ssifil.Ie di socialismo, ,contr-astando più efficacemente di quanto si è fatto finora siia il ca,pifa.lismo sia il conporati– vismo detl,i'ademocrazia cristiana. Se la politica che noi aus,pichiamÒ sarà condotta con gli occhi aperti, anche il. pei'icolo boJ.scevi-co per-derà una parte della sua vir,ulenz.a. PIERO GALLARDO Per una P?litica dell'emigrazione In tema di emi.graziane, senza numero sono co– loro che interloquiscono. Giornali e riviste ospitano in argomento articoli am,!.nfinito. Ma l'impressione che si riceve seguendo questa intensa attività pub– blicistica non è in cornplesso tale da far ritene're che chi affronta !'estremamente •delicato e doloroso problema della nostra emigrazione di lavoro abbjà, non diremo sufficiente competenza, ma quel tanto di comprensione del problema stesso che gHelo fac– cia toccare con quella prudenza e quella coscienza deUa sua complessità, senza le qu'ali non è .possibile offrire alla sua soluzione- qualche ,positivo contribu– to. Gran -parte di quanto si scrive stii nostri lavora– tori emigranti, rispond·e quasi sempre ad un crite1:io giornalistico di impressionismo cronachistico, quan– do non serva alla dimostrazione di una tesi precon- • celta. Rmigrare: essenziale problema: In effetti, il problema ,della emigrazione è oggi per l'economia e per la vita soçiale italiana assoJu .. tamente centrale. Con una ,popolazione. che si ·pre– vede nel 1952 ammonterà a circa 47 milioni di abi– tanti· con una struttura economi-ca ·dissestata sià nel setto;e pubblico che in quello privato; con una si– tuazione politico-sociale torbi-da e pervasa da im– pulsi anarcoidi e tale quindi da far ,prevedere il riassestamento di ,quella struttura come lento e dif– . flcile, non può recar meraviglia che l'Italia sia for- se oggi l'unico paese in Europa avente una massa di quasi due milioni di disoccupati, l'unico paese in Europa capace di offrire una esportazione di ma– no d'opera laddove tutti gli altri paesi tendono piut– tosto a chiederne per far fronte al bisogno interno sempre crescente. Il problema dell'assorbimerito - di mano d'opera ibJiotecaGino Bianco nel processo produttivo è un problema di disponi– bilità di capitali; disponibilità divenuta in Italia scarsissima per le immani distruzioni della guerra incidenti in un tessuto capitalistic~ già in origine molto povero·. Se si aggiunge la forte esportazione di capitale che si è verificata dopo la liberazione in mille modi, specialmente attraverso vaste esporta– zioni senza contropartita, è pur necessario ri-cono– scere come assai limitata sia la nostra capacità di riassorbire per intero, con un incremento della at– li'vità produttiva in ~atria, la -cospicua disponibilità di braccia. Un incremento della produzìone inter– na mediante apporti di capitale straniero è- feno– meno che non dovrebbe s11aventare. ed anzi dovreb– be essere accolto con fer;ore, IJ1a- si presenta con prospettive •destin.ate a concretarsi entro limiti pro– babilmente modesti e .con sv-iluppi assai lenti nel tempo. Date queste ,premesse, è facile concludere che l'e– wigrazione ~ una delle condizioni decisive tra quel– le necessariè alla nostra rinascita nazionale. Biso– gna per forza che una parte non indif.fererite della popolazione utile trovi in altri mercati, fuori di quello italiano, una ,possibilità cli imp-iego econo– mico remunerativo. Bisogna che gli italiurii ripren– dano a percorrere le vie del mondo -in cerca di con– dizioni di lavoro più favorevoli di quelle esistenti in patria, a meno che non si rassegnino nella- pa– tria stessa ad un lavoro scarsamente remunerativo, vale a dire ad un livello di vita assai basso. Nè sem– bra che un intelligente controllo delle nascite e il. conseguente rallentamento dell'incremento demo– grafico nazionale possa correggere questa triste sI- tuazione. , , · Diciamo triste situazione, perchè, allo stato al• tuale delle cose; mentre il J)aese è percorso come

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