Critica Sociale - anno XL - n. 21 - 1 novembre 1948

CRITICA SOCI.(\LE 495 '. lamenti; _ma·solo in ciò: che ogni uomo riconosca da ,è la verità, la confessi e operi in conformità ad essa. Comunque, .Tolstoi è più vicino al Bakunin ,della distru– zione o della « liquidazione dello .Stato», che non « allo Sta– to capitalista e accomandante di tuttp il lavoro nazionale, lo Stato comunista, cioè 'centralizzato, onnipotente, distrut– tore di tutte le libertà e di tutte le autonomie sia degli in– dividui che dei Comuni, lo Stato come lo sognano oggi i socialisti tedeschi della scuola di Marx», quale, per Ba– kunin, sarebbe stato in pratica « il socialismo scientifico cli _Marx, cioè l'organizzazione e il governo della nuova socie– tà da parte dei socialisti sapienti - il peggiote di tutti i governi dispotici » (3). · Ma l'avversione di Tolstoi, del russo di vecchio ceppo, per la società borghese occidentale, che era già stata mes~a in rilievo da Romain Rolland ilei suo libro su Tolstoi, « il conservatore-rivoluzionario» come egli lo chiama, è ora e– spressamente richiamata in -un articolo commemorativo del centenario della nascita del grande scrittore nelle «Notizie sovietiche » del 30 settembre, in cui pllre si ricorda la sua teoria della funzione missionaria dello scrittore e dei com– piti della « vera » arte, molto simile. a quella esposta dal1o Zdanov nel suo disGorso sulla politica culturale dell'agosto 1946. Il Rolland notava 'l'antipatia di vecchia data del Tol– stoi per ·i liberali, « l'ambizione del Hberalismo », la sua dif– fidenza per le novità liberali, per queste idee costituzioi,ali che venivano dall'Occidente; « la schiavitù costituzionale dei popoli europei». « Questi uomini liberi , scriveva Tolstoi, ricordano i carcerati che si immaginano di godere di una reale libertà quando ·hanno il diritto di eleggere coloro tra i loro carcerieri che sono incaricati della polizia interna del– la prigione». Un membro di uno Stato dispotico può sem– pre essere interamente libero anche tra le più crudeli violen– ze. Ma un membro di uno stato costituzionale è sempre schiavo perchè riconosce la· legalità delle violenze commes– se contro di lui. « Ed ecco che si vorrebbe condurre il po– polo russo allo stesso stato di sGhiavitù costituzionale degli ajtri popoli europei». Anche la sua avversione al _socialismo merita di esser rilevata. « Quando il socialismo avrà vinto, l'aspetto del mondo sarà terribile. L'orda europea si. pre– cipiterà sui popoli deboli e selvaggi con forza raddoppiata e ne farà deg1i schiavi, affinchè j vecchi proletari dell'Euro– pa possano a tutto -loro agio depravarsi col lusso ozioso, come i romani»: la politica dei soc.ialisti occidentali man– cipt" del capitalismo, secondo gli- odierni bolscevichi. Egli è : anche contro· i pacifisti che « parlano di arbitrnto tra. le na– zioni e di disarmo consentito dallo Stato», come poi Le– nin, fin dal Ì915, attaccò lo « slogan» degli Stati Uniti di Europa, come impossibile o reazionario. Per questa sua avversiòne alla civiltà occidentale, Massimo Gorki, in quei suoi originalissimi « Ricordi su Leone To– stoi :s>, scritti alla morte di questi nel novembre 1910, lac mentava che, mentre eranr> apparsi uomini i quali avevano compreso la luce_dover venire non dall'Oriente ma dall'Oc– cidente, « egli, l'ultimo della nostra storia antica, desidera, scientemente o· inscientemente, mettersi come un'alta monta– gna sul cammino della nazione verso l'Europa, verso la vita ,attiva, che richiede rigorosam_ente all'uomo la tensione sua prema di tutte le sue forze spirituali ». I bolscevichi e l'Occidente. Certo la filosofia mistica di Tostoi non è quella dei bol– scevichi, e la civiltà meccanica ·dell'Occidente hà trovato nello stato sovietico un _entusiastico discepolo e un fanatico assertore. Ma è degno di particolare rilievo il fatto che Molotov, rtel suo discorso dél trentennale della rivoluzione, nell'esaltare come suprema conquista della rivoluzione d'ot– tobre il risveglio spirituale del popolo russo, che- fa dei cittadini dell'U.R.S.S. altrettanti patrioti, r-i-fà,in termini di opposiziane al capitaÌismò analoghi a quelli di Sorel, il vec– chio processo dègli slavofili alla civiltà occidentale. «Non tutti, egli disse, siamo ancora _piegati ad una ossequiQsa ve– nerazione dell'Occidente e della cultura c.apitalistica. Le- vec– chie classi dirigenti russe erano spesso il! stato di profonda (3) M: BAKUNIN: Libertà e· rivoluzione. Scelta delle opere di Carlo Dogiio., Mila11-Jstituto editoriale itall'!no, 1948. fbliotecaGino Bianco i . . . . , , dipendenza spirituale dai paesi capitalistici europei p!U svi- , luppati. Ciò facilitò il permane1e tra certi circoli della ve~– chia « intellighentsia » di .un servilè complesso di inferiorità e dipendenza spirituale dai paesi borghesì. Se non· ci si li– bera di questi vergognosi residui, non si ·può essere veri cit– tadini sovietici. Questa la ragione per cui il nostro popolo sovietico è così deciso a por fine il più rapidamente possibile a questa sopravvivenza del passato e a criticare spietatamente ogni manifestazione di ossequiosa venerazione per l'occidente e per la sua cultura capitalista». Eppur!! un tempo il socia 0 lismo scientifico, a detta di Engels,_si gloriava di esser l'erede della filosòfia· classica tedesca, oltrechè di Saint-Simon, Fou- rier e Owen. · E' noto l'accanimento che Zdanov mise, fino alla morte, nel denunciare e distruggere l'i;,fluenza culturale occidentale, nell'« atta-ccare vigorosamente la cultura borghese in stato_ di degenerazione e di decadenza»; e di questo « imperialismo ·spirituale», della « lotta sul fronte ideologico» del Kremlino, che tende a suscitare l'avversione contro l'occidente, esaltando il. più sfrenato orgoglio nàzionale coi risultati conseguiti dal regime e eccitando nella gioventù il « pathos della edifica– zione» per le mete ancora da raggiungere, si occupa di proposito S. Hook, nella « Jv/ odem Review » del novembre 1947, in una sua introduzione ad un articolo, tradotto ·dal « Bolscevic », di critica della filosofia _contemporanea degli Stati Uniti, specie delle sue tendenze più vicine al Sociali– smo. Un indice anche questo, nota Hook, ·della guerra tota– litaria del bolscevismo contro la democrazia occidentale e ~pecialmente contro gli Stati Uniti, l'intento dell'ar.ticolo es– sendo quello di « purgare» la vita rnssa dalle ~nfluenze del pensiero occidentale. Il Foe~ster, pur riconoscendo la parte considerevole che nel comunismo sovietico e nella sua politica interna ed estera hanno la tradizione storica della Russia e le condizioni par– ticolari nelle quali la rivoluzione bolscevica si è effettuata, contesta però che si 'pos~a parlare di un imperialismo sovie– tico. Così, egli rileva ·bensì che nel sistema sovietico il tem– ·peramento russo ha trovato 1a sua adeguata espressione po- · litica e sociale, solo elemento estraneo essendo la burocrazia totalitaria, che sarà però gradatamente assorbita e sostituita dalle più antiche tendenze autoctone decentratrici e coopera– tive, come pure ritiene la dittatura di Lenin un mezzo tem- , poraneo per un'-opera di organizzazione grave di difficoltà immense, adottato dai sovietici per riorganizzare il caos con– seguente al crollo dell'antico regime. Il fine russo è di na– tura costruttiva e si cencentra nella gigantesca esperienza della fondazione di un sis 0 tema economico la cui base non sarebbe più il profitto personale ma la devozione all'uma– nità. Non nega nemmeno il Foerster i pericoli che ti regime totalitario intollerante e geloso presenta per la civiltà occi– dentale, col tendere ad annullare i diritti dell'uomo e a in– terdire quella cooperazione tra cervelli diversi, che è la verità eterna del messaggio demç>cratico,e ammette perciò che l'oc– cidente è giustificato nel vedere ·nella Russia attuale e nelle sue « quinte colonne :s, una minaccia per il suo grande pa-· trimonio culturale, di cui la civiltà occidentale è la detentrice secolare. Ma per lui è grave errore parlare di un imperia– lismo bolscevico, la stessa idea del la conquist a del mondo da parte di un impero aggressivo e espansionis.ta· essendo del resto estranea a tutto_ la letteratura russa, anche a quella panslavista. La stessa « rivoluzione mondiale» propugnata dal bolscevismo non 'importerebbe alcun programma di con– quista militare per imporre il sistema russo al mondo. Più che di un imperialismo si' tratterebbe se mai di «contagio»; che è, osserviamo, anche la parola di cui si· era valso Lenin nelle «malattie infantili » - per usare, egli diceva, la me-, tafora favorita 'dalla borghesia- e dalla poliiia borghese · ~ per esprimeFe la profonda penetrazione ·già ·in atto del• co– munismo nell'organismo capitalista. La politica russa_ è de– terminata soprattutto dal timore dell'« accerchiamento~. del– l'invasione èla parte degli Stati capitalistici. Anche la dura politica verso gli Stati conìinanti troverebbe la sua ragio~ ne d'essere nella preoccupazione· di evitare il pericolo del risorgere delle minoranze reazionarie; che han portato quei" paesi nel campo della· Germania. Le stesse « quinte colonne » servirebbero al medesimo scopo, così come l'opposizione al piano Marshall sarebbe ispirata dal timore del costituirsi di un blocco degli Stati capitalistici. contro l'influenza e l'espan-

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