Critica Sociale - anno XL - n. 21 - 1 novembre 1948

CRITICA SOCIALE liberata, della D. C. Ma è inutile dilungarsi. Con coscien– za perfettamente tranquilla potremmo sfidarti a citare un qualsiasi passo della nostra rivista che sia atto a su.ffra– g~re le tue accuse o, quanto meno, le tue preoccupazioni. II. - Se poi la tua lettera concerne non, o non tanto, « Critica Sociale», quanto la politica del P.S.L.I., la di– scussione si sposta. Ma in tal caso riteniamo sia un dovere dei compagni precisare quali e·ssi ritengono ché siano le responsabilità che il Partito si è assunte. Ma soprattutto ri– teniamo che bisogna non lasciarsi prendere dal semplicisti– ,co pregiudizio che una collaborazione di governo con la D.C. implichi di per sè sola la rinuncia ad una posizione di. lai– cismo, o, addirittura, il « fare del socialismo confessiona– le». Il socialismo sarebbe ben povera cosa se una collabora– zione governativa lo portasse a rinunciare ad essere se stes– so e a fare, più o meno, proprie le aspirazioni e le tendenze delle forze politiche con le quali è portato a momentanea– mente ~0Jlabo.-1re. Con ciò, crediamo, avremmo esaurito il dovere di rispon– derti. Senonchè la tua lettera ci fornisce l'incentivo per una più vasta ed approfondit:i indagine che tenda a chiarire le idee fuori da ogn;. contingente opportu1ìismo, ma fuori anche da ogni formula tradizionalistica. Fondamen•almente ~ue ci sembrano i problemi che richie– -dono una risposta : il primo concerne i rapporti tra socia– lismo e religior>e, ed è un problema dottrinale generale; il Sl!(:Ondo la nostra posizione di fronte alle attuali insidie con– fessionali e clericali, e qui si tratta invece di un problema politico contingente. 1 Ti c,porremo, caro compagno, vedute naturalmente perso– nali: giudicherai poi tu, e giudicheranno i nostri lettori, se queste vedute potranno ess,;re condivise ed accettate. La ve– rità nessuno di noi la possiede, ma tutti, attraverso il lavoro della critica, ricerchiamo la verità, * * * Non v'è <lubbio,)?.heil socialis.mo (compreso quello che si soleva chiamare, con un gusto un po' ottocentesco, « socia– lismo scientifico :t) non è semplicemente una posizione ra– zionalistica, -:ome non è soltanto esplicazione di una pura· ed isolata volontà politica. Esso muove bensì da un princi- . pio. di critica negativa ·e sovvertitrice rispetto alla società, all'e<'onot:!'lia,alla politica ed alla moralità dominanti- - a– spetti della società borghese-capitalista contro cui si schie– ra - ; nutre hensì h preoccupazione di individuare e co– struire ·-- per mezzo delle forze sociali che operano a mu– tare la situazione-. presente - una società migliore, più Ìi– bera, più giusta, viù democratica, più umana, che si sosti– tuisca alla attuale. Ma questo non è frutto di puro pensie– \o, dt astratta- logica, di pretta volontà. C'è, immanente ed operante in tutto il ~ialismo, un. atto di fede. Dalle con– dizioni di,sumane, oppres~ive, non libere, in cui il mondo pre~ sente costringe le forze del lavoro, irrompe dialetticamente, come anelito e ragion d'essere di trasformazione rivoluzio– naria, la credenza· e l'anticipazione del mondo socialista di domani, la d<"vozioneai valori umani che esso proclama, la dedizione aila lotta per il suo concreto avvento. E questi sono atti di felle. Non di una fede individuale, isolata, chiu– sa in sè, ma .di una fede collettiva, che riunisce e affratella,• m.uove e dà ardore, e crea vincoli e solidarietà, e genera a– zione e sacrificio, non nei singoli soltant@, ma in tÙtta una classe che lotta per la propria emancipazione. « Fede è sostati~~ di cose s1eratc; ed argomento delle non parventi » diceva Dante, parafr:i.sando San Paolo. E il soci;Ìismo come « speranza c reduta » è. indubbiamente fede. -Fede nel ·trionfo dei valori umani, oggi contestati, avviliti, non acces– sihili _atutti; fede in una liberazione che .deve esse.re nostra opera e nostra conquista; fede nella possibilità di realizza– zione di una nuova e Iihera società di uomini liberi. Non saremo certo ·noi, eh.e Ii poniamo cpme imprescin– dibili, a negare questi aspetti fideistici, escatologici, del so– cialismo. Vogliamo anzi r•iconoscere come· questa fede sia qualche cosa di più e di diverso di una semplice fede mo– rale.· Siamo di fronte ad un. anelito collettivo, ad una soli– darietà, istintiva (che precorre la consapevolezza), ad una in- ' Biblioteca Gino ~ianco tima correlazione tra credere ed agire. E c'è, soprattutto, sia l'imrerativo profondo dell:i « dedizione alla causa>, sia la viva, umile, immediata « fraternità socialista>. Cose 'tutte che' impr,mono indubbiamente al socialismo, alla fede so– cialista, un'impronta che non esitiamo e definire religiosa. E, con una certa approssimazione, taluno può giungere a par– lare cli s..;.ialismo come religione. Lasciando in disparte le approssimazioni, il problema - g·rosso r•roolema - comincia proprio a questo punto. Basta il socia,:fmo, co 1 suo 'presupposto di una umanistica ed at– ti.vi ,tica immanenza, rivolto quindi a far valere il suo verbo fra gli uomini e su questa terra, ad~esaudire il bisogno re– ligioso, l'anelito di fede che può esservi nell'uomo? O invece richiede il sussidio ed il completamento di altre fedi reli– giose (costituite o meno in organizzazione ecclesiastica, ch'è poi un diverso problema) le quali partono invece da un prin– cipio trascendente l'uomo e questa terra, non più umano, ma divino? Sono queste religioni compatibili col socialismo, cioè con i suoi valori e con il suo concreto operare? Fondato su di un principio di libertà ed essenzialmente anti-dogmatico, il socialismo di fronte a questi interrogativi non può dare che una '-risposta : « non spetta a me risponde– re». Ed è poi quellò che ha sempre· fatto, attraverso la formula, forse sciatta, ma evidente, che « la Jeligione è un affare privato» in cui il socialismo, in quanto tale, non ha da intromettersi. Risponda quindi il singolo individuo, nell'assoluta libertà della sua coscienza, nella profondità del suo spirito, secon– do la sua libera critica, a ques_ti problemi. E, se lo crede, .scorga 'nel socialismo il sistema e la fede che basta a ri– spondere a tutti i problemi dello spirito umano. E, se lo crede, arricchisca il socialismo con i precetti di altro pen– siero filosofico e morale. E, se lo crede, cerchi di adeguare il socialismò allo spirito ed alle norme di una religione di– vina e trascendente. E, se Io crede, lo contemperi addirit– tura con gli insegnamenti ed i precetti di una chiesa. Il socialismo - in quanto tale.- non ha pregiudiziali a questo riguardo e non può operare discriminazioni. Ri,cono– sce, anzì, come ad esso si J?Ossapervenire per infinite vie e in nome di diversissimi valori, da quelli materiali a quelli del tutto interiori. • E se - oggi forse più frequentemente che ieri - al so– cialismo si volgono anche degli autentici cristiani o dei cri– stiano-cattolici, gelosi della loro fede religiosa, il sociali– . smo non ha che da prenderne atto con soddisfazione. Di più, anzi. Se costoro accompagnano il loro atto di fede socialista çon la riserva ·di volere tuttavia pienamente garan– tita la loro libertà non solo di credenza, ma di culto, il so– cialismo· ci pare sia conseguente danao, sul terreno religio– so, una leale g;'.\ranzia. Ci sembra che verrebbe meno al suo spirito di intrinseca e critica libertà, al suo principio di fon– damentale rispetto della personalità umana, che commette– rebbe, insomma, una usurpazione dogmatica sulle coscienze se opponesse:· per aderire alla mià fede vi è imposto di ri– pudiare la vostra personale fede religiosa. "" * * Ciò premesso, e constatato quindi che con c'è una ìncom– patibilità a priori tra esperienza socialista ed esl;!erienza re– ligiosa ~e dubitiamo che su questo il nostro compagno con– cordi), hisogna tuttavia constltare che vi sono certi aspetti, o certe tendenze, o certe manifestazioni della religione che effettivamente formano ostacelo ad una sincera e completa adesione al pensiero ed all'azionè socialista. E contro di essi il socialismo non può restare agnostico, ma si pone ri– solutamente, spJcie quando degradane in pregiudizio, in fa 0 natismo, in oscurantismo. Ma rileviamo pure che, in definitiva, non al sociali– smo, bensì alla -coscienza critica del singolo, legato ad. un orientamento religioso o addirittura ad ut"fa chiesa costitui– ta, spetta di superare questi aspetti e questi atteggiamenti, affermandoli nop essenziali e connaturati alla religione etl ai suoj valori interiori ·ed universali, o, talvolta, conside– rartdoli non già aspetti autenticamente religiosi, ma conse- . guenze o residui della 'posizione contingente, storica, prag– matistica della chiesa o della tradizione ne,i rapporti mon– dani. Grosso modo - chè non pretendiamo affatto di vol~re

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