Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

I \ 460 CRITICA SOCIALE !ioni di cittadini risoluti a non bàrattare le fatiche virili di una vita unitaria e autonoma con i comodi di una umiliata inerzia -e di una spartita sudditanza. Una guerra difensiva che deve essere impegnata senza fare il conto. preventivo dei sacrifici che costerà. Al progetto di una Federazione europea occidentale viene opposta da una parte la difficoltà di includervi, la Gran Bretagna, partecipe di una comunità extra europea, dall'al– tra il pericolo di includervi una Germania capace di svi– lupparvi nuovamente il suo congenito vizio di predominio. La verità è che la Gran Bretagna si trova in una posizio– ne tutta ·particolare dati i suoi vincoli col Commonwealth, ,·incoli che deve ponderatamente e col consenso del Com- 111011wealth stesso adattare e coordinare ai nuovi impegni che andrebbe ad assumere in una federazione europea. Se questi romplessi legami le consentiranno di assumere nella fede– razione europea una posizione identica alle altre nazioni con– tinentali partecipanti, tanto meglio. Se ciò non sarà pos– sibile vuol dire che la federazione europea si farà egualmen– te risllrvando alla Gran Bretagna una posizione· speciale che le permetterà di stare a cavallo fra gli Stati Uniti di Eu– ropa ed il Commonwealth, esattamente come il. Canadà sta, ~ernrn il !}1inimo disagio e la minima contraddizione, a ca– vallo fra il Commonwealth britannico e la comunità ameri– cana. E' vero che le condizioni di fatto sarebbero div~rse perchè i doininions britannici conservano una sovranità a cui le· nazioni federate europee dovrebbero parzialmente rinun:·_ riare. Ma non è di fronte a questa differeriza che la storia rlell'unità europea si arresterà, e tanto meno è su questo ,coglio che essa naufragherà, ' Se l'Inghilterra procede oggi con cautela verso ·una rivo– luzione della sua politica estera, non sta a noi affrettare alla leggera i tempi ed i modi di questa evoluzione. E' int~resse di .tutti che la rei<! economica mondiale che poggia sulla sterlina non venga inconsideratamente indebolita. Come Sir Stafford Cripps ha detto il 26 luglio u. s. le· .politiè.he. britanniche verso .l'Europa ed il Commonwealth sono complementari. Come questa complementarietà· verrà prati~mi:nte organi'zfata fra due dlver-si• ordini di i1npegni .è un· fatto' che' la Gran Bretagna risolverà strada fac:endo: Quello che è certo, quello che gli eventi futuri prove– ranno è che l'Europ_a non può fare a meno della~Gran Bre– tagna. e la Gran Bretagna non può fare ·a meno dell'Europa. Intanto, in materia cli facilitazioni_ al commercio eurqpeo connesse al piano Marshall, la Gtan Bretagna ha- accettato in ·questi giorni (come rappresentante dell'area della sterlina) di mettere a di.sposizione degli altri Paesi Europei parte- · cip~nti il corrispettivo di ben 500 milioni di dollari, di cui 28z miliopi i;ome contribuzione diretta e 218 mjlioni come àcquisti sul mercato inglese consentiti contro disponibilità eu– ropee di sterline. Il che rappresenta oltre un terzo di quanto. la Gran Bretagna riceve come sua quota di aiuto Ma-rsha1'1 (un ,riiliarèlo e 263 t'nilioni di dollari) .. Non a torto l'opinione inglese osserva che questo gravo issimo impegno assunto verso l'Europa vale ben più ·di una serie di disçorsi sug.li. ideàii_della cooperazione. · . La verità è ancora che solo in una organizzazione euro- 1,èa federale una Germania ricostituita, rinsavita e contro!-. lata, potrà riprendere posto e riacquistare gradualmente pro– sperità e fiducia. Il solo modo per accontentare· le ragione- . voli aspirazioni della Germania ed i giustificati timori della Francia, è la formazione di un blocco di' Stati sufficiente– mente coesivo dal lato ecònoniico e sufficientemente forte dal lato politièo pe·r. poter contenere la Germania assocjan– clolà su un' piede di pai,ità di diritti e doveri emopei ·rego– lati cl'a una legge collettiva infrangibile. ' ·E .veniamo aJl'iiltimo punto. Il più grande scetticismo re– gna ·cir:ca la possibilità di. ristabilire fta ,Oriente ed ·Occi– dente ,europeo un complesso di legami economici capace. di neutralizzare ora e di sommergere un giorno {l confirie che li·.divrde. Questo scetticismo è infondato, nasce· più dalla ripugnan– za , ideologica che dalla ragione pratica. In realtà, almeno– per lungo periodo di ·anni, le due .e piccole Europe:. non· ,, potranno fare a·meno l'un~ dcll'.altra. ·L'Europa· Occidentale· BiblioteèaGino .Bianco ha· e più avrà bisogno dei prodotti agricoli dell'Europa O– rientale, e questa è ansiosa di r.icevere da quella prodotti e impianti industriali di cui hJI assoluta!llente bisogno per svol– gere i suoi piani di industrializzazione. Sono due ordini di fondamentali bisogni umani che trascemlono le frontiere na: zionali e le barriere ideologiche e che le supereranno a di- spetto di tutto. · Dal canto nostro noi occidentali ad economia prevalente– mente industriale dobbiamo tener preseHte che il problema alimentare sarà il nostro assillo per un lungo periodo. Negli ultimi dieci a~mi, i quali c<:>mpreridonosei anni di guerra, la popolazione del mondo è cresciuta di almeno 150 milioni ·di anime e la popolazione. della sola Europa di 12 milioni. In complesso dal 1939 ad oggi là popolazione del mondo è cresciuta dell'S per cento mentre la produzione alimentare complessiva è diminuita del 7 per cento. Il ristabilimento di · un migliore equilibrio tra produzione e •consumo richiederà Ùn lungo periodo di faticosi progressi. Si prevede infatti che la produzione di cereali_ da panificazione sarà nel 195c di 2.300.000 tonnellate inferior:e a quella dell'antegu~rra, co– sicchè, tenuto conto dell'aumento di popolazione, l'Europa dovr•à allora importare r5 milioni di, tonnellkte di gran\>, cioè sei milioni di tonnellate più dell'anteguerra. D'altra par– te il totale dispÒnibile per l'esporta_zioue da parte del)a Rì.ts- , sia, degli . Stati Uniti, del Canadà e dell'Argentina, potrà allora varia-re fra i 16 e i 24 milioni di · tonnellate, di cui gli importatori non europei assorbiranno almeno sei milioni di tonnellate. Così che, in circostanz~ favorevoli, il fabbi– sog110 dell'Europa 11otrà essére ;;carsamente coperto, ma è evidente che provenendo i due terzi del grano esportabile dal Norci America, un cattivo raccolto di quel settore potreb– be avere conseguenze gravissime per una Europa che non ·avesse nel frattempo organizzato su un •Piano Continentale la propria produzione granaria. Ho .;,Ol\ltO citare queste cifre per dimostraTvi çhe in tema di unificazione europea non parlo di all)biziosi progressi o di superiori benesseri, ma mi occupo del pa~e quotidiano, di u p pane è!1e se 11011 si - provvede a prodprre nella oas.a europea p.er gli europei, rap– prese~terà un bene ,tutt'altro c~e assicurato negli osct1ri 25 anni che abbiamo davanti a -noi. · Dal canto l6rct1' Paesi dell'Europa Occidentale a svilup– po p.revalentemente agricolo sanno che probabilmente tra dieci anni la Russia 'potrà fornir loro i prodotti e gli ime pianti industriali necessari allo sviluppo dei ·loro piani di industrializzazione. Ma oggi, e per i prossimi anni, solo gli Stati· Uniti, l'Inghilterra, _la Svizzera ed i più progrediti Paesi dell'Europa Occidertale' ··s?.no in grado ·di effettt1are tal-i forni ture. · ' · Il reciproco _appello .t.ra Ovest ed Est Europeo esiste e si · accentua col passare def tempo !!- l'aggravarsi dei bisogni. ·Bisogna soddisfare questa chia~ata spassionatamente, sen– za pudori e riserve. Se rum si ristabilisce una normale cir– colazione economica riel corpo del)'Europa, ·non vi è piano Marshall per gli uni nè piano Molotov per gli altri che possano salvare ·l'Europa dalla asfissia e dal finale· collasso. Naturalmente non 'bisogna illudersi di ritprnare ai rap– porti di anteguerra quando il, 5d% delle esportazioni dei paesi dell'Europa Orientale, fatta eccezione per la Cecoslo– vacchia, consisteva di prodotti agr.icoli e solo i1 2d% di pro-: dotti industriali. Oggi tutti i «piani» dell'Europa Orientale sono diretti alla industrJalizzazione. La stessa superstite a– gricoltura è sollecitata a p_rpdnrre _generi destinati alla tra– sformazione industriale. Oltre.a· ciò, una grande rivoluzione è intervenuta nella direzione del movimento commerciale Est– èuropeo. !"rima della . guen:a- il" commercio fra Russia ed . Est Europa era quasi nullo. Nel 1946 il movimento di im– portazione dalla Russia e di esportazione verso' la ·Russià ha rappresentato rispettivamente :.per l'Ungheria il 49% delle importazioni ed· i-145!% delle esportazioni totali; pér la Po– lonia il 63'% delle importazioni ed il Sa% delle tSJlOrtazioni totali; per la Bulgaria J'81Wd dell_e · importazioni ed jl 64%' delle esportazioni totali, · Questi <lati .sono gravi ma non definitiv,imente inquietan- , ti, anche se nel _1947. il .fenomen6 ha seguito lo stesso an– damento. Si tratta infatti della artificiale conseguenza di una esàsper.ata condizione di isolamento poli'tico ·ed economico. .Il vero rapporto commerciale intereuropeo si modellerà nei prossimi 5 anni aderendo. alla insopprimibile spìnta delle re-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=