Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

456 CRITICA SOCIALE . quando incomposti demagoghi Il accusano di-essere 'traditori e venduti, perchè cercano di sventare la illusione, alimentata dalla ·psicosi bel-lica, che. basti una insurrezione viole·nta (per la quale non esisteva per giunta altra preparazione che di grosse pa– role) a determinare radicali e durevoli palingenesi. L'avvento •del fascismo fu la dolorosa riprova del– l'esattezza dei loro ammonimenti; ed essi, che erano sembrati tepidi nella vigilia, perchè non volevano mandare le classi -lavoratrici allo sbaraglio, sono poi i più fervidi a fro·nteggiare la violenza sangui- - naria dei nuovi dominatori; e accanto a loro è .'il più nobile e coraggioso combattente e condottiero che abbia avuto i,l socialismo di tutto il mondo: Giacomo Matteotti. Non ·c'è bisogno di ricordare gli episodi di questa'· lotta, vivi nella memoria di tutti, e la parte che vi presero Turati e Treves, fino all'esilio, dove essi accettano di andare, spinti dalla volontà dei com– pagni di lotta, di Carlo Rosselli e di Ferruccio Parri in prima linea, non per soltrarsi al pericolo, tna per ~erbarsi fa possibilità di· continuare la lotta. A questo compitç, rimangono sempre fedeli, combat– tendo ·con .gli scritti e con la parola, in pubblici comizi e in congressi internazionali, con lettere e conversari privati, in opuscoli o sui giornali, per additare all'opinione pubblica di tutto il mondo che « il fascismo •è la guerra » e per cercar di trattenere ---------- gli Stati esteri da tolleranze verso di esso, che sono atti· di vera complicità nelle trame che minacciano la pace; e combatl(ino disperatamente sino all'ulti– mo respiro, che essi esalano stando ancora sulla breccia: Turati il 30 marzo 1932 per l'aggravarsi di un malore che egli trascura perchè non vuol man- , care ad un convegno di compagni i quali attendono la sua parola saggia e animatrice; Treves la notte tra il 10 e 1'11 .giugno del '33, dopo l'angoscia di. una evocazione dolorosa, in cui, celebrando il nono anniver•sario del sacrificio di Matteotti, egli addi– tava ai compagni l'imperioso dovere di perseverare nella lotta. Tornano ora le ceneri in questa patria di origine, in cui le condizioni di vita e gli atteggiamenti degli uomini nori sono certo quali essi avrebbero deside– rato. Perchè possiamo preparare al nostro paese un più degno· avvenire, la luce che viene _da quei due grandi compagni nostri ci guidi tutti nel com– pito di educare in noi e negli altri quelle virtù che essi ebbero in sommo grado: l'amore disinteressato dell'ideale, l'ardore della fede, il senso di res{>on– ·sabilità; guidi specialmente hoi ,di Unità, Socialista, eredi del pensiero di Turati e di Treves, nel com– pito di continuare la missione consacrata dalla vita ~ dalla morte loro. Uao Gumo MoNDOLFO I Per la Federazione· europea Il movillnentofederalista cominci.aad attr(Jrre sempre più l'atteniione· degli sPiriti colti e meditativi; ma sono ancora troppo numerosi ;coloro che ·'Serbanodi fronte ad esso un contegno inerte o lo considerano come un sogno di gente che vive fuori dalla realtà. Noi siamo invece ·convinti che l'organizzazione federalé dell'Europa sia un.a.necessit'à urgente che' si verrà attuando per forza di cose, nonostante l'indifferenza e lo scet.ticismo di tanti. Ma noi dobbiamo far in modo che auesta realtp. non •maturi attraverso nuove miserie economiche e spiri– tuali, nuove esplosioni di odio, nuovi spargimenti d~ sangue. D'altra Parte l'occasione offerta dall'attu(Jzione del Piano Marshall, che ai riluttanti spiriti autarchici dei singoli Paesi. impone la necessità. di ~ma collaborazione econo.inica, è ot– tirn(JI occasione per avviare si,n d'ora sul terreno della realtà l'idea federale. Dalla collaborazione economica deve nascere ineluttabilmente una più intima coesione politica. Ti,ttì gli spiriti illuminati devono lavorare appassionatamente a que– sto fine. · I Con l'intento ,Ji contribuire al fine di rendere sempre più popolare l'idea della Federazione e farne intendere il 'signifi– cato, gli scopi, i possibili risultati, noi pubbiichiamo qui avanti il testo di url magnifico discorso pronunciato al tea– tro Lirico di Milano il 3 ottobre u. s. da Nicolò Carandini, che è uno dei più convinti_, e caldii iJ>ropagandisti dell'idea· federale, e · uno scritto déll'olandese Brugmans, Presidente Generale del Movimento Federalista Europeo, intorno al con- . gress<J. interparlamentare' di Interla,ken, sul quale già abbia– mo pubblicato altro ,articolo.· LA C. s. L'unità .dell'Europa Dire i pregi ideali, i vantaggi teorici della t)'nità Europea, ·parlare di questa ·irrecusabile necessità,. come. di una alter– nativa offerta, fra varie soluzioni, al nostro gusto, sar-ebbe perder altro. tempo di fronte ad m;ia realtà che ha già su– perato questi argomenti di alcune tappe. L'Unità reale dell'Europa quale è voluta da noi fe,lera– . 'listi, che è diversa dalJ'u.nità fittizia 1ell'Europa quale è au- Biblioteca-Gino Bianco spica,ta dai più pudichi éultori del nazionalismo, non è una aspettazione inistica, è la preparazione di un fatto concreto, aderente alla terra l!d al tempo jn cui viviamo. Nasce come una dura logica, dal destino di questa ;Europa tutta malata, tutta sensibile e comunicante, tutta esposta agli stessi peri– cbli e quindi legata ad una indivisibile decadenza od a una indivisibilii rinascita. In fondo l'unità dell'Europa già esiste ed opera, anche se nuova alla nostra comprensione ed estranea alle nostre istituzioni. Resta a vedere, anzi resta· a scegliere, se· questa unità troverà il suo riconoscimentotf'deale, giuridico ed eco– nomico in un tempestivo atto di volontà compiuto dagli ·europei per la rinascita. europea, o se invece verrà subita come conseguenza della no~tra diserzione dai doveri conti– nentali, cioè come imposizione da parte di chi vincerà la guerra di dominazione esclusiva che le nostre divisioni avran– rio contribuito a ~rov12care.· . Parlando recentemente alla _!llanifestazione federa,listica di Fire11ze ho detto a 9uesto proposito quello che oggi vorrei ripetervi: << L'unità europea non è un argomento çhe riguardi solo il nostro continente e tanto meno una parte di esso. E' una esigenza che interessa il mondo, quel mondo che 1a vecchia Europa ha profondamente penetrato col suo pensiero e le sue opere in una secolare posizione di rewonsabilità, che · non potrebbe abbandonare senza sottr:ttre alla conservazione delJa pace ed al progresso del vivere civile una forza pro– pulsiva e moderatrice- di insostituibile valore. « Oggi l'Europa, privata di vita e di iniziativa propria, è abbassata ad oggetto di contesa ira due campi opposti. Sta a noi Europei decidere se adattarci o reagire a questo stato di impotenza dovuto alJe nostre folli divisioni. Dipenderà dalla scelta che faremo se la assurda condizione di « non guerra e non pace, in cui si è a~enato il conflitto fra Oriente e Occidente potrà muovere verso una pacifica solu– z'ione di democrazia internazionale o dovrà precipitare verso decisioni di forza che piegheranno un mondo di cui saremo i primi a dividere le sciagure e l'umi.Jiazione. ' « Il problema dell'unità, vale a dire _della salute econo– mica, del prestigio morale e della effici:enzapolitica europea, va posto innamzi tutto in questi termini universali. Il · bene

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