Critica Sociale - anno XXXIX - n. 22 - 16 novembre 1947

CRITICA SOCIALE 447 lotlzle dallaRUhr. L'Economist del 30 agosto scòrso pubblicò le impressioni di un minatore britannico che fece parte della delegazione invitata dal National Coal Board a visitare la Ruhr. Riportiamo di que– ste impressioni quanto si riferisce alle condizioni tecniche e di lavoro del bacino minerario tedesco. •Una delle prime , cose · che mi hanno colpito durante. la « mia visita è stata la meravigliosa efficienza· del sistema di « trasporto. Sono generalmente usati i 1ocomotori, e nei pozzi _ « che ho visit;,.ti ho notato la completa mancanza di funi. Que– « sto sistema elimina una considerevole parte di lavoro ed è «molto. sicuro: gli ineidenti sono ridotti al minimo.,In questo « modo, il personale impiegato per il trasporto è di ,lll1 decimo « di quello occorrente a fare lo stesso lavoro in Inghilterra. « Anche nell'estrazione cJ.el carbone i tedeschi sono assai in • vantaggio rispett.9 a noi. Dovunque è possibile, il lavoro più a pesante è svolto daUe macchine 11. Dopo ayer descritto alcuni particolari tecnici sull'efficienza degli impianti nelle miniere della Ruhr, il minatore inglese scrive: « Le condizioni di vita, dei minatori tedeschi sono, ge– « neralmente parlando, terribili: Quesio è dovuto essenzialmente, • senza dubbio, alle conseguenze della guerra. Sono state erette u per i minatori baracche che, per la l'oro disposizione interna, « possono essere vantaggiòsamente · paragoilaté alle · nostre case " prefabbricate; ma sono costruite· in luoghi non adatti e non vi « sono strade n. • Ora la produzione di carbone della Ruhr è molto bassa, i:c specialmente se si pensa al gran nlll_Il.ero di uomini impie– " gati nell'estrazione, e all'attrezzatur!I, assai più sviluppata di « quella. inglese. Secondo me· - aggiunge il minatore inglese - « la bassa -produzione è- dovuta esclusivamente alle razioni che « il minatore tedesco .riceve, Come lavoratore pesante, egli ha • di;itto· ad una razione molto maggior'i' di quella del consu– « m.atore comune, ma non- la Ficeve tnai. Egli riceve ogni gior– « no una scodella di zuppa (vegetale, non di carne) alla cucina « della miniera, e due fette di pane quasi nero, con una e< specie di salsiccia in mezzo; ma vi sono centinaia di ragazzi « che vanno nei pozzi con i .Joro padri, i quali danno lo·ro i cc loro sandwiches da portare a casa. Il cibO è veramente atro– « ce, ed-~io sono certo che sare0be difficile trovare un minatore « inglese disposto a mangiarlo, tant\) più d_ovendo lavorare solo « con esso. Le due principali conclusioni che ho tratti! dalla « mia visita sono: 1) io penso che sfa vano sperare di aumen– « tare la produzione di carbone J>er singolo lavoratore, sino, a « quando le razioni non saranno aumentate; 2) in Germania si • è impiegato molto più capitale nelle miniere per migliorarle « ed installare nuove macchine, di guarito ne sia stato impie- • gato in Inghilterra. Se noi avessimo fatto negli ultimi venti- • cinque anni tanti · progressi quanti ne han fatti i tedeschi « non ci sarebbe oggi in Inghilterra la 1 crisi di carbone n. p. ga. e g. p. Ciò che si stampa V ALIANI LEO : Tutte le strade conducono a Roma. Firenze, La Nuova Italia, 1947, pagg. 395, s. p. Avevamo lasciato l' A. nella rappresentazione che il Koestrer ne fa nella sua, Schiuma della teTTa, sotto specie di quel Mario dalla sorridente imperturbabile certezza nella liberazione ita– liana, nel campo di concentramento del Vernet, dove la crollan– te Francia, dominata dalla poli;zia e dalla burocrazia, ·non aveva trovato di meglio, allo scoppio della guerra, che confinare, come gente pericolosa, gli antifascisti stranieri che del pro– prio ideale volevano fare milizia com6att.iva e rivoluzioparia .. Da quel punto (dopo una parentesi messicana), l'A. riprende a tracciare, quasi con ralldamento sommario ed intimistico di un diario, la sua grande avvèntura - ch'è poi la lotta per la liberazione italiana, come sforzo - insurre~ionale degli ita– liani stessi, tra il settembre 1943 e l'aprile 1945. E il raceonto autobiografico (ma è poi autobiografia, questa, dove s'affa~– ciano le maggiori personalità della politica italiana, spesso ri– tratte, al vivo, nell'assillo di drammatici problemi, e dove c'è sotto il coro di tanti noti ed anonimi combattenti della guerra partigiana, e, ahimè, la traccia sanguigna di tanti - di troppi - martiri ed eroi?) incalza, attraente. Attraente anche per la - personalità dell' A. in cui l'uomo poµtico si sposa al cospi– ratore, Il dirigente di partito al combattente, il realizzator~ al visionario, 11 capo al partigiano, in una continua concretazione d'azione pratica ed ideologica, che sembra quasi posta al li– mite estremo delle possibilità. Comprendiamo che a taluni que– ato libro possa riuscire lncomprensil>ile ed inverosimile. E forse, anzi, bisogna ayere visto nell'ora dell'azione e delle responsa- o Bianco bilità - e avere cosi imparato a -volergli bene - questo no– stro sorridente Leo, ch'era ~empre dappertutto ed era, lui cosi l>raccato, il più puntuale agli appuntamenti clandestini della co– spit:az.ione. · La vicenda si ,snoda dalio sbarco a Salerno, con le truppe alleate, all'avventuroso passaggio attraverso ]e linee nemiche· daJl'accorrere a Roma per- affiat3rsi sia con gli ambienti dell~ - resistenza, sia con gli ambienti politici, che egli (recando nuovo afflato al Partito d'Azione) scuote con il mito dell'in·- - surrezione popola.re, d( tradizione. rosselliana, da suscita~e nel Nord, sino al suo invio in Alta Italia per porsi al centro delle file del P.d.A. ed affiancare gli organi della resistenza. 'E nel Nord, l'A. vive Ja sua trascinatrice esperienza tra capi e tra partigiani, tra uomini politi~i delJa resistenza ed anonitni co– spiratori, tra missioni .politiche e incarichi militari, tra il Co– i;nando Generale del C.V.L. ed il C.L.N.A.I. di cui fu figura eminente. Disavventure e rovesci, successi e speranze, perdite di collaboratori preziosi è nuove pfeziose acquisizioni si suc– cedono: e 1a meta dell'il'IBurrezione popolare di liberazione sem– bra non esserne che vieppiù affrettata. E le pagine sulla libe– razìone di Milano - dallo scioPero generale al1'insurrezione delle .fabbriche, dalle trattative di Mussolini alla conquista dei poteri da parte del-C.L.N. - rivivono nella loro febbrile atmo– sfera. Più pensosi, anzi amaramente pensosi, rende la trama· politi-– ca del libro,~ alla hlce· retrospettiva ' dei molti errori commessi e. delle molte occasioni _perdute. E nor sono soltanto le illu– sioni, le ambizioni o gli errori del P.d.A. durante la resi– stenza 9 dopo la liberazione, di cui l'A. è protagonis\a o par– tecipe. E non "'sbno soltanto le· audacie, le improvvisazioni, le , \'Strosità di quèl tempo di dramma e di sangue (si veda l'epi- - sodio relativo~ al modo ·in cui nacque nell'A., durante l'inci~ dentale detenzione in comune, in Svizzera, in occasione di una missione segreta, l'idea e l'impegno di fare del capo della re– sistenza militare, di Ferruccio Parri, che de11a pr.oposta rimane esterrefatto e sbalo}dito, il Capo del governo della nuova Ita– lia). C'è il fatto, ben più grave, che s'era creato un clima di rinnovamento democratico (di rivoluzione democratica, scrivereb– be l'A.), con 'premesSe indiscussa.mente socialiste: e che a causa· dei ben noti errori, compromessi ~e ripiegamenti, prima ancora che per perplessità de.I Paese( questo clima s'è lasciato/ prima raffreddare e poi 'dileguare. S'è vinta la battaglia, e s'è persa la guerra, co~entava, a questo riguardo, un amico. E queste pagine documen~o come e con quali sacrifici e con quali miracoli si sia vinta quella battaglia e molte delle ragio"ni e delle incertezze per cui si è persa quella gtlerra. Resta il fascino di questo passato. A. chi non è accaduto di provare, nella sua adolescenza, un nostalgico trasporto per le lontane gesta garibaldine? Questo libro ha il pregio di ' su– scitare il \rasi:,orto per una più recente, per una più u nostra u epopea - alla quale abbiamo partecipato quasi senza avveder– cene e che, solo ora, quando s'è fatta lontana- e perduta., ci appare tale, e degna veramente d'esser stata vissuta e patita. G. P. GIOVANNI PERSICO: La nuova magistratura. O.E.T. Edizi;,ni del Secolo, Roma. L' A. nena l'remessa dice di npn aver avuto la pretesa di concretare un nuovo ordinamento ,giuridico, ma solo di segnare alcune linee maestre entro cui dovrebb"e essere attuata una ri- forma radicale della Magi ..tratura. , _ Viceversa l'opera sua è scheletric·a e precisa, come un vero ,e proprio progetto di legge steso _da un uomo che ha la Profonda conoscenza dei problemi teotici e pratici riguardanti la palpitante materia trattata. La vo~e del Persico si aggiunge al coro levantesi d'ogni dove perchè la magistratura venga P'?sta su basi nuove e la giustizia sia amministrata con criteri più moderni, più pratici e più derìl.ocratici. Fa piacere constatare che .nella bella prefazione al lavoro del Persico ,un venerando giurista, Vittorio Emanuele Orlando, libero da ogni misoneismò, e ' ripudiando ogni inceppante tra– dizione, approvi quasi integralmente le audaci proposte dell' A. Il parere favorevqle di Orlando, maestro del diritto; è più che ambito riconoscimento del valore dell'qpera. Senza ·dubbio, alcune delle proposte formulate dal Persico sono difficilmente attuabili in un paese come l'Italia, schiavo della tradizione e ·nemico delle svolte audaci. Così, ad esempio, noi ci ·chiediamo se si potrà mai vedere tradotta in realtà la proposta~ di per sè umana - e logica, di far trasc~rrere un certo periodo in carcere al magistrati durante il loro tirocinio. La parte più notevole delle proposte formulate dall'A. è quel1a che riguarda la nomina, l'organizzazione, il fuhziona– mento ed i poteri della magistratura elettiva, la cui crea– zione è ormai una necessità da moltissimi propugnata. Il Per– sico ritiene che non solo debbono essere istituiti i giudici di pace da nominarsi col metodo elettivo ma che ugualmente per

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