Critica Sociale - anno XXXIX - n. 22 - 16 novembre 1947

436 CRI'ì'ICA SOCIALE gand.zzazione economica dei bie~icult~ri. D~e. pub– blicazioni ufficiali vennero a precisare 1 iermm1 della questione. Una, dell'Istituto Centrare di Statistica, diede l'allarme con prudenza ma con fermezza: « I ~endimenti per ettaro della barbabietola segnano una d'iminuzione che solo in parte è coIIIJ}en.sata daI!l'au– menla verificatoSli nel tenore zuccherino. La dimi– nuzione suddetta non è in armonia con i notevol.i progressi ,della tecnica agraria di cui hanno ipro– flttato altrii .settori agricoli. .. ~- L'altra, dell'Istituto Bdgw pe'r d! m1'9'TìiD'rame11'to della bietola, precisò che, al lume di accurate ricerche, Ja bietola originale ita– liana, ù,n confronto ad altre 40 varietà di tutto il mondo, sta al primo posto· per purezza di succ!:ti e fra J primissimi per ricchezza zuccherina, ma sta al quarantesima posto, ,cdoè all'ultimo, sia per nu– mero di piante prefiorite (e quindi perdute) e sia, quel che ,più conta, per produzione di zucchero .per ettaro ,co.!tivato. E' questa la bd.etofa· che ha avuto 1a preferenza dell'industria italiana. E' questa la bietola che gli agricoltori itaLiani hanno> a-ccettato di colmvare. E la Confede1rterra? Nè1 settore bieticolo gli inte,ressi dei Javoratord agricoli, se non sono ugual,i, sono di poco inferiord a queJ!i degli agricoltori. La bielola si. coltiva quasi esclusivamente con rapporto di mezzadria e di ,com– partecipazione. Il favoratore e la sua famd.glfa sono retribuiti con una quota parte del prodotto (la metà o più dehla metà,, •come avviene nella mezzadria, JI ,terzo o più del, .terzo, ,come· avviene nella compar· tecipazd,one). Il ,contratto di coltivazione bietole non è dunque estraneo all'economia .dei lavoratori e ai Joro in !eressi diretti. La Confederterra non può e non deve ignorare probLemi di tale dmporlanza, nè può nè deve estra– niarsi dalla loro impostazione e soluzione. Ne vanno di mezzo compensi alla mano J'opera .che sono ,ct.i gran lunga più importantJi dei ,ritocchi tadffari e dei miglioramenti ,contrattuali. Uniti, in questo caso come iin tanti altri possibili, con gli agricoJ.tori, i lavoratori agrkoli possono contribuire efficacement~ a •risolvere problemL che, ,come questi, hanno grande importanza per ·l'economia del Paese. Esis1e un' As·• soci.azione Nazionale ·Bieti.cultor.t ,che riunisce tutti i coltivalori di bietole. I lavoratori .sono coltivator,i di bietole al ,pari degli. agrd,coltod.. Partecipano essi al1'Associazione? • Ma Ja Confederter,ra è c.àiamata in •causa non solo come rappresentante degli interessi di lavoratovrl. col– tivatori di bietole, cui occorre assi.curare il màssimo possibdle prodollo per ettaro. Essa rappresenta pure i braccianti in quanto tali, cioè come avventizi non qualifi.cati. Ora questi lavoratori sono an,ch'essi du– ramente colpiti. dal regresso bieticolo denunciato. Parte di essi trova occupazione negli zuccherdf.i,ci du– rante la ,caIIIJ}agna bieticola. Un tempo lavoravano 50-60 giorni ed era un guadagno provvidenziale, per– chè 1e fabbriche sorgono .propdo nelle zone dove più .intensa è la disoccupazione. Ora le varietà di bietole coltivate hanno permesso agli industriai.i di ridurre la campagna a soli 30-40 giorni per anno. E' un aggravamento del,la situa:mone bracciantile ,che, (i,nsieme allle perd,ite di prodotto, ha d[ suo peso; la cui valutazione impone di agire per trovare una soluzione tecndcamerìte ed economicamente ,più ido– nea a risolvere i gravi problemi del nostro Paese. ALDO. PAGANI. J.e&'gete . diffoadete il quotidiano del P. B. L. L L'UMANITA' . . BibliotecaGino Bianco L' unificazione e la neutralità europea italiana Nei precedenb i: stud i ,pubbIJ.cati su Critica Sociale e riguardanti la mtl.gl -io-re soluzione del problema mi– li-tal'e e del p.r oblema de,Ha unificazione federativa europea, ho. accennato alla lol'o reciproca i,nterdi– p~ndenza. M1 s•embra ora opportuno sviluppa,e mag· g>J.Ormentequesto aspetto della questione. Appare ancora una volta evidente lo stretto .i.ndls~ ~ sclubile rapporto esistente fra la politica este'ra e Ja poli.ti.ca militare di una naZ>ione. A que,sto proposi– to non sembdno inutili alcune considerazioni che fanno anche riferimento alle polemtliche dn corso· fra i giornali di tutti 1 1 partiti politici sulla co,nvenienza per l'llalia di non isdìioerarsi nè per ·l'uno nè per l'altro dei due Nocchi, J'occidentale e •l'orientale, che, almeno p•er ora, sembrano in via, di formazione, qua– le p.rodromo, ahimè quanto terribiJe, di un nuovo conmtto. Quals•iasi studioso di sdenza militane conosce che il ,principale elemento che condiziona la condotta deUe operazioni è i-I terreno. Tutti gli altri possono essere .più o meno eff,identi •e potenti e più o men,o bene impiegati, ma sono condizionati daJl.e forme del, terreno neila loro passÌlva i,mmutabilità. Ho fatto sovente ,entro me. stes so un ,raffronto fra questa ,caratteri-stica, oserei di.re oo,stiluzionale, deJla scieriza mHitare (che aJla ,sua v ol-ta ,influisce spesso sulla poli.tka militare) e una caratteristica fonda– mentale della pol,iti-ca ,es.f.era. Troppi in materia si ins,piirano a quei sentimenti e ri,sentimenti che l'aittuale Ministro degli esteri, con: te Sforza, neLl'atto di .rassegnare 1'e sue dimissioni immedfa.tamente dppo la marci.a su Roma. rdimpro– verava quale -dii,r,etti-vamussolini,ana in materia. Ma Ia realtà è che ila politica estera di qualsivoglia _pae– s,e è dgo,J' Osamente condizionata dal.Ja sua situazi.one geografi.ca ,ri,spelto ag!ii altri paesi del mondo.' Gl,i uomini so no abi,tuati a colorire con note sentimentaM e iidealistiche i Joro atti, e così nel campo d,ella po– litica estera si parla spessò e volentieri di amicizie tradizionald e di amicÌZ>~eeredHari,e, di imperialismi più ,o meno ,larvati, o dichiarati, ma comunque é1 si, voglia sforzare a def,inoke gli atteggiamenti di ogni singola n':lzione, non vi è dubb io che i rappo.rti i,n– ternazionaU si devono studia.re ,sull'atlante geografi– co. Si è perciò che, a nche a co sto d•i essere accusato di utopismo e di sentimentalismo astratto, ,riJtengo ,e proclamo che un a politi ca di neutraJi-tà non è im– ;possibi1e, anzi è l 'unoi.ca ammissi•bile e conveniente per H nostro ,paese , data l a i,ua sHuazione geog,Faflca. Brevi considerazioni va,rranno a chiari-re .iJ mtlo pensiero in argomento. La nostra penisola ha indub– biamente una .grande importanza n•el Mediterraneo, pe-rchè ,praticamente d•ivide questo mare nelle due zone ori,entale e occidentale, e le altime propaggini della Sicilia si saldano quasi al' continente africano. Senonchè questa sua posizione geografilca, ,che f,e assegna una funzione insop_primibile ,e cli primo pia– no in una Europa unificata, e ,perciò in dipendenz)l della ,p,ro,sperità economica dli tutto dl nostro conl4~ niente ha mutaito in sè e per sè di valore ,e di im– ,porta~za in questo ulbimo cinquantennio. Le trasfor· mazioni -economiche e pol1tiche ,conseguenti ai due grandi confJftti hanno so_stanzi_a·lmentemodificatç, Ìll valore e la funzii.one del Mediterraneo, chei J.og.Ica– mente non può più appartenere, neppure di nome, aid · un ,solo popolo dvierasco, ma è divenuto i-J mari: interno europeo per eccelilenza. Ne consegu.e che .1 suoi -ire ingressi: Gibi.lterra. Suez, e ,i Dardanelh, sond essen1Jiali alfa vita di •lutto indistintamente H continente europeo,, dagli Urali aJJe rive del:!'Atla,n,- tico. . . • . h- Non è più possibHe e neppure i1Potiizzab1•l•e, anc _e se in oggi si potrebbe ,:rrl.tene11e il contrario, un'.1 d1.– vergenza di interessi su questo punto con J'lngh1l~er– ra p·erchè · fa trasformazione profonda del suo 1m– pe~o e della struttura organica del Commonwealth ha saldato indissolubilmente le sorti della Gran Bretta– gna a quelle d.i.tutto il C!)ntinente a11;rop~odi ~od~ che ,fa sicurezza delle vie di comumcaz1one, d1; Cll'1

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