Critica Sociale - anno XXXIX - n. 6 - 16 marzo 1947

-CRITICASOCIALE 93 ministrai'ivi, Si preserntano identici per ambedue le differenti p_arti l'italiana e la tedesca _:__ della re– gione. A q:ues,t,iUHimi identici probi-emi si ,possono porre identiche soiuz:oni; perciò l'autonomia regio– nale del.a Veni;zia.Tr\dentina,' dovrebbe essere sdop• piata,. risa:tante quin<!i dal complesso e, sotto certi aspetti, dal.a so~ma delle (j.ue differenti autono· ~~ ' Nè si potrà .astrarre da!Ìa presenza nella regione di un antico nuc]eo ladino. Nello stesso tempo i sociaHsti tnentini, che da mezzo secolo mai hanno pronunciato una parola di sopFaffazione verso i Tedeschi alto-atesini, hanno confermato fa necessità che a 'questa minoranza te– desca, che fatalità geografiche e storiche hanno por-– tato .a vivere in una nazione différente da,lla loro, sia riconosciuto il diritto all'istruzione primaria, se– •condaria, professionale nella loro lingua e con pa·r– t1co,ari- programmi; che le lau11eeed i dipiomi da es– si conseguiti in Austria abbiano efficacia, con esami integrativi, iri Haifa;- çhe siano rispettati it loro usi, -i loro costumi, le loro consuetudini, come ora è pre– visto dal patto, ma 'anche che essi siano esonerati dal prestar,e servizio mLitare obbliga,torio nelle ,,forze armate italiane. E' can questo an.imo di socialista, di ita'.iano, di ,trentino, che da questa tribuna io rivolgo un appello ai Tedeschi dèll' A.A. perchè abbiano fiducia nelle istituzioni repubblic'ane,, in oui si armonizzeranno le loro aspirazioni autonomistiche con le esigenze economiche che essi hanno comuni c0l ·Trentino e •con l'Italia, ' ' - Io formulo il fervido voto che l'Italia e l'Austria e gli alto atesini chiamati ad essere fra esse un pon– te_ proforndamente sentano come .gli accord,i che stia– mo discutendo possano tradurre in realtà .i versi di urn paeta· trentino: << in cima all' Alpi, già vecchio danno, le nuove stirpi si abbracceranno »; comp·ren– dano come siano ispirati ai principi di libertà u– mana e di giustizia s.ociale 'che dararmo all'Italia la forza di risorgere e di accamf)arsi nel Mondo n~lla f)iienezza delle sue libertà. Di questi pdncipi noi soèialisti, in questa assem– blea e nel paese, cerchiamo di essere gli onesti inter– preti, e nel loro nome, e vedendolo sotto questa luce, •esprimiamo il nostro aksenso a questo patto italo– austriaco. Il nostro trattato I di pace Con-s,id~razioni_()len1!1"ali. Già da una. prima rapida lettura de,! trattato di pace ap– pare evidente una certa d.'sco_ntinuità,e un-certo squilibrio, nonostante l'accurat:zza, spesso minuziosità, dei vari arti– coli, delle elencazi.oni e deg'.i a:Iegati, minuz'osità che na– turalmente dà, con quel ripetere la formula «rinuncia» e «accetta», un senso quasi d~ fastidio, accentuato dal fatto che la premessa gènerale, anch'essa priva di ri'lievo, rimane poi -completamente staccata dal resto, con quel. riconosci– mento gen~rico e inattivo de'.la nostra cobelligeranza e del· la nostra insurrezione: Ciò prova che i•!trattata è stato !com– pilato, mater alment,e, a pezzi, che si ~ono sovrapposti ma– no a mano che sui vari punti posti in discussione dalle pa-rti interessate si poteva concretare un accordo pe·r effetto di sucéessivi compromessi. Ma, ciò che è b~n più grave, ad un attento ~same il trat– tato oltre a non perder nulla del difetto che abbiamo rile– vat~, ne mostra· uno maggio~e: la mancanza cioè di una unità spiritua.!e, di uno scopo, non dirò etico e herhmeno sociale, ma a:meno po'itico, che lo abbia ispirato. In so– stanza dunque, il trattato resta - come è purtroppo tra-· diz"on~ dei trattati di pac,e - un insieme .di imposizioni cui il vintQ· deve sottostare, di rinunce che ul vinto deve fare a favore di questo o dl quell'altro vincitore. Ciò che, pur se a nostro danno, noi potremmo· anche considerare logico, ma che, dobbiamo dirlo, non essendosi raggiunta, per inca- iblioteca Gino Bianco pacità assoluta, è anzi non essendosi neppure prospettata una sint.si 1 di pensiero fra i redattori del documento, ha re– so impossib;Je la stipulazione d, un-à pace che, sola, dopo il << risarcimento dei dànni », ·avrebbe potuto· cr-.are nuovi rapporti internazionali Questa mancanza, evidentemente, non è soltanto dovuta al prevalere drgli interessi contrastanti, e qu ndi g .neratori di i,ns'.lddisfacenti compromessi, ma al fatto che le varie tesi dei vari alleati non erano già •esse stesse espressione di un coerente p:nsiero politico miran– te ad un rinnovamento profondo e capace 'di dare un nuo– vo indirizzo ai rapporti fra i popoli. Dic? di quell'indi– rizzo che sorga da una 'nu,ova coscienza storicà, che oggi ancora è prerogativa di p?çhi pensatori, e, sebbene sia S'òntita daJ:e masse :avoratrici, ·non riesce ad imporsi -nella prassi polit:.ca; che fu proclamata .dai Grandi stessi, duran– te la guerfa, per nobilitare questa ed animare i combat– tenti, ma .che ~videntemente è rimasta lette-ra morta:, svuo– tata da quel contenuto di ideai' smo (di fantasia, vorrei dire), che è poi il _solo•vero realismo, perchè esso solo è ,capace d> adeguare l'azione alle nec~ssità che :a dettano. In questo caso, frattandosi di questioni dè'l'imp'.lrtanza di qu~l)e impllcite in un trattato dl pace del tempo nostro, destinato ad avere la sua influenza non solo in contingenti atteggiamenti, rna nell'avvenire dei, popoli, nel divenire de:– la civiltà, nel concretarsi di interessi s.ociali, quindi super– individua·i, sup:rnazionali, .universali veramente, le neces– sità cui l'azione deve ispirarsi non p'.lssono essere affron– tate e risolte quando le si m·sari col metro de:J'indiv'dua. lismo e del particolarismo, così di ,persone come di gruppi . o di Naiiom. / Se ora di questi difetti, soprattutto deIla mancanza .di equilibrio. fra le necessità supernazionali 'che dovevano essére affrontate e risolte, e lo spirito particolaristico con .cui invece sono stat:e risolte, vogliamo trovare esempi nel nostro trattàto, in verità non dobbiamo" faticare moito. Ba· sti .pensare alla questione di Briga e Tenda e delle riven– dicazioni francesi, cosa non grave in sè, ma effetto di una meschina visione; basti pensare a,JJa cura di non porre, non solo l'Italia come ITTazionesconfitta, ma neppure, tal vo·ta, ,gli st:ssi cittadini del.a Naz·one vinta,, in una con– dizione di parità con i vincitori. Così, per quanto riguarda le minioranze. italiane, francesi e jugoslave, l'art. 19, par. :i del trattato dice che « le persone ... la cui lingua d'nso è l'i– taliano» e ehe vivono in territorio ceduto ad altro Stato possono optare per la nazionalità italiana. In questo caso. lo Stato al qua'.e è stato ceduto il territorio potrà preten. dei:e che queste persone si trasferiscano in Italia. La stessa disposiz' one vale per le minoranze straniere ,che restassero in Halia; ma per loro l'opzi'one è soggetta all'approvazione dello S.tato di cui vog'.iono la cittadinanza: il che sign'fica non solo che l'Italia deve accettare tutti quelli che voglior.o 1 ven· rei, ma anche che costoro potrebbero trovarsi non de– . siderati, e quindi in cond:zioni di inferiorità. Per comple– tare \'esemplificazione bisoi,,~rebbe poi citare tutto il do· cume'1to. Le c/a,uso !, tnritoriaa. Le clauso'e territoriali ttlel trattato dì pace, considerate specificatamente, sono la prima e più importante riprova di quello che siamo venuti dicendo. Infatti,, per quanto ri– guarda le cessioni che l'l_talia dovrà _fare, e il modo i•1cui le dovrà fare; e il perchè, è da notare che esse variano no– tevolmente, a seconda dei' paesi che hanno avanzato le ri- vendicazioni. ' Per quanto riguarda le Imposizioni fatte all"Italia, cioè per quanto riguarda le rivend' cazioni dei vincitori (e direi che non tanto ha importa1_1zal'entità della cessione, quan– to lo spirito con cui si, è voluto esigerla), esse si possono distingu~re, grosso mo,cM, in tre categorie_: cessioni a'la Fran– cia, cessioni alla Jugoslàvia Gn cui è da comprendere an– che la cr-eazione dello Stato lil)ero' dj Trièste) e cessione del'.e colonie_ Le cessioni alla Francia, di cui abbiamo già fatto cenno, sono un esemp'o tipico di una futilità politica che è ·esatta– mente il contrario del senso po'itico vero, che dovrebbe essere senso storico adattato alle particolari necess,tà di un momento. In realtà, come già hanno ri.levato i compagni socialisti francesi, le rivendicazioni di Briga e di Tenda, eccetera eccetera, sono il parto di cnve:li che ragionano co,n criteri esclusivamente e grettamente mi:.itari. Niente di grave, nè per noi, nè per i francesi, - coi quali ben altri punti di intesa potremo trovare e che certamente non nu– h;ivano, ma!grado il loro generico nazionalismo, forti sen– timenti di. revanche nei nostri confronti -, sebbene una campagna giornalistica stioeca da parte nostra come da

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