Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 20 - 15 ottobre 1946

336 CRITICASOCIALE LA REGOLA So1110 orr;iai trasoorsi molti anni; pure ricordo sempr~ cht:, ·q_uando. sostenni il mio ultimo• esame di studente, il mio · ultimo concorso professionale, provai, nel• niio sollievo e nella· mia @rande contentezza, un'inquietudine segreta e va• ga. S,ì, · io nq111ero più costretto· a DI) determinalo lavoro intellettuale; ma, in quel mio nuovo stato di libertà, come avrei dovuto io oomporlarmi? lo non ero più sott-0~esso a una regola ... Potevo io tr-0vare in me in avv~nire una fo,rza di •COstdzi-one altrettanto p-0-tente quanto quella che m'abb'ua1donava? La mia inquietudine non era però condivisa ·dai miei contemporanei e mi pareva ancora ·meno risentita dai miei compagni di studi... Ma, più vicini anc-0ra alle sorgenti della vita, gli àd-01.escenti si dimostrano maggiormente insofferenti d'ogni gi,ogo, •e molti di essi ostentano maniere di liberta.-i per la l-0ro fervida aspirazione a uno stato• d'in'dipendenza assoluta da o'gni autorità. Per. contro, io ·credo- che la, felicità dell'individuo non si trovi, almooo• finora, da quella parte, e che il mezz.o più i;icuro di successo personale è quello di costringerci a una regola di attività. un po' tirannica. *** Per apprendere cose pr.ecise nulla agguaglia la disciplina scolastica,. A1Ja scuola u11 programma è fissato in an.tèce– ,lenza, e tutti, maestri e soolari, sono' tenuti a seguirlo. Vi sarann-0 o·gni settimana, poniamo, il caso, due ore oonsa• ccate allo studio cI.eHalingua tedesca, e al giorno e ·all'ora indicati il inadlt.-o di tedesco _puntualmente sali-rà in -cat– tedra, e gli scoiad dovranno assorbire chi più chi meno• una certa dose di quella lingua straniera. Senza cotesto obbligo, il ragazzo differir.ebbe sempre quelle legioni, non per pi– &rizia, ma peorchè H suo spirito, più volentieri, in quell'~ra, •i occuperebbe di ùn soggetto che qiaggiormente lo Ìlnte. ressasse. Assai notevole è il fatto che la prec-i-5ione delle cogpizioni , acquistate diminuisce, .passando daµ'msegnamento seoonda– rio all'insegnamento superiore. Quando 1o studente esce dal liceo J)Ossied.e un buon -numero di nozioni precise di gram– matica, di matematiche, di storia, Più tardi sarà nu~rito di. maggiori idee; ma i fatti gradatamente sfume,anno, nel suo pensiero, non essendo egli più ,costr•etto al medesimo rigore di lavoro. · Lo stesso accade in medicina: le cognizioni ,divengonQ sempre meno esatte, via via che lo sthdente avanza nella sua istruzione. L'insegnamento dei primi ann;-è organiz, zàto ,con la. severità del liceo, e l'allievo apprtnd.e ·perfet• tàmente l'ànatomia, che è lo studio del co.rpo umano. Più tardi i oorsi si rilassano, e ai candidati, a poco a pooo, vengono a difettare gli èlementi: precisi su la descrizione' delle malattie e del loro trattamento,.' A, di,re il vero·, no'i non abbiamo definitivamente fissato nella nostra memoria ehe ciò che. abbiamo .studiato 'oome soolari. Se lo studente delle Faooltà dovesse imparare la tavola pitagorica .col !Ilét,odo dell'insegname<n~ superiore non la saprebbe mai. La disciplina mHitare ha gli stessi procedimenti per l'istru. zione teorica degli uomini. La maniera d'imprimere nel ce,vello dei soldati le co@Il'izioni indispensabili, come la reoiia che ha suscitato tan.ti laz:m· e• disegni umoristici, mi sembra un· eccellente metodo educativo. Io deploro che i:i:i'olta gente .ignori tuttora certe cogni– zioni proprie ad evitare le cause di morte. Se, per esempio., ·sumi,_ vuoi per-· le esportazioni che devono procurarci •mezzi monetari necessari a finanziare le importazioni. In .ognuno di questi campi è sufficiente, per il' momento; attuare la riforma nei maggiori complessi, quelli che gui– dano tutto l'insieme delle altre aziende, potchè, come le guidano attualmente in base a criteri di convenienza capi– talistica, le guideranno domani con criteri di -cooi;ierazione sociale. .. · . , . . 1 Non dobbiamo fare il passo più lungo deUa _gamba, non dobbiamo disperdere le nostre forze, ma concentrarle là oove maggiore. è la probabilità di riuscita e più importanti sono i risultati: 'ogni buon risultato ottenuto frutterà ·dop– piamente, manifestando la bontà del sisterp.a, ma ogni ins.uc– cesso pµò far da sÒl-ocrollare tutto un edifici•o faticosamen- , te costruito. CARLO PAGL!ERO. -- Bib~otecaGino Bianco s'insegnasse, come una too~ia, a chi ·fa uro del gas, l'ob– hHgo di chiud,ere ogni sera, prima di coricarsi, il contatore, ciò forse sembrerebbe lìizzarro ai buontemponi, ma O@Ili ta,nto salverebbe la vita di un imprudente. Ogni professione, si può· dìire; ha le sue regole ·speciali. Un servizio pubblico non può dare r/sultati realmente sod– disfacenti, se le sue regole non sono strettamente osservate. Se il pubblioo frequenta abiluaimente una bottega, un ma– gazzino, un caffè, una trattoria, ·è pe_r.chè sa di troviarvi ciò che cerca o che gli ocoone, a condizioni co_uvenienti. Tutti sono d'accordo· a riconoscere che un'impresa -rom. merciaie è superi,;re a un servizio pubblico; ~iò perchè è sottoposta aUa stretta necessità di so-ddisfare i suoi client-i. _ In tutte le case, di commercio si suoie rispondere alle let– tere nella medesima giornata eh.e vengono ricevute. Il cor– riere è un obbligo a ,cui tutti: padroni, direttori, ·impiegati e operai si assoggettano-. Per contro, nelle amministrazioni statali e comunali le lettere restano giornate -intere sui tavoli degli impiegati, nessuno dei quali è effettivamente respon- sabile. · La coscienza del dovere non ·basta dunque p.e_rchè queste v-enga -compiuto; occorrono san.zfoni. Un'impresa _di la.vori ·che per conces,sione assuma di oompiere un dato lavoro in un tempo prestabilito, se non è tenuta r.esponsa,bile d'un po•ssiblle ritardo o, di qualche difetto d'esecuzione e dei danni che ne verranno di -conseguenza, .evidentemente non darà soverc-hia importanza a_lla convenzione'e, se le comoda, impiegherà -dieci anni a realizzare ciò che avrebbe dovuto far,e,in un anno. È chiaro ,che le regole devono applicarsi tanto in alto ai' potooti quanto in bas§o ai piccoli; altdmenli il servizio 111011 sarà mai oompletamente assi.curato .. « La legge è uguale p•er tutti J>, si legge nelle aule dei ~ribunali. Ma• ·non è oosì. Glì tibusi, oggi più -che mai, sono diventati una consueto- .dine. Questo difetto della nostra organizzazione sociale, dova, la rego).a non si appJica oon severità .che ai deboii, è una vecchia piaga torpida che inciprignisce v:ie più il ·nostr• malesser-e attuale. *** Tutto ·ciò si comprende,' del resto. La regola serve _agli al.tri, sì.' Ma serve pu.-e a noi. .. Le maggiori. disgrazi.e .che , possono -capitare• a certe persone deb,oli è d'essere· -libere della proprià attivi-là. lo ho conosciuto uiri funzionario che nei primi gradi· della sua carriera aveva dato prova di no– tev,oli qua_lità di zelo e di assiduità. Divenuto cap,o e, quindi-, meno tenuto all'osservanza della disciplina, non sep·pe più trovar~ in sè l'energia necessaria alla su.a catica, .che, tut– tavia, 1110nera nè grave nè ·difficile. Naturalmente i suoi dipendenti ne approfittarnno. In breve, un sèguito di di-· savventure e 'di dispiàceri finì con amarfggiargli l' esistenzà. •LQ, sò, molti p-enseranno .che qu·el funzionario di carattere medi-ocre ha avuto, il fatto silo. D'accordo; ma io so pur• che la maggior pa~te di costo.-o, al suo, posto; JIVrehbern, fatto lo stesso. _ Non è molto, mi sono incontrato t'On un oonoscente che dà anni più no111vedevo. Naturalmentè m'interessai di lui. Egli m'informÒ' di sè, tutto sorrideqte: «. Og,gi, va bene.,. OcC'Upo ·un ·posto imagnifioo: ho -un lavor,o facile e· quasi gradevole: non sono sorvegliaro nè oontrollato: sono giudi.ce · e maestro di me stesso.». lo penso .invece ch'egli. oggi, è · schiavo delle proJK'ie inclinazioni ,e -dei propri difetti. L., compiango .. Non pochi s_cr'ittori si son data gran pena per ricercare la causa della corruzione degli imperatori romani a fine di spiegare i loro ·eccessi. E puo:e la causa dei• loro delitti era quanto mai vidna: era nella sovran•ità senza limite di .cui essi godevano': ... Prendete .un uomo normale, di virtù e ,di 'Senso medi; investitelo· di un potere illimitato: egli farìi presto. foUìe su follìe. Nerone, privato. del p,otere fin da principio, probabilmente fo app,resso avrebbe wndotto una esistenza... borghese senza splendori e senza vizi chiassosi. Lo slesso, •cert,o, sarebbe accaduto di Mussolini, megalo– mane, temera.rio e vile, questi s'abbarbicò al potere. lstrion• per. eccellenza, incominciò a scimmiegg•i:are Napoleone, poi Giulio Cesare-e infine Nerone .. Vidno al figlio di Agrippina Minore, ;·i trovò .al. suo post,<>.Certo; egli era an·cora ben lontano dalla grandiosità e dal fasto ip 'cui v:enivarno -rom– messi gli a~roci misfatti nProniani; ma se gli avessero dat• tempo, chi sa? ... La sua faccia prometteva bene. Chi ,non ,ricorda i suoi occhi spiritati 'e la sua pode.-osa mandibola! Tutti i tiranni hanno dei punti_ di somiglianza, non_ soltani. nelle loro imprese sarnguina.-ie e nella lor, 'nesaurihile bra– mosia di potere, ma iinçhe ,nel pro!ì,lo e nelle HnPé roma• tiche. Si direb.òero tutti di uno stesso. ceppo. Essi offendone· e 1tadiscono -scientemente il lo~o paese/e i loro frateNi,: ma

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