Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 20 - 15 ottobre 1946

334 \ CRITICA SOCIALE mente, però, questa opportunità non è suscettibile di gene– ralizzazione, trattandosi effettivamente, in tal caso, di for– mulare una singola prima enunciazione che, per la sua stessa generalità e astrattezza, non è in grado d'influefl" zare e determinare in senso univoco l'ossatura intera della Carta. Comunque, se si deve combattere, è' meglio accettare la lotta subito, in questi mesi di Costituente. Le destre, già da questo momento, sono pari, se non più forti, del!e sini– stre. Ed è probabile che tra sei mesi esse divengano ancor più minàcciose, se fin d'ora non si pensa ad affrontare i problemi chiave dello Statuto con l'intento di opporre del– le trincee legali, e ben munite, all'assalto, che non si farà attendere, della reazione: se riusciamo, avremo <:!omani dalla nostra il diritto, la legalità. Ma oltre quest'interesse pratico, c'è. ben più importante, un'utilità ideale da perseguire, quella (come dicevo all'i– nizio) di richiamare a partecipare alla vita della Costi– tuente le masse popolari. Esse sapranno, al momento op– portuno, che difendono, insieme coi )oro interessi, l'ordine e la .stabilità del nuovo Stato repubblicano: quegli istituti e quei principi, quei diritti e quei doveri la cui affermazione ha richiesto dura battaglia e molto tempo, sia pure, m., che !'!Onodiritti e doveri, 4stituti i; principi che ·esse finalmen– te intendono, nella loro maestà e nella loro funzione, nella loro utilità e nel loro valore ideale, come propri della Re– pubblica. E' in questa consapevolezza che sta la na~-:;ta ef– fettiva, non puramente simbolica, della Repubblira. Fiato alle vostre trombe, dunque,. onorevoli signori delle sottocommissioni MASSIMO MONT'"ELLI Siamo perfettamente concordi nel concetto gene-raie cui s; ispira l'articolo del nostro ·collaboratore e in tutte, o qua– si: le considerazioni particolari che esso contiene. Anzi l'ap– punto che egli muove, in principio del suo articolo, ai/e sottocommissioni della Costituente, crediamo si possa muo– vere alla Costituente nel suo complesso e nei singoli suoi cemponmti. Sono passati quattro mesi e mezzo dalle e!ezioni, quat– trc mesi ormai dalla Prima convocazione del!a. Costituente. Che cosa ha fatto essa in tutto questo tempo? In quale modo ha cercato di -contribuire alla soluzione di quei i!_ro– blemi che costituiscono l'assillo della nostra vita naziot.rzle e un per·icolo mortale per le istituzioni democratiche? Ci rendiamu. conto che il Governo è stato in quo1s10t,m– ~o gravemente e dolorosamente impegnato nel vano Jfor– zo di difendere a Parigi le ragioni dell'Italia· e della giu– stizia; ci rendiamo conto che anche il Presidente delta Co– stituente ha dovuto essere associato- a quest'opera di di– fesa. per la _speranza che particolare effi-:ac,rz potesse ve– nire dall'opera sua anche per il prestigio c,m cui egli aveva precedentemente esercitato a Parigi la sua funzione di am– b'asciatore. Mà pur rendendoci conto di tutto- questo e di altre circostanze con,omitanti, non possiamo trattimerci dal proclamare che è stato un errore, e peg.gio che un errore, t'aver tenuta inerte la Costituente per oltre una metà del Jempo trascorso dalla su.a prima convocazione.· Dopo che venticinque anni awni di dittatura avevotn,o inter,otto in I– talia l'attività politica e legislaiva dei rappresentanti del Paese, bisognava cercare di ricostituire un po' alla volta le tradizioni c-ostituzionali, la consuetudine cti controllo e di critica sull'opera del Governo; bisognava ohe le dis•cus– sioni della Costituente addestrassero il Paese a prender.e interesse ai problemi della sua vita pubblica e J far se,r tire su essi la propria voce. Invece anche sulla propo.,ta Ca– lamandrei che rivendicava alla Costituente il forviamentale potere legislativo è caduto un mortificante e funereo ·si - lenzio. Che impressione può fare al Paese e quanto senso di scetticismo e di sfiducia può ingenerare nello· spirito pulr– blfro •il fatto- che,. menfre tanJtamole di difficoltà grav<1, sul– la vita del Paese e susc"ita i più legittimi e paurosi dubbi intorno ai prossimi sviluppi della sua vita interna, i mem– bri della Costituente s-ian0 in prolungata va.:ar,,:;ae rinun– cino a dare ogni impielso e guida all'opera del Governo, che disgraziatamente si mostra fiacca e priva di ogni orien– tamento? Per qitesta via non si rafforzano da'!IVero le istituzioni democratiche, perchè non si crea lo spirito democratico che deve dar loro vita. Può venire un momento· in cui, per rea– zione a un tale assenteismo, per irritazione· suscit,~ta da questo reale o apparente disinteressamento per le qùstioni vitali che turbano la vita del Paese, nas·,a nei;'anim-o di molti, anche di quelli che non partecipano alle oscure ma-· n•vre dei qualunquisti, ·U convincimento · che l'immaturità Biblioteca Gino Bianco del popo~o e Y.in.rvfficienza intellettuale e morale degli uo· mini che dovrebbero essergli guide rendano il nostro Paese incapace a vivere in re.g_imedi democrazia. Con queste parole vogÌiamo gettare un accorato allarme che si vo-lge in modo parti,olare ai nostri compagwi eh<' sono al Governo, che si volge poi a tutti gli altri nostri compagni che fanno parte della Costituente, che si i·olge infine a tutto il Partito perchè senta la _gravità del peri– colo. che si corre in quest'ora e faccia sentire !11, si1,1 i·oce per impedire che esso s'aggravi. E' un mom_fnto in cui non soltanto i a,nsoli, ma t11tloil ,,, popolo deve vigilare ne quid respublica detrimenti car,1at. LA CRITICA SOCIALE Per il trapasso ali' Economia Collettivista Il -compagno Pagliero continua a svolgere, nell'articol, che se,gue, l'argomento di cui aveva già iniziato la tratta– zione nello scritto che abbiamo pubblicato nel n·. 15-1i della nostra rivista. Nel pubblicare questa seconda parte ci richiamiamo allr parole che abbiamo preposte alla pubblicazione della primo. Il Pagliero tratta in questo secondo articolo un argomen– to che è già stato· ampiamente dibattuto: ma mentre mql;i hanno c-onsiderato i 4: Consigli di Gestione» principalmente od esclusivamente ·come strumento di difesa e di valoris– zazipne delle varie categorie di lavoratori che parteciPa,,. all'azienda, il Pagliero vede nei « Comitati di Gestione)> soprattutto uno strumento di difèsa e di potenziamento d11i pubblici interessi. Naturalmente perchè pos-sa attuar si pro– ficuamente la sua proposta di costituzione e funzionament• di questi Comitati e delle « _Assemblee Generali Aziendali». che egli propone di costituire accanto a quelli, si richiede un a matu ra coscienza e preparazione in coloro che dovra»– no far.ne parte. Appunto ad affrettare la formazione cli tal e -cosc ienza e preparazione dev'essere rivolta con ogni sforzo l'opera nostra. se vogliamo che si compia con>suc– cesso quel processo di rapido C11/JVÌamento alla ec-onomia col– lettivistica che è la mèta suprema alla quale aspira il nio· stro movimento. · LA CRITICA SOCIALE Abbiamo visto in un precedente articolo, pubblicato sul n. 15 di questa Rivista, come possono considerarsi maturi i tempi per iniziare il trapasso dall'economia capitalisti, a al– l'economia collettivistica. Veniamo ora ad un esame più dettagliate, avvertendo che si tratta unicamente di uno sta– di·o transitorio, e che dovrebbero contemporaneamente at– tuarsi mis.ure tali da condurre al graduale trapasso dalla proprietà individuale a quella collettiva. Funzioni del Comitato- di Gestione. Come ·ho già ac,cennato nel mio scritto precedente si dovrebbe intanto passare dalla gestione dei capita;_isti a quella dei lavoratori, con il controllo di organi atti a rap– presentare l'interesse della comunità. Pretendere di risol– vere in modo uniforme e generale un tale problema mi pa– re impossibi!e, specie se si voglia scendere a concretezza ef– f~ttiva: _occorrerà pertanto proporre lè linee generali della riforma, hsciando larga facoltà di interpretazione a quegii org9ni che dovranno attuarla sul piano pratico. adattano• le norme ad ogni singolo caso concreto. Organo base della riforma dovrebbe essere il. Consigli• di Gestione di ogni singola azienda, il quale, per le fun– zioni che dovrebbero essergJ~ attribuite, funzioni delibera– tive e. non soltanto consultive, sarebbe più proprio denomi– nare Comitato di Gestione. E' ovvio che tale Comitato. comvosto dai rappresentanti dei lavoratori e degli altri fat– tori del!a produzione interessati all'azienda, deve poter de– liberare e non aver soltanto voto consu'tivo, poichè, :n caso;, contrario, ogni sua deliberazione potrebbe essere tenuta i■ non ca'e. Neppure potrebbe accettarsi un c0mpromesso per il quale le deliberazioni del Comitato di Gestione diverreb– bero obbligatorie solo nel caso di una maggioranza qualifi– cata (due terzi o tre quinti), in quanto, in considerazione deta composizione del Comitato stesso, una maggioranza qualificata sarebbe nella quasi totalità dei casi irraggiungi– bile, sicché praticamente le sue funzioni rimarrebbero in ogni caso puramente consultive. - · Il Comitato di Gestione dovrebbe invece essere il più alt• organo della vita aziendale, sostituendo nelle sue ftin-

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