Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 19 - 15 ottobre 1946

CRITICASOCIALE 309 LA QUESTION'E Insieme con ./a saconda,pa,,-tedello studio· di Corrado Bar– illJ{lallopubblichiamo sul problema del Mezzogiorno a,nche 111110 scritto del compagno <WU. Punz-<>, meridionale di nasci– la, ma da piw tempo resi{ient_enell'Italia, settentrionale. Sul– raspetto del problema che egli prende in considerazione· ha . •~itto temp.o addietro suWAvanti"! il compagno.Mancini di Reggio Calabria. Noi riteniamo che lo sforzo di fuga,,-e l'i– gnoranza e correggere. certe abitu.dini servili c,6sì frequenti ,ce/" proletariato meridionale non potrà avere grande suc– cesso, finchè durino nel' Mezzogiorno le attuali condizio-ni tli vita materiale (miseria,, difficile viabilità, 'mancanza di 'lecenti abitazioni, mancanza di acqua, e di altre cose neces– sarie all'igiene é alla pulizia, ecc.); ma tuttavia riteniamo che anche la sforzo, di curare e rialzare lo spirito di quei miseri ceti possa sin d'ora produrre qualche u,tile effett,o, speciàlment'e quando_sia compiùto dagli stessi merùi,ionali, con un'.opera fervorosa, e tenace, che non _deve essere so~ spesa per stànchezzà, anche se non dà subito gli effetti de: siderati. . . . .Per questo mòtivo richiamiamo, l'attenzione dei nostri ·compagni -delMez~ògio,rno sull'artic.olò del compagno, i'mizo. La C. S. · Il problemadella piccola·proprietà (Continuazione e fine). ff Necessità della gestior11-e collettiva Tali qùali le abbiamo descritte nèll'~rticolo precedente le condizioni della piccola proprietà, della piccola azienda, della piccola coltura, che sono i regimi e i. sistemi domi– nanti nell'Italia meridionale; tali i più comuni patti agrari, imperanti nelle nostre contrade. I lunghi fitti e le enfiteu~i. che duravano à:lmeno ·trent'anni, -con obbligo di migliorie, le quali un tempo compierono miracoli di trasformazioni agrarie, così nei vigneti dei Castelli romani comè· in ai-' tre terre della Campani,1, ~elle Puglie, del).a Calabria, so– no ora eccezioni trascurabìli. Si è opinato chequesto sia avvenuto perchè la legislazione italiana ha gravato l'enfi· teusi di oneri, fiscali o d'altro genere, intollerabili, e si, è pensato, e si pensa, di poter rimediare a tutto, riformando i patti esistenti. E' questo, oggi, il leìt motiv, ripetuto mo– notonamente da quei partiti che celebrano . le virtù e le glorie della piccola proprietà. Ma il male si è venuto inciprignendo col-cP.assare dei decenni; la piccola proprietà; ,.nella stessa misura del latifondo, ha reso sterile. il suolo; qa .lasciato -che le acque piovane o .scomparissero, od am- sistenza dei lavoratori; basti ricordare le conyerizioni-per la· regolamentazione del lavoro delle donne e dei fanciulli per l'abolizione del lavoro notturno, per !a disciplina degli orari, per l,'eliminazione dai processi industriali delle mà- terie nocive alla salute dei lavoratori ' Con quale logica si potrebbe impo.rre ad tin ministero che.si intitola de] Lavoro e della Previdenza Sociale di con· tenere la propria azione pell'ambito nazionale,· quando ia società si internazionalizza sempre più, quando, anzi, · non c'è più un solo probleina sociale che. possa essere risolto sul piano nazionale, come dimostrano gli organi perma- · nenti che le nazioni son.o costrette a creare, dal B. I T. (che non è ancora mo~o) al Consiglio Economico ..e Sociale, sotto la- spinta· del progresso universale? · ~ Dunque, d'accordo. Il ministero del Lavoro deve prende– re in mano tutta la politica del lavoro, dentro e fuori i confini. e i dicasteri del commercio e degli esteri devono -naturalmente continuare a svolgere la· funzione che loro spetta, in modo che tutti possano-cooperare armonicam·en– tè al medesimo fine. Tutto questo però ha un presupposto: la creazione dei sindacati operai specifici. o di c,1.tegoria,· come comunemente si dice. Sta bene che la C. G. I. L., per tornare al p1:1ntodonde mosse il discorso, abbia avuto parte nella _stipulazione del contratto italo-belga e se ne assuma la vigilanza, ma sta-' rebbe anche meglio se i minatori, organizzati in una salda e ben diretta· associazione professionale, fossero essi in pri– ·ma linea a prendersi'cura dei loro interessi. Avevamo una volta in Italia una Federazione dei minatori, perchè non dovrebbe risorgere? RINAI,00 R100I,A ibtiotecaGinoBianco MERIDIONALE morbasser.o le contrade; ha rid~tto alla miseria, all'igno~ ranza, diciamolo .pure, alla degradazione spirituale, colti– vatori, proprietari, fittavoli, mez'zadri; ha fa:fto andare a,– vuoto nume.rosi tentativi di specie varia : ·dazi protettori, premi agli .agricoltori, sgravi tributari. Come si potrebbe o.rmai sperare che un'innocente riforma dei pattf agrari. p.ossa compiere il miracolo? Il male, dicevamo, è ormai più complesso, più profondo, e va attaccato alle sue radici. E ' il partito socialista italiano deve parlare chiaramente, an·. che a rischio di apparire impopolare. Una delle più salde radici, uno dei fattori di codesto male si nasconde appunto nel regime di piena, assoluta so– vranit.à quiritaria, in cui vive, ·in genere. la proprietà pri-. vata, e vegetano, in specie, le numerosissime. piccole e mi– nuscole, proprietà del nostro Mezzogiorno. Il rimedio, quin-. di, o, piuttosto, uno dei più efficaci rimedi .. non può non consistere nel passaggio dalla povera cuitura che esse im– pongono, o a cui ~ono condannate, a quella grande coltura, che solo potrebbe permettere la conquista di quelle con· dizioni favorevo;i per un pr.oficuo sfruttamento della terra. La grande co\tura, è notorio, permette una sensibile economia· in fatto di edifici colonici (un'azienda di 100 hai. non esige altrettanta spesa quanta ne esigono IO aziende di IO ha. ciascuna); ha possibilità infinitamente più vantag– giose per acquisto e impiego di strumenti agricoli e di• macchine, che solò un ricco agricoltore o l'associazione di molti agricoltori· può permettersi; il che si riduce, a sua' v.olta, in risparmio di fa,tica· umana, in incremento della -produzione, in minore sperpero del prodotto. La grande coltura consente l'a,cquisto all'ingrosso, e, quindi, a prezzo minore, di sementi. di concimi, di derrate; permette più lievi spese di trasporto; poichè la spedizione, in una volta: sola,_ di 1000 sacchi di frumento costa, a distanza eguale, assai meno che cento successive spedizioni di IO sacchi. Alla grande coltura il crédito riesce assai più facilé e me– no costoso che .al· piccolo coltivatore· isolato, perchè essa p_u?.offrire garanzie più solide. Ed essa, infiné, rende pos-· s1b1h tutte quelle sostanziali sistemazioni idrauliche, quel– le pr.ofonde opere di bonifica e di rifertilizzazione, che la piccola coltura non può· nè concepire, nè consentirè. Si potrebbe continuare. La piccola proprietà impedisce la pratica delle colture foraggiere e dei pr;(ti artificiali condizione neç~ssaria _del buon all~vamento .degli animali– e della buona sistemazione del terreno. La piccola proprie– tà e, quindi, la piccola coltura fanno sì. ehe da noi, sui no– stri terreni argilloso-calcarei. il sùolo sia ancora, come in tempi che potrebbèro dirsi p_reistorici, Ia:vorato peri.odica– mente a maggese, durante un anno, e per due altrr anni sia d,at<i a pascolo, ossia che della produzione di ·grano, cui esso è specialmente destinato, non ci si avvantaggi più di due annate su ·cinque. La piccola proprietà, ossia -la l)iccola coltura, riduce le superficie di terreno utilizzabili. impo– nendo intricàti sistemi di argini divisori. Or bene,· nel re– gime della grande azienda e della grande coltura tutti que– sti inconvenienti scompai.ono o si attenuano notevolmente. Il problema dei· problemi, quindi, per l'etonomia agra– ria meridionale, non è -di garantire, difendere, rafforzare, - anzi, se si volesse. usare l'espressione di uno dei nostri at– tuàli governanti, «creare» la piccola .proprietà - è di sotto– metterla al diritto e al dovere di -una buona coltivazione .o produzione, ossia di subordinarla all'interesse sociale e ai suoi propri veri interessi. Il ferreo dilemma è quesfo : o éo– stituire delle medie (o grosse) aziende fondiarie, proprietà cli un unico proprietario, o associare in gestione c,ollettiva molte pir.cole, disperse unità ,aziendali, capaci, le une e le altre, dj essere sfruttate con metodi e._sriteri progressivi. o diciamolo, senza aver ·paura delle parole, intelligentemen– te capitalistici. Fuori di questo dilemma non v'è che la de– ·cadenza e la morte. E, poichè il suo primo co.rno urta pra– ticamente in un assurdo, non resta che appigliarsi al se– condo. Noi sappiamo come, ·dinanzi ad un problema analogo, si sia comportata la nuova Russia sovietica: non, come mo'Jti credono, statizzando la terra, ma socializzando· in numerose a,:iende còllettive• (ko/chozy) quelle minuscole· proprietà in– cui la. vecchia economia agricola della Russia zarista an– dava intisichendo. _Ma non è proprio. necessario ricorrere al modello russo. Anche l'Italia ha avuto, ed ha, le .sue aziende agrarie collettive - precisamente le sue « affittan– ze collettive» -, la cui storia affonda le radici in un ter– reno abbastanza remoto, ma le cui più recenti, felici ma-• nifestazioni. furono presso di noi determinate dal movimen-·

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=