Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946

252 CRITICA SOCIALE alle ideologie contingenti d'un paese o d'un'epoca si profi– lano le realtà immanenti della st,oria, ,che ,si ,chiamano raizze, popoli, clmssi, individualità e così via, in per,petua lotta fra J.oro per il potere politico, economico, sociale all'inteirno, come per la SUipremazia sugli altri aggregati umani all'ester– no. L'imperialismo è, è ,stato e sarà semp,re uno· degli aspetti di questa loua fatale, e con ciò uno dei fattori più ·energici della sto.-ia umana: fattore che, pure coi suoi danni, può, in ultima analisi essere benefico o malefico all'umanità, a seconda della sua maggiore O· minore ,coincidenza con l'inte– resse materiale o morale del maggior numero, di individui all'interno, di popolazioni all'esterno (chi potr~ negare che. l'imperialismo romano dell'antichità, come l'anglosassone nell'ep,oca mo•derna e contemporanea, pur con le lagrime e il sangue di cui grondano, ahbia,no rappresentato un progresso nella storia umana; o che il bieco colonialismo capitalistic,o, oosì spesso fero,ce, abbia liberato le popo– lazioni di oontinenti interi da mali materiali e morali, di gran lunga maggiori, spingendole, magari brutalmente, sulle vie di una vita più umana e di un ,civiltà superiore?). Rico– ,noscere umilmente tutto ciò, ai fini stessi di una linea di condotta più conwna agli interessi che si vo•gliono o- de– vono ,servire, non è sottomj.ssione -cieca alla realtà, cioè puro quietisnio; non è nemmeno pel socialismo tradire l'ideale, ,)na condizionarne il per-seguimento (più marxisti di così 'non si potrebbe essere!) alle condizioni obiettive ,che sole possono permetterne la progressiva realizzazione. GENNARO MoNDAINJ Socialismo e dittatura • I V a.ri significati d.el, termine " dittatura ". Fino al sorgere del Socialismo marx,i,sta non si era mai dato alla parola dittatura che un solo significato, e cioè il significato tradizionale, per cui si suol definire dittatoriale un regime di governo dispotico;. esercitato da un'élite o da un partito politico e accentrato in un uomo. Fu il Socialismo che cominciò a parlare di dittatura anche i:n senso metaforico, definendo dittatura della borghesia il sistema di governo liberale ottocentesco, nel quale, pure essendo ammeS'se, almeno entro certi limiti, le fondamentalì libertà, e pure essendo ricono– sciuti e rispettati i principii democratici, il predo– minio politico ed economico era \1elle mani della cosi d'étta cla_sse borghese. · ' · Con ciò la critica socialista metteva a nudo un nuovo eleme:nto per la interpretazione storica della società, dimostrando come, indipendentemente· dalle .forme di governo assolute o democratiche, esiste di norma nello Stato una classe dominante, che •esercita effettivamente il potere; classe che, se in altri tempi ·era stata una casta chiusa, e nell'8oo éra invece un ceto aperto, non cessava con ciò di avere il monopolio dei poteri nello Stato. · Solo in senso metaforico, e cioè nel senso di predo– minio poìitico-economico, parlavano i socialisti, nel secondo '800 e all'inizio del '900, di una dittatura della borghesia. Ma in effetto .i regimi di governo, nella seconda metà del secolo e, più oltre, fino alla prima guerra niondfalie, si conservaron:o di nonna democratici, sicchè alla dittatura vera e propria, e cioè al regime che non rispetta alcuna libertà dei cittadfoi, si giunse solamente con Napoleone III e in altri rari casi: Comunque, anche quando, cigetta:ta ogni garanZ:ia democratica, si viene a stabilire in un paese una vera e propria• dittatura, come è appunto per l'Soo il caso di Napoleone III, essa non è e non può di11Sila ditta– tura di una classe, la qua.le è per definizione una massa amorfa e numer osissima , dai limiti assoluta– mente non definibili 1. e quindi inc_apa,ce di costituirsi a milizia organizzata, ma r~esce fatalmente la <il.itta– tura dì una solida· organizzazione, come può essere, _ad esempio, nei tempi moderni ù.h partito che fa cen- tro in un uomo. · Una classe per altro accetta volentieri una dittatura, quando sente di essere destinata a soccombere nel libero gioco democratico; allora essa nel suo complesso è disposta a sacrificar.e la propria libertà in favore di un uomo o di una élite, i• .quali governano, sì, au'– tocraticamente nei suoi confronti, come nel confronto BibliotecaGino Bianco dei suoi avvereari, ma dà:rino; sul piano sociale eco– nomico, la garanzia di agire nel suo iinteresse. Alla spontanea accettazione di una dittatura non poteva però pensare la borghesia nell'Soo, poichè essa era senza discussione la dasse più forte·, di fronte ad una nobiltà i)l decomposizione, ad un clero in deca– denza, a un proletariato disorganjzzato e non anc0ra 'giunto al posse,sso di una salda coscienza civica. La borghesia, con i sistemi di suffragio non uiliversale allora vigenti, fossero essi basati sul censo o sulla istruzi one, era certa cli poter tenere le redini del go– ver.no attraverso il sistema democratico, senza dover rinunc iare alla propria civile libertà. Alla società ottocentesca, dominata dalla borghesia, Marx, guardando ai tempi che stavano per sopravve– nire, contrappose l'immagine di un iluovo regime, e cioè la dittatura del proletariato, concepita come .transizione verso la società realmente e definitiva– mente democratica, nella quale finalmente ciascun uo– mo avrebbe uguali diritti e uguale possibilità di eser– citarli ,e in cui r.ertanto lo stesso termine di cla'Sse avrebbe perduto il suo significato. Concezione occidentale \e orientale della dittatura 'del proletariato. Ma che cosa intese dire di preciso Marx, quando parlò, seuza scendere a soverchie specificazioni, di dittatura del iproletariato? E' ciò che i socialisti si chiesero, soprattutto · agli inizi del nuovo secolo, quando imminente ormai sembrava il giorno in cui le classi lavoratrici avrebbero assunto il ,potere. Per Kautsky, il pontefice dell'ideologia delJ.a seconda ln– t_ernazionale, e per la grande maggioranza dei social– democratici tedeschi e, in genere, occidentali, Marx usava il termine cc dittatura » nello stesso significato, improprio nel quale si può parlare di dittatura della · borghesia. Dittatura del proletariato doveva essere un regime di governo, nel quale il predominio politiao– econoniico sarebbe stato in pqssesso del proletariato anzichè della borghesia, rimanendo però fermo il ri– spetto della democrazia, per cui veniva riconosciuto ogni e .qualsiasi diritto civico a tutti i cittadini, in– dipen<il.entemente dalle classi sociali cui appartengono. Onde, per •dirla con Kautsky, cc la dittatura del pro– letariato era per Marx una congiuntura, che .presso il ·proletariato pr~ponderante sgorga necessariamente dalla pura democrazia ". . , Dittatura poteva impropriamente definirsi questo re– gime solo in quanto il proletariato,· governando come mag-gioranza, avrebbe emanato leggi severe e infles- · sibili atte a spezzare il predominio borghese 1 e con ciò la borghesia in quanto clll,sse, preparando così quella società senza classi, nella quale non vi sarebbe più stato motivo di parlare di dittatura nel senso di predominio di una clas·se, data l'abolizione delle classi stesse. A questa int~rpretazione si contrappose· quella del socialismo che chiameremo orientale, ih particolare dél socialismo russo, in prevalenza 'nettamente -volon– taristico e rivoluzionario. La dittatura del proletariato doveva essere _per'Lenin l'abbandono provvìsorio della democrazia e il riconoscimento dei diritti civili ad· una sola cla:Sse, e predsamente al proletariato, che avrebbe pertanto esercitato una dittatura ~el senso vero e ori– ginario del termine instaurando un regime nel quale, viene tolto il diritfo di esprimersi agli oppositori del governo. Mentre eosi il socialismo occidentale, fedele a Kautskv, indirizzava la Seconda Internazionale sulle vie della democrazia, Lenin, agendo in armonia e'on i suoi principii, scatenò la rivoluzione e instaurò ve– ramehte la dittatura;: la quale naturalmente non potè più risultare, in pratica, dittatura del proletariato e cioè di una classe, ma dittatura di un partito organiz– zato attorno ad •Un capo, e precisamente del partito bolscevico, costituito da una minoranza attiva della classe proletaria. Aveva ragione Kautsky o Lenin, l'Occidente o l'O- riente? · Non si tratta l!(Ui·di esaminare i « !Sacri testi » di Marx, per decidere se l'una o l'altra interpretazione fosse la più giusta. Il socialismo hon è la scolastica marxista, ma u11 movimento p0Htic0 in perenne di– venire, e quindi le sue realiz_zazioni vanno·· giudicate in base alla situazioue storica contingente, alla ltlce

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=