Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946

234 CRITICA SOCIALE La f ormaz-ione del J\!Iinistero e le colpe dei partiti: la Democrazia Cristiana. Al delittuoso errore del decreto di amnistia è succeduto lo sconfortante spettacolo delle trattative per la tormazione del lVlinistero. Tutti i partiti H di massa >> si son dimostrati molto inferiori al còm– pito che il risultato della lotta elettorale impoileva loro; ma la colpevole maggiore è la Democra211aCri– stiana. Nessun dubbio che i risultati elettorali con– ferissero ad essa il diritto di avere una parte premi– nente nel governo, in confronto di ciascuno degli altri partiti chiamati a parteciparvi;. ma essa, che è forse 11 solo partito che sia unanime, almeno uffi– cialmente, a preìerire, fra i sistemi elettorali, la rappresentanza proporzionale, doveva rendersi con– to delle conseguenze che questo sistema inevitabil– mente apporta con sè. Dove nessun partito (come quasi sempre avviene) riesce a consegmre una mag– gioranza assoluta, è necessario che quello che ha la maggforanzà relativa sappia riconoscere le indecli– nablll esigenze degli altri partiti alla cui collabo" razione deve ricorrere per costituire un governo vi-_ tale. Invece la Democrazia Cnstiana ha voluto stra– vincere, non tanto perchè ha preteso e avuto nel governo una parte proporzionalmente superiore (sia pure in lieve misura) a quella cui i voti riportati nelle elezioni potevano darle diritto, quanto perchè ha voluto per sè certi dicasteri che meglio le per– mettano di preparare l'attuazioµ-e di un programma che ha attinenza coi suoi specifici fini politici e non costituisce un punto d'accordo dei partiti associati nel governo. Intendiamo parlare dei Ministeri degli Interni e dell'Agricoltura e, soprattutto, di queilo della Pub– blica Istruzione. La presenza i!l quest'ultimo del– l'on. Gonella, le cui intenzioni sono ricordate più oltre in un articolo di M,agister, indica sin d'ora quale minaccia incombe sulla neutralità della scuo– la, che è condizione della benefica efficacia della sua funzione r,tella vita nazionale, e quale pericolo si corra che la scuola pubblica sia sopraffatta dalla concorrenza della scuola privata: e si pensi che, per assicurare, con la larga libertà data a questa, le proprie possibilità- di dominio nel campo dell'i– struzione, la D. ç. dovrà inevitabilmente lasciare aperta la via -a•-tutti coloro per i quali l'esercizio della scuola privata è una sconcia speculazione com– merciale il cui successo è àflidato all'inganno e alla corruzio~e. La D. C. sapeva- bene che nessuno dei partiti intendeva di attentare in alcun modo-ai di– ritti della coscienza religiosa e di disconoscere i do– veri e le esigenze che allo Stato impone il fatto che la gmnde maggioranza del paese è cattolica cre– dente e professante; ma andare oltre la richiesta delle garanzie imposte <la questa situazione è stato una sopraffazione e un errore. I partiti di sinistru. Ma se la Democrazia Cristiana ha la responsabi– lità maggiore, anche i ,Partiti di sinistra hanno· la parte loro. iP.S.I. e P.C. ~on seppero fissare tempe– stivamente i punti del loro programma, nè per con– statare quelli in cui erano spontaneamente concor– di, nè per cercare una possibile intesa per quelli su cui dissentivano, anche per arginare le pretese della D.C. Nonostante lo strombazzato « patto d'u– nità d'azione ». la polemica antisocialista condotta dai comunisti, per evidenti motivi di concorrenza, nel periodo elettorale, non poteva non lasciare qual– che strascico, non ostante la giobbesca attitudine ad incassare in paziente silenzio di cui hanno dato prova alcuni membri della Direzione del Partito e l'Avanti!, i quali non si son resi conto che' una franca reazione, co11tenuta nei limiti di una cortese BibliotecaGino tsianco affermazione e difesa dei proprii principii, vale a mantener l'amicizia assai meglio che una passiva e non sempre dignitosa sopportazione. Durante le trattative per l'intesa sul programma affiorarono poi alcuni punti di dissenso, che solo una precedente non affrettata discussione avrebbe potuto appianare: principalmente quello sull'au– mento dei salari, intorno ·al quale non abbiamo se non da confermare quanto abbiamo detto nel prece– dente fascicolo. Qui aggiungiamo soltanto che, a nostro avviso, i socialisti hanno fatto male a non rimaner fermi sulle loro enunciazioni. Solo col pre– valere del loro punto di vista (nel quale era concor– de anche la D. C.) si' poteva veramente raccogliere le forze della classe operaia e degli altri ceti in te– ressa ti per ottenere una riduzione del costo della vita. Ora abbiamo una catena di scioperi e di agita– zioni, in cui hanno già cominciato a mescolarsi agenti provocatori e altri torbidi elementi e che da– ranno forza ai qualunquisti e ai fascisti vecchi e nuovi di riprendere la loro azione mafefica. E in– tanto gli industriali, per l'aumeì1to di un IO per cento sui salari, aumentano del IO e più per cento il prezzo anche <li prodotti sul cui costo l'ammontare dei salari grava appena per una quinta o per una quarta parte e anche meno : sicchè il costo del!~ vita crescerà più dei salari e le condizioni, che s1 volevano migliorare, delle classi lavoratrici subi– ranno invece un peggioramento. Non ci fermiamo poi a rilevare .il contegno tenu– to dai comunisti sul problema della scuola laica. Può anche darsi che il compagno D'Aragona non abbia scelto le parole più acconce per porre il pro– blema, ma le su.e spiegazioni successive ne fissa– vano con esattezza la portata, che non era del re– sto difficile comprendere. Il P. C. non poteva ad ogni modo non sentire che era in giuoco la_libertà spirituale, la cui difesa non si poteva- sacrificare a nessun patto. L'errore dei socialisti consistette specialmente nel– la m,ancartza di una precisa direzione, causata so– prattutto dal fatto che .le trattative si svolsero con una duplice iniziativ~ e in modo npn concorde. Il gruppo dei socialisti eletti alla Costituente aveva affidato ad una commissione l'incarico di condurre le trattative per l,a formulazione del programma e la distribuzione dei portafogli. -Questa Commissione riteneva opportuno, per evidenti ragioni, di conser– vare un socialista al Ministero degli Interni, tanto più dopo l'ottima prova data dal compagno Romita, che perciò non sarebbe stato diflìc;ile ·ottenere che rimanesse a quel posto; e giudicava invece poco op– portuno che il P. S. si addossasse la responsabilità di una pàce disastrosa -e delle conseguenze che ne - deriveran_no, · 1a cui colpa sarà fatta risalire a chi terrà ,allora la gestione degli affari esteri. Il com"'– pagno Nenni fu invece di diverso parere, forse ri– tenendo, come Crispi, che nella trattazione dei pro– blemi internazionali si riveli fotta la possibilità d'a– zione .degli uomini politici; e forse pensò (noi te– miamo che sia però un'illusione) che il IP. S. potesse, nella persona .di lui, farsi ascoltare a Londra e a Mosca, ottenere-meno inique condizioni di pace, te– ner l'Italia fuori dei due opposti blocchi che vanno m·inacciosamente costituendosi. E' logico pensare che la sua personale iniziativa sia prevalsa sull'a– zione dei rappresentanti socialisti ufficialmente de– legati: la D. C. ebbe infatti il Ministero degli In– terni e De Gasperi manifestò la sua gratitudine per questa rinuncia socialista, consentendo a rimanere al suo posto di Ministro degli Esteri finchè la pace sia stipulata, ma designando fin d'ora· ,a suo succes– sore Pietro· Nenni, ca:i_e, come gli eredi adottivi de– gli imperatori romani, è stato chiamato sin d'ora a collaborare col Ministro in carica.

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