Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

214 CRITICA SOCIALE prio appoggio di opere e di danaro, se vuol evitare nuove agitazioni salariali : si chieda la costituzioi1e di spacci aziendaJi e interaziendali iu cui le merci (ali– m.;nti, stoffe, biancheria, scarpe) siano vendute al prez– zo di costo, aggravato soltanto, tutt'al più, delle ettetti– ve spese di ges_tione; si allarghi l'azione delle coopera– ti ve di consumo, anche, dove si può, con intervent•J del ,Comune o dell'E.C.A. o di altri enti pubblici. Si studino inoltre tutti gli altri mezzi con cui si possa restringere la pluralità dei trapassi dal produttore al consumatore; si colpisca razionalmente (senza aggressi– vità coiltroproducenti, come oggi si djce, ma con pacata fermezza) la borsanera, rendendo cosi possibile l 'au– mento del razionamento; si studi a11che, a tal uopo, il ritorno, almeno per certi generi, alla libertà dei mer– cati; solo per circostanze eccezionali, e nel minor nu– mero di casi possibili, si ricorra anche al calmiere; s, cerchi come si possano frenare molti sperperi, e così via. Certo, tutto questo richiede un'azione che esige capacità di la'l'Oro costruttivo ipaggiore che ilon orga– nizzare o dirigere un'agitazione salar~ale, -rna dà frutti più -sos;tanziosi e durevoli e dà il co_nforto che per essa veramen.t'e il proletariato, nell'atto in cui provvede al proprio" bene, si fa assertore e tutore degli interessi di tutta la isocietà: inizia su questo modesto terreno l'o– pera di liberazione sociale che iJ • Manifesto dei Comu– uisti » gli assegua come glorioso destino. Che cosa si i: fatto in questo cam po d alla C.G.d.L. e dai partiti prq_ letari in confroilto i: 1.el m ol~o che è possibile fare? Naturalmente questo nostro ragionameuto non esclu– de che si ·possa e si debba ri vedere la .tariffa dei o;alari di alcune categorie peggio tratta.te. Questo era certo provvedimento pjù ragionevole e utile che non l'indi– scriminata e irrazionale concessione del premio della repubblica che, come il premio di liberazione e le gra– tifiche natalizie e pasquali, fa eiltrare nelle consuetutlini o nelle aspirazioni dei partiti <l'avauguardia quei sìstemi con cui certe fa111iglie <li esosi proprietari si facevano un tempo perdonare l'avarizia co11cui tratta– vano i loro contadini od operai, elargendo qualche lib– bra <li carne o fiasco di vino in occasione di qualche onomastico o matrimonio o nomiil\l, a cavaliere. Un altro -punto di programma su cui uon ci sentiamo tranquilli · è quello relativo alla rifor111a agraria. Su tiuesto problema abbiamo espresso con la penna di più collaboratori il pensiero socialista. Non riteuiamo pos– sibile, e riterremmo anzi rovinosa, una troppo ampia socializzazione; riteniamo utile iu certi casi mantenere la piccola proprietà e, magari, in qualche raro· caso, promuoverla, coordinandoue però la gestione tecnica ed economica in \svariate forme di cooperazione. Ma, certo, nou ci sentiamo di associarci alla concezione demo-cri– stiana, la quale IS'illude che la diffusione della piccola proprietà sia economicamente il mezzo di riso! vere iu modo stabile il problema sociale, moralmente il mezz9 di integrare e rendere auto.noma la personalità umaua; e non ci sentiamo neppure di considerare come impe– gno nostro quello che possono avere contratto i comu– nisti in quelle regioni ju cui sottrassero alla lista de– mocristiana· e attrassero alla propria tanti voti di con tadini, di mezzadri in iispecie, -alle 1::ui orecchie la for– mula « la terra a chi la lavora» suonò, non irragione– volmente, promessa di privata proprietà del fondo col– tivato. - * * * Su altri punti del programma torneremo altra volta. Qui vogliamo dire il nostro rammarico e la nostra pre- -occupazione che le difficoltà gravi della situazione del· nostro Paese sia ulteriormente aggravata dalle delibe– razioni prese a nostro riguardo dalla Conferenza di Pa– rigi. Non ci facciamo illusioni che le voci di disap– provazione e di protesta levatesi da pochi spiriti liberi nelle stesse nazioni vincitrici, i cui Ministri ci hanno cdsì iniquamente colpiti, facciano sostanzialmente uiu- 8 i bI iOteCaGino Bianco tare Je decisio1ti : siamo or111ai abituati a ricevere pa– role dolci e boccom amari. t.l:'iùancora che a frotestare ·per l 'ingi ust1zia commessa a nostro tlanno cl sentiamo sp111ti a nflèttere con amarezza alla crinunosa indifle-· reuza cou cm, all'inùomani di una guerra ùi ùevasta– z10ne, non si ha i..lessuno scrupolo d1 diffondere germi nuovi ti1 malcontenfo, di oe110,di conihtto. E' la Fraµ– cia, dagli 1mmort.ali pn11c1p11quella che giuoca l'ami– cizia dell'Italia per ia prospettiva di pochi chilometri lluadrati di territori.o e che cous1dera d1 garautir meglio la propria sicurezza con una maggior facilità di discesa nella vallt tlel l'o che 11011mediante una isolidarietà di interessi fondata sul rispetto della giustizia ? E in no– me di quale solidarietà mternaz10uale parlauo il labu– nsmo inglese e il comunismo russo, e iu che cosa si illudouo di _ditferire dalla tra<l1ziuuale politica estera ctel periodo vittoriano e del regime degh ·Czar? Verso quale baratro ci conducouo i Joro contras~anti impe– nalismi? unico couforto e uuica speranza è la voce di Léon , Blum, la più nobìle tigura, oggi, tlel socialismo iu tutto il moutlo, che, col couseuso cli _tutti compagni 1ran– cesi, eleva.. la sua parola di accurata. r.ampogna, sfida coraggiosameute le ire sciovm1st1che dei d-iscepoli di lvi;aurras, sterza l'ipocrisia o la viltà, o la cecità dei .H1t1ault, s1 leva contro i Thorez e i suoi degni coU1pa– gu1 che, per servilità verso Stalin e 11-iolototI,calpestauo 1 loro llleali di giustizia e accrescouo co.11 p_arolc d1 ver- ' gugnoso livore la culpa di di_leuderc uua rnit1ua supral– iaz10ne. ::iulo il soc1alisU10, lo schietto socialismo, è: capace di seutire e rnterpretarc il dovere di solidanetà umana, <li assicurare la pace, di preparare l'avvemrc. Con,ortiamoci in questa sicurezza e per quusta fede lot– tiamo cou ogm !orza. U. G . .M. I confini orientali .tl ulure di qiiestu scr-illu è U coinpa.gnu .é.iiuardu JJudo c/ie, ws1eme cun suu Jratello &forgio (Segrelarto della. 1• cderaz1u1ie ~odaUsta tnest-tiw, alt·ualmente a Parigi per cerc<1rdi Jar gitrnge-re, al sinedrio de-i Miliistri de– gli .Esteri, la -voc e dolo rante della popolazione italiana ,u 1 rieste), è uno d.ei in-iliti p-iù att-i'vi del 1no-vùnenlu socialista -triestino. Nel suo scritto è -il grido del cuore, ma è anche la voce del diritto e della ragione. Egli -vede grnstainente che -il problema che la conjeren;;a di Parigi "a risolto cun tanto disprezzo del nostro diritto e della nostra dig-n-ità, con d-isp·1:ezzo soprattittto d-i ogni legge di giustizia., è non soltanto u.-nproblem,a politico, ma anche un p·roble1ha d-i umanità. &li .Jlalian-i consegnat-i a.l dominio jugoslavo non perdono solta·,.to :a nazfona– ltlà, ma perdono la loro libertà e corrono tutti il rischio d·i perdere la -vita, se questa libertà tenteranno di difendere. Ma -i Grandi di q·ueste cose piccvle non si cu·,1~muo-vono. Coi nostri compagni di Trieste e con tutti gli Italiani che hanno lottato e lottano per allontanare da sè la minacciata sciagura noi siamo pertanto pienamente so– lidali, e pronti ad a iutare -in tutte le forme possibili la lotta sacrosam.ta che essi conducono. E in questo nw11i,entopiù che m,a·isentimno la nostra esecrazione per il ja:scism,o e per /.a1 monarchia che ha creato ta:nti dolori alla nostra gente. La c. s. Due pesi e du.e misure : Francia, ]ugosla-via ... Dunque Trie§,te, con una ristretta fascia costiera ·da Duino à Cittauova, dovrebbe essere internaziJnalizzata. Dunque .Parenzo, Rovigno, ~guano, Pola, Buie, Pisi– no, l'Istria nostra insomma a.ndrebhe alla Jugoslavia. Dunque, ancora, il metro politico e, per gli illusi, iJ criterio di giustizia dei Quattro grandi non collimano più col metro politico e col criterio di giustizia con i qnali prima e, soprattutto, durante qnesta · ~uerra era stato _il_lusotutto ui1 popolo, e che souo le uniche cose di cui oggi, malauguratamente, nou si può privare que– sto popolo,

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