Critica Sociale - XXXVI - n.14-15 - 16 lug-15 ago 1926

.., 206, CRITICA SOCIALE Stato:.. pa:rtito ogni dirilto sui singoli, sui gruppi, .sugli enti locali; og1~i tendei~za .a far,e del suddetto «Stato» 11 deposrtan,o esclusiv,o della verità, della saviezza, della giustizia, il produttore ,csclusiv9, mo1J.opo– lista del pensiero, della critica, della scienza o della filosofia. In ooncre·to, •a qua:lm1que Stato socialista dell'avvenire noi chiederemo libero esam.~, libera slampa, libera· associa– zione e libera riunion<': con queUe scmpff· ci restrizi•oni di polizia per cui ciascuna li– bertà si eserciti senza off enclere l'altra, la ·· «·piazza» ,essendo - per citare l'e~•empiò_·più c'èmune - .ad un tempo per la circolaz10ne dei passanti e per la riunione dei cittadini o ·compagni che dfr si voglia. · . N,oi non abbiamo v,ergogna di soggiun– gere, passatisticàmente, che conoepiamo il socialismo come un me·zzo al fine di quella libertà, ln contrapposto al capilalismo, il quale, ponendo il fine libertà,· lo annulla col mezzo dello Sta-to coercitivo cli classe con cui la borghesia:· storicamente si espri– me. Il fine dello Stato non è lo Stato, ma l'uomo, che lo Stato giusto e buono del socialismo avvia vig,or,osamente al suo de– stino .di emancipazi,one e di ascensione, come, inversamente, lo Stato ingiusto e cru– dele del capitalismo, umilia, avvilisce, pro– stituisce colla schiavitù, ·o scapestra con la tirannide. Il riv,oluzi-onarismo massimalista dev·e es– sere incalzato a dare convincente ragione della sua posfaione antagonista attuale alle autonomi,e democratiche e parlamentari, mentre sono insidiat~ ,e. perseguitate dalle avverse forze oligarchiche e dittatoriali. P.er – chè ·non sono piene, perchè ·s,ono persegui– tate, le dispregia? ,Questa non è una ragione, o è una ragione contr'aria all'assunto. Se·· non sono piene, bisogna allargarle; se sono pericolanti, bisogna dif:ender1e. Così' come sono, fung,ono da organi di selezione; fuori dei quali ,organi non c'è che da rim•ettersi al « tiranno illuminato». Di_etro questa spe– ranza s•ono corsi gli uomini per secoli e se– coli, finchè se ne stancar,ono delusi .e di– sgustati. « C'è un signore che ha più spirito del signor ·di Voltaire; 'è il signor Tutto :il mondo». Ecco il trapasso dall'aristocrazia alla d•emocrazia. Le migliori aristocrazie si fossilizzano e diventano peggi,ori - come insegna Machiavelli - delle pegg1ori demo– crazie. Perchè? Perchè l'aristocrazia e il cesarismo sono la negazione del .concorso, della selezione, del rinnovamento. I due .metodi stanno in azione davanti a noi, applicati· ai più tr,en1endi problemi che la guerra internazi,onal1e ci ha lasciato in · eredità. Ammesso che' la sostanza del conflitto . si . riduca a stahilir,e su quali forze deve cascar.e l'ineluttabile sacrifizio della rico– struzione, la funzione parlamentare è 1~ sola che lapcia spe!ranza di alcuna difesa . per. i ceti più minacciati. In ciò appunto si radicl! certo furore antiparlainentaristico cl:ie _sa trascinare come suo p-rigioniero il più mgenuo e superficial,e rivohizionarism,o BibliotétatGt~ :Qlicar-iooribe contro le lungaggini { ',t, ,, ·; parl ament~ri, la l'req u~nza delle crisi diga– b inetlo, l':impùtcnza de1le isfituzioni demo– cratiche. Con siffatte critiche, si misconosce l'•cssenza di uha l'unzi,one e i suoi benefic1 Ci sono lentezze provvidenziali, e sono quel– le. che escludono l'impr6vvisazi·one, l'arbi– trio, il giacobinismo; s,b'n<l> quelle che per– ,.rneltono a lultc le idee di farsi valere e, che è più, alla nalura delle cose di svilup– parsi senza cocrdzio'ni violèilte. Fèstina lente. C'è una freque~1Za, di crisi di gabi– netlo che non significa allro che un equi– librio spontaneo di partiti, c'ustode, nella sua impotenza, delle auto1ì'omie in mutuo rispetto. Il dopo guerra essendo -un h11mane lavoro di riparazione e di costruz_ione, chie– de lavoro più che politica, produzione di cose più che di· leggi. Soltanto coloro che pensino di colmare i vuoti e riparare i danni col gesto pronto di p.orlar via al vicin.o, poss·on,o tenere altro pensiero e va– gheggiare diltature per· il ·m~ra-colo. Se. poi Le dillalur,:; con l'ebbrezza aWv11. del Joro movim,ento moltiplicano i provvedinrenti, il miracolo s.~mbra compiu~o. Ma a. pjù matu– rata esperienza, la ·soddisfazione si chia– r.isoe non sussistere che per pochi; · il· lien– zuolo viol,entemente stir.acchiato porta i· se– gni delle laoerazioni, ,ossia 110'.I) sol o ·non si è allungato, ma si è. in falto raccorciàto. Il ferreo pugno fiscale avrà· in1posto il suo peso,, secondo i criteri preoostituiti; Uh bi– lancio sarà florido; ma un: ·paese ·sa:rà im-. poverito; ma la vita vi ~arà più -cara che in altri di apparente disordine, e più di uno sarà ad accorgersi eh,:; a corre:re •dietro alle oose apparenti o appariscenti' sii è 'perduto di vista l'essenziale e il fondamen,tale. La ricchezza prècipitosainente dff erta allo Stato può essere stata sottratta alla N aziol'l!e; il capitale allora si dirada nella èiréolazione, non alin1enta più unà calma progressiva produzione; 'il e-on.sumo si cori.trae; i grandi impianti non sono utilizzati più, gH operai vedono balenar.e lo ·spettro della disoccu– pazione; la crisi fugata con gesti di impe– ro puè> ritornar,e al galoppo, come una febbre cm.11battuta più nei sintomi che nelle cause. ln fatti si osserva m()lte voltè che eliminati l'un dietro 'l'altro i supposti de– te1·mi11anti di un fenomeno particolarmente incresci,oso (es.: la ràpida svalutazione delle monetè), il fenom,eno pe:nnane · im1nulato, ridendo degli· sforzi contrari, in cui si but– tarono via Fiserve che sar,ebbero state pre- ziose ·se altrimenti adop:erate. . · Allora si affaccia 1:iclea che la causa pri– ma, la causa vera possa non ·ess,erè stata so~:presa; e tal causa, giunta ad essere so– spettata attraverso il processo di elimina– zionie del1e -esperi,enze fatte, si dà a vedere corn,e assoluta'J.11ente i.insensibile ai• lienti colpi della politica di Gatiinetto come a quelli ve- , locisshni della politica personal•e. Per ad– . ~lurre un es.empio togUendold; al travaglioso incubo del volalilizzarsi ·delle monete la– tine - se si potessè provare con fatti e con <f.ocun1enti che c'è una congim·a delle monete imperiali anglosassoni per ridurre le consorelle povere al comun denominatore-

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