Critica Sociale - XXXVI - n.14-15 - 16 lug-15 ago 1926

I• CRITICA SOCIALE 219 della massa da · parte di pochi usurpatori. Noi corif.essiamo che non siamo di questo parere, e che questa maggiore facilità è soltanto formale. ed ap– parente» (24). In sostanza Lange non sarebbe stato aLieno dal ritenere clile questa pretesa « scoperta an– lropo]pgica » della evoluzione per antitesi, che si risolvono per produrre nuove antitesi (dialettica), crei non poche diffiooltà .di applicazione. Più tardi il Sorel diceva t,o stesso quando notava che « la dialettica presen la un vizio fondamentale: introduce nella storia una paradossale disoontinui.tà, che ci im– pedisce di riconoscere il meccanismo evolutivo» (25). Si dovrebbe a questa circostanza il lato erroneo delle dottrine catastrofiche del marxismo? Avrebbe dunque ragfone Bernste\n quando sc1;ivè: « Essa (la dialettica) è ciò che tradisce, nella dot– trina marxista, la trappola aperta. ad ogni ragionevole consideraz:one de1le oose »? (26). Ma ciò equivar-, rebbe a dire che j «metodi » sono buoni per sè, che sono essi che ci fanno éoncludere bene o male, e che il pos1,esso cli un buono (o cattivo) metodo può darci pili di quello che ci può dare un buono (o caWvo) autore; come se poi il « buon » pens~tore, non ci rivelasse la man.) sicura nella scGlta d1 Hlil buon metodo, ed il cattivo pensatore fosse atto !l , procurarsi un «buon» metodo! Uno tlei ·capitoli più oz:osi che ornavano la vecchia economia delle scuole era quello del metodo. Si disputava a lungo per sapere se alla scienza economica convenisse il ' metodo induttivo oppure il. metodo detuttivo, e pa– reva quasi che, se certi autori erano rit:1sciti ~d ~~sodare certe verità e certi altri non c'erano rmsc1t1, ciò si doveva a quel benedetto metodo di cui si erano serviti. Ora per fortt:1na queste dispute s0- no finite. Ognuno si è accorto che l'autore deve dimostrare i suoi assunti non già applicare deter– minali metodi e che qua~do i suoi assunti sono di– mostrali, ded~z:one od induzione, matematica o sto– ria, d:aletlica, astrazione o speculazione (secondo la tripartizione hegeliana de1la Logica), la eosa ,non ha la più lontana importanza. Il Pareto· ~as~o la spugna su queste dispute osservando: « Le discus– sioni sul metodo dell'economia politica riescono ad un mero perditempo. Sc-opo. delle sc'.en~e ~ ~i cono– scere le uniformità dei fenomeni, e qumdi giova se– guire ogni e qualsiasi via, ogni e quals~asi metodo che conduca allo scopo. Alla prova solo SI conoscono i metodi buoni ed i cattivi» (27). Non facciamo la dfalettica nè più vera, n~ più gloriosa di queU::1, che veramente sia (28). E che Marx non si facesse ingannare dalla « for– ma » della dialettica (la concezione dello sviluppo dei fenomeni sotto la specie del contrasto simme– trico che tende ad una oonc:Iiazione) lo riconosce lo stesso Lànge, quando ammette che, rispetto al passato, Marx non si inga;11n~, non formula co~– trasti netti non cerca soluz10m compatte; ma tro, a la molteplicità e l'intreccio pèi risultati dell'~v?lu-' z,ione. Come accade dunque che, nella prev1s1one dei risultali delle tendenze oggettivamente osservale, caschi in un suggerimento dedott<;>, dalla f~i-mula della negazione della negazione? C1oe che, rispetto (24) F. A. Lange: Die A rbei-terfrage, 5 ediz., 1894 pag. 283 • 289. (25) Saggi di critica del Marxismo, 1903 p. 292. (26) Ed. Bernsteln, Die Voraussetz1mgen des Sozialismus, 1899 p. • 26 - 906 24 (27) v. Pareto: Manuale di Economia politica, Milano, l P• . • (28) Solo I Russi fanno di questa benedetta "dialettica., una ~P~~ie d.l formula cabalistica, colln quale si possa a piacere evocare lo spinto della Verltl>.ed ottenere i più mirabili responsi. Un frammentino di Lenin sulla Dialettica, In cui si rifriggono ed esagerano le abus:1te _sentenze di Engels sulla negazione della negazione, basta ad u~o sènttore russo per sentenziare che, "Lenin fu uno dei più grandi pensaton del_pr~letnrlato,,. ( Deborin • Lenin u,eber Diulektik, nella Rh•ista russa d1 l~ngua tede• ■ca "Unter dem Banner des MaraJisnius,,, V. 2, p. 403. Evidentemente gli altri non dovevano essere dei giganti, se basta cosi poco a diventare Bib4;e~tl@tno Bianeo al futuro, gli pare che gli avvenimenti debbano svolgersi col criterio che il successivo sia il con– trapposto netto del precedente? La risposta non è difficile. Ritorniamo a quella densa e significativa prefazione alla seconda edi– zione tedesca del Capitale, di cui ci siamo già oc– cupati Marx osserva che il metodo di· esposizione deve formalmente essere diverso dal m0do di ri– cerca. « La ricerca deve far sua la materia in det– taglio, analizzare le diverse forme· di sviluppo e r+intracciare il loro intimo legame. Solo quando que– sto lavoro è stato compiuto, si può passare nll'e-· sposizione del movimento reale che vi corrisponde. Se ci si riesce di modo che la vita della materia si , ' rif1e.tta nella sua ripro-duzi0ne ideale, può sem– brare che si abb:a da fare con una costruzione a prior: ». Insomma Marx.· 'distingue il metodo della·. ricerca dal metodo dell'esposizione. Il metodo della rJcerca è cauto, m;nuto, diligente e paziente nell<t raccolta dei fatti, ma quando i fatti si sono rac– colti, la esposizione non li enumera o analizza più. Li incorpora in un organismo ideale che· tratta co– me un corpo compatto. È questo organismo che cons-idera, e non più i singoli elementi che lo com– pongono. Quindi si ha innanzi un corpo omogeneo, unito, eguale, senza striattire, senza residui, tutto nuovo e luccicante. Scoperti gli elementi che rive– lano la consistenza di una nuova forml;lzione sto– rica in seno alla vecchia, si tratta di svolgerli e completarli (idealmente), come se essi soli doves-. sero aovernare ,nel futuro; ma Jn quanto il loro b ' •' . pi,eno sv lnppo suppone la morte dell orgamsmo m seno al quale si sono sviluppati, ne· sono . anch_e il superamento, la negazione, come l'organismo in se– rio al cruaJ.e sono nati è stato esso stesso il supe– ramento, la negazione cli un organis010 precedente: negazioni" cl< l!a nPgazione. Marx non ignora questa · famosa verità, che non ci sono costituzioni sociali cornpattje, che ogni evoluzione conserva qualche cosa - molte cose! - del vecchio. Ma questQ è talmente ovvio . è stato talmente da lui praticato ri- ., . ,. spetto al passato, che non ha nemmeno bisogo~ di essere notato. Ciò che per lui ipteressa sono l tratti; il lip-o,, i mcdi dd nuovo; e consider~ soltanto' il nuovo. Ora (per ritornare al solito paragraf,o 7 ciel XXIV Cap. del Capilq.le) qual'è il fatto nuovo rispetto alla oostituzione capitalistica. della econo~ . nomia che Lo sviluppo del capitalismo rivela? « L'ap– plicazione della scienza ai mezzi tecnici, la metodica ,e colLeH,iva coltivazione della terra,. la trasforma-'. zi'one dell'utensile in mezzi tecnici adatti solo al lavoro oollettivo, il risparmio mondiale, . donde ~l caraUere internazionale impresso. al,. regune, capi- . taListico »; e queste cose sono già potenzialmente il socialismo I Che cosa adesso si tratta di fare? Tra– sformare til fatto potenziale in fallo reale. E oome si trasformi Marx indica secondo le circos-tanze che oli son note'· ma crueste nossono anche cambiare sen- "' ., t' I za che il fatto potenziale muti o cambi natura. Ja · negazione del capitalismo non è l'ac~entran_iento clPi · capitali o l'immiseFÌ!11enlo progressivo dei lavora– tori, che, se mai, sono la rivelazione della sua es– senza; ma. piuttosto la trasformaz:one del sistema · di produzione del capitalismo in un fatto sociale. Concentramento dei capitali, immiserimento dei· la- • voratori sono incentivi, stimoli, giustificazioni ~ mo– tivi per completare giuridicamente oon una rivolu– zione soc:ale il fatto tecnicamente già dimostratosi. Essi posson cessare o essere sostituiti con fatti . eq1:i-. valenti ma la leo·ae generale non· muta punto. · L rn- , Ob . novazione di Marx. rispetto ai suoi predecesson, o 'socialisti od economisti. è che, /inchè duri il co-n-·· t.aslo fra . modo di appropriazione (pri~to) d~l ... , prodotto e forma (sociale) della produpone, ,a società è legata a processi che la spingono verso la .. <-. rivoluzione sociale del comunismo. •

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