Critica Sociale - XXXVI - n. 12 - 16-30 giugno 1926

èiltTÌCA. SÒCÌALE _1_7_8 _ ________________________________ ;;.....;.e__..•-·---·------------ Javorat_ori iLaliani la loro « giornata storica». E oome blanquista ' era logioo, e anche come spiritualista, poichè da-lla constatazione di una realtà dolorosa– mente piena di debolezze e di deficienze, voleva cavare, con uno sforzo di volontà, un ·effetto magi– Cl:lmente fecondo. E, polemizzando col sottoscritto - che gli faceva notare l'inaspettato giro e lo strano ap– prodo della sua campagna contro gli eccidi - asse– riva che era tempo di finirla con le rosee pantofole– sche jllusioni riformiste, che il Socialismo potesse ve– nire senza stragi; e che le plebi italiane dovevan patire, soffrire, sfidar perigli e sacrifici supremi, per rendersi degne della meta radi?sa! Vede Promete-o che la tesi non è nuova, e che egli è in buona oompagnia. Ma se la battaglia campale mancò, non è vero affatto che la borghesia _(o il J'eud-alismo, per e.sser più esatti) di molte parti d'I– talia cedesse senza resistenze, patteggiasse remissi– vamente, accogliesse con benigno so1•riso il Socia- ,'lisl'no affrancato col bollo e col timbro ministeriale, · secondo vuole una trista fiaba diffusa ·dagli interes– sati e c;lai demagoghi 1 di prima e di .dopo. Le resi-_ stenze vi furono, sebbene non sempre visibili alla ribalta del Parlamento, e svolgentisi n'ella 'l~epmnbra ·ct'3lla provincia. Vi furono i morti .alla -spicciolata, nei' conflitti, e i perseguitati e i sofferenti e i ca– duti nelle asprezze di una lotta di classe .,spaventosa– mente primitiva e ferina. Non haùino, i nostri gio– vaHi, solo al frontispizio. Cerchino nelle pagine del libro e troveranno. Troveranno uomini di_ fede, e foll'e pervase di spirito di sacrificio è « militi ignoti », e martiri nobilissimi che pochi conoscono ma che noi ricordi-amo. O quei prodi, di S.icilia, organiz– zatori di contadini, pmmotori e capi di Cooperative agricole, falli uccidere regolarmente, un dopo l'altro, dai feudatari o dai gabelloti, con una schioppettata nella schiena, e che continuarono a ,succedersi, il vivo prendendo il posto del morto, pieaamente con– sapevoli del proprio destino, sl che si considera– vano e si denomina,;ano da sè « mo1-ti in permesso » I · Via, non ci den:griamo al di là· del necessario· e ctel vero. Si è patito anche da noi, pur in forme .pai:ticolari a'J · nostro Paese, c in mani~re men cla– n-iorose e vistose che altrove. E, se non appar molto, t! anche perchè non c'era l'uso al1ora di andar g1·idando: lo patisco! Guardatemi comP soffro! Si soffriva in silenzio, o non pareva neppur di soffrire Perchè anche la valutazione del dovere è un fatto so·ggettivo. Vi furono· le resistenze dnre e talvolta selvagge, e le fermezze tetragone anche se tacite. E si affron– larono le « àntitesi », dove c'erano, anche se si ac– cettava la via meno aspra, quando essa onestamente si offriva. Perchè la intransigenza non è nella strada che si percorre, ma nell'animo coi:i cui si cammina. t nella meta a cui· si aspira e si . muove: non nell.'andar a cercar le antitesi dove non ci sono, e nel voler crearle per forza, con « l'atto puro »! Antitesi, e conciliazioni; contrasti, e coincidenze; urli ed accordi; antitesi sempre piì1 acute - in al– cuni campi, in alcuni strati, in alcuni gruppi del• fronte - ma sintesi (nel tempo stesso) sempre più vaste, dall'altra parte. Contraddizioni reali, e 'l:X)ntrad– ·<llizioni apparenti, che si risolvono, si intrecciano, si spostano; elementi e forze che si dissolvono e si formano e si tTasformano. Questa è la vita. Qù.èHo che fu detto il « riform:smo », e che i ba– lol'di o i fànat:ci credono· che sia consistito nel ba– rattare delle riformette... con Giolitti, o ·nel fare., BibliotecaGino Bianco dell"e volgàri Cooperativei fu o volle essere soprat– tutto un metodo di interpretazione di questa imbro– gliatissima matassa che è là vita sociale, e che · i neo-spiritualisti dipanano con tanto invidiabile faci– lità, sull'arcolaio della loro filosofia, da somigliare mirabilmente a quella degeneraz:one di positivismo che, col passe-par/out di poche formule, apriva tutte . le casseforti della realtà, e che si diceva anch'esso, a buon conto, intransigente e rivoluzionario. Il «riformismo»,. contro l'infantilità semplicistu e pigra dei credenti nelle antitesi assolute, voleva condurre la gente a vedere i fenomeni e le forze e gli elementi nella loro complessità, nei loro rap– porti, nella loro dinamica, nel loro divenire. Addi– tava le grandi linee ,e le grandi leggi della storia/ e, accanto ad esse, le linee minori che le intersecano; la sostanza, e gli accidenti che la condizionano e che la modificano; le strade maestre, ed i· viottoli, il vasto fiume e i confluenti; l'universale e il- contingente, il temporale e l'et,erno; mla ·n coQtingente e il temporale cli oggi, che può farsi· l'eterno e l'universale, per, l'en– trar nella storia di forze nuove, consapevoli, v,o– lonter-ose; e l'eterno, l'immutabile di ieri, che può disgregarsi e crollare per la penetrazione e la ero– sione compiuta da nuove correnti! Formar queste forze, unire e convogliare queslè corr-enti, insegnar la battaglia d'ogni giorno e l'ascesa attraverso le ·accidentalità del terreno e glì anfratti <lella montagna; distoglier le masse dalla fede nel miracolo e educarle a1la fiducia in se stesse; addi– tare la méta, ch'è in , alto - e grande, luminosa d'i– deale, lo creda Prometeo, come nessuno spiritualista può sognarla! - e si conquista ùn poco ad ogni passo: questo fu il nostro pensiero, questa (oh, certo non senza errori!) la nostra opera. · E vi era ael travaglio, e ci fu del patimento, an-che in essa. G. ZIBORDI. Il · partito repubbJièanò L'autore cli questo articolo non si nasconde le clifticoltcì. che si oppongono alla ·sua tesi. La prima è che gli italiani vogliono i partiti, e non sono come g~i anglosassoni che preteriscono le vaste associazioni a· scopo più. determinato. La seconda è che dire repubblica è dire nulla se non si di~e quale repubblica si voglia. La terza... ma· 'per un cappello le due addotte ci pciiono sufficienti. Tuttavia l'articolo cerca di a// ronfare e di risolvere un problema caratte– ristico della nostra realtà. politica: che forma di vita riserva l'avvenire al partito repubblicano, dopo le erosioni che 'l'articolista avverte essere avvenute nel programma del partito ste-sso, e dopo le ripercussioni - aggiungiamo - che su di esso esercitò, nel corso di ques,ti labo– riosi decenni, la dinamica delle trasformazioni economiche e delle· lotte di classe, ponendo le idealità al duro cimento degli interessi, (La C. S:)·. , Il partito repubblicano è un partito? La do-: manda può sembrare paractossal,e, ma la que– stione rton è n.è oziosa nè oltraggiosa. Un~ ,~olta il partito repubbilicano fu certamente un partito. Che è un partito? Una concezione ge– oorale cli ·vi-la politica; un· sistema che nel.le sue diY<."rseparti risponde a tutti ,i bisogni della convi\'enza- politica. Ora il partiit.o repubblicano

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