Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926

80 CHITICA SOCIALE l'operare) sta dietro la Societù delle Nazioni, il « Protocollo» e le diverse «Locarno,,, con– vinto che tulte queste forme di vita, ai fimi del prolclariato, varranno esattamente per quello che il proletariato saprà farsi valere e farle valere: ma che buttarle via tutte in fa– scio sarebbe la più insigne stupidità; sarebbe la più suicida delle collaborazioni preslnla al nazionalismo, eversore di pace e di civiltà. Spoltrirsi: ecco un dovere socialista. La «concorrenza,, ed il «monopolio» sono en– trambi fatti capilalistici - ma uno è per, l'al– tro è contro la balcanizzazione di Europa, de– cretata a Versailles, con il suo seguito di ir– redentismi-nazionalismi e. coi suoi mercati larghi guanto un fazzoletto da naso ... Da ogni parte 1 lrusts domanda:µo Unioni doganali pronube di Unioni· politiche. Tramutare la critica «intransi.gente ,, socialista in una con– tinua giustificazione della realtà ... più arcaica e barbara del caµitali~mo contro la realtà nuova e progressiva,· è co111battere la lotta di classe dall'altra parte della barricata prole– taria. La Società delle Nazioni è cerfo com– ba_tt_utad_a tut_ti i nazionalismi,. ed ogni sua cr~si, anzi og111s~a difficoltà, è d~ quelli au– spicata come fallimento e rovina ... Ma essa ha pure formidabHi ragioni di essere ... La «tra– gedia,, di Ginevra riflette questo contrasto. nell'ora sovra ogni altra delicata che le astrat– te ragioni di essere si argomentano e si sfor– zano di diventare gli organi più efficienti ed agguerriti della vita. Non neghiamo che l'Ente possa cadere che po~sa m.o:ire di_morte violenta' sotto i ~olpi dei nenuc1 f eroc1. Neghiamo che l'indifferen– za. ~roletar_ia deb~a fiancheggiare cotesti ne– m1c1; neghiai:no d1 essere gli adulatori di co– loro che m~d_1tano tale attentato, i complici di tale assa~?1D:10:Ecc_o la l_uce sotto la quale ci appa~e 1 1st1tuto g1nevrmo dopo gli ultimi eventi. Un seme che butta fuori i germ,ooli · un or&anismo di parata che vuol diventare 0 ur{ orga111smo di diritto e di forza tra l'incom– pr_e1:3-sione degli Jndiff erenti e r ~stilità dei ne, mic1;_ma_ che; riscaldato dalla volontà prole– letana, s1 salverà e vincerà. ça ira! RA BANO MA URO. Una nuova opera di Arturo Labriola È 'Uscito il . Voltaire e lafilosofia della liberazione di ARTURO LAB.RIOLA, edito da Alberto Morano in Napoli (L. 19). ' Ne drnmo il sommario: . Intro~uzione; I. L'uomo Voltaire; II. L'espe– rienza mglese di Voltaire..; III. Il superamento della ~e~a~isica; IV. L'antichità; V. La satira della c1v1lta; VI. Voltail~ee il socialismo fran– o~se del sec~lo. xvm; VII. Tolleranza. Appen– dice: Umamtansmo; VIII. Il significalo storico e l'eredità della filosofia della liberazione. IX. Voltaire agli italiani. - Conclusione. ' BibliotecaGino Bianco I ColturaSocialistae Rèvisione II È un destino, indeprecabile come la legge biologi– ca da cui rampolla, che ogni generazione nuova sov– verta poco o tanto l'eredità che trova accumulata dai padri, la disprezzi, la disperda, considerandola fatta di anticaglie fuor di moda e fuor d'uso di carabattole . , senza valore. Ciò avviene anche per ogni ,,indiv~duo » 'che entra nella vita, e crede di ricominciarla ab ovo, e scopre come novità e concepisce come soope:r:te sue le millennarie esperienz~ delle generazioni che l'hanno preceduto, anzi ha bisogno di ripeterle per conto pro– prio per tes,oreggiame l'insegnamento. Così il bambino ~ ogni bambino - torna a batter la testa per terra . . . . . ) e ogm g10vme ricasca nel solco delle stesse illusijoni e degli stessi errori. E noi guarderemmo con ribrezzo un bimbo c~e non corresse spensierato e impetu~so per' paura cli cadere, o un giovine che a vent'anni fosse calcolal,ore e prudente come un uomo maturo. Nel campo slesso, specifico, della coltura, è non solo n~turale e ~a!ale, ma è utile,. è necessari;o che un gio.– vme canmum con le sue gambe e per i sentieri che preferisce, e rifaccia da sè la sua via, anzichè farsi trasportare dai veicoli che trova già apparecchiati e negli usati binari. Vi è una elaboraz~ne del pensie~o 1 delle opinioni, e anche delle stesse verità assolute consacrate, pacifiche, che è bene che ciascuno faccia' o rifaccia, di suo. L'assioma stesso deve conficcarsi nell'animo mercè Un « nostro » convincimento frutto di esame fatto, Q rifatto, o rivissuto, da noi. ' Nessuno adunque, che abbia spirito critico e amore indipendente della « verità più vera » - cioè de,lla ri, c~rca insaz~ata, infaticata, e illi,mitata - può stupir– s~, o dolersi, o adombrarsi, che la generazione giovi-ne riveda le bucce alla precedente,.e rifaccia il cammino, e magari asserisca di aver trovate vie nuove, che vice– versa erano state calcate in passato, e poi abbandonate o perchè riconosciute erronee, o perchè divenute inu– tili: in un passato così lontano, che t'erba · era cre– sciuta sul vecchio tramite, e i sopraggi:unti potevano scambiarlo per suolo vergine; e che ripassi, in riepi– logo, per -tutte le fasi e i trapa~si e gli svilupp~ e gli errori, proprì di ogni organismo secondo la nota legge della filogenesi. Ma oggidì il fenomeno consueto si acuisce forse con caratteri più impressionanti, con consegue~ze pii~ notevoli, per vari elementi, che sono: « l'iato posto ,dalla guerra nella vita culturale della gioventù; « la scossa, o trauma psichico, o addirittura choc ner– voso, che la guerra ha prodotto negli spiriti di moltii· '' la s_uggestione fortissima della vittoria materi:al; di quel movimento, che ostenta in filosofia un deter– minato atteggiamento (sarel1be inesatto chiamarlo dot– trina) spirituale; onde non pochi alovani di tutt'altra . o , r~va, non sanno sottrarsi all'abbaglio rli quel fatto co- si fortunatamente compiuto, e argomentano che quel movimento vinse perchè aveva quella speciale filoso~ fia, di idealismo e di volontà ...; « la suggestione, inversa, della nostra sconfitta che viene attribui':a ... al materialismo, così senz'al,tr~ ». Da tutto c~ò, e da altri motivi che nasconÒ dalla situazione eccezionalissima, vi,ene una mentalità una posizion~ spirit~ale tutta particolare nei giovani. Quel– ~o, ch_e rn_ tempi normali è, per ciascuna generazione, il des~derio ~acrosanto di vedere coi propri occhi, di 11 ~? gmrare m verb~ magistri, di ripeter da sè e a prn– prie spese -le esperienze anche più accertate, spesso

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