Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926

CRITICA SOClALE 81 diventa oggi un senso, un impeto, una voluttà di ta– bula rasa, una voglia di rovesciamento ab imis, di distruzione totalitaria. Partecipando profondamente, senza saperlo, della mentalità dell'avversario vittorio– so _(oh, il successo ha un suo incanto cui non si sot– traggono neppur gli spiriti più ... spiritualisti!), non po– chi giovani considerano il passato come un monte di rovine e di errori. Tanto iè vero che erano errori che ) son rimaste solo rovine ... Nulla si salva ·dal disastro· . ) tutto è vieto, superato, caduto: caduto in sè, nel suo spirito, tant'è vero che è « caduto » nel fatto ... Quella mentalità, tipicamente fascista, che concepisce. la storia a sezioni chiuse, a scomparti sta<rni· la sto- e, ,, ria fatta di fasi allerne di distruzipni e di rinascite ab ovo. come nella biblica storia del mondo; è la me– desima che spinge periodicamente le generazioni nuo– ve, o alcuni drappelli d'avanguardia, a negare in bloc– co tutto quanto trovano tr:i.smess,o dalla critica, dallo studio, dall'opera dei padri. Negare, per «superare»;. rovesciare, abbattere, distruggere, per poi andare cer– cando, tra le macerie e i rottami, le verità buone e utili, ancora per una nuova costruzione. Rompere il balocco, di cui si è noiati, per vederci dentro, scoprire com'è fatto, e poi volerne uno nuovo, che somiglia al prece– dente. Tutto ciò è etèrnamente fatale nella vita del– l'uomo. :Ma il fenomeno, proprio di tutti i tempi~ si è fatto oggi più acuto, per quelle tali ragioni di cui sopra. Così la revisione, invece ài essere un lavoro ocul:ato, saggio, ponderato cli discernimento, di selezione, cli integrazione, riesce un'opera di devastazione ci~ca e superba, a cui susseguono poi le resipiscenze e le vere auto-revisipni nei migli1:::iri, e, nei men degni, la riela– borazione ed enunciazione, in forme, lr.:vestimenti, e nomi 11uovi, di verità antiche. Chiunque concorra a moderare questo brusco zig zag di pensiero, o di atteggiamenti cri1tici; ad acco– stare a una linea, a una « di:rettrice di marcia», di,ritta, o temperatamenfe ondeggiante, questo susseguirsi cli linee spezzate e ad a:ngoli acuti; chiunque contribu~sca a· smontare le costruzioni fantastiche dell'ipercriti'Ci– smo, o ciecamente fanatico o vanesio, a disavvezzare dalla consetudine :o dal\L'amore, così spesso letterario, della '< stroncatura·», giÒva alfa verità e alla continuità del pensiero critico; la quale non signifi',ca adesionq supina alla tradizione o paura deJ.la eresia audace,. ma ... risparmio di tempo e cli cammino, per evitare le passeggiate che dopo lungo giro conduoono poi, su per giù, alla medesima meta. La « stroncatura » - sempre dilettevole da leggere, se è falla da un uomo d'ingegno - è sacrosanta e uti– le quando mira a demolire una fama artificiosamente consolidala, una falsa gloria presidiala dai poteri uf– fici-ali. Fuor di questi casi, essa è tan~o facile da fare, quanto è ingiusta e pericolosamente allettante per quel suo sapore asprigno e maligno. Dai campi della Yelteratura, essa passa talora a quelli della po}Jtica, sopratutto quando gli eventi piegano gli animi al pessimismo e ana recriminazLone. Allora la condanna in toto di un sistema di idee o di un indi– rizzo pratico serve da conforto e appaga le illusioni. I tempi spingono - a _quanto appare - gli spir:– li a «rivedere» dottrine, metodi, opere. Ottima cosa. Il motivo, terribilmente buono, c'è; e c'è anche, pur– troppo, il tempo. Quell'o che occorre procurar che ci sia, è l'animo; l'animo del,t'indag:ne pacata e serena, del giudizio equo, e dell,'espericnza feconda. B .b· 1 . G. 8 . orov.ANNI zrnoRDI. 1 oteca ino 1anco ILCONCETTO DELLA "LIBERTÀ" NELLAFILOSOFIA DI K. MARX (Ooritinuazione - Vedi nurnero precedente) IV Come nello Stato « particolarista », c1oe nello Stato patrimoniale di una classe (Stato feudale o a « stati » ), non esiste « cittadino » ma « sud- d . ' ilo » o « servo » ; non esiste in esso, noncliè il fatto, nemmeno la possibilità della libertà politica, ?ioè la l_)Ossibililà di de~erminare ·l'indirizw degli mlere-ss1 pubblici seéondo le o_pinioni prevalenti ed espresse. Nello Stato « particolarista » (nobi– liare, burocratico e sacramentale) i « soggetti >> rron esistono che a titolo di pagatori di tributi o di veneratori di un culto, amministrato quest'ul– timo dalle superiori « gerarchie » ecclesiastiche. Il pagatore di tributi può esseDe il servo vero e pr·oprio, oppure il contribuente libero dai pesi · f.eudali, ma obbligato vers-o il Signore per il paga– mento delle prestazioni. Arl:;iitrì dei destini di esso sono il Signore o superiore politico, e la gerarchia ecclesiastica, dove 1o Stato è sacramentale. Il sog– getto non ha ingerenza (legale) nelle cose del su– periore. Le persone, che non inlendono ricono-: scere quel Signore o la sua fede, sono, secondo i casi, ribelli od ,eretici; spesso l'una e l'altra cosa. In determinati casi, e per convenien:òe speciali 'del superiore politioo (e religioso), si può « tolle– rare » la fede o la presenza di colui che non rico– nosce o pratica la f.ede religiosa ( talvolta « po– lit-a ») del superiore, ma non mai ammetterla o trattarla alla pari con la fede, di esso ( 11). Il concetto e, la sostanza della libertà politica e religiosa non si verificano che nello Stato neu– tra1e; ~ ciò a seguito della rivolu;d.one che emanci– pa lo Stato dai legami di un culto, di una dotlrina, di un ceto particolare. Lo Stato diviene, da queslo momento, estraneo ai culti, alle opinioni, ai ceti particolari. Ed, essendovi estraneo, esso non solo li tollera lutti, ma li ammette e protegge tutti. In conseguenza della rivoluzione politica-che affran– cò lo Stato da una classe (aristocrazia) e religione (callolica) particolare, l'uomo conseguì la liber– tà religiosa, economica e palrimonial,c. « L'uomo non si affrancò punto dalla 1ieligi,one,; esso con– quistò la libertà religiosa. Esso non si affrancò punto dalla proprietà; ma con.quistò la libertà della proprietà. Esso non si affrancò punto dal mestiiere egoista; ma ottenne la .libertà del mc– sliere » ( 12); L'uomo diviene un essere indipen– dente avente gli sLessi diritli (astratti) di tul– li gli -altri uomini, dirilli perciò che debbono esse– se luLelali. La vecchia società, lo SLato particola- (11) La formula dell'art. 1 dello Slatuto Albertino, secondo cui « la- religione cattolica, apo_stolic_a, ro!na1~a è J_:i sola re– li<1ione dello Stato », mentre gh altri culti es1stent1 sqno ap– p~n:1 « tollerati», è la ~rova che l'll:ilia non ebbe m~i sosta_nz~ di democrazia, ed è rimasta sempre alle forme prunordinlt dello Slalo patrimo11iale o sacramentale. Aveva ~-agione ,uno storico tedesco il Harlmann, quando occupandosi dello Staio italiano scriv~va: • L'llalia passa per il Paese della demo– crazia ...' In reallà dominavano e dominano, nello Slato come nei Comuni solo piccole minoranze•. (Il Risr,rgimenlo, lra– dnz. Hai., 1 1 923, pag. 183). ~ Questa ~ei_n?crali7.7:izio1~e, che era poi incivilimento, era stata appena 1mzial~ dal Partilo So– cialisla, quando s! produsse la grande 1:e~z1011e,che lo h~ paralizz:Ho; e che m sostanza è slata poss1btle sollanto perehe lo Stato ilaliaùo non era democratico. (12) Citazioni della Judenfrage, dove non si noti altro teslo.

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