Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

I <' t CRITICA SOCIALE 9 anche Turati era liberato e nel giugno del 1900, dopo la f~mosa lotta _Parlamentare resa celebre dall'ostruzio– IllS!UO, dopo 11responso del Paese nelle elezioni ene– rah, Pell~n~x. dovette dimettersi, e il nuovo Minfstcro Saracco I!]lZ~~va u~ i_ndi~izz~ di maggior libertà. cui. sette mesi pm t:=1rd1, 11 v.ttorioso sciopero generale di geno\ra contro 11 decreto prefettizio che sciògl:eva la amera. del Lavoro, e la successiva chiamata al Go– rerno d~,Zanru:delli e Giolitti. dovevano dare uno svi– uppo pm ampio e un ritmo più celere. Nasce~a all?ra 1~ questione dei nuovi còmpiti che la mutata s1h~az10ne 1mpo~eva al Partito. II Ferri ed altri vo~evano. rimaner f~rm1 nelle vecchie posiz:oni men– tali e tattiche; Turati, la Kul:scioff, Treves, Prampolini affe~mavano che occorreva pro fittarè della nuova si– tu~z1one per dar maggiore impulso al movimento ope– r~10 e ag~vol~rne e con~olidarne le conquiste con l'a– z~one leg1slahv~;. che b:sognava ottenere guarentigie d_1leg~e a presidio anche delle riconquistate libertà ri_ven?1care l'au_to~omia degli Enti locali per poter com~ p1erv1 opera d1 rmnovamento nel campo dei tributi della ~cuol_a. delle iniziative s-oc:ali, e che. per raJ tutto_·~1~, b1so~nava anche. occorrendo, unirsi con altri Part~h. 1 quali, pur discordi nei fini ultimi fossero con– cordi coi s0cialisti nel riconoscere l'opportunità e il dovere di quelle riforme. · La disI?uta nasceva sin dal settembre del 1900 al Con– gre~so d1 Roma, dove Anna Kuliscioff (che vi fu re– latrice sulla guestione_ della legislazione operaia) so·– stenne con vigore le idee sue e dei suoi amici. che prevals~ro n~lle votazioni. Il dibattito doveva però riac– cen~ers_1, subito dopo _nell~ stampa del Partito, in forma a~sa1 pm asl?ra. e r1emp1:re per oltre cinque anni la V1ta del Partito e occupare di sè tutte le giornate dei Congressi di Imola (1902), Bologna (1904) e Roma (1906). In questi dibattiti e nelle vicende che ne segui– rono, fra cui la secessione dei riformisti dalla Sezione di. J\~il~no e Ja costituzione dei Gruppi autonomi, Anna Kuhsc10ff difese con fermezza le idee sue e dei suoi a';Ilici. evitando però ogni inutile asprezza. Più che a difendere teoricamente l'azione di riforme Ella si in– teressava di promuoverla nella pratica. Specialmentei _volse l'opera sua alla soluzione di quel problema che da tanto tempo La appassionava; e, in collaborazione col Turati. preparò un disegno di legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli. che, su proposta sua, fu illustrato e difeso in 300 Comizi convocati dai socialisti in tutta Italia, e che, se non fu accolto integralmente nel pro– getto ministeriale, valse. tuttavia a ispirarne alcune di– sposizioni e fornì lo spunto per alcuni importanti emen- damenti. · · Intenti pratici e fini ideali Dal 1901 al 1908 l'azione di Anna Kulfscioff. fervida sempre non ostante il progresso della malattia che La trasse più volte in fin di vita, s'ide11tifica con quell:\ della frazione riformista di cui Ella era giustamente · considerata autorevolissima ispiratrice. Nel 1908 comin– ciò però a temere, insieme con altri compagni vicini al suo pensiero, che l'azione del• Gruppo parlamentare cominciasse a straniarsi un po' troppo dalla vita del Partito e, soprattutto. della classe operaia, e incli– nasse verso un possìbilismo non scevro da pericoli. On– d'è che sin dal 1908, al Congresso di Firenze, Essa, separandosi da alcuni dei suoi amici più cari, special– mente dal Bissolali e dal Bonomi e, in qualche punto, anche dal Treves e dal Turati, mostrò di apprezzare l'opera di coloro che. come il Salvémini e, più tardi, anche il Modigliani, affermavano la necessità di richia– mare l'attività del Partito, da una collaborazione che minacciava di diventare senza nerbo, ad una lotta per la conquista di grandi riforme politiche e, anzitutto, del suffragio universale. E nel 1910, quando il Partito s'era indotto a riconoscere l'opportunità di queste -ri– vendicazioni, ma il Comitato a ciò eletto sembrava di– sposto a .seguire la via della minore resistenza per ot– tenere o il· suffragio universale maschile, o un note– vole allargamento del diritto di voto, rinunziando alla richiesta del suffragio femminile; Anna Kuliscioff, che già due anni prima, nel Congresso. di Firen_ze, aveva proposto e fatto approvare un ordme del ~orno per la concessione.,del voto alle donne; che nell'ottobre 19_10 doveva poi ribadire la sua rich:esta nella pregev~hs– sima relazione al Congresso di Milano su Proletar:alo femminile e Partito sociaZ:sla, sosteneva nel marzo– aprile 1910 un'interessantissim!'.l. polemic_a col T1;1r~ti, . . cqi !!are~. che ~- conquista del suffragio femmrn1le, B1bl1oiecal:iIno 1j1anco • men? ~atura_. potesse senza danno differirsi, per non pre_g1~d1care11resto che si poteva ottenere. Gl: articoli s~nt_t1 '.1llora_dalla ~<.u!isc;off in Critica Sociale sono p~en_1 d1 pass~on~ ~' ms1eme, di vigore di raziocinio. i\l d1 !a della g1~s~1z1adella causa femm'nile (ciel prole– tanato !emm11p!e, sopra~tutto, cioè delle sole donne che abb1~n? ~1~1tto l.h chtedere al voto il mezzo di tu– t~lare ~~g1ttummteressi), Anna Kuliscioff vede un allro fine pm generale da rag$iungere: ridare al Part'lo il senso dell'ide~le, la passrone della lotta bella p~r la bellezz~ de! fme perseguHo più che pe~ la speraoza della vittoria. . « Il Pa_rtito socialista in Italia - Ella scriveva - soffre d1 ~ecch1ezza precoce. Qualche cosa s'è inaridito alle sue f?nll,. e quel~o ~he. doveya essere t_orrente impetuoso, minac– c1_ad1 ass~tt1g_hars1 a rigagnolo pigro, sboccante nei paduli d1, ;\Iontec1tono_. Perci~ i gio,:ani non ,·engono ad esso e cercano_ altre vie; quelli che c1 vengono ancora e in man– canza d1 c~mte!lulo ideali_s_ticopiù alto, si dànno' aÌla propa– ganda anticlericale la piu volgare, che urta il sentimento de)le !llasse e che le allontana, troverebbero - in una forte a~1t~z10ne pel suffr~gio veran~en Le un i versa le, senza restri– z1om - un aere ~s~1gen;ato pc1 _loro polmoni morali, un ali– mento all3: loro av1d1~àd1 espansione e di la\"Oro: rifluirebbero allora essi, nu?1er081 ed ardenti, nelle nostre file; e ci ren– dcr~bbero la vita. Sl, ~nche, nella critica ai vecchi commili– ~oni, saranno. tal volt~ mgiusti, eccessivi, misconoscenti, poco unport~, anzi non importa affatto; purchè siano salutarc, corr~tt.1vo ~Ila. prudenza e alla saggezza dell'età critica degli uomm1 pohtic1 •· . Per propugnare la. causa delle donne proletarie e. S?J~ra tutt~, 8er suscitare nelle donne proletarie una v1s10ne soc1a1Ista dei loro interessi e diritti e del modo di di_fenderli. e, insieme, del loro còmpito specifico nel movtment? p_erl'emancipazione di tutto il proletariato, Anna _Ku~1sc10ffPr<?moveva in questo tempo la pub- . pubbhcaz10ne drl giornale La difesa delle lavoratrici. ~he per più anni diresse e ·che fu, prima di passare rn altre mani. un modello di propaganda elementare. nella quale la chiarezza delle idee scaturiva invece che da un _semplicismo facilone e superficiale (c~me spesso aYvemva in cotesti giornaletti di propaganda), da una concreta visione dei fatti e rlei problemi in tutta la loro complessità e da una meditata riflessione della loro na– tura e delle loro conseguenze e soluzioni. Il suo femminismo era organicamente sociarsta e non aveva nulla a che fare col femminismo delle in– tellettuali. in cui Essa non aveva alcuna fiduc:a e da cui si tenne. sempre lontana. Essa vedeva dinanzi a sè sopra tutto la donna lavoratrice, divenuta elemento in– tegrante e necessario della vita economica, lanciata. dal tranquillo recesso della sua casa nel turbine della vita e delle lotte: in diritto, quindi'. di esser munita di tutte le armi che nella lotta sono necessarie per di– frndersi e per vincere: e in possesso, insieme, di quel– l'esperienza di vita che è necessaria ad esercitare pub– bliche funzioni, in piena parità di diritti con gli uomini il cui monopolio appariva ogni giorno più ingiusto ecÌ assurdo. L'ultimo quindicennio di vila e di lotte Ricordiamo per sommi capi le vicende posteriori, più vicine alla memoria di tutti. Quando nel 1911 si diffuse improvvisa la notizia della spedizione di Libia e anche alcuni socialisti apparivano incerti nel giudiz:o di quell-a. impresa, fu Anna Kuli~ scioff tra i primi a sentire senza titubanze che il P.'.lr– tilo socialista doveYa schierars: contro. Ciò contribuj ad accrescere le divergenze del suo pensiero da quello di Bissolati e Bonomi, i quali l'anno dupo, nel Con– gresso di Reggio E., venivano posti fuori del Partilo. ma coi quali Essa conservò poi sempre i più affettuosi rapporti personali. Di fronte alla guerra europea il suo pensiero non fu in tutto concorde con quello del Turati e del Trev<'s. Essa credette sin da principio inevitabile l'intervent.:> dell'Italia e ritenne chr il Partito soc·alista non potessr considerare indifferente alla fortuna delle proprie idr.1- lità la vittoria dell"una o dell'altra parte belr gerante: te– meva il trionfo degli Imperi centrali come propizio al rafforzarsi delle tendenze militariste e re.n·onarie. Ma, a differenza da quel che soleva. non svolse nes– suna azione per rimuovere il Partilo dall'attegg·amcoto che aveva assunto; e solo s·adoprò per evitare che l'in– comprensione di certi avv.enimenti e una ·p:iralizunt~ intransigenza togliesse al Partito di esercitare sulla conclusione della guerra un qualsiasi influsso. E quan– do apparvero evidenti le mire imper;aliste dell'Intesa,

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