Critica Sociale - XXXV - n. 18 - 16-31 settembre 1925

!· CRITICA SOCIALE 235 .:.._ ____ .:.__ _________ .:__-,__________ ------~----___;_ ____ _ sione che essi incomtrano nel mondo capitalistico indn- slriale nord-americano. · , Quivi - sempre .secondo quanfo dice l'l-1obson nel·– l'articolo citato della Nation - si ammette non già uq'alternativa di scelta fra proprietà pubblica e con– trollo pubblico, ma si riconosce invece che « si sta tra– passando da un periodo di estrema azione individua– listica a un periodo di attività associa.te, e che la con– correnzà apre la via alla combinazione, cioè all.e grandi' ,coalizioni dell'industrialismo capitalistico. Il business man americano ha questa psicologia: l. Noi possiamo far meglio di qualsiasi organo pubblico, e, meno il pubblico interviene negli affm·i · nostri, meglio è.. 2. Noi facciamo molti quattrini, ma questo è uno stimolo necessario per raggiungere un alto grado di iniziativa e di .energia.. · 3. Noi faremo il- bene pubblico e procureremo ser– vizii a buon mercato, perchè le. condizioni d.i larga, profittevole produzione ci metteranno in grado di ri- bassare i prezzi. , . Le prime due proposizioni traducono genuinamentP– il sentimento degli uomini d'affari americani. Quanto alla terza,, non sarebbe difficile a ognf buon, e':°no11;1j– sta, secondo l'Hobson, scoprirne la falsa «_raz1onahz– zazione ». L'uomo d'affari americano può continuare a pensare così fioche lo sterminato continente gli offre terre e ricchezze da sfruttare, e tutto il mondo gli offre mer· cali ove smaltire i prodotti, s:cchè egli può pagare alle maestranze, limitate di numèro colle barriere alla immigrazione, salarii oonsiderati sufficien_tì.. Ma il suo confratello inglese, il quale pur un tempo pensava come lui, ma che vede restringersi i mercati, acuirsi la concorrenza degli altri Paesi, impoverirsi le fonti delle materie prime e aumentare le· ·~chiere del disoccupati, comincia a Ìnutare parere, e con lui, e forse prima e più di lui, lo muta gran parte di quellla popolazione che vive di salarii e di stipendiir e non dì profitti. · « Nella Gran Bretagna - concludiamo, riassumendo, coll'Hobson - si va operando un lento ma contumo ·ed insislente movimento- verso la proprietà pubblica di alcune industrie, combinate con un meccanismo· diret– tivo in cui le cognizioni e gli interessi degli uomini di affari, dei tecnici e degli operai manuali siano conve~ nienlemente rappresentati, avendo lo Stato, nel quale la -proprietà è investita, il voto finale nella decisione». Se questo movimento, frutt,o della crisi industriale e della pressione delle masse operaie, sia indice-di una ben più pròfonda. crisi del regime capitalistico privato 1 e se i provvedimeòti e i temperamenti proposti, o allç studio, o, in ogni modo, ammessi in linea di principio, · sia pure come soluzione di casi pratici, siano un mezzç per rabberciare la macchina capitalistica, oppure siano - i preludii e la preparazione di un coordinamento che costituisca la antitesi del capitalismo pur salvando, per servirsene, quanto di sano, di utile, attraverso UD secolo di esperienza, si è dimostrato essere in esso, è un problema la cui soluzione va oltre i termini che ci siamo prefissi. • Intendevamo soltanto notare uno stato d'animo, una Stimmuny, nel campo avversario, verso i postulati del Socialismo. Siffatto esame .era tanto più importante in quanto l'esi&tenza di un'atmosfera favorevole a certe lrasformazi9ni di carattere ;economico, limitatrici del– l'interesse privato e a salvaguardia del produttore s.a– lariato e del .consumatore, la quale contribuisca, in definitiva, a creare un più elevato e uniforme -tenore di vita e di civiltà, favorirà l'attuazione di quei tali postulati del socialismo da parte del Governo laburistu che succederà all'attuale Governo conservatore. E tanto più esso vi riuscirà e potrà farne strumento e leva, di più profonda l.rasformazione, quanto più le masse lav0ratrici organizzate e i loro dirigenti terranno ad essi fissa la mente, la volontà e la loro azione sin- dacale e. politica. ALESSANDRO SCHI.A. VI. · BibliotecaGino Bianco ·~ Controllo delle fabbriche e Consigli d'-azie~da secondo recenti pubblicazioni C) 1 (Studii e disegni di legge) Mi sia permesso, a spiegazione del punto di par– fenza di queste note, l';:i.tto, che pnò apparire presur)– tuoso, di citare me stesso. In un discorso- accademico che risale al 1900 (1), erano queste pavole: « Io non so ora, nè posso dire,. quali forme speciali _cli controllo e di contabilità diver– ranno necessarie nelle grandi aziende; io U:on so quale forma di rappresentanza dei varii interessi- potrà, pec caso, adottarsi; .ma io vi dico che questi sono i pro– blemi politico-giuridici del giorno; e che s9ltanto nella loro 50Juzione· la società noslra troverà salute ... A me pare che la fabbÌ:ica e il p_odere assumano il caraltere di vere entità economiche di produz~one, le quali esi– gono riconoscimento giuridico di distinta personalilà e diritto' rispettiv'o_del ,partecipanti». !\'on è dunque da ieri, (se sono pàssati altri vent:– cinque anni di studì), che io considero l'azienda come manifestazione di attività economiche coo1Jeranti, ed il lavoro come avente diritto ad aver voce e rappresen– tanza nell'indirizzo ·economico ed amministrativo,. e diritto d'j.ntervento nel riparto del r'eddito. Costituiscono infatti elementi fondamentali delle mié opiniopi · in questa materia, in primo luogo, la con– vinzione che il salario non è la meta ultima della orga– .nizzazione produttiva, bensì uno stato transilor~o ed imperfetlo, destinato a tramontare, per dar luogo a più progrediti riletodi di orga11izzazione della produ– zione e a più equo modo di riparto· del reddito; in secondo luogo: che no,n vale, a giustificazione del sa– lario, asserire che per esso il rischio dell'impresa è interamente sopportato dall'imprenditore, con la sicu– rezza del salariato; mentre invece, sia irldividualmenle, - ,sia collettivarnente, il salariato è esposto ai rischì della inabilità, del licenziamento, della riduzione di perso– nale, del fallimento dell'impresa, della crisi industriale, della disoccupazione, che sono più o meno direttamente connessi ai rischì generali o spec~ali dell'impresa. Finalmente 1'esperienza del lavoro nell'agricoltura, quando il contratto agrario e le varie forme di par– tecipazione sostituiscono il lavoro salariato .del gio1·– naliero avventizio, sta a dimostrare come le varie forme di associazione e di partecipazione non pregiudichino per alcuna guisa, ,anzi molte volte migljorino, le condi– zioni dell'impresa produttiva, mentre in ogni caso prov– vedono ad una ripartizione del reddito molto più fa– vorevole al lavoro; nè l 'inwre.sa, è intralciata o impe– dita per il fatto della parteciP,azione agli utili da parte del lavoratore, o del controllo che, per esempio, il sem– -plice libretto colonico assicura al lavoratore stesso. - , *** Dopo ciò non è meraviglia se la resistenza ad una partecipazione dell'operaio, da parte dell'imprendllore industriale o commerciale, difficilmente può trovare una qualche g'iustificazione ·all'infuori dell'inter.esse personale, egoistico, dell'imprenditore industriale o commerciale. Come, infatli, giustificare tale resistenza, sç fosse' vero che il salario ·o compenso pagalo rappresenta jl massimo della conèessione perchè l'impresa sia red~ ditizia? Se ciò· fosse vero, nulla varrebbe meglio, a persuadere il salariato riluttanle, della esibizione dei conti, degli elementi dei costi; proprio come, se non fosse pratica costante l'inganno per l'evasione fisca– le, non sarebbe giustificabile la difficoltà ad esibire i libri di commercio all'agente delle imposte. • Ma, purtroppo, il guadagno dell'imprenditore non (*) Pubblicando, ben volentieri, quest'articolo del nostro amico Luzzatto, non abbiamo bisogno di esprimere le riserve - che facciamo - sopra al- cune idee accennate di scorcio dall'Autore. (La C. S.) (1) La po Utica nel Codice Civile: Macerata 1900, pag. 44 e segg. .,

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