Critica Sociale - anno XXXV - n. 7 - 1-15 aprile 1925

CRITICA ·SOCIALE Non è questo un antico vezzo dei partiti, in paesi a scarsa educazione politica? Come è raro · che un partito si presenti con le sue idee e com– batta, per le sue idee, con le sue idee, e non con idee - o atteggiamenti - presi a partito da altri, per scavalcare il concorrente di sinistra, o portar via una parte di seguito all'avversario travestendosi . coi suoi principi; co~ì è raro che un partito, in sede di definizione dottrinale o di polemica, riesca a esser lui, anzichè· lasciarsi trarre dall'avversario a negare anche la propria vera essenza, pur di non dargliela vinta, o lasciarsi condurre a nascondere parte delle proprie idee, perchè il rivalé non ne profitti per presentarci come « traditori» presso le folle. In~mma il Convegno di Roma fu caratterizzato (per quest,o aspetto che · in certo senso. è premi– nente e pregiudiziale a tutto il resto, alle direttive dottFinali e alle ta\tiche politiche) da una siffatta affe11maz1o~e di schieHezza? da questo proposito di dit chiaro quel che troppo spesso · si ·tace per oppqriunità. « Vi sono cose che prima si tacevano per paura « di i;contentare le masse, di spingerle verso i PartiU • massimalista e c-0munista. l\fa còn questi sistemi « le masse sono andate in perdizione. È dunque « dovere di onestà parlare ad esse. chiaro, tanto più : « che la crudele esperienza in cui hanno dolorato e « dolorano ha loro insegnato le fat~li conseguenze « di I certi errori. ' « Non si tratta d'un programma nuovo; il pro– gramma è sempre, quello.· Si tratta di un'anima nuova, più aperta e schietta 1 cosa assai più iute- , -ressante ». Così scrive G. Canepa nel Lavoro; e vi è davvero oom_{)endiato il dramma del socialismo italiano, ~ lo spirito del recente Convegno; la malattia e il rimed1o. *** Ma promette di sapersi guarire, il nostro Partito, d,a quel morbo ereditario? Sarebbe ·stoltezza· negare, nonqstante le unanimità del Convegno intorno alla Mozione, che le discussioni e gli atteggiamenti; non dico di alcuni uomini eminenti del Partito, come Modigliani e Labriola, ma di aJcune correnti del– l'assemblea, dimostrarono che certi elementi tradi– zionali, psico1ogici piuttosto che politici, so.no radi– cati profondamente e . riaffiorano anche in terreni nuovi e da sementi accuralamente selezionate. Ogmln comprende che, per il fatto che nel Set- . tembre 1922, dopo 25 anni di dispute sulle tendenze, condotte a crisi risolutiva dall'evento della guerra, si sia 'prodotta una scissione, una secessione, una selezione, ciÒè ,~i sia formato a parte il nostro Par– tito, ·sarebbe assurdo chiedere che questo Partito avesse un'anima . sola e una continua e perfetta identità di vedute su tutti i punti. Il fatto' solo che esso imbarcò un gruppo, nu– mericamente piccolo, ma ragguardevole, che era come l'ala destra del_ ma~simalismo, e che, anche se praticamente riformista quanto noi, deve pur tener fede a certi suoi lineamenti teorici, spiegherebbe il dissenso, che d'altronde (e il caso· Basso lo prova) è sempre feconda cagione di agitare .e rive– dere e predsare idee. Ma nel nostro ultimo Con– vegno la • opposizione » ebbe per esponenti Modi– gliani e Labriola, cioè due ultra-destri. Stati d'à– nimo personali, condizioni di pensiero o. di pas– sione o di disagio o di sconforto, posizioni di cri- BibliotecaGino Bianco ' ' tica più che di programma,, spiegano a sufficienza tali paradossi; senza contare che (per esempio) nella disputa Treves-Labriola sui ceti medì, i dispu– tanti parlavano di due entità assolutamente diverse,· ond'era difficile che si intendessero; e quando Mo– digliani affermava èhe solo nel proletariato è la salvezza, si riferiva al suo antico sogno laburista, e al· valor~ (effettivamente enorme) che nella crisi italiana avrà ·n fattore economico, con la possibilità di « ripresa » sindacale ecc. Ma chi lo ascoltava· e lo applaudiva, seguiva, in quel momento, una psicologia fieramente « classista i', come la coltiva l'Avaìiti e l'Unità; e pareva compiacersi che si po– tesse fare a meno dei partiti liberali-deinocratici nella lotta per la libertà, e pareva accedere alla f01;– mula Serratiana. del 1920 « sempre più soli!», che ebbe quel felice risultato che ognun sa. Al di fuori di questi casi personali, delle corren– ti, dei 'filoni di mentalità massimalista, d11rano f.'. rinascono nel Partito. Elementi venuti· tardi, che han bisogno fisiologico di ripassare per ·)e vai-i'e fasi che il Partito superò già da decenni; espressioni di ,, ambie9ti locali 1>, dove 'l'essere .a gomito ~ go• mito col concÒrrente di sinistra .ispira gli opportu- . nismi intransigenti; visioni e preoccupazioni elet– toralistiche, · prevenzioni, rancod, gelosie, diffidenze (magari giustificatissime) ver"-O vicini di destra che nel piccolo ambiente si conoscono bene ..:. Una inclinazione a gesti, a parole, ad · attitudini di fie– rezza, spiegabilissima, apprezzabilissima con lo stato d'animo .1 che la situazione crea, diffonde, ed esa– spera .... La difficoltà, caratteristica del nostro paese, di levarsi dalle circostanze e considerazioni locali, per assurgere alla grande visione « nazionale» dei problemi del partito e della politica... Tutte cose vecchie e sempre rifior.enti nei Congressi; insite nella nostra natura, nelle viscere profonde dell'ambiente italiano in genere, socialista in ispecie;· che· anche nel Convegno di Roma vennero a gallfl, ma espri– mendosi con una grande e bella cordialità di ·animi, e componendosi fraternamente in una superiore è « unanime » armonia . di spiriti e di voleri. La nota saliente del Convegno (come· espressione àella vita del Partito) resta ad ogni h1odo, per • I me, l'avere affrontato arditamente alcune _proposi- zioni ·«eretiche», rompendo il penoso cUchè del silenzio per quelle « certe cose che non si devono dire» .. ' FROF. GIOVANNI· ZIBORDI.. . ·,. ' Lamozione ap.provata dalConvegno Unitario su' la. situazione e l'azione politica Il secondo Convegno qazionale del Partito Socialista Unitario. constata con intimo com~ piacimento lo sviluppo_ magnifico della nostfa organizzazione politica, ricostituita e ravvivata da Giacomo Matteotti a prezzo della sua vita. Sotto la raffica che non sosta mai, il nostro Partito aumenta ogni giorno le sue reclute in tutte le provincie,· anclre in quelle più tormen– tate. Sono i giovani lavoratori, sono i giovani in– tellettuaU che, affascinati dall'altezza dell'ideale e dalla luce del Martire, obbedendo all'impera- , tivo categorico della coscienza, vengono a noi mentre più aspra è la pugna e la via cosparsa più di triboli che di rose. Il partito hq compiuto la promessa, fissata nel primo · Convegno, di una irreducibile op.– posizione al fascismo, di una indefessa azio- . .

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