Critica Sociale - anno XXXV - n.3 - 1-15 febbraio 1925

vi torni a cadere senza saltade via, facendo suo pro ·delle esperienie precedenti; ma, all'atto pratioo 1 un giovane c,he abbia il senno di un anziano, che. sorpassi, senza sfiorarle, quelle, fasi che sono proprie. della sua età:, non. sembra un giovane. :È quindi una fortuna, in .certo sen~o, che i gio– vani, aderenti al nostro partito, trovino una situa– zione in cui tanto campo, _di sfogo e di esercizjo ha il loro bisogno di idealità, la sete spirituale che li. tormentà. Verrà giorno (e sia presto) in cui . vedremo se quell'idealismo sappia piegarsi alla real-; là e concretarsì in azione, umile, quotidiana, pratica, pr<:>saica - come usa dire la consùet"1dine di, uno spiritùalismo, imbecille nei convinti e mendace negli ipoèrili ! Prosaico organizzare· delle risaiole, . difén ... derè il pane dei bifolchi, eludere le ruberie degli inle.rmediari, tutelare nel Comune la salute, il ·cibo, la istruzione dei cliscrcd3 li'! Pros_aico ·applicarsi ad attuare il Socialismo nelle picéole grandi cose che giorno per giorno costruiscono la. sua realtà? Eppure questi giovani nostri, usciti da quella at– mosfera di artificioso e fumoso . spiritualismo ·sol– levato e lasciato dal turl)ine sanguigno, hai.mo bi– .sogno di definire a sè stessi e di concretare queste loro aspirazioni. Han bisogno di vincere la diffi– denza e la paura dell'azione pratiea, il sospett9 degli interessi, che essi vedono in antitesi agli ideali, mentre ogni interesse giusto ·e universale è. un ideale che si attua 1 e ogni ideale è un interesse nobile ed alto• da realizzare.· · Han bisogno di comprendere che il Socialismo è una Idea augusta e magnifica, ma è 1.ma menzogna se resta ideà e non si incarna in opere; e che certo spiritualismo socialista St>rve oHimamente al mate- rialismo dei· capitalisti. · Chè se per un· ripristino (di cui i veri socialisti non sentono personalmente bisogno, m~ di cui non si ne- I ga la nec~ssità) àe{ valori morali e ideali del Sociali– smo, si rinnegasser_o quelle ver~tà fondamentali della concezione marxista che il Maestr.o piantò come rocche ciclopiche contro la metafisica interessata e bugiar– da dej fiJ.os0fi della borghesia; sè le rinnega'ssero i giovani, proprio quando alcune di esse vengono accolte e riconoscii.tte su. aHre rive; se· si annullasse .il peso degli interessi e il determinismo, per corrère al sèguito degli avversari esaltatori delle idee astratte e della volontà pura; si uscirebbe dal Socialismo per andare ·a servizio di quelle classi o C(_)rrenti dominanl-i, che han sempre avuto ·1a abilità di chia- , mare idealità i p,lìopri interessi, e di vilipendere. come materialismo gli interessi degli altri. Convien vigilare per non cader nel gi,oco di chi chiama venlraiolo il bracciante che chiede un al_to salario, e na;ionale l'agrario che glielo nega! Se si tratta di riporre in luce e in valore tutta la stupenda idealità che vi è nel Socialismo, ascen– sione· ,economica e morale, congiunte anzi condi'zio– nate a vicenda, integrazione e riordinamento s9- ciale _ed etico dell'umanità; se si tratta_ di intensi– ficare lina prospettazione pitt piena, più poliedrica, più fervida del Socialisnìo; non c'è che da plaudire. Per parte no·stra, sentiamo di non· avervi, secondo le nostre forze, mancato mai. Ma d'altra parte conviene che i giovani sappiano sempre meglio àbbracaiare insieme idea e realtà, ideale ed azione, non in antit-esi ma in armonia; non temer di contaminarsi nell'opera pratica, conce-; pire il Socialismo come l'albero che distende i rami verso il cielo e innalza le frondi nell'azzurro) Biblioteca Gino Bianco 37 e pur ha le radici nel suolo, anzi quando più le profonda nella terra, più eleva· la vetta verso l'alt-o. E non sente incompatibilità fra la radice e la cima. chè le unisce il ne~so in.dissolubile della vita. · GIOVANNI ZIBORDI. luuhero, ·Iuuherier i e~ nnomia na1iona·1e Al coro degli uomini di Popolo Gràsso (per dirla nel linguaggio della Firenze del Trecento) che plau-, dono e professano la loro riconoscenza e devozione ~l Governo, perchè non ci son più scioperi, perchè la produzione è tranquilla. e abbondante e gli affa1'i sorìo copiosi e i profitti lauti, e per.chè si possono mantener bassi i salarì o accrescerli in misura note– volmente inferiqre al crescere del .costo della vita; a questo coro non pareva mescolarsi s_in.qui, con pieno e sincero entusiasmo,. la voce degli zuccherteri. La ragione è nota. Gli zuccherieri iti3-liani hanno messo in magazzino, nell'autunno 1924, una quan– tità di zu~chcro che eccede gli ordinarì bisogni del cons~mo i~terno: circa 3.800.000 quiq_tali, men– tre non sono più di 3.200.000 i quintali che ogr1i anno si consumano in Itali.a. Questo. eccesso cli pro– duzione è derivato sopratutto cla un incremento nella coltura della bietola. Spronati dai l~uti bene– ficì che, mercè là mancanza di ogni concorrenza estera, avevano conseguiti He'gli scorsi anni, ·gli z,uc– cherieri hanno recentemente accresciuto la potenza produttiva degli impianti esistenti e 'costruito anche zuccherifici nuovi; i quali per modernità e grandiosità di macchinari possonÒ compiere, general~enteJ una lavorazione superiore, anche per 1 quanlità, a quella· d~gli zuccherifici già esistenti. Per aver materia i;iri– ma sufficiente all'esercizio .cli questi loro . impianti ingranditi o ~uovi gli zuccherieri hanno sentito il bi– sogno di stimolare la produzione della barbabietola. ristretta negli anni anterioxi; e a questo inte,nto han– no offerto agli agricoltori, molli dei quali erano_ ri– luttanti, nonchè ad estendere, ;mche a contiuuarP la bieticolb1ra, condizioni veramen.te generose. Il risultato è stato raggiunto: dagli 80.00() ettari circa di terra coltivata a. bietole si è salili a oltre 125.0Où, e la produzione dello zucchero ha subìlo uno sbalzo cli oltre un milione di quintali sulla media degli ul– timi anni. Gli zuccherieri contavano, evident~mente, nel ri– pristino della tutela doganale, che ·era stata a~o– Ùta in un tempo in cui, per la scarsa produzion(','I interna ed estera, bisognava favorire l'impo_rtazione e non era· da temere una forle concorrenza; e speravano con tale ripristino di poter non sq_lo far pagare ai contribùenti il prezzo· della loro ge· nerosità verso i bieticultori, ma di assicurarsi anchr. un notevole marcrine cli profitto sulla quantità: ele- o ' . . stinata al consumo interno,. in modo da poter ven· dere all'estero, evenlualmerite anche sottocosto, la quantità eccedente, con ètnel sistema del dumping che è da considerarsi un allo di malcostume rner· cantile quando è usato dai produttori . esteri, ma è atto pienamente' lecito, e rnagari anche meritorio, quando è usato dai produttori na:r.ionali. invece essi non erano riusciti sin qui ad ottenere dal Governo· il ritorno alla protezione doganale; sicchè in un'annata in cui essi· avrebbero avuto bisogno di esportai·e, si sono trovati invece allr. prese con una abbondante importazione dalla Cz~c~– Slovacchia, dove_ si è pure avuto un'abbondanl1ss1- • / I ,

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