Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1924

CRITICA SOCIALE 345 Second0o è detto nella Relazione ufficiale dalla quale son tratti questi dati, la guerra e l'accentramento sono i fattori' principali delle sparizioni, ma la leggerezza con la quale si fanno nascere l~ Cooperative è anch'essa un fattore qeterminante il decesso di• parécchie centinaia di esse. E con quelle di consum0 un'altra mortalità pre_ sentano anche le Cooperative di assicurazione, per gli abusi chl,l si sono p1·odotti in questo ramo. Lo sviluppo della cooperazione di 'produzione capitalistica .è stato, negli ultimi lustri, notevolmente superiore a quello élelle Cooperative di produzione opera.i.a; le prime da 84 che erano nel 1908 sono cresciute a 252 nel 1922, e le seconde soltanto da 26 a 39. La media dell~ quota so– ciale per associato è cli 2420 franchi per le prime e di 260 franchi per le seconde. Quanto alle Cooperative di produzione operaia, la loro importanza, pu:t' dopo una esistenza semisecola.re , è ben piccola. Per ~l che avevano dato il numero dei soci,_ l'in-: sieme sommava a 1502 persone; e 18 avevano un giro d1 affari di 12.570.963 franchi, In fohdo esse non sono riu_ scite che a penetrare net campo della piccola e media indu_ stria: tipografia, verniciatuJ:a, cesteria, zoccoleria, ecc. L'esperienza mostra che non è per questa via che i la_ voratori potranno 'assumere la gestione della produzione, almeno nelle vecchie forme in cui l!J, cooper,azione si è svolta. Forse u,na delle de passerà, p~r la cooperazione di consumo, la quale già, oggi, in Belgio ha alle .sue dipendenze una produzione diretta ben _più importante di quella autonoma. ' In Belgio, come dappertutto, la cooperazione si è ap– poggiata sul consumo ed ha cominciato col pane. Dalla .cifra di affari, calcolata; per, il 73,4 per cento delle Coo– perative esistenti, in 5 miliardi e 251 milioni di franchi, dedotti 4.231.000.000 delle Cooperative di credito, sul mi– liardo residuo, le Cooperative di Consumo (257 su 322) contano per 465 milioni di vendite. Orbene, le 51 Cooperative socialiste, con 682 succursali e 245.706 soci, entrano in quella cifra. per 257.173.000 fran_ chi di vendite, e 25 di esse, tra le più importanti, com– prendono 133.264 soci e 164.122.000 franchi di vendite. Qlfeste cifre stanno ad indicare, oltrechè l'importanza del movimento, la tend,enza verso la concentrazione e la fine di quel\a piaga che nei primordi affligge la coope– razioQ.e in tutti i paesi : il particolarismo. « E potrebbe e.;;sere diversamente? - osserva Serwis. -· La coopera_ 2ione belga è, nella sostanza e per origine, operaia. Essa è il prodotto dei lavoratori manuali. E' -stata intrisa colle loro mani rugose e coi loro pensieri ·frusti, e ne ha tutte le qualità e tutte le tare. Ne ha il senso della vita, ma anche la mancanza di scienza; considera. il lavoro delle mani come il solo produttivo e non ha data fin qui che ben poca importanza al lavoro cerebrale. Di qui le sue lacu– ,ue ed i :.moi errori. Di un compagno minatore, metallurgico, vctr:tio, ece. ·vittima del padronato, si è 1 fatt? qui un magazziniere, là un direttore di Cooperativa, quasi si ignorasse che, se ci vuole un periodo di tirocinio e speciaH disposizioni per .essere operaio mecca.nico, vetraio, muratore, falegname, ce ne vuole anche per essere operaio, magazziniere, im_ piegato, direttore, contabile di Cooperati va », Quando a Gand, durante la visita della filatura e tessi– tura meccanica del Vooruit, di cui parleremo tra poco, do– mandammo ad Anseele, che ne è il creatore, in che con_ sistesse il segreto della riuscita, ci rispose : · - Trovare l'uomo adatto e competente per dirigere la Cooperativa e pagarlo in proporzione dei suoi meriti e delle sue responsabilità. E che uno di noi sia sempre pre– ;Sente.» Cioè : la tecnJca congruamente compensata e lo spirito .cooperator_e socialista che l'assista e là riscaldi. *** Fin dal 1913 fu posto sul tappeto il problema della ,concentrazione dellé Cooperative, e a poco a poco _l'idea ,di costituire grandi Cooperati1ve in ogni regione andò fa_ . eendosi strada, La ·guerra accelerò la spinta. L'occupazio– ne militare tedesca obbligò tutti i Belgi a unirsi stretta– mente. I dirigenti delle Coope1·ative furono obbligati ad .avvicinarsi ed impararono a conoscersi ed a pregiarsi ! ,\. Liegi, fin dal principio del 1915, si formò l'Unione Coo– perativa con le Coperative di tutti i dintorni e che più tardi si estese a tutta la provincia. In Fiandra le Coo– perative si raggrupparono attorno all'A.lgeme:me Groothan_ del di Gand anche per approvvigionarsi. Fu la necessità di soddisfare i bisogni dei loro soci che indusse i diri- .genti all'idea della concentrazione ed alla fusione. Essi obbediva.no così a ragìoni di opportunità e non a teorie. « Non mai essere schiavi della teoria, ma essere so·U- BibliotecaGino'Bianco ples, adattabili, alle mutevoli )lecessità che si presen– tano » fu un altro degli insegnamenti che ci dette .-\.nseele. Oggi, lo spirito localista, che aveva avuto la sua ra– gion d'essere nél periodo eroico del movimento che aveva dato vita a numerose Cooperative nei principali ~en– tri industriali -· forni, spacci e <Ja..,e del popolo --- si è notevolmente attenuato e si è tramutato in uno spirito di accentramento della direzione e di una certa autonomia nel_ l'amministrazione giornaliera delle Cooperative in cui !li sono fuse le minori. Già gràndi Unioni. cooperative regio– nali hanno sostituito più di 200 Cooperati ve autonome, Esse sono : l'Unione cooperativa di Liegi, che agsorbe da sola più di cento Cooperative ed ha parecchie centinaia di spacci sparsi in quattro provincie; l'Unione dei Coo– pzratori a· Charleroi, che ha raggruppato un grande nu_ mero di Società della sua regione; i Mngazzini generali a Philippeville, che diffondono la propria azione ~u pa– recchi circondarii; ed altre tre ·di più recente formazione. Queste creazioni. dal 1919 al 1922 sono venute a collo– carsi accanto alle antiche e potenti Cooperative organiz_ zate sul piano della Cooperativa regionale; il Vooruit di Gand, che l'anno scorso ha fatto opera di co11cent.ra .. zione raccogliendo le piccole CooperatiYe della regione: di Termonde; la Casa de/, Popolo di Bru:relles e così via Specialmente nella parte vallona, che è anche la più in– dustriale del Belgio, si è compiuto il fenomeno deila con– centrazione economica. In l!'iandra la spinta, è pìu lenta perchè ogni Coopetativa esistente ha un raggio di azione abbastanza ampio. Superata così la fase del localismo, il Belgio si ani11, verso un raggruppamento regionale delle Cooperative, che potrà condurre, sperano i cooperatori belgi, alla co;;titn– zione di una Cooperativa nazionale di distribuzione. ·Intanto, per i servizi di compere all'ingr0&so esi;;te già., fino dal 1900, la -Federazione delle Cooperative belghe, la quale, dopo un periodo di sosta durante la guerra, aiutata nel 1919 da un prestito in merci delle potenti con,:;orelle inglesi, ha avuto, nel 1923, un giro di affari di poco meno di 95 milioni di franchi. Inoltre, essa conduce una fabbrica di berrett~ che· pro– dusse nel 1923 _per oltre -un milione e mezzo di franchi, . una burreria-latteria, e diversi laboratorii comprendenti la torrefazione del. caffè, la molitura del grano, l'im– pacchettamento dei prodotti colla sua marca. Rientriamo così nel campo della produzione, a cui ab– biamo accennato, per .mezzo o coll'aiuto della coopera. zione 'di consu_mo. · *·* * L'esempio più cospicuo di indus~ria, anzi di grand~ industria di produzione cooperativa, è costituito dalla fl. latura e tessitura di cotone e ,dalla filatura di lino del Vooruit di Gand. Quest'ultima è una vecchia àzienda, an_ gusta, caliginosa, umida, rilevata da un capitalista pri– vato, ma le altre due sono di recente costruzione, sem– plici, pulite e potenti, .del tipo delle grandi aziende ca– pitaliste. E' questo il primo tentativo che la cooperazione arrischiò nel terreno preferito dall'industria capitalista. . - Come, - domandammo, dopo la visita, ad Anse:ele - avete potuto raccogliere i capitali occorrenti per avventu. rarvi in simile impresa? - Nel 1902 lanciammo un appello ai cooperatori belgi. ·perchè acquistassero una o più quote per fondare una tessitura meccanica a Gand, e l'anno seguente 50 telai erano in movimento e, dopo una perdita di qualche mi– gliaio di franchi, nel 1909 si realizzava già un utile di quasi 50.000 franchi in un giro di affari di 878!645 franchi con 120 telai in moto. Ma, così, si vegeta.va , non ci si s.-iluppaYa. E vegetare voleva dire morire prossimamente . Bisognava dunqu·e nrgentemente disporre di un capi-· ta.le più stabile e più importante. Fu allora costituita, nel 1910, una Società anonima per azioni, vendendo sul mercato le prime azioni per ricavare il capitale occorrente alla costruzione di una nuova officina. Ma c'era il peri. colo di vederci portar via questa officina dagli azionisti privati. Per ovviarvi vennero create delle azioni-capitale. Cioè furono comperate 20.000 azioni da 100 franchi; 10.000 furono gettate in Borsa, e 10.000 assegnate gratuitamente al Voornit, il quale ha così sempre la maggioranza nelle assemblee sui portatori fraziona.ti delle prime 10.000 azioni. Inoltre venhe fondata dal Vooruit una Banca che ven_ ne interessata in una nu·ova tessitura. Siccome noi siamo i padroni della Banca siamo anche i padroni di tutta l'azienda industriale . - Ma, -- si tornava a domandare noi, un po' stu_ piti e perplessi - come mai si trovarono dei capitalisti che investirono i loro capitali in aziende cooperative no-

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