Critica Sociale - XXXIII - n.18 - 16-30 settembre 1923

CRITICA SOCtALE ----------------- persino questo lusso di morire, e morìr bene, perché il loro destino è di vivere_: e quelio di non applicare, dun– que, il loro stato d'animo e il loro caso ,soggettivo a casi e situazioni e necessità collettive -diverse. Gusto- e disgusto di contatti, ognuno può averne, per– sonalmente, per -cohto proprio; e la malizia non fa mag– giore ·sforzo ad attribuire a questo e a quell'uomo il gusto, la fregola, e la ,speranza del contatto e della relativa feluca, di quel che il senno equanime Ì10n ne faccia per riconoscere· che altri uomini dovettero avere qu:i contatti, superando ogni• loro moto personale, per– ché li avevano per gli altri. e non per isè. Gli individui, se vogliono, possono morire, e morir bene, ma le mal'lse non lo possO:no neanche, se vogliono, e non lo vogliono, appunto perché 1,10nlo possono; e non lo debbono, e sentono confusamente che non lo cleb– bono, perchè in loro è la vita, la continuità della vita, e hanno in -sè ',stesse le ,ragioni del vivere, anzi l'es-· senza stes,sa del vivere. Onde, come la reazione può ·per– coterlP, disperderle, 11miliarle, ma non può soppr'imerle pri1n.n pe.rchè' ne[Jpur coi ,sogni di Nerone si può sop'. prirnere -cl'un tratto milioni di vii.e, e poi perchè, .sop– presse Je· masse, sarebbe spenta l'esistenza oiociale, co,Ji non possono esse masse, eia sè, decretare ed attuare la propria fine. Questa penso,sa considerazione verso gli uomini del- ' l'organizzazione (ai quali non fu mai recata aperta offesa o con~lanna, ma implicitamente riesce cli biasimo certo atteggiamento altrui) dovrllbbesi avere - e non si ha nbbastanza, a mio avviso - verso l'organizzazione. In costrutto-, l'l'.lltimo articolo del compagno Treves suona così: « Auff I lflnalmente ci siamo divk5i ! La Con– federazione s'è liberata di noi, mn anche noi, .se .Dio vuole. ci •siamo_liberati clalla Confederazione! Bssa va .1)er la sua strada, e fa ,bene, e riconosciamo che non può andare altrimenti; ma noi andiamo per la nostra. Essa éammi11a curva prr i sentieri dell'utilità, cle·l com– p1·omesso, cli salvare il salvabile, ciel « contrattare gli avanzi », e noi marciamo a te,sta alta per la via cliritta e scope:rta - sebbene peric0lo,sa - dell'ideale, della fle– rt-zza, del ,socialisn10 in una parola. Ad essa l_a carne (ci le ossa), a noi lo spirito. Ari essa l'oggi, l'attuale, il necoosario; a noi J'a vvenire, iI viri uale, la idealità I ,.. Ebbene, no. La separazione del Pnrtitp dalla Confe– derazione non può sigui,flcare nè una tale divi-sione non· più di ,funzioni ma -lii nnime, uè, tanto meno, un tale dislivello morale, un tale oiuperbo "{l'alto "i11 h11<SG0 » del Partito verso la Organizzazione. La lotta Liidasse, lo spirito intimo del sociali,smo, cioè il clest,ino .clegli sfruttati e il sogno deJla liberazione, vive in essa- pur,fustigata, profligata, schiantata, stesa a· terra - a8sai più o non meno che nelle dottrine dei fllo,sOJfte nelle polemiche dei politici del PartHo. Le Coop~rafi~•e furono aree col pretesto che avevano la bandiera: rossa, ma per la ragione che le-elevano inte– ressi capitalistici. Se anche esse sono .costrette ad am– mainare quella bandiera, portano in sè il loro spirito cii classe; e quando sono costrette acl umiliarei 11er vi– vere; quello sp\rito vive in esse per-chè esse vivono. n prole\ariato, se contratta col 1~~mico l'esistenza della sua organi-zzazione, salva - anche inconsapevolmente - le· faville d'un fuoco inconsumabile entro i suoi Lari plebei. ... ** Al di fuori di questi punti di vista più propriamente politici, i-o voglio ,segnalare iniflne, in queste ·noie af– frettate, il pericolo di un ,ne viamento dott rinale. Or non è·molto, a proposito di certi or ientamen.ti neo-idealistici di taluni compagni - fossero e.ssi d~i filosofi. fedeli a . una antica concezione che per disciplina di partito ave– vano tenu_to celata in tempi normali e sfoderavano in occasione del cataclisma at.tuale, fossero dei determi– nisti di corta veduta e di gretta e assoluta concezione, a cui il manganello aveva aperto gli oc-chi miracolosa– mente - lo senti,f l'amico Treves ammonire r.ontro _CJue6IO 11-tni1·r~re eta! mar~ismo, contro questo ri.sorgl!l11e ibliotecaGino Bianco antitesi tra interessi e ideali, tra la classe che vive, si m~ove, opera, incarnando interessi cli oggi e ideali di <lomani, e lo Spirito che vive di per sè :stesso, in alto, immanente ed etereo come un Sole estraneo alln terra, e che, al più. al più, si degna di illuminarla quando non piove. Rileggendo il suo uliimo artico.Io della Crilioo <love, insieme con molte conoiiclernzioni giu~lis.siroe sulla ne– cessità cli migliorar gli uomini, i capilega, i cooperatori (come e dove? con iniezioni cli radiu111- sociali5ta, o · nnc'hr con l'esercizio pratico rntro l'organizzazione?)._ si purln cli 1-111 socialismo·cli Parlito come cl'un puro S[Jirito, -cl'uu miracoloso creaiore cli opere sindncal', e persin ... cli bacchelta magica, l'amico Treves si stupirà, io penso, di quella s1rn ,s~orribancla nel regno dei cieli dell'ono- revo'le Gentile. . G IOVA'<~f ZIBORIJJ.. la .registrazione dei contratti · di lavoro In linea teorica non abbiamo nulla ria opporre :il prin– cipio che informa il Decreto legge per la disciplina d('i contratti cli lavoro, testè approvato di;tl Consiglio dei Ì\1inistri. Un provveclimenlo che t,ende a co-nferire valore giuri– dico ai Patti di lavoro, in un niornenlo come questo, in cui, per la inefficienza d-elle organizzazioni operaie, il padronato può facilmente eludere le condizioni cor.– trattuali ·o apertamente violarle, non può che e..sere accolto favoflevolment•e dai lavoratori. Nè si può astrarre, nella valu1.azione del Decret.o,.dalla Obi'ettività che - in questo caso - ha ispirato il legislatore nello strnclere la disposizione secondo cui vengono ammess i alla ri:gi – sira.zione i ,contratti- -stipulati claLle clivrrse organi7.za– zioni, il che ferisce in pieno la tesi monopolista c lelll' Corporazioni fasciste. . In prat ica, però , la cosa è a,ssai diversa. C'è, innanzi tutto, da chiede.si quale efficacia abbia il pr0Yvt•cli111e11to per le nostre organizzazioni, dato che esse ~uno 1iostc, quasi tutte, nella impossibiJitil," matC'riale rii avval,•rscnc. lu altri termini: quali co11t1·atti potn111110mHi fur regi– strare i SindncaLi che 11011 hanno il crisma fascistn., si• ad essi - nella maggior µarte clelle provincie italiane - è inibita ogni forma cli attività e rii tutela clei propri iscritti? E che vaiore prn!ico può a'vcr•L'raff,er111azion,· ciel diritto per «tutte." le organizzazioni cli far regi– strnre i propri con-trntti, quando i Sinclacati faoicis1i - a~che clove esistono soltanto cli nome - cliffirlano gli industriali a non concludere contFalli con altre org:rniz– zaziori.i operaie, minacciando di intervenire coi noti si– stemi nel caso che la ingiunzione non ven 6 a subitamerite accolta? Torna opportuno, a questo prnposito, ·ricordare il caso recent.issimo clei vetrai: un concordato stipulato clalle organizzazioni confederali, I-e quali raccolgono la quasi totalitit degli operai cli quesrn in{lnstri,i, fu immediata– mente denunciato dalla parte padronale per impe>sizione delle Corporazioni -fasciste. Ciò, ,si noti, è accaduto a Milano, dove ancora esiste una certa libertà sindacale' In queste concl-izioni il Decreto 5ui contratti di lavoro è cmp·e se non esistesse, e si risolve in· un privilegio per le organizzazioni fa-sciste. Non diciamo • per i loro• organizzali, chè ci sarebbe fa-cile -dimostrare che i patii stipulati dai corporazionisti rappresentano, per le maestranze, un notevole peggio– ramento in confronto delle condizioni "ontratluali pre– esistenti. Perché il nuovo Decreto possa acquistare un qualche valore pratico, occorre clie la libertà di organizzaziono e le affermazioni antimonopolistiche diventino una realtà "oncn'tn e non rimangano soltanto nelle [)!atoniche in– tenzioni del Capo df'J.C.ovNno r nP~li ,mlini riel ~iòrn•) del Gra11 Coµsi~liQ,

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