Critica Sociale - XXXIII - n. 17 - 1-15 settembre 1923

• le imprese avventurose o insolide, ed accentuano il pre– dominio politico del capitale improduttivo; nessun effet– tivo innalzamento -di salario è possibile senza un simul– taneo a'Uluento della produzi-one, e _perciò tutta l'azione oper111ache ostacola l'incremento del prodotto si risolve in un danno reale pei lavoratori, ecc. ecc. Per compiere slstematicamènt'? la sua indagine, il Loria istituisce alcune distin,zioni fondamentali rispetto al subprodotto, -divid•endolo ·in subpro-dotto « ultranor– male •· o « ipernormale », in subprod0-tto « normale di primo • e « di secondo grad·o ». Sono distinzioni un po' sottili, che non ~i potrebbero rendere perspicue ed evi– denti se non entrando nei meandri -della trattazione lo– ri aua. Qui basti avvertire che, mentre (a pa,er-e del Loria) c'è una specie -di subprodotto che s_i può elimi– nare pur co1.servan-do l'attuale assetto econ·omico, ce n"è un"altra che non si può abolire senza intaccare l'or– dinnmento capitalistico e assidere su altre basi i rap,– \Jl0Ì-tidi produzione. La elitpinazione. graduale del ~ub– prod-0tto della prima spe,cie forma l'oggetto della riforma ecbnòmioa • quantitativa •, dove l'abolizione del sub– proùotto dell'altra specie costituisce il còmpito princi– pale della riforma • crualitativa ». Tanto l'una quanto l'altra riforma hanno questo in comune, che possono, cioè, essere compiut_e • soltanto .nediante l'azione dello Stato•· Così, l'assunto principale del sindacalismo è colpito ,al cuore: in sè e ,per sè, il Sindacato operaio non ha alcuna capacità « rivoluzionaria»;. esso compie una funzione utile, ma da solo non riuscirà mai a corrodere, e tanto meno ad abbattere, le colonne su cui poggia il sistema capi tali stico. , Per attuare razionalmente (quanto dire, « scientifica– mente») la riforma 'quantitativa, il Loria suggerisce una serie -di misure e di provvedimenti, come. la esclusione legale del capitalista -dalla direzione dell'impresa e la sua sostituzione mediante un imprenditore • puro •• sgravli di impost~ ai redditieri che aumentino la pro– duzione e quindi -diminuiscano il subpr-odotto, premi agli operai più efficienti, Commissioni miste -di fabbrica, gestione ••scientifica • delle imprese, partecipazione agli utili, ecc. Sopratutto, s1Ccome il s.ubprodotto dà luogo ad un • extrareddito », è necessario colpire tale ext.ra– Teddito mediante un'imposta assorbente, astringendo in tal modo tutto il capitale improduttivo ogg,i esistente a trasformarsi in capitale produttivo. A cotesta trasfor– mazjone produttiva possono efficacemente cooperare tiutti quelli (capitalisti e operai) che non partecipano allo sfruttamento e al parassitismo del capitai-e impro– duttivo; e tale collaborazione, utilissima da:! pùnto di vista sociale e verificatasi ·più volte nella storia della .riforma econo.mica, è un'altra smentita a uno dei dogmi dei nostri massimalisti rivoluzionari, .pei quali la classe cnpitalistica rappresenta un tutto monolittco e indi– stinto, che non permette mai alla classe lavoratrice di inèunearvisi a .proprio vantaggio e a vantaggio -della grande, maggioranza dei cittadini. . Quanto alla riforma •qualitativa», involgente cioè •I\Jnatrasformazione radicale -dell'assetto economico do– minante, il Loria respinge come empirici, utopistici o incongruenti tutti quei provvedimenti e sis:i:mi che osta. colano il raggiungimento della massima produzione pos. sibi_lee assoggettano il lavoro a forane ancora pi~ coat– tive de'lle attuali. A' suoi occhi, non vanno immuni da tale difetto organic.o il comunismo, il collettivismp inte- ' grale, il_ _federalismo sindacalistico, e il cosidetto • gil– dismo » inglese. Egli, in sostanza, pensa che la riforma razionale qualitativa dell"attuale ,economia • salariante» sia effettuabile solo mediante la sostituzione dell'asso– ciazione di lavoro •coattiva» con un'associazione di lavoro •spontanea•, nella quale non esisterà più alrun vincolo capitalistico perchè il lavoratore avrà il libero accesso alla terra, o (il che fa lo stesso) la térra non avrà più un valore inibitivo -di fronte al risparmio de( lavoratore. Alla effettuazione dell'auspicata associazione spontanea contribuiscono e contribuiranno sempre più d1v_ers1 fattori, dei .quali alcuni rientrano nella sfera del– l'attività statale (come l'assorbimento degli extraredditi, la trasformaz10ne dei capitali improduttivi, le facilita• z1on1 legalt concesse alle associazioni dei lavoratori perchè _acquistino la terra), mentre altri operano all'in– tu_or1dt ogni at11v1tà intenzionale (come il naturalè de- . . cl!v10 della produzi one capitalistica). « L'associazione spontanea -:- seri.ve _il Loria-....:.è destinata ad assurgere a _legl!'eum~er,sale in_que~la fase dello sviluppo econo, 1111co in c\11J_llavoro isolato non dà più alcun prodotto; ib{ioteca G_1r10 B_tanco ' T poichè, in tali condizioni, .il prodotto non è più deriva– zione dell'individuo, ma risultato dell'associazione e, per ciò -stesso, attribuzione, sociale. Onde l'economia e, derl– 'vatamente, il diritto, vengono a cangiare sostanzialmeme carattere e, da emanazioni essenzialmente indiv1duali, si mutano, per vastissima parte, in attribuzioni socdali ». Certamente, aggiunge il Loria a mo' -di conclusione, quando si è detto che la forma economica .definitiva è necessariamente una associazione di lavoro spontanea, non sono punto precisati ,i -0ontorni di codesta forma eco,iomica, che rimane pÙr sempr~ una nebulosa avvolta nei più denso mistero. Ma non senza ·pe'rò che possano, fin d'ora, indicarsi taluni lineamenti generali del,nuovo assetto economico. Questo, infatti, si differenzia dagli schemi del collettivismo e del federalismo, poichè non si erige sulle forme -di associazione vigenti, ma si crea una forma di associazione propria ed originale, all'in– fuoni dell'esperienza. D'altronde, la nuova forma econo- • mica, ~r la stessa spontaneità che l'impronta, esclude così ogni rapporto -0apitalist-ico come ogni collettivismo s~atale, appumo perchè i due processi involgono del pari una coazione. Ed il nuovo a,ssetto economico pre– senta la più spiccata analog,ia con quello su cui oggi sembrano raccogliersi le aspirazioni delle più vane scuole, dagli economlsti ai coLlettivisti e ai federalisti: u!la pluralllà, cioè, di associazioni libere di produttori, ie quali consentono allo S~ato una larga partecipazione al reddito dell'impresa, e procedono a scambiare mutua.. mente i propri prodotti alla stregua dei rispettivi costi d1 produzione. • . Tali; in pallido e schematico riassunto, le principali idee informatrici dell'ultimo lavoro -dell'eminente econo– mista-sociologo dell'Ateneo tòrinese. Qualche parte della ~ua poderosa opera (come quella relativa alJa riforma •qualitativa• e al trapasso dall'economia salariante alla · forma economica superiore) può dar àdito a dubbii e pflrplessità; ma, in crunplesso, per noi essa ha il grande merito di riconfermare autorevolmente aicune tesi car– dinali del socialismo, specialmente del socialismo evo– luzioni.stico. Contro tutti i seguaci del rivoluzionarismo romantico, il Loria sostiene, infatti, .che i prob.Jemi della produzione hanno una priorità assoluta su quelli della dLStnbuz10ne, e che le rivoluzioni sociali sono possibili soltanto quando sono storicamente • determinate » cioè · quando esistono ·1e condiziom obbiettive e subbi~ttive :·per la loro realizzazione. _ All'infuori di tali condizioni, e senza un preliminare mnalzamento del livello economico -intellettuale e mo– r~le. del popolo lavor·atore, la «. rjv~luzione • può avere bensì un'efficacia distruttiva del regime vigente ma per s~ medesima, è impotente a creare un assetto economico purchessia. • Essa può seminare il terreno delle macerie dell'edificio sociale smantellato, non però far sorgere su qùeste macerie un -edificio nuovo e superiore •. Contro, poi, .gli apologeti del capitalismo e i corifei del • laisser-faire », il Loria mostra che c'è una' buona battaglia da combattere contro la brutalità <i.,elle' cose e che. nei rapporti e?onomici ,c'è campQ:per ,un largo int~r– vento razionale; mostra ancora che il sistema economico dominante è, un sistema transitorio; che i'l « salariato » non può e_ssere un_ sis_tema definitivo dì produzione; che la produzione capitallsuca non fornisce affatto il mas. simo prodotto pos,siqile e che la cosidett§. u libera con– co.rrenza_• è una mera finzione, data l'appropriazione monopolLStica del principale fattore pro.duttivo, 1a terra. _Contro, infine,. tutti i pessimisti che -condannano l'uma– mtà_ ad agg irarsi in un assur'do circo!-<> vizioso, a-ct agi– Lars1 sen.la _.meta·nè .scopo, oppure ad essere il perpetuo zrni.t>eilo di circolanti « élnes ·•, il Lo ria ann'Uncia che g11 UOlllim dei lavoro possono re<iimersi da ogni residuo v,nco10 servue, elevarsi maLeriaunente e mor-a1mente si da anuare - ~ di là di tulle le formole e gli sch~mi pi·econcem - un mondo di giusLizta e .ai pace. Cosi il messag~io di· grandi spiriti umaru, !la I{ant . a Guethe, da Marx a Victor hugo, dà Mazzmi ·a Tolstoi ua Las:oa1iea :::,1aartMili, viene anche ·una volta conter'. ~aw, e · daìle pagme_ lariane traspira un nariume ai spe– ian.la, che tie1·ve au aLLenuare ll grigiore dell'ora che volge . · ET'.l'OliE-MABCHIOU. ltl.;AMONTI G1 UHPPI, v•ronte-reapo,lllia.b,te Stab. Tip. • LA P■BIODIQA LuMBAROA • • Via MoMO'fa, 17. Mil, 1110

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