Critica Sociale - XXXIII - n. 10 - 16-31 maggio 1923

CRITIC:A 80CIAU • · 163 rativi, che ·diano loro il carattere .dii ng'gruppamenti di" individui I1ÌIUilitin vista di riforn1e det&rminate, .anzichè di cupidigie coalizzate per la u nquista del potere. · _ · Pur riconoscendo come tale riforma appa ia oggi noi;t fa.elle ed esiga una .educazione f<·liti.ca supe_rio– re che solo l'esercizio verrà mano a mano formando, pur volemmo qui accennarvi, p·er l'appunto a segna-· re un orizzonte, per quanto, forse, non vicino, che c11nferma la necessità di difendere e corroborare -la Rappresentanza Proporzionale e con dsa q elle ga– ranzie di libertà, senza delle quali il riconoscimento giuridico dei" partiti ·si convertirebbe m una forma .di oppressione politica. L' ASSOC.!AZIONE PROPORZIONALISTA. L'OMBRA DI OIOBERTI Lucus a 11011 !lucenv·~? Intorno al nuovo regime fiori,sç,è oggi in -Italia·, una scuola filosofica e politica, che s'accentra- col titolo di ,i" Nu9v.a. pol}tica · liberale ». Idealista- nei principt, realistica (ossia storica e. concre!a) nei , mezzi, .nazionale nei fini, essa s'inspira dunque al Gentile e, a traverso di lùi, al Gioberti. Auguro con tutto il cuore ch'essa giunga a illu– minare é a formar la coscienza di quella parte al– meno del fasci smo, ch'è più incline a lasciarsj di– rigere se~ondo ragia.ne storica· ·e filosofica. Ma se al contrario fosse la filosofia a piegare verso mo– venti soggettiv-i ed empirici, o se, peggio, s'adat– tasse a costruirne una capziosa giust.ificazion\l dot– trinaria per conc1'u_dere.all'identità degli. opposti (senza superarli!) e· chiamar libertà il " governo di polizia II e pÒlitica .giopertia~a la dittatura esclu– siva e violenta di partito, questa scuola non sarebbe destinata che a divenire breve capitolo d'una sofi– stica chè. sempre allignò ai p'.edi del po~entato, ma che, nata 'p_er questo, nacque morta alla storia del pensiero. Sarà dunque prezzo dell'opera - e n'at– tendo riconoscenza dai giovani neo-liberisti - pre: venire alcuni di tali pericoli· sofistici, discutendone sulla base della ste,ssa filosofia p.9litica del Gioberti. Il ragionamento centrale, che condivido piena– mente, è così posto- dal Gentile (e cito di proposito il maéstro. in luogo dr.i disr.epoli): « Un lib,-ralis_mo senza Stato è un liberalismo· senza libertà, Uno Stato .che presupponga ·1a libert~, la_ nega appunto · perohè la presuppone, non essendoci, li? er.tà fuori di quella vita dello spirito <:he, a differenza delle cose naturalì, non si· presuppone, ma si crea, si con– qui!!lta, si sviluppa. Liberi si diventa, Iion si è natu– ralmente .. E .lo Stato è liberale, di fatto e non a parole, se promuove lo ,rnitu.ppo della liberld, consl– deraqdola come _ide~le da attuare e non come natu– rale diritto da garantire... . " Perciò io sono fermamente convinto della ne– cessità SUJ;>remadi un; Stato forte, c.ome dovere e come diritto del c'.ttadino, e di una disciplina ferrea, che sia_ scuola. rigida di vol(!ntà e di caratteri poli– tici. Perciò so110 fermamente convinto della neces– sità di svegliare e, svilup_pare in politica un senso energico di religiosità e di moralità, e di _portare, d'altra parte,, un Sflnso- di mis1:1;ra .a ~i de~ermi_na– tezza politca, cioè di con<;retezz1a sociale. e !;!lorica iieHo. s.viluppo etlco-religi~so dell'individuo-n {1). . , • 0 in 'f.,a nuova ·pol,ilna liberale def gen•' ~ ' ~ . : . Questo ·è anche il liberalismo che io vagheggio per uno Sfato socialista, in senso proprio. Ma ognuno intuisce, quali illazioni e quali variazioni discepoh malcauti ed entqsi.asti possano ricamare sul tema dello Stato forte e i:lel1adiscipli.n.9;ferrea, scivolando dalla forza_ del pensiero alla forza del_ .. .ferro, e dalla libertà alla tirann1de. ·Perchè, se in filosofia morale la libertà etica non è l'arbitrio, il puro· i– stinto naturale e soggettivo, ma anzi la faticosa conquista della legge morale, l'obbligatorietà che il pensiero oggettivo e µniversale impone alla pro– pria condotta,. (in parole povere, il mio diritto verso gli altri è moralmente il mio dovere, cioè il ricono– scimento del diritto superiore della collettività, che io' eleggo a norma della mia azione); non appena scendfamo dall'etica pura alla filosofia der diritto, ossia a stabidire il rapporto fra individuo e collet– tività, nel che -consiste lo Stato, saltan fuori subito dei problemini di questo genere: E se l'individuo non sa ancora darsi questa disciplina morale, op– pure se ne dà una propria diversa e opposta, gli si dovrà o no imporre forzatamente dall'esterno? E che' cosa, in questo caso, autorizza lo Stato a sosti– tuire alla formazione autonoma della coscienza ci– •Vile ·1a forza e le legge eteronoma? Chi decide, nel caso di conflitto fra la coscienza autonoma e la leg– ge di Stato, qual dei due abbia più ragione? e quin– di, qual dei due abbia più diritto, sempre dal punto di vista idealistico, di usar la violenza come stru– mento della sua idealità etica? Chi garantisce, in– somma, che il Governo, in qualsiasi tempo e luogo, rappresenti lo Stato-etico, se questa garanzia non è nel regime stesso? Tutte. domande che si riducono ad una: Che cos'è iii. libertà in uno Stato organizzato secondo ragione? Essa si chiama diritto. E siccome il diritto è dovere, è facile lo scambietto, per cui la libertà. diventa l'ob· bligo imposto da chi si crede di poterlo fare ·perchè ... ha la forz~. Troppo facile! Ritorniamo dunque a Gioberti. La libertà secondo il Gioberti La libertà non è (non dev'essere) un diritto natu– rale, che ognuno abbia sol perchè è nato è messo al m.ondo. Questa, se mai, è una libertà dell'indi– viduò astratto dalla società, anzi, io dico-,.astratto dal mondo, e coincide col pqro arbitr;io. Rimettete l'individuo nel mondo, nella collettività, nello Stato, · è, se gli riconoscete una simile libertà naturale., iUimitata e _arbitraria, affermate l'indi– viduo ma TIP.Rate la collettività come Stato e nazione. Nella società (cito le parole scritte dal " demo– cratico ,, l\1:azzini in una lettera a Melegari del 2 ottobre 1833) " la libertà è una negazione: non co– stituisce nulla. Distrugge e non fonda»; parole. ri– prodotte dal Gioberti nella sua introduzione alln stu.dio delln fl,losofìa: " La libertà è per sè medesima un concetto negativo e un'astrattezza assai vaga, che non l1a del positivo e del sollo, se non si sale piÌI in alto, alla Jègge che la produce e determina 11 \TIT). La critica all'individualismo rlemocratico tipo Se– colo XVITI, sia detto di pass;c;.ggio, ferisce dunque. il reg-ime borghese, il criterio della « lotta per la vita " e della neutralità ·statale, che discese da quel ra– zionl.Iismo; ferisce quella libertd economica, a pro' ,iella quale si schiera il fascismo, e che il Gioberti invece riconosceva- vantaggiosa soltanto a una mi– noranza, col sacrificio ·de' più deboli e dei misera– bili (Rinnovamento, Il). .

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