Critica Sociale - anno XXXIII - n.9 - 1-15 maggio 1923

éilifi.CA ~oétAU un campo spianato dalla distruzione, a furia di fa,ntas:irae di volontà, • e con assoluto dispregio di ogni individuale consenso, lo SLato nuovo, ao SI.a.Lo ideale, lo 1Stato comunista perfetto, lo Stato umico i,1,radiatore del p-ei1si,ero e persecutore di ogni pensiero dissid'.ente. · Gosì ì'assoh.itismo piombò imprnvvis•amente come un falco avido di precj a s,o,pra lo SLato demoaratico, avvinghiando- 1.oe percoLen.cLolo col rosl1ro furente ed avido. Un p a,rLito disse: Io sono lo Stato, e lo Stato disse: nes,suna i.d,eafuori della mia idea; nessuna azio– ne ,fuori deHa miia azione; io sono tu\.Lo, i par– Liti e ,il PaTlamento, la I"elligione ,e il Sindacato operaio. Nessuna esistenza pa•rticolare fuori del– la mia un,iversa,lità, nella quale s,i confol1'1ono il Govm-no e la Nazi•one. Nego le c'1assi e nego il Primo Maggio, es.p.ressione essenziale di -una classe e,he tende ad una sua universalità, oltre lo Stato, sopra tutti gli Stati. Io sono l'Assolu– Lo, e in rappo-rto .di me il concetto individuali– stico del consenso è un assurdo; i particolari si riducono, si assorbono in me, non perchè lo vagli.ano, ma. perchè lo debbono. Io sono l'ordi– ne, la disc,iplina, Ila gerarchia. Jo s,mo l'ancien règim.e, senza la consacrazione divina, mà. con la J.egittimità della F.orza, · Così posito il c:ont:rasto, questo Pr~mo !\faggio ha per officio preliminare ed essenziale di affer– mar.e se, stess,o, oontro una ..nega,zio11e che ·è ben altro di uno degli. interinitLqnLi stringimenti di· freni imposÌi dal ,mobile capriccio di. un Gover– no o di un questore. Esso rivendica l'autonomia.· della cllasse lavoratrice per ,ma sua rnissione che· non rinnega lo Stato e la Nazione, ma ha finalità proprie, ,che non si e:;a.1u'iscorro neJla cerchia dei• suoi èonfl,n\ politici. Il Pini.mo Maggio non si pone come antagonista dei gio•rni solermi ·che la patria dedièa alle sue grandi TJ.e/Tl(}rie, ai- le rico,rrenze delle ~ibe·razio-ni clalla 's0rvit.ù st.ra– nie,ra,. e neppure alle uelebraz:ioni d1 :ricordi con– s•acrati dalla vita eomuna1e o •reli,gi-os.a. 'Ma ess.o P'rotestà conLro la pretffia tirannica: d,i un assor- •bimento che mira alla ;:oppressioni} de!l.a co– scienza specifica., della classe proletaria che si . p-rolunga e s.i anima della 1iropria interna?:iona- . lità. Perchè Roma è-nata in -un m1Lioo21 aririie pe,r la più aHa vita d-eisecoli, nM è meno vero che da un secolo è nato il proleUtr-iato· modtrno,: da– gli sviluppi della ecònomia capitalistica. Romél fu impel"ia Jl-e l+ pag ana e ronobbe gH srhi.avi; fu cris.tiana e papa.le, e vide i ser-vi della gleba e gli artigiani; è bo rghese e liberale, e attesta l'e– sistemJa del salariato. Roma è immortale, il suo PanLheon continua ad ospitaT'e tutu gli De'i; irn– l?assibile so,rvive alla successfone de,Jle domina– zioni, aLl'.orto ed all'occaso dei 1riiti che gli uo– mini fo,g,giano nell'anelito delle riinnovnntes,i spe– ranze. Un 21 a,pril,e che canceUa il Primo M,àg– gi:o non è... romano; non è spir ito prol.eso alla Lolleranza, all 'anmonia di tt1t.te le fr-rme ideali, che l''umanitil. es-prime dal suo incessante dolore per un'ascensione sienza fine nè è:::nr11ie.E' ùn· atLo di politioa partigiana, nn gesto· b(ulale di offesa, un'i!Jusione di potenZ'l. che crede ccn un decreto ,di spegnere un 'idea, un rr,ovim0, il o che da nessun dec.reto furono generati, rna da11'im- _ manente necessitlà sto,rica. · Il •Primo Maggio adunque afferma se !\tesso, BibliotecaGino Bianco· l'auto1;,omia e la libertà della ck1sse lnvoratricè nella libertà uguale di tutti. Jl sociaJismo fa suo il vecchio ritornello del poet.a·: pan:e è libertà, libertà è pane. Esso deriva da tutte le ribellioni contro le oppressioni· de.I domma, del! 'economia, della politica, e le continua. Cn1 ha pc-tuto GTe– dere ad uno Stato socialìsta cli <.'J!pressiJne in– dividuale, fatto d.a un 'oli,garchia armata, come in un impéro asiatico, in antago-nismo dèlle fo.r– mè della Vlitademocratica e dell':rnt.ogoverÌ10? E' ciò marxismo,? Arturo. Labriola, Jl/elll'u!Limo numero della. « Critica .Sociale ))' esamiµando i ràpporti l'ra il soc.ialismo e la libertà, che egli tira verso l'an– tica questione dell 'indiviidualismo e del collet– bivismo, esprime il dubbio che ii socialismo n<,n abbia dat~ sutfficiente ine,1remento a quei!. tanto di· individualistico che è necessa,io per dare un sènso vigile di libertà e di resistenza alle masse v,erso le so,praffazioni del J)Otere. Egli esprime . il dubbio che il socialismo, come pn-rtito, abbia troppo dlmenticato l'uomo per la collettività, e troppo abbia sacrificato al conoett,o ael~'ordine e della auto,rità, pe,r mo-do da ,recare qualche giu– stificazione imprudente alle reazioni deU'asso, lutismo statale O, quanto meno, o forse peggio, 1 in modo da averè smussato l'impeto ,e l'energia delle sane ribe,ll,ioni individuali e rlei -grnppi,. aJl– l•a strapotenza del! 'auto 1 ritarismo bal"barico dei Go,yerni. Egli si domanda .se Marx ed ,Engels non abbiano troppo •spreg'-iato.Stir;ner e non sJ.ap.ostati soonoscenti verso Humboldt è Stuart Mili. Egli accusa i pairtiU socialisti di trova,re nella parola cc.anarchismo)) la SCUFla lla loro incapacità dii • tirovare i nessi tra !'indivi-òuo e la s,1,:ictà. Egli propone una nuova educazione p,tbblica del. so– cialismo che mi.ri a f.ai r;edi ,ogrlii inùiv,iduo· « i.I funzionario. des·unato ad assicura.re ,iJ. l·'bertù di tutti gli altri individui )) .. E.gli, guardando al fon– do, e sopratutto alla ,comune deriva:,,ione hege– liana, non trova oosl assurda \'idea cbe Stirner abbi•fl.qualc·he cosa da suggerire allò stesso mair- . :,forno. ' · ~ ·ora in dottrina ed in sto.ria politica il sc;da– lis.mo• •si dif ende. L 'epigrafe che il 'La..briola ap- • p one al su o stud.io, tmendo !la dal Maniies1o, rove– scia da sè, trionlf:a.lmen te, ogni sospetto·: ccAl po– sto della vecchia. società borghr,se, con le sue cfass.i.ed -i suo:i contrasti d,i cìasse, subentra una ass ociazione, in cui il 1ibe:r:o sviluppo di ognu– no è la con.dizione per il libero sviTuppo di tuttilu La formula è perfetta, è definitiva, L'indivi(luo e Ja &ocietà s.i oondizionano a vicenda per 11apie, -nezza del reciiproco armonico e libero s-v•iJuppo . . Altm ·formula c,he me,glio &Colpiscal'equilibt'iQ tra l'io e la collettività,. noi ignoriamò. li fine ulti– rùo, u!Umissimo, è sempre 11 'uo~o; la società, che è_un'astratto, _è in sostanza il i",-ezzci, nen•-ssario pe.r arrivrure all'.uomo, che è l'unico soggetto sen~ sibile. Ma si tratta appunto di un c:quilibrio e si tratta di •raffinare la ooscienza c,,mune dJ questo rapporto. St,~rner e ~•'cc Unico» p900 gi6vano per l'incremento di tale coscienia. (!nando la so– cietà schiacclia l'individuo, è sempre un indi– viduo, se ben .si guard a, che è a capo di quella .società. Il colpevo:le 'è semp.re l'egoismo. E' sem– p·re l'Un,ico che sente in sè il suo « di,ritto divi. no » .a imporre il suo éredo o ::,noi vizi, per

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