Critica Sociale - anno XXXII - n. 5 - 1-15 marzo 1922

_vuolsi dire, certo, che l'lng];ii1Le1Ta sia· dive11tata d'un tratto una uazio:3e di pasta frolla, una segua,ce di dota– .ma Buddho o àel se.rafico monaco di 0 AsoiMi, asset~to -cli altruismo· e di t:\llliltà. NÒ, 'essa agisce semplicemente _col tradizionale ·ru'1e buon ,~enso· degl'i Anglo-Sassoni, in maniera « ragfonevole •, ·,posponendo il peri(olo poli– tico ipo~etico e lontano, implicj_tÒ nel riso1·ge~e della nazione tedesca e russa, al danno certo ed immediato del prop_1·ioinevitab'il~- fl disperato sfaceio e ~onomi.co. nomia 1uouùralt,, è l'im;olita fretta coh la quale'la diJJlo– mazia, cli solito· cosi tragicamente· La1_cligra~a, cerca di ' a·ttua~e rappena or ora .formufato ~chema inglese di ri– . costruzione rlell;Eur'opa. Sopratutto si avverte il vigo– . roso'impulso die viene dall'Ioghllterni e la ferma deci– ' sione di <J.Uestadi non lasciarsi arrestare, 'sulla via in– trapresa, da nessun ostacolo. Ben di'l_'ersoè'il caso e l'atteggiamei:ito d.ella Franci_a. ia Francia difie1;isce dall>jnghilterra per due potenti motivi. In primo luogo 1 suoi imbàrazzi, eco!l.omic·i sorio di natura, più esÙinseca, che non quelli inglesi. In altre p!J.role essi sono più finanziari che economici. In Frapcia , non è tanto la massa dei privati ehe sta inale, come in lnghilter.ra, quanto le finanze dello Stato, che fanno ac– qua da tutte le parti. Basterébbe quasi che -la Francia ·potesse ottener.e ,il condq~o. dei suoi dP.biti. verso l'estero, e riuscisse a sminuire le enormi 13pe 'semilita.ri e ·ammi– nistrative in ganei;e, che gonfiano a dismisura il suo _bi– lancio, ~ la maggior parte dei suoi guai svanirnbbe. C~- 1ile si vede, q~i sf tratta di tutt'altra cosa che della, paralisi econoinica che minac'c-ia di ridurre al lumicino l'Inghilterra, eh~ è quella che è,. Ùni·carhente in virtù delle sue manifatture e dei suoi traffici. D'altro canto Di fronte -a tale atteggiamento risoluto. la p.osizione dei politici francesi non appare facile nè '-promettent_e. Essi avranno· bisogno di· una· abiìità sovrumana per de– . sti·eggiarsi fra- gli scçgli opposti, la Scilla delJ'a intransi– genza e la• Cariddi della soverchia remissività, - il p~ric_olo politico, che minaccia ,la Francia nel ca'.so di"' un risorgimento tedesco o russo, e sovratutto .del primo, non è affatto ipotetico e ·tont.auq, :ma, sicuro e prossii:uo. _ Anche lasciando da parte il timore,· tutt'altro che, inf0ndato, di una, se anche nòn prossima, guerra di ri-· vincita tedesca (-troppq fiele '1a·Franèia dei Clemen_ceau e dei Poincare ha- lasciato accumulare nel nou . troppo tenero cuore tedesco), in tutti i modi- qualunque 1:isor- . gima.nto tedesco'si ·ridolve dirett_amente nella inevita,bi-le fine della odierna schiacciante .igemonia politica e mili: tare francese sul Continente: · Nè vale· il dirò· che I.a Francia vuole cose contradd i~to1·ie, cioè· che la Germa– nia sia roviòata e che le paghi indennità concèpibili sòlo nel caso di· una ·sua proiìp.e;ità fa.volosa. La Francia vnole anzitutto la paralisi é l'imhavagliamento politico della Germania e_vnole che paghi fi.'nch-è e 0 in quanto ciò sia compatibile con siffatta paralisi ed imb,avaglia- mento. · · , Tntta l'attuale .situàzione è dominata da questo dis– Ridio fra Francia ed Inghilte1·ra. Tale· dissidio è profondo. e, in un _c~rto senso, insanabile, in qnanto non pròviene, <la diffèrenti n·edute • di 11om:ini poli tic{ (in tal c_aso una • co·nversione • di Uljla delle parti sarebbe facile e probabile), ma è dato dalla effettiv_a. e realè diversità di, condi_z-ioni e di interessi dei due Paesi. Pérciò è da ri– tenere, che ali 11. Conferenza d·i Genova, e.f<n .-sèa11chem_olto · più oltre, noi assisberemo a conflitti ed attriti seriissimi, capaci di· dar luogo_.alle P,iù stupefacenti sor_p~·ese. (Uria di queste potrebb'e ('Onsistere nella rinnovata alleanza franco-russa, a spese deWinghilterra;. È duopo,per"'ltro. non perdere di vista i fatto, 'che la 'Francia qggi è pr~ticamP,nte isolata. Le sue ango~cie non sono nèapprez7,ate nè condivise da.nessun altro Paese, eccettu·ata forse la Polonia. · · In ne_ssun altro f'.aese, infatti, il mondiale ed t~rgente lnteresae Rii pron>tìo i·isol'g'iinento tedesco e 'l'USSO 'u-rta, come;nel caso della }"\ranciru, c~ntro un, p~·imo'rdialfl e preminente intel'esse politieo., · · ' Caranteristica, per l'urgenza profondamente sentita da tutti dì • _fare qualche· dosa,» pAr-uscire ,dal terrioile stato d_iasfissia. e di mè.Dasma.'in~ cui versa oggi l'eco- Uoteta Gino Bianco E forse nep.pure- tale abilità basterà alla bisogna. L'.i verità vera è che oggi; vi è un troppo gr-ave diva-rio fra la rè11-lepotenza della F~ancia e le sue smisurate aspira– zioni egemoniche ed. imperialistich·e. La si,,a forza mili– tare e politica dppare oggi, e sarà per molti ànni ancora, piènamente bastevole a tenere il piede sul collo alla vinta ·e prostrata Germania, Ciò non è certp ,poca eosa. Basta pensare _.al_ 1870 e ·al J 9,14. Ma essa _non regge in alcun modo, -·- ,e questo ~ lo scoglio contro il quale è desti– nata fatalmente· ad infrangersi l'acume e'l'energia di tutti i Pòincare deil mondo - a fare ,violenza ai più vitali in– teressi· dell'lnghUterra,. strapoten.te di ricchèzza, di arma– menti nave,li, di ·appoggi morali nel ,asto mondo anglo- sassone. . Tanto più in quanto essa ha co~tro di sè,- cosa di non poco momento,_ il mahmimo ·delle opinioni pubbliche dell'Italia e degli Sta.ti Uniti, la cui• ostilità a-ll'imperia– lismo neo-napoleonico del Quai' d;Orsay diviene ;g,ni· · giòrno. meno 111,rvata_epiù schiva di c-i-rconlocuzioni. F.!!,ANZ WRtss.· Ilmenato ~alrnnito e la poliUrn.: · italiana ·•ff----- \ . ' _I progressi c!~ll'esportazione ital.iana. Le statistiche de·lla .esportazione itf\liana verso i _vecchi e nuovi Stati bàlcanici nei primi tre anm della gu,erra·europea-; per qt1'antp almeno· se ne può sapere con relativ'i,, sicurezza, sembrano tali da giustificare le- speranz~ piì1 rosèe sulla cònquisba -defrnitiva di qlllei mercati e sùl nuovo orizzonte che, essi possono· aprire a,lle nostre in– dustrie manifatturi_ere o ad· alcune almer,io di esse. In. Grec;ia, 1nfatti, da una media ·annuale di 24 miliofui ·di IiJ;e nel: qninquennio 1910-'914 le nostre esportazioni sono s..,lite ad un valore' di 124 milioni di lire nel 1919, di 167 miliouj nel 1920, _e di 120 ·milio_ni nel primo semestre] 921. In 'lire-oro la. nostra esportazio,nè per que-l'Paese , rappresenterebbe oggi_ un valore quasi t1·iplo di. quello d'anteguerra e, per quanto un talè-aument(, debbi\. in. parte attribuirsi agl'i al-la.rgaf,i éonfì'ni del regno di Grecia é sia compe,nsato éla:lla di– minuita espm:tazione in. Turchia,' esso è anehe _determinato da itna e:ftettiva intensiticazione della domanda de,i E.Ostri prnd:otti in tutti q,uei meroati. .In Bulgaria{ dove nel 1913 occupavamo aip– pena l'ottavo posto fra i 'Paesi imp0rtatori, siamo passati e, per ora, ci m~uiteniamo al primo p0sto, con un irrcremento che, misurato. nella monef.a del Paese (levas), apparirebl5e enorme (da 8 mi– lionì di media annllla nel qù~nquemìio 1~09-913 a 600 milioni nél-1920), ma anche in- o-ro è 1 per lò rne~o, in rapportò. da 1 a 4.

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