Critica Sociale - XXXII - n. 4 - 16-28 febbraio 1922

dalla. Georg;a, cle!r'Az.erbaigi~ru, ·dJlll'Armenja, oggi ufli. cia.hnente ·alleati, per non clire.c<!mfedo-rati,con la Russia dei Sovieti; il conyegno di Baku; le,fortune d'el nazio– na.lismo ottomano di Angora;· il _recente tr.attàto·-d'ami– cizia (2 gennaio) ukraino-angorano unifo,·mantesi a quello russo-turco per' quanto _riguarda il riconoséimento· crei · territori e dei diritti del Governo di Angora, come i precedenti trattati turco-persiano e turco-afgano,'che, al ·pari degli accordi della Russia con la, Persia e con l' Af– ghanistan, non mirano certo al consolidamento politico inglese nel Medio Oriente, già teatrò precipuo, per circa un secolo, d~ll'antag~nis~o anglo-russo. Ma, una .prova materiale anche più perentoria è queli_'accordo rus;o col governo di Angora (_lJ, una cui clausola dice espressa– mente: • Le due parti-,, contraenti si impegnano a non riconoscere nessun atto iii ternazionale, che sia stato im– posto con la violenza ad una delle parti contraenti. La Russia si impegna in particolanl'a non ritener· per valido alcun trattata internazionale od alcun atto che concerna la T,trchia, ·il _quale non sia stato approvato dall' Assem– blea 'itazionale turca.•.· E' pertanto vana pretesa della diplomazia .europea quellR di risolvere, sia pure temporaneamente, il proble- . ma dell'Oriente vicino, come del Medio ,Oriente, senza il consenso spontaneo; il che vuol dire senz;i l'intervento, 4ella R1:1ssia; la quale - al di sopra delle stesse forme più durature dei regimi economico-sociali e, a maggior ragione, de.lle forme transitorie dei regimi politici in– terni - è fatalniente }nteressata all'assetto politico ed _economico di quella parte del mondo·., Se la s0luzione del problema orientale è, come di– cevamo e come ormai è nella coscienza di t~tti, una delle -premesse indeclinabili della pacificazione generale e, con essa, della ricostruzione economica e mora1e dell'Europa, e se quest'ultima, ...:. corno si è ormai ufficialmenté i:ico– ncisciuto con -la convocazione dell,, Co11ferenza di Genova - non può avvenire senzà l'intervento e l'accorJo ge– nerale di tutte le Polenze europee, ·Germània e Russia -comprese; altretbnto è e deve essere per il problema orientale, la cui s,olu.zione sarà- una votta di più effimera ed artificfosa, se non sa.rà adottata da un Congì·esso ge– nerale europeo sulla g'\ida dei bisogni generali dell 'Eu– ropa e dei. diritti _nazionali delle popolazioni abitanti nel territorio dell'an,tico Impero ottomano, L'interesse dell'Italia. J:'er forLuna anzi del nostro Paese,. !',interesse vero dell'Italia' coincide anche qui - come _1i'@l campo della ricostruzione economica - con l 'i.nteresse generale del• l'Europa. La politica. rfstretta dell'acc~rdo interalleato. anglo-francu-italico, · la politica equivoca degli accor.di bi- · laterali con la Turchia e con la Grecia, si sono rivelate del par: inefficaci, 11onchè .ad assicurare all'Italia una parte del bottino ottomano, caduto ih mano dell'Inghilterra e della Francia soltanto,· a garantire all'Italia i suoi airitti di espansione economica nell'Asia Minore: unico frutto è stato una problematica sfera- di priorità econcimi-ca ri- -# conosciuta ~ noi dagli e.lleati, ma non dalla Turchia, per la quale il paf.to 1ia:,ionale di Angori. respingè anzi tas– sativamente o.r:;:Jipolitica di sfe!·a d'influenza. A questo sistema politico-economico, di cµi l'espres– sione più· alta è appunto l'accordo ·tripartito di Sèvres, dovrebbe sostituirsi uri •semplice sistema giuridico-eco– .nomico di garanzie e concessioni fatte·dalla Turchia nella piena. esplicazione della sua sovranità territoriale. La politica orientale· qui caldeggiata darà almeno a]·. . (I) -Pnbblioato in riaHun.to, nel mKggio n .•. , dalla Oontemporary Bt11lew. · ' l'Italia, con ·1a' co1·'1ialiLi1e fiducia recip1·oca dei°rapporLi ' I italo-turchi, con la tranquillità del, pacificato paese, con piena- garanzfa cl' un trattamento di effetti va uguaglianza con tutte le alt1:e Poteu~e, la possibilità di. riprendere,· con maggior lena, nell'Oriente vicino l'opera pàci.fica di penetrazione commerciale ed ecbnomica, intrapresa già. prima: della _guerra mondiale. . GENNARO MoNDAINI. l'IIlllA ·El'EUROPA · [Eff THAlE --------- Il più certo e chiaro frutto dell'opera compiuta dal marchese Della Torretta nel suo passaggio al Ministero degli -Esteri' è questo: che l'Italia ha com– pletamente perdute le simpatie, le amicizie, !'in- -fluenza di cui, dopo l'armistizio, godeva nell'Europa centrale, fra gli Stati successi alla monarchia asbur- - ghese. • . . Quella fase, pressochè triennale, della politica italiana che si iniziò a Roma nel 1917 col ·patto di .alleanza fra Italiani, Jugoslavi e Czechi, e culminò con la conclusione del Trattato di Rapallo, ebbe per programma !'.accordo e la cooperazione fra. l'Italia .e i Paesi slavi, così in çampo contro il co.mune ne– mico durante la guerra, cc,me, a pace conclusa, per ·la recipr-oca garanzia dei nuovi confini e per un in– tenso sviluppo dei rapporti• comme_rciali. E così av– venne che· i legionari cz-echi_si battessero brava– mente -<sulfronte .italiano, e che nell'ultimo periodo della guerra mondiale i Serbi dell'armata d'Oriente e le truppe d'Italia, movendo quasi contemporanea– mente da opposte parti contro l'esercito austriaco, lo stringessero in una tenaglia da cui uscÌ stritolato. · Il trattato di Rapallo, tenendo nel giusto conto le aspirazioni e le necessità delle parti contraenti, imponendo a ciascuno ·di essi ragionevoli. sacrifici, e rispettando sufficientemente le ragioni della storia, della geografia, dell'etnografia, doveva, nel pensiero di coloro che lo stipularono, costituire una base di' una lunga amicizia italo-serba. E COSÌ sarebbe avvenuto, se quel trattato fosse stato accettato in - buona fede eà eseguito con lealtà. -Disgraziatamente, l'esecuzione non era ancora perfetta, quando una crisi ministeriale insediò alla Consulta il marchese Della 'Tor retta; espone nte e fiduciario dei pochi ma prepotenti nazi9nalis.ti italiani. · _ I quali, come si erano opposti con ogni mezzo alla ratifica del trattato, opera, secondo loro, di . due traditori, Giolitti e Sforza, e d,i· un disertore, Sechi, - così, quand'ebl;>ero installato il loro uomo al Ministero -degli. Esteri, non ebbero altro pensiero che quello di lacerare il trattato stesso, sospenden– done· l'adempimento - nella parte onerosa per I'I– talia. A ·Rapallo si eia stabilito che l'Italia sgom– brerebbe, con Sebenico e Spalato, anche il terri– torio e le isole prossime a Zara, in cambio della rinupzia della Serbia all'acquisto di Fiume, promesso dal patto di Londra alla Croazia; e che Fiume, e– retta in Stato libero e· sovrano, resterebbe egual– mente indipendente da Roma e da Belgrado. Il mi– nistro Della Torretta rifiutò sempre di eseguire lè clausole relative allo sgombro della terza zona dal- . matica; però, non soltanto applicò ·le clausole riguar– danti Fiume, ma diede loro un'estensione contraria allo spirito ed ·alla leftera del trattato di Rapallo, facendo di Fiume una prefettura italiana, reggendola per molti mesi con un commissario regio spedito da Roma, e mantenendovi sempre, fino a questi ul– timi giorni, un presidio di carabinieri reali, che per– metteva al Governo it-aliano di far sentire- e pesare in og~i occasione la sua volontà.

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