Critica Sociale - anno XXXI - n. 15 - 1-15 agosto 1921

• URITICA,SOClALE 239 ziooale sembra tendere maggiormente alla: démocrazia pura, per il carattere di mandato che va assumendo la delegazione del depntnto, mandato però'in cui il dirit,to di revoca è ancora embrionale, e non sarà mai come è in Russ.ia, deferita alla massa impulsiva, la' qt\ale, sobillata da qualche Cleone da st.rapa,zzo, può in qnal– .~asi momento mandare a spasso un membro del Soviet. D'altr~ parte, il fatto che fra la massa elettorale e gli eletti è interrosto il partito - ·il quale and1:à sem– pre ,,cqui:s~ an.do maggiore importar1za - attenua. il ca-. rattei·e d_emocratico, o, se, spiace'questo uonrn così a– dope,ato, dematrogico della riforma. Il maggior teorico del popolo onnipotente e sòvrano -aveva ben visto che quest:influenza rJei· part.iti -sarebbe stata llna forma d'o– ligarchia, e. aveva stabilito che llel sno stato ideale non ·dovessero essèrvi intermediari fra il Paese e gli e!etti. « Ciascun cjtU\dino deve 9pinare _solo secondo se stesso » • (1) · · (Continua) P,\OLO VrrA· Frnzr.· ROUSSEAU, co .. tr. ~I, III. :(:,aDitta R. BEMPORAD & Fl'GLIO ha pubblicato, fra le edizioni della, Critica Sociàle, in elegante opusco,lo di 44 pagiuE), con copertina: · FILIPPO TURATI LA~UOVA LEGISLATURA E IL·FENOMENP FASCISTA discorso cl.il 24 gittgno 19:31 ,i)l"-_Camern d,ei Deputati, , ,7 1RE U_NA. Le richieste devono farsi •cli1'ettaine11te alla Cosa Editrice R. BENPORÀD e{; FIGLIO [Firenze, Via Jel Proconsolo, 7 - Milano, Via_ Velasca,. 2), oppure- alla Lit,reria dell'Avél(lfi/ ·[Milano, Via Settala, 22). Sconti cl'uso per acquisti in blocco. Ciò che s1 stampa --- --•---- , Decadenzademogi•afica_ e clecadenzaecouomica. . Con questo titolo il Prof. _Alberto De' Stefani, della Scuola Superiore di Commercio di Venezia, ha recente– mente pubblicato (1) una confutazione documentata delle conclusioni a cui arriva Corrado Gioi nella sua nota opera: I .fa ttori d emografici dell'evoluzione deUe nazioni, secondo la que.le il divenire delle nazioa i e dei vari gruppi etnici dip enderebbe dalla maggiore o minbre µro– lificità delle classi sociaJi che compongono tali nazioni e gruppi. Il Gioi afferma che solo una piccola frazione della generazione vivente si riprodnce, e che da questa piccola _frazione,' quindi, le genel'azioni sopravvenienti ricevono tutti i caratteri fisici, morali, in tellettnali, occ. E sarebbe appnntc:i la"'insu/'ficiente riproduttività di un.a classe che la obbliga ad una immissione cli elementi ,di altre cl~si_, eon la conseg,10nte · modili~azione dEli suoi eara•tte1'l; m altre parole avverrebbe un ricambio cli e– ~em~ri~i riproduttori. S~ questo fattore demografico fonda 11 G101 tntj;a la evoluzione dell-e nazioni. , Tutto ciò il De' Stefani sottopone invece ad una critica serrata, Coritrariamente'alle affermazioui del Gioi ch_e )a diversa riproduttività degli individui dipende pnnc1palmente dalla loro condizione· sociale il· De' Ste– fani ritiene che molte siano le variabili eh~ influiscono· sul grado della··riprodnttività. Da un esame. dell e n a– scite in Francia nel biennio 1906-1907 è risultato r.he la produttività matrimoniale non sempre varia in se nso inv,erso_ al_la eleva~ezza. ~ ·al reddito deUa professione; cosi gh 1mp1egat1 e gli esercenti professioni liberali hanno dimostrato una capacità riproduttiva inf0riore a quella della classe padronale; e, restando entro l'amb~to di uua .stessa categoria. si è notato che, mentre tra gli operai il numerò dei figli 1 diminuisce col crescere del salario, tra gli impiegati, invece, il numero massimo dei figli corrisponde ad un salario- medio, e, tra gl-i in- (1) Soo. JHit:ioe < L, Vooa •: R>.na 1921, L. 6.-- . , ' \ Gino"Bia·nco I dnstriali, i graudi hanno una prolificità maggi')re dei piccoli. Per àimostrare la produttività minore _··delle classi più elevate, in confronto a qU,elle meno ·eh,v'ate il Gini è ricorso alle statistiche successorie, dalle qtlali lrn trntto la conclnH1one che, ad es~rnpio,, la classe dei po~sidenti lasciata a sè, non_ si rnan terrebbe, costànte, ma diminuì'. rebbe rapidamente, ove non ricorresse all'assorbim~nto ùi elementi appartenenti alle altre classi, Ciò egli desu– me dal fatto che - secondp J'ui -· ogni discendente il quale sopravvive ai suoi genitori eredita dùe volte u 11 a dal padrn e l'altra.I dalla madre; iua il De' StefaJ?,i 'nega che ti solo -fatto di lasciare una en,djtà basti a delermi– nare un[\ distinzione particolare di classe, e nota clrn· non sempre si può dimoAtrare che i discendènti accu– mulino i capitali degli ascendenti, ernditando da entrambi i genitori. Ciò infatti potrebbe ,esser vero. solo nel caso che i discendenti sia110 in numero inferiore a quello degli ascenden,ti da cui ereditano. Iu vece ip Francia si è tro_vato una medi A. di figli ~opravviventi eo-uale a 2 11 in Italia eguale a 2,32; e da studi eseguiti direttam:nt~ dal De' Stefani risulta, ad es., nella provincia di Vicema ,una m~dia di :J,37, !rnlla città di 2,55, ai guaii,_ aggiun'., geudo 1 casi della nprocluzwne extra-matrunon1ale e ùei figli premo1·ti ai genitori, si hanno rispetti va mente !è me– die di 2.60 e di 2,80. ,Per cui, il De' -Stefani afferma arbitrai·ia la conclusione del Gini. , Il Gini; poi, istituisce m;a proporzione assoluta– mente inversa tra ricchezza e p1olificità, ,secc.ndo la quale proporzione quanto· maggiori sonò le ricchezze trasmesse dai genitori ai figliuoli, tanto min'ore è il nu– mero dei figli a.venti diritto alla eredità. 'Viceveì·sa stando alle statistiche francesi del 1893 su .c,ni i 'calcoli furono fatti,.r1sulta che la media dei valori trasmessi a ciascuno dei' figli comincia a diminuire solo ·nel caso che i figli eredi siano almeno cinque, e che quando i figli sono set~e o più, Ja media delle loro· quote eredita– rie è press'a poco uguale a quella dei casi in· cui·i figli sono da un.o a quattro. Eppoi, nello stabilire tali raji– porti, non bisogna, dimenticare che il- fatto di lasciare un 80lo fipJio o un piccolo mimero di figli, in molti casi, può dipendere dal fatto che il ,de cuiitH è morto' i u giovane età. Auzichè, quindi, attribuire alla maggiore Tiechezza la minore prolifità, sarebbe piuttosto esatto, in questi casi. _s'tabilire no rapporto inverso cli causalità; e ritenere che la numerosa prole, sia un _,impedimento all'entità del risparmio e della accumulazione. Condizione cli conservazione delle classi o delle na– zioni è la natalità, ché deve riempire i vuoti lasciati dal morti. Esaminàto il coefficiente di natalità in Fran- ··cia nel periodo 1E02-1911 in rapporto alle nascite Iegit– ti~e, esso risulta sensibilmente diminuito nell'nltim o periodo in confronto del primo, e ciò in tutte .Je classi sociali, indifferentemente. QueHo che influisce piuttosto sur fenomeno demoi:.rafico della nuzialità· e della morta– lità è il fenomeno dell'urbauesim~, per' cui, quanto 'piu popoloso è. il centro di residenza, tanLo maggiore è, fra gli i:upiegati e gli opera-i, la freqnen\<a d!ll celibato, e tanto minori, sono, fra gli stessi, la durata mfdia dei matrimouì, il numero dei nati e dei sopravviventi; e la mortalità invece, mentre dirruuuisce fra gli impiegati, aumenta se_osibilmente fra gli operai. Data la minore riproduttività delle classi dominanti'. òccorre,. secondo ·il Gini, che le classi dominate aumen– tino la propria riproduttività, affinchè si verifichi una immission_e cli elementi di queste in q'uelle, Ma ·ciò de– termina un mutamento nelle trad.izioui, n~i costum•i, nei _gnsti delle classi superiori. Il Tle' Stefani, però, trova· unilaterale la causa di questi mutamenti e ritiene che sia la convivenza sociale il più importa.nte" coefficiente di questo-fatto. Il Gini attribuisce alla maggio1, prnlifi- · oità dei bassi strati ~ocjal i, in confronto a quelli elevati-, la grande diffu8ione del Cristianesimo. nei primi secoli dell'era volgare, del Socialismo oggi. Rulla varia misura del ricambio JemograJico tra le varie classi sociali il Gioi ha fondato la sua teoria della evoluzione delle na– zioni, secondo la quale tutte le mn,ltiformi attività clei popoli: emigrazione, guerra_, sviluppo economico, urban·e– simo, ecc., sarebbero influenzate dal variare di quella misura. Ma il De' Stefani, prend1;1ndo in esame i dati fran– cesi sui quali la concezione del Gini si fonda; la c9Ìlte– sta. E la contesta in quanto non è ElSatto che vi sia una stazionarietà nel movimento della popolazione, ma v'è un aumiinto, 'sia pure ritardato; ·e non è esatto che vi /

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