Critica Sociale - anno XXXI - n. 11 - 1-15 giugno 1921

162 CRITICA SOCIALE Baie, follie, s'ogni di gente in veglìa ! Certo, il proletariato industri-ale ha morti'fìcatd i suoi istinti di ribellione e di sciopero. Ma. non è me– rito della violenza fascista, la quale anzi accu- con lo scorno e l'ugna vuota. Giocondo spetta– colo! In faccia ai socialisti si demtdarono bloc– cardi e fascisti, fascisti monarchici e fascisti ten– clenzialmente. repztbblicani; si rinfacciarono i quat– trini e le pref'erenz~. si· trattarono~di stupidi e di canagliG (e con q11anta ragione!), si minaccia– rono di spedizioni punitive e di rivelaiioni reci– proche sui loi:_oaccordi, Oh! la 1·iscossa m01·ale .mula, rancori e spiriti di rappr~sagha. E la t,erribile crjsi di disoccupaiione ~he spunta e spezza l'azione dfretta, perchè lo scio– pero no'n diventa la serrata padroriale. Ma la crisi ~9ciale è più cruda, più amara ché mai negli ordini burocratici. La cura del ferro e del fuoco fascista non le gio va. L e promE>sse equi– voc11e del temp.o elettor( l.le, ridotte alla . loro esatta misura dal Ministro. del Tesoro otto I giorni dopo la festa, provocano' le sospensioni del lavoro dei postali, le assise violente dei professori, ie insurrezioni di tutti gli altri « tra– vètti ». La stampa borghese, smarrita., non sa più darsi un contegno e si divide. in due: un9: parte accusa l'altra di demagogia e, fa austero appello al principio di autorità; l'altra risponde mostrando ·il disastro degli scioperi sospesi sul nostro capo e la convenienza. di abbassare il· capo. Ancora, come prima, al tempo' o_tmai mi– tico delle ab·dicazioni nittiane e dell' çwcupai– zione delle fabbriche, allorchè non si p_ensava che, a colpi di bastone e di incendio di Camere di Lavoro, si potesse risolvere 1~ q;uestione .so– ciale, in gen~re, e quell.a di ltàlia iu ispecie. della borghesia! · E quella polit-ica? li Governo aveva sqiolto la Camera perchè, con due blocchi così potenti e formidabili, come il socialista e il popolare, e con la compagine disgregata dei co'stituzionali,._, nou poteva più governare! Vecchia idea, espressa, per veribà, come voglia di rivincita immediata, fin dal costituirsi della XXV legislatura! Le urne consultate hanno ,risposto restituendo i due bloc– chi, pressochè intatti, e quello borghese liberale pii.1 incrinato che mai dalla -:liscordia successi va al crimine sterile e positivarri.ent.e infa~A.n~e. Il Governo, per arrivare a tal successo, al– luttò il fascismo, che gli si rivolta contro com– patto e si rivolta, a metà, contro le stesse isti– tuziop,i (Oh! spirito puro e santo · di Giuseppe Mazzini, quali seguaci!). Ora il Governç, accenna a voltarsi contro I a propria creatura che lo. por– tò a questa Waterloo elettorale, Ma la creatura lo sfida. Il Segretario dei Fasci, prevedendo uno stringimento di freni, a.nnunzia che in tal caso· sarebbe costretto a mettere le carte in tavola e fa intendere che non mancherebbero «rivelazioni che potrepbero anche mettere in imbarazzo molte personalità della politica italiana». Procedimenti di un'ono1·ata società! Ma essi non distruggono, inciprigniscono anzi la situp,zione politica. La crisi, che -il' Gabinetto ha voluto fosse una crisi di Camera, gli torna, per opera dei suoi, come una crisi di regime, senza che neppure sia tolto l'imbarazzo nella Camera. La logica della situa– zione, ·poichè le elezi0ni •non tolsero di mezzo l'ostacolo che il Governo,aveva -ravvisato rimuo– vibilti soltanto dalle èle:-1ioni, e perciò le' volle, e caparbiament.e vi ins istette .contro l'avviso e. spresso da tutti i ca.pi partiti della.Camera nella penultima toTnata della 'Legislatura, impone le dimissioni del Governo ... Ci si può chiedere: Pri– ma dell'apertura della Camera, o dopo una di– scussione orientatrice dei partiti? Se prima, co– me reclamerebbe la dialettica del fatto, la Co– rona non avrebbe designaztone che dai suoi vec– chi consiglieri aulici. Se dopo la discussione, non sarebbe che confermata la faziosa assurdità delle· elezioni, in quanto la discussione avverrà sempre tra quei due blocchi, socialista .e popolare, è _il , terzo, il costituzionale liberale, che appunto e– rano stati denunziati come inetti ornai a cre_are 1111 programma e una combinazione di Governo, alme1!0 fin_chè permanevano in q'uell_amisura ri– spettiva d1 forze e in quella diversità di coesione. E si può anche domandare: e la riscossa - sociale della borghesia? Queste elezioni non do– vevano suggellare il ri pri~tino dell'ordine la fine rl~gli scioperi, segnat~mente nei servizii pubbli– c1? Non era_ questo _l'impegno sp~cifico del fasci– smo, per cui la stampa borghese, vendendo la pelle dell'orso .sopra il credito millantato dei - su~i _s~rumenti, già vantava la r~cuperat.a tran– ' q111ll1taper 1~ :qaçcate baldanze del proletariato? Btqlòt~ca·Gino Bt'anco , I Ah! le belle elezioni fasciste, vertice d'ella riscossa borghe~e dopv la pace Adriatica,_ l'au– mento del prez,zo del pane, il disavanzo_ per tre quarti sanato, l'abbassarsi del cambiò, ecc., ecc., ci lasciano con tutti i problemi del dopo-guerra ~ e della crisi economica insoluti e inaspriti. Ora il partito socialista, che doveva essere, se uon morto, ridotto a~ una quantità trascurabile per il controqo dei Goverm e delle maggioranze p'arlameritari, poichè non, fu assassinato, .torna ad essere incensato ed adescato a collaborare all'opera della ricostruzione. Checchè si possa . dottrinalrpente pensare della tesi collaborazio– nista, tutti gli spiriti imparziali debbono· rico– noscere che· il fascismo l'ha irreparabilmente, compromessa; che per discuterla' cqn -qtl'alche se– rieVt nell'ordi'ne pratico, bisogna,/· idealmente e storic&mente. portarsi alla considerazione di un Governo, che col fascismo non abbia se non re– lazioni di antagonismo deciso e inesorabile. Se la ristaurazione della pubblica sicnrezza è la premessa elementare di qualunque azione rico– struttiva in Italia, è naturale che non vi pos– sano attendere quei partiti e quegli uomini che il gravissimo disordine della giustliia privata ·e della guerra privatd hanno • accettato, istig\l,f;o, -plaudito. Poco importa che oggi, travolti, de– risi, minacciati a loro volea, sbalorditi dagli stessi eccessi del fascismo, disperati per gli ef– fetti conseguiti, così mari-ifèstamente opposti a quelli sperati, accennino il, C aJ:Bbiare str ada: Èssi non 8ono pii.1 in grado di pretende.re, , d1 · impon;e il cosidetto _ « impéro d ella ·l egge ». Hanno professato .tr.oppo, d!\vanti al proletariato, il famoso: la legalité nous tue, perchè ora, sullo 'sfacelo dell!!'.loro opera di violenza,. possano dire ai partiti ed àlle organìzzazioni del prole– ~ariat.o ~ Mettiamoci d'accordo per un, prpg~a~– ma di azione! La· scimunitaggine della poltt;.ca borghese.liberale italiana è ,sempre stata carat-

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