Critica Sociale - anno XXXI - n. 7 - 1-15 aprile 1921

10'2 CRìTIOA SOCIALE importanza esso ha possibilità di vita. e di sviluppo. Ep– però si consiglia la istituzione di Uffici del Lavoro in– tercomunali, con impiegati da dislocare da uu Comune all'altro, magari a giorni fissi, per tutto quanto occorre per la consulenza, la statistica ecc. Gli Uffici del Lavoro 1 ~omnnali e intercomunali si assoceranno ali' Ufficio P_ro– vi nciale, il quale_ avrà il compito di disciplinare l'azione. Gli Uffici del lavoro devono studiare i problemi che interessano la produzio1)e industriale ed agricola., il mer– cato dei consumi e delle abitazioni, seguire il movimento della classe lavoratrice; ma non devono mai invadere il campo riservato alle organizzazioni operaie. Gli Uffici devono mantenersi nello stretto campo dagli stuilii e della consulenza. Altri 1rnmerosi problemi ,lovrà affrnntara il Con– gresso, specialmente per quanto riguarda la scuola \l l'assistenza, ma che sono tutti legati al problema prin– cipale della finanza comunale. L'augurio che noi facciamo è questo: che - abbau– clonando la inutile ~ dannosa fraseologia corniziaiola - i problemi vengano affi·onfati con coscienza e con cono– scenza, col fermo propo3ito di risolverli sec,rndo le no: 1 stre diretttive. La forza che emana dal potere comuna!P è grnnde: vediamo· cli utilizzarla con senno, in modo clie esso dia il massimo profitto possibile alle chtssi lavorntrici e alla· can,a ,lei ,ocialismo. CARLO Azr:uuNTJ. LAGARA PER .IL PElROLIO I prJfani, come noi, clie vivono, fortunatamente o disgra7,iatamente, lontani dal grande mondo de– gli affari, e vedono da parecchi mesi i grandi gior– nali di Italia· e di Francia interessarsi, con tanta passione e con altrettaJ1to sr.arsa chiarezza, del proble– ma del petrolio, sono indott.i a c0nsiderare quelle pub– blic<tzioni con est.rema diffidenza, dubitando che esse mirin0, non 'tanto a tutelare g,li in1eressi del Paese in cui sono s:ampate, CJUanto a giovare alle manovre dell'uno o ~ell'altro degli enormi trusts che si C'On– tendono la produzione ed il mercato· mondiale. Effettivamente però, quando si approfondisf'a an– c·he mediocremente lo studio del problema - e non mancano or!',, per fortuna, le pubblicazioni Rerie e di– Hinteressate che pArmettono di farlo -- Ri rleve con– vincersi subito che quell{i del petrolio è forse oggi, fra tutti i problemi delle materie prime, il pit1 gran– dioso e drammatico, e cl,p Psso va molto al di là rlei gruppi <1apitalistici che vi Rono intereHsati, i1ll'eRtendn la vi1a stP>1~a e l'avvenirn rlei più gran<li 8tati <IPI mnndo. Il grande C'onsumo del petrolio è nna C'Osa ilel 1.utto recente. La produzione degli 8tati Uniti d'Ame– rica, che sono stati, e sono ancora, i massimi fornitori rii tale prodotto, ha, nell'nltimo cinquantennio, avuto nn'ascesa impressinnantP.. Di soli 5 milioni di barili (un' barile = lf:>~ litri) nel J870, essa aveva raggiunto, nn trentennio pii1 tardi, i G3 milioni; ma solo da allora cominciava la sua rapida corsa as0endente, per cni nel 191U era già ai 210 milioui, nel 1915 ai 281 mi-· lio_ni, nel 1919 ai 378 milioni, per salire nel 1920 alla pr-oduzione massima cbe essa abbia mai raggiunto, di 440 milioni circa di barili (pari, approssimativa- , Bibliotecal:i1no ts1anco mente, a 700 milioni di ettolitri); produzione che, ai prezzi at.tuali del petrolio greggio (da 3,50 a G,10 dol– lari il barile alla bocca del pc,zzo), rappresenta iì. va· lore fantastico di 60 miliardi ci1ca di lire italiane à'I cambio d'oggi. Eppure, nonostante la grbn<liosità gigantei-ca del– la produzione americana, nonostante ch'essa rapp1 PHPn– ti ancor oggi il G9 per cento della proclnzione rno11- diale, gli Stati Uniti, clR nn anno alme110, sono stati, da voci a1,t.orevoli e da cifre eloqnenti, richiamati im– provvisamen1e a guardare con grande preoccnpazin:iEI rii problema ilei consL1mo e del rifornimento dEII petrolio. E la preocoupazi0ne, per qnollo al meno che si può giudicare dalle cifre, è tutt'altro che infondata. Per più di mezzo secolo il petrolio non è stato che un semplice mezzo d'illuminazione o, tutt'al più, cli riscal lamento domestico, di C'ui il consumo tendev:1 piuttosto a diminuire ohe ad aumentare. Soltanto dopo il 1900 la scoperta. del motore a scoppio e lo sviluppo prodigioso dell'automobilismo sopravvennero a dargli uno slancio nnovo. V'ern però il grave inconl'eniente cl,e t.titte qneste macchine nuove consumavano soltan– to delle essenze, ottenute dalla· distillazione de! petro– lio, per cui restavano inutilizzate, o solo parzialmente utilizzatepert,rasformarle in lubnficanti, quantità enormi di detriti, che in certi '.!asi rappresentava no anche il 76 percento del prodotto grezzo. Fu l'introduzionedei motori Diesel che, permettendo l'utilizzazione di q nesti sotto– prodotti ( mazut), completò la rivoluzione, spingendo ad altezze inat.tPse l'impiego del petrolio, estPso ormai a tntte le industrie ed al la navigazione. Con un mede– simo peso il mrrznt dà un rendimento in calore che è dP] 70 per cento sup~r'iore a quello del carbone, è meno ingombrante, e pennette quindi di anmentare sensi– b !mente il raggio di azione delle navi, che possono navigare anche 57 giorni di ,seguito se1ha rifornirsi cli combustihilfl. L'imp:eg0 sempre pi1ì int.enso del petrolio, o CfJ– me essen1,a o come residui, nella nav'gazione e nel– l'industria, e soprat.ut.t.o lo svilnppo rapidissimo e qaa– si paradossale dell·'antomobil•smo. negli i:ìtati Ur;i'.i nell'ultimo qui11quPnnio (si è calcolato che alla tìne del ~920 dovevano esserci, nel solo .territorio della Confederazione, 8 milioni_ di vet.tnre antomobili!) fe– cero salire il consumo ad altezze tali da mettere in dubbio non solo che gli Stati Uniti p~tessero conser– vare la loro fun:1.ioue di paese esportatore, ma che essi potessero i-odrlisfare al fabbisogno interno, Nel 19lfl, infatti, la prorlu1,iore, sebbene a1·eRse raggiun1n la. cifra altissima rli 378 milioui di ,ha.rjJ(, r,ra stata di appena 2,5 milioni fmpe1-iore al cc;nsumo, e nfll 1920, nonostante il nnovo sensibile ano.ente d<'l– la prorlnzione, il consnmo interno l'aveva imperala <li più che 20 milioni di ha1·ili, raggiungendo la eifra Pnorrne cli 4GO milioni ci1·cit. Se in srn1siclin della prodnzione c],..gli Stati Uniti non fos,;e ve– nnta qnella rlP.l MPsHico, con una esporfazione cli pi1'1 che 90 m~lioni cli lJarili, la vecchia fornitiè\e clei 111e1·– cati europei, che da sola produce il G9 -per c<'nto di tutto il petrolio del mondo., avrebbe dovuto 1·inuneiarf' completamPnte alle sue esportazioni. Ma non h~sta: in nn 1n<',,e (·lrn finora aveva ritenuto i11E1sa11ribili lP sue risen-e rii pPtrolio, al•·nni tecnici hanno ora P 1 P 1:at.o nna voce d'11llarme, avvflr1endo clie, se il co11 sumo cont'nua nelle proporzioni attnali, le tanto ,·m,– fate rise1ve potranno rsaurirsi in poco più di 18 anni. Soltànto a q nesto punto l'America, ha cominciato a preoccupnrsi ed !l cercare nuove fouti di riforni– mento fuori di citsa propria, non solo nel Messino,

RkJQdWJsaXNoZXIy