Critica Sociale - XXXI - n. 4 - 16-28 febbraio 1921

ClilTIÙA SOCIALE occorrerà l'uso della violenza, questa servirà solo ad ot• tenere la sanzione di un sistema tecnicamente già for• mato: ·in questo caso la violenza ha un effetto realmente pratico. La concentrazione del!' organismo produttivo ha ricevuto un graude impulso dalla guerra: ma per ne• cessità ·di cose, e disgraziatamente per il divenire socia– lista, questa fu indirizzata essenzialmente al ramo mec– canico e metallurgico, che in Italia è il meno vitale per la mancan:.1a di materie prime, ma che rappresentava il ramo più importante nella produzione di guerra. In Italia il ramo meccanico e me tali urgico può dirsi quasi tL1tto concentrato nei tre massimi organismi: Fiat, An– saldo ed Ilva, che-nel loro sviluppo hanno assorbito la più gran parte delle azien le del ramo: molte aziende, ancora formalmente indipendenti, dipendono di fatto da questi gruppi principali per il loro lavoro. Cosi - non dico un paradosso uè una cosa peregrina - gli Agnelli, i Ferrone, i Bondì, lavorando alla concentrazione dell'or– ganismo produttivo, lavorano per _la socializzazione. La• vorare per la concentrazione vuol dire, infatti, lavorare per la socializzazione. Questo mostrano di non capire o, per lo meuo, di non considerare, gli organizzatori estremisti coi loro sistemi, i cui risultati pratici sono la fuga dei capitali all'ostero e l'ir.ipigrimeJ?,tO delle iniziative del capitale. Perchè la socializzazione, nel senso completo della parola e nou solo in realizzazioni parziali, sia possibile, la con– centrazione deve portarsi a tutti i rami della produ– zione. La concentra:i:ione dell'organismo produttivo è il presupposto tecnico indispensabile alla socializza– zione. Volere la socializzazione prima che la concentra– zione dell'organismo produttivo sia effettuata equivale semplicemente a voler creare questa coneentrazione di colpo. Ora nessun genio organizzativo può avere la forza di sostituire con la sua azione un processo che può essere soltanto evolutivo, perchè essenzialmente tecnico. Basta pensare per un momento all'organismo della produzione, così come oggi si presenta frazionato in mi– gliaia di organismi elementari, in molti dei quali pre– vale l'iniziativa personale - che anzi sull'iniziati va per– sonale esclusivamente si basano-, organismi sostanzial– mente differenti, anche se applicati allo stesso genere di produzione,_ differenti nei sistemi tecnici di fabbrica– zione, nella loro organizzazione, nella per:tezione della mano d'opera, nella loro costituzione finanziaria-; basta pensare a qneste condizioni, perchè, a chi conosca il funzionamento dell'organismo produttivo, appaia assurdo che di colpo tutto possa concentrarsi in un organismo solo, socializzato. Non si possono violentare gli organismi essenzialmente tecnici, senza che questi reagiscano, E la reazione vuol dire, in questo caso, improduttività per molte ind.ustrie e minor rendimento di produzione per tutte le altre. E si deve ben riflettere - più di quant; pare che non si fac~i~ - che produrre con minor rendimento, nella qua– si generalità dei casi, equivale a non produrre, perchè-pro– durre a. prezzo piì1 caro e più male vuol dire aver prodotti che non si possono scambiare, e quindi inutili. Abbiamo l'esempio delle industrie che si sono ingrandite in modo troppo rapido e non coerente alle disponibilità di uomini atti a guidare le aziende ingrandite e che quindi non hanno avuto modo di creare l'organizzazione corrispon– dente alla nuova formazione. Queste grandi aziende hanno un rendimento minore delle piccole, quantunque teoi·i, camente il loro rendimento dovrebbe essere superiore. Abbiamo sotto gli occhi l'esempio della B:ussia, in cui la socializzazione, voluta applicare immediatamente nella sua concezione estrema, ha portato alla improdut- BibliotecaGino Bianco tività ed alla chiusura di una gran parte di industrie ed al minor rendimento della quasi totalità delle altre. Nella Russia la campagna non fu potuta socializzare, perchè mancavano completamente le condizioni tecniche necessarie a che questo fatto potesse effettuarsi. Perchè la campagna possa essere socializzata, essa deve prima essere industrializzata con la formazione del lavoro collettivo associato, determinato dalla necessità dell'uso delle macchine ed in genere dalla necessità o convenienza di lavori di sistem1lZione generale, come lavori d'irrigazione, bonifiche etc. Senza di che anche il latifondo non si socializza, o, volendolo socializzare, si ottiene il risultato opposto, creando la piccola pro• prietà: questo è il fenomeno agricolo ru~so. Di fronte ai risultati ottenuti nella produzione, i massimalisti russi, riconosciuta a poste1·io1·i l'impossibilità di improvvisare quell'organismo centralizzato da cui erano così lontane le condizioni tecniche dell'organismo produttivo, sono stati costretti a recedere dal loro programma massimo e, pure in mezzo alla loro intransigenza verbale, si ac– cingono all'opera di 'ricostruzione realizzando quanto di socialismo le condizioni tecniche dell'organismo produt– tivo uossono consentire, L'estremismo è un assurdo economico, anzi, dirò, un assurdo essemiialmente tecnico: porta il dissesto econo· mico, senza avvicinare la realizzazione socialista. Il so– cialismo gradualista, con una chiara visione degli inte– ressi di classe, si stacca dall'estremismo appunto in questo senso di proporzione (senza il quale ogni sforzo è vauo) tra le realizzazioni socialiste e le condizioni tecniche ed economiche dell'organismo produttivo: sulle possibilità con tingtm ti del socialismo concentra tutti i suoi sforzi, con risultati infinitamente più solidi e duraturi di quanto non si possa sperare dalle esercitazioni estremiste. * * * Sono quF1ste ragioni di carattere prevalentemente tecnico, oltre che q nelle, non meno decisi ve, riferentisi alla attuale situazione economica e politica dell'Italia, le cause principali per cui in questo momento i lavora– tori intellettuali sono decisi avversari delle concezioni estremiste. Oggi il momento in Italia è maturo per la unione di tutti indistintamente i lavoratoi·i, siano intellettuali siano manuali, in un fascio solo. Questa unione, che avrebbe una grande portata politica e che sarebbe de– stinata ad avere le più promettenti riperc-ussioni nella lotta di classe e nel divenire socialista, non si compie sulle basi estremiste, ma si può compiere in Itaiia sulla base ai un programma socialista, meno rumorosamente, ma veramente e au,lacemente realizzatore. Non trascurino gli organizzatori dei lavoratori 1 che cercano in buona fede la emancipazione del lavoro umano, questa possibililità contingente. Se sapranno realizzare questa possibilità, renderanno certo un grande servigio alla classe dei lavoratori ed alla causa socia.lista. lNG, SALVATORE CHIAUDANO. Torino, novembre 1920. Le responsabilità diPo nmé nello s[oppio della guerra nelracconto dell'ambasciatore fr nc se a Pietroburgo La Revues des Deux Monde.~ del 15 gennaio ha pubblicato uno studio del signor Paleologue sugli av– venimenti e i poU1·pa1·le1·s diplomatici che precedettero immediatamen.te la guerra: quello studio è un impa– reggiabile monumento di cinismo, di orgogliosa insen-

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