Critica Sociale - anno XXXI - n.3 - 1-15 febbraio 1921

ORI'l'IOA SOO [ALE 39 tomettesse sistematicamente 'e rinu□ziasse pei, un' tempo indefinito alla parola ed al pem,iero, evidentemente 1innegherebbe se stesso; e voi 110n avete nessun inte– resse ad avere dei rinnegati tra voi (approvazioni). Sarebbe q-uesto .il maggiore tradimepto che, per ipo– crisia, per vanità o per utile personale, si possa fare al partito. Il socialismo e la violenza. Qnesto culto della violenza, che è negli incunaboli di tutti i partiti nuovi: che è strascico di vecchie men– talità che il Socialismo marxista ha disperse,' della vecchia mentalità insurrezionista e 1blanqu1sta, che a più riprese sembra tramontata- e risorge di nuovo, che la guerra ha rinfrescato e rinvigorito; non può essere, di fronte alla complessità della lotta sociale moderna, che una recrudescenza morbosa ed efimera. . La violenza è del capitalismo, non del socialismo. E' delle minoranze che intendono imporsi e schiacciare le maggioranze, non delle maggioranze che vogliono e possono, con le a'rrr,i intellettuali, imporsi per legittimo diritto. La violenza è il contrapposto della forza; è segno di poca fede nelle idee proprre, di paura delle idee altrui; è d rinnegamento delle idee proprie, e tale ri– mane anche se trionfi per un'ora, poichè apre inevi– tabilmente la strada alla reazione della insopprimibile libertà della coscienza umana, che diventa controrivo– luzione, che diventa vittoria e vendetta dei comuni ne– mici. Questo avviene sempre nella storia. Anche il Cristianesimo era un'idea immensa, una grande forza, ma si afilòsciò, si· deforrp,ò, tradl se stessa quando volle appoggiarsi ai troni, ai so_Jdati ed ai roghi (applaiisi). Con Ja violenza che desta la reazione, metterete il mondo intero contro di voi. Questo è il nostro pensiero d1 oggi, di ieri, di sempre, ma sopratutto iu periodo cli suffragio universale; quando voi tutLo potrete se 11vete coscienza, e se no, nµlla potrete in ogni moìo. Perchè voi siete il numero, siete il lavoro, e sarete i do-· minato i i del mondo, se non metterete, con la violenza, il mondo contro di voi. Ecco il fondo del solo nostro dissenso, che è di oggi come di ieri, di sempre. E quando Terracini ci dice, per coglierci in fallo: getti la pietra chi in qualche momento non fece appello alle violenze più pazze; io posso rispondergli f:ra:ucamente: eccomi qua! questa pietra io posso lanciarla (applausi vivissimi). Purtroppo a noi può dolere che questa mostruosa fioritura di guerra ci divida, ci allontani dalla mèta, ci faccia perdere anni preziosi, facendo involontariamente il massimo tradimento al proletariato, privandolo di con– quiste e di vantaggi enormi, e sacrificandolo alle nostre divisioni ed alle nostre impazienze, suscaando tutte le forze della controrivoluzione. Si, noi lottiamo oggi troppo contro noi stessi, lavoriamo t'toppo spesso per i nostri nemici, creiamo noi la reazione, il fascismo, ed il partito popolare. Intimidendo ed intimorendo oltre misura, proclamando (una suprema ingenuità anche nei comunisti) l'organizz_azione dell'azione illegale, vuotando di ogni contenuto l'a:i;ione parlamentare che non è l'a• zione di pochi uomini, ma dovrebbe essere, col suffra– gio universale, la più alta offloresce'nza di tutta l'a• zione, prima di un partito, poi di una classe; noi sca– teniamo le ±orze avversarie che le delusioni della guerra avevano abbattute) che noi avremmo potuto facilmente debellare per sempre. E, cari amici, non vi sarà sem– pre possibile ripararvi sotto il veccpio ombrello-Turati ( ila1·ità vivissima). Ma conviene rassegnarsi al destino. Le vie della storia non sono facili: il nostro dovere è quello di cer– care <li illuminarle, sdegnando popolarità, evitando le formule ambigue. E questo noi facéiamo e faremo, o con voi e fra voi, ò separati da voi ,•perchè è il nostro preciso dovere. Noi saremo sempre col Proletariato che com– batte la sua lotta di classe. Questo è l'imperativo ca- tegorico della nostra coscienza. \ lOontinua). Filippo Turati. ibliotecaGino Bianco L'ASSICURAZIONE MALATTIA e la situazione fi anziària degn Osped~li La crisi, che r.tti:aversano le istituzioni di benefi– cenza in generale e gli Istitu.ti di assistenza ospitaliera in particolare, è troppo nota perchè !li abbia ad insistervi o a suffragarne la gravità con testimonianze e aati di fatto. Gli Ospedali che hanno un patrimonio se lo ·vengono mangiando per vivere giorno per' giorno; -quelli che non hanno un patrimonio, veggono la tragica prospettiva di dover chiudere le sale di cura; perchè, per gli uni come per gli altri, i fornitori nòn "vogliono più consegnare merci, e ·il personale, se non è pagato, non p11òconti– nuare a prestare i suoi servigi. · Si pensi che, per gli Ospeqali esistenti nella sola città di Milano, contro una spesa complessiva annua di L. 24,600.000 calcolata nella base di una diaria di cost_p di sole L, 14 (ed ora ci avviamo verso le L, 20) si ha . una disponibilità di redditi patrimoniali di non più di L. 1.400.000, con un disavanzo e, quindi, un fabbisogno di ben L. 28 milioni circa all'anno! 'rale disavanzo dovrel.ibe essere saldato dai Comuni che fruiscono per i loro amministrati dell'assistenza o- , spitaliera; ma come è ciò possibile se tutti i Comuni sono stremati, e sono in arretrato - salvo il Comune di Mi– lano - di 4 o 6 anni nel pagamento delle spedalità·dovute? Occorre dunque provvedere sollecitamente con altri metodi e con altri mezzi, Innanzitutto, per saldare nell'immediato futuro i cleficit dei bihnci ospitalieri, occorre istitµire una spe• ~ale imposta destinata esclusivamente alla assistenza ospitali era. Questa idea sembra sia finalmente stata accettata dal Presidente del Consiglio on. Giolitti, come dal :Mi– nistro.delle Finanze on. Facta, e sia ormai stato abban– donato il criterio che l'assistenza ospitafiera debba con– ti11uare ad essere il frutto della pietà e della beneficenza deì ricchi a favore dei poveri, per sostituirvi quella del servizio pubblico doveroso e obbligatorio fornito dalla collettività ai 1~m abb~enti•. Quale che sia la natura e il carattei;e dell'imposta, è necessario che essa sia sollecita _ e dia un gettito congruo per coprire il cleficit immanca– bile dei bilanci ospitalieri nel 1921 e nel 1922. E poichè il carattere, l'importanza, la disponibilità patrimoniale delle unità ospitaliere variano secondo 1 le condi?.ioni e i caratteri delle varie regioni, provvida sa– rebbe una é\isposizione che stabilisse la nomina dì Com– missioni regionali di rappresentanti gli ospedali esistenti nella regione, coll'incarico di determinare periodicamente, con l'esame dei bilanci, l'entità dei disavanzi e, conse– guentemente, il fabbisogno da provvedere me:rcè la spe– ciale imposta. * * * Contemporaneamente alla esazione della imposta per i bisogni immediati, fa d'uopo concretare le propost,e per -la assicurazione contro la malattia,· la quale non è in fondo .null'altro che una imposta specifica a larga base ed a lunga scadenza. Si vedrà. poi, nel concretare, se una quota del pre– mio debba pagare il prestatore d'opera e in qual misura, e se la maggior parte non debba, invece, esser caricata al datore· di lavoro - finchè vige il regime capitalista presente •, in qu.rnto sembra· giusto ed economico che sul costo del prodotto d1ibba110esser caricati tutti i ri-

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