Critica Sociale - anno XXXI - n.3 - 1-15 febbraio 1921

CRITICA ~OCIALE DALLE RIVISTE • L'uomo Carlo Legien • è soggetto d'uno studio pubblicato nella • Sozialistische 11fg,natshefte • del gen– naio 192l da Johann Sassenhach, che del Legien fo fra– terno amico Molti, ,li0e il Sassenbach, conobber0 Legien uomo po– litico e capo di Sjnda.rati, pochi conobbero l'uomo pri• vato. Gli è che Legien non fu una di quelle amabili parsone che amano le larghe amicizie e trovano una buona parola per ognuno che le avvicini; egli era di carattere molto sostenuto, e non per diffidenza o per superbia, tanto è vero che egli si mostrava tanto più A.sciutto e riservato, quanto più il suo interlocutore oc– cupava un'alta posizione sociale. Una caratteristica di Le gien fu di non frequentar mai persone appartenenti ad alt.ra classe sociale dalla sua, e di rifiutare tutti gli inviti. Quando - raramente - aveva una serata libera, la passava nella sede dei Sindaciati berlinesi, con pochi amici, a fare una partita alle carte, perdendo quasi sempre. '.l'utti i pensieri di Legien si concentravano k1i suoi compiti politici e sindacali. Il resto lo intpressava poco. Di teat1·0, arte e letteratura gli mancava il tempo di oc– cuparsi a foutlo: ed ern d'indole troppo seria per conten– tarsi di acq uista1·e cogniziou i superlir,iali e farne pompa. Soffrì molto (senza pote1·vi mai rim.ediare per eccesso di lavoro1 della completa ignoranza d'ogni lingua straniera. Naturnlmente, questa Ltcuna gli riusciva particolarmente gravo nella sua condiziçme di segretario internazionale dei Sindacati; possedeva invece a fondo la propria-lin– gua, che parlava e seri vevn con rara elngauza e purezza. Legien non fo di quegli oratori che entusiasmano, ma di 'luelli che convincono. Non usava pal'Ole super– rlue, ma.. esprimeva con precisione e acutezza il proprio pensiero. In un torneo oratorio ern un avversario temi– bile: la sua prontezza nel ribattere e la sua mordente il'Onia hanno messo a mal partito più d'un contradditore. Nun è abbastan~a conosciuta la sua vastissima ope– ra di s~l'ittore, perchè egli trattò quasi esclusi vameute materia siufocala, e piuttosto con articoli di giornali cha con libl'i. !',a sua prima opera fu qL1ella intitolata: • l I problema dell'organizzazione,, pubblicata nel L891 e gii, da 1\J.olti anni esaurita, che contiene, fra altri ar– go:nenti,• la stona dello sviluppo del movimeuLO i,inda– oale tedesco. Nel 1900 tenne un discorso, ancora sul sinda– calismo germanico, al cospetto dei membri dell'Accademia di Berlino e di molti studiosi, discorso che fu più tMdi pubblicato in opuscolo. Lo stile di tutti gli sc1·itti è chia– ro e hrillante; incomparabile la pad1·ouanza della materia. _Senza cu1·arsi dell'ondeggiar delle opinioni, Legiau resto costantemente fedele all'idea socialisti, e pieno di ,pe1·,i,ize nell'avvenire dei Sinds,cati. Nella primavera del U);;!I) avrebbe potuto diventare cancelliere del Reich, ma ricusò senza esitare, giudicando ben più importante il suo posto alla testa dei Sindacati tedeschi. Egli fu 1nolto C'lmbattuto e ingiuriato, specialmente a sinistra. Ciò però non lo distolse dalla sua strada. Combatteva con bu0ni argomenti gli attacchi serii, ri– spot1deva col sarcasmo e con la violenza agli insolenti e ai calunniatori. Ma q::ando quest'uomo austero, accigliato, pensie– roso, s1 trovava nella stretta cerchia dei vecchi intimi amic_i, allora diveutav.a allegro co~pagno. La lega per l'astmenza non fece di lui un proselite; un giorno a K1el, rn un'adunanza elettorale, un tale gli chiese il suo parere sul movimento per l'astinenza del vino e dei li– quori; Legien per tutta risposta ordinò: Cameriere, an– cora un punch ! . A•n~ute dell'esercizio fisico, quando le sue occupa– z,on, ghe lo permettevano, il Legien compieva lunghe paqsegg1ate a piedi. Allorchè si trovava all'estero per r'.,gioni pr.,fos,ionali, impiegava il tempo che gli resta"~ ltbero nello studio del paese e dei costumi. Fn uno di quei rari uomini che sanno vedere. BibliotecaGino Bianco Da molti anni Legien era malato, sebbene pochi lo sapessero. Soltanto la sua grande energia lo teneva in piedi nelle sue molteplici funzioni. Anche nel suo letto di morte 1egli uon--.;apeva quel che i medici e i famigliari sapevano, cioè che gli restavano soltanto pochi giorni di vita, e desidarava vivere ancora) appariva meravigliosa la sua indomabile volontà. Carlo Legien fu un uomo completo, nodoso e diritto come una quercia. Il sindacalismo tedesco e quello in– ternazionale perdettero in lui uno dei più bravi combat– tenti e dei più accorti capitani. Quelli che gli stavano vicini, perdettero in lui un impareggiabile amico. N11lsuo q uaclerno <lei 15 gennaio la Revue de Pal'iS studia le origini, le cause, le ripercussioni de • la crisi e– conomica mondiale• che va propagandosi attraverso il globo come un'irresistibile epidemia. La prodigiosa prosperità dì cui godeva il mondo alla vigilia della guerra, quando dappertutto i magazzini rigurgitavano di merci che si vendevano a infimi prezzi, permise al conflitto mondiale di durare così a lungo: fin verso la metà del 19l7 l'Europa in armi visse delle sue riserve, e soltanto da quell'epoca cominciò a intaccare il suo capitale economico e finanziario. Sopraggiunta la pace, o almeno il termirni del con– flitto armato, l'Europa si trovò coi depositi vuoti, coi trasporti disorganizzati, con una enorme scarsezza di mezzi internazionali di pagamento, con una mano d'o• pera rara e cattiva: mentre una buona metà del conti– nente, cioè la Russia e glt Stati sorti fra il Baltico e il l\Iar Nero, non si trovavano in grado di collaborare ad una ricostruzione comune, anzi, continuando a vivere in condizioni di anarchia, rappresenta vano una colossale passività nel bilancio economico europeo. I prezzi delle merci si mantennero elevatissimi, anche per quelle di cui cessb la richiesta e il consumo a scopi bellici. Gli smisurati bisogni degli Imperi Centrali, che l'armistizio trovò completamente impoveriti di materie prime e di derrate alimentari, aggrnugend-osi a quelli dei paesi vittoriosi, generll.l'ono rapidamente una scarsità di pl'O<l>ottia cui corrispose un 'altez:,;a non ma.i vista di prezzi. · Con la guerra 6uiro110 gli accordi finanziari t•a i governi belligeranti, che avevano avuto per effetto la stabilità dei cambi: la speculazione sulle monete, come quella snlle merci, ntornò libera, e divampò formidabile. Spuntò l'età-dell'oro degli affaristi e degli intermedìari, l'epoca delle fortune improvvise, dell'intrigo trionfante. I governi conservarono alc:une restrizioni della liberlà commerciale, certi di vieti di esportaziont1 e di importa– zione, certe artificiose determinazioni di prezzi: il risul– tato fu clrn il commercio normale si trovò inceppato, mentre ai furbi non mancò il modo di sgusciare fra le ma– glie ielle leggi e le barriere amministrative. La domanda delle merci si fece ili imitata, e l'offerta quasi nulla; le ricchezze, sia pure fittizie, accumulate durante la guerra, permettevano di comprare di tutto a qualsia3i più alto prezzo; le continue emissioni •di carta moneta. piaga comune a quasi tutti i Paesi, aumentando i mezzi d'acquisto, facevano credere a una ricchezza, in realtà inesistente, delle nazioni; e avevano per effetto, da un lato il moltipHcar$i d11lle compere, dall'altro il continuo inasprimento dei cambi. Cosi, nulla arrestava e tutto favoriva il moto ascen– sionale dei prezzi. I fabbri.:anti si strappavano di mano le materie prime e si contendevano la mano .d'opera, condiscendendo a tutte le richieste degli operai: fu an– nullato ogni rapporto tra il prezzo di costo della merce e quello di vendita, pE1rchè a qualsiasi prezzo il fdbbri– cante era sicuro di vendere. Niente era troppo caro, per– chè la domanda ern sempre superiore all'offerta. Ma nella primavera 1920 cominciarono i llegni pre– cursori della crisi. Non si poteva, noi rincarare i prezzi, continuare all'infinito. D'altra parte, ricostrutte le marine

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