Critica Sociale - XXX - n. 22 - 16-30 novembre 1920

,CRITICA SOCIALE 347 che hanno obbligato il proletariato russo alla ditta– tura; come le condizioni universali della stessa lotta proletaria di classe.; essa crede che la democrazia non possa mai essere o diventare altro èhe « fa lar– \oata dittatura della broghesia », che il proletariato non possa instaura'l"e il suo dominio altrimenti, che con la dittatura dei Sovie,ty; ·e che questa dittatura debba durare flnchè' « lo Stato muoia e, ~con esso, anche le classi i> (2). Delle vedute di Trotzky qui non ~ ,rj– masto più nulla. Lo Stato è pu? sempre io strumento di dominio di una classe. Ma le forme del dominio di-classe murano nel ~orso dello sviluppo storico. Già durlìnte !;ultima generazione prima della guerra, il dominio della por– ghesia non si fondava più, nell'Europa occidentale e centrale, sulla aperta e brutale esclusione del prole– tariato dai diritti politici. La borghesia poteva anèotà esercitare il suo dominio di classe solo nelle fotmè della democrazia.. In una società altamente èÌviiiZZàtà, nella quale tutte le classi prendono parte attiva alla vita pubblica, non è più possibile" altra forma· durevolè di dominiÒ di classe, che quello che pel'lnétte anche alle classi domina !e la libertà della lotta pér la con– q11ista della « opinione pubblica », la partecipazione alla formazione del potere complessivo dello Stato, e ' il controllo sulla sua attività; un dominio di classe, dunque, che si fondi sui coefficienti di potenza sociale della classe dominante, non sui suoi mezzi di forza materiale. E anche il dominio di classe del proletariato sarà, in questi paesi, durevolmente possibile solo nelle stesse forme e con le stesse premesse. Perciò la dit– tatura non potrà essere altro che un mezzo transitorio per conquistare, assicurare o rafforzare la democra– zia. Il grande compito di rivoluzionare tutta I'organiz– zazione eco11omica dello Stato, che è il còmpito del socialismo, non potrà essere ·assolto nei nostri paesi da una breve .dittatura: qui la dittatura può solo as– sicurare e rafforzare il. terreno, sul quale· il còmpito economico del socialismo potrà essere assolto solo con decine di anni di lavoro democratico. OTTO BAUER. (2) D;;ettlva dell'Internaziona.le comunista, decisa nel marzo 1919. Confronta: La fondazione. della Te,·za Internazionale. Vienna, 1919. LARIFORMA A6HDHID IHPOLONIA Mentre si parla e si discute tanto della riforma agraria nissa e del suo valore socialista, ci pare in– teressante conoscere quello che fu fatto anche in altri Paesi• vicini, cui l'esito della guerra ha apportato, per vie diverse e in forme diverse, un mutainento di re– gime. Ne può venire forse l'interessante constatazione che il problema si è presentato sotto analogo aspetto e .ha avuto analoga soluzione, indipendentemente dalle vicende politiche cui ciascun Paese è andato soggetto, riconfermando così il principio marxistico, secondo cui è il grado di evoluzione economica e di sviluppo dello strumento produttivo che condiziona le forme della rroprietà nei singoli Paesi. Ecco qua, sugli appunti fornitici da una socialde– mocratica polacca.· le linee della riforma agraria in Polonia. La guerra recente fra Polonia e Russia parve rappresentare il contrasto fra due opposte forme di assetto politico-sociale. Le rivoluzioni con cui si è, 'bliotecaGino Bianco nei due Paesi, stabilito il rtuovo regime, ebberò carat• tere e vicende profondamente diverse. I loro Goverrti non hanno alcuna ànalogia nè estrinseca nè inttinseèa. Eppure le !Ìnee della· riforma agraria sono, in Rus– sia e in Polonia, sostanzialmente identiche. Social– democratici .di Polonia e comunisti di Russia hanno ugualmente mirato alla collettivizzazione i e gli uni e · gli altri, hanno, per lo scarso sviluppç, economico dei loro Paesi, dovuto assistere invece al formarsi di una democrazia agricola sulla base della piccola proprietà. Natura non jacit saitus. La CRITICA SoC1Ai,ti, In PolotHll., Mcartlo ai . pi·0Je,t,arl.at9urÌlf.iio, c'è tln uumèrosissirno prolèt,arialo _ruralè.. I oontadi11i privi Lii teri·a o possèssoi'i . di minusçoli t.èrreni che n_on hanrto ùnia propria azienda, o l_'lwnno·in misura in• sufficiente p,er bastare ai bisogni. çiuotidi.adì; $O ti o cò' stretti a pr-es~ai•èla lùi'o ihaqo d'opera è a. làvoi·ar-è in quàlità di braccianti 1klle lerr-é dei possidenti ric– chi. Dopo che, con -la ricostituzione dello Stato po– la-cco indipendente e l'instaurazione di un ordina– mento elettorale democratico, fondaito sul suffragi-o universale, direlto, segreto, personale, esteso anch-0 alle ,donne, !,a cl.asse dei contadini ha conquistato una influenza decisiva sulle, ff,egislazione, è diventata at– tualissima la quistione di fornire· al proletariato J'll· ·raie i mezzi dei <SuoriscaHo econothièo, Secondo il pènsìei·o -dell,e massè prol e-I.a.né ttgì'l– cole polacche il miglioramento del loro stato rton poteva avvenire senz-a ,1,aéohces,sfone ad esse della Lerra in prop.rietit, cioè. creando -dei piccoli p·osse&si fondi.ari mercè la divisione •deJl.e proprietà fondiarie grandi e medi,e. Da1e le convinzioni della classe -con– tadina polacca, non era possibiJ.e islituirc I.a stalfz– z.azione d,ella term e lo sfruttatn,enlo per mezzo delle ist.rtuzioni create appositamenl,e dallo Stato e regola– trici supreme -della vita .agri-cola po\.ac,ca. Perciò, la riforma agrari.a, che, come esecuzione del decreto della Dieta del IO luglio 1919, fu ,a,pprovaw. opn legge del 15 luglio 1920, costituisce una riforma democratica, ma non socialista. I sociaqisti, che ·t:o– stituiscon-0 nella Dieta un gruppo I'llJ.ativamente pir· coLo (36 voti), hanno so&benuto, nella discussione, una soluzione socialista del probl,ema agrario; m.a nell'u 1- tima v,otazione, non avendo alcun.a possibilità di farla pl'ev.alere, hanno rntato per il progetto <lei contadini, ritenendo che esso costitu-isse un passp avanti nella democratizzazione del p,a,ese. Terre da distribuire. - Il terreno che dovrà es-s,erdiviso lm i .-,ontadi ni sar à cositituito dai terreni .apparLenenti al demanio, cl.ai beni di « m.anomo1,ta h (cioè da,i possessi fondi ari de i conventi, delle chie– se ecc.), dai beni fondi.ari delle istituzioni pubbliche t'd infine dai beni che potranno essere, con una esp,ro– priazion,e co,a,Ltiva, •tolti ai proprietpri privali (•art .. 1) che ne possegg,ano una estensione superiore a un certo limite, variabile - secondo i casi - dai 60 .cri 400 ettari. Soltanto le proprietà .agricole dedicai,<\ al-la cultura seminativa, all'allev.amento r.azion,a,le del bestiame, a,lJ,a piscicultura o comunque eminente– mente industrializzati, possono essere esenti dal I'e– spropriazione forza,ta (.art. 2). Per tale espropriozione I.a legge prescrivé di se– guire, nei limiti di ciascun ,distreHo, un ordine per c-ui debbono essere esprop,riati, ,anzitUJt.to, i fondi ma,!,amministrali, o acquistati ,a scopo di specul,azione · e non per cr,care un'azienda .igricola; e precisamente: p) le tene mal coltivote; b) le terre foazionate arbiLI'a·riam0nlc d.ai pro– prietari all'insapuita degli organi governativ i ap- posili o delle isLituzioni competenti incaricate; e) le terre .acquisla,le da non ,agricoltori nel pe– riodo che decorre dal 1° luglio 1914 al 14 settembre 1919; d) le terre che, durante gli ultimi cinque .inni, sono state più "di due volt.e oggetto di vencliw.; e) le terre acquistate duranle la guc1,r.a con sopra. profitti di guerra, ecc. /

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