Critica Sociale - anno XXX - n. 14 - 16-31 luglio 1920

CRITICA SOCIAI.;E 217 tolo « I Marxisti al bivio», la dottrina marxista del n~cessa_rio avvento di un regime collettivista pel cieco gmoco stesso delle forze economiche ha avuto certo nei primi tempi una grande efficacia nel dif– fondere fra le masse lavoratrici il verbo socialista, perchè ebbe l'effetto di comunicare tanto ai pro– pagandisti che ai propagandati la più ferma fede nell'avvento stesso, quella fede ohe è l'elemento psi– cologico più importante per falle proseliti. Ma sotto la sua veste rivoluzionaria e d'azione questa dottrina fat3:listica c<;>nteneva. ,i.nsidi_osoun gern:ie di ,conser– vaz10ne sociale e d merz1a, ·perchè Jmpl1cava la negazione che la struttura giuridica, pur v,enendo determinota e plasmata dal sottostante processo di produzione materiale delle ricchezze, potesse poi essere capace di 11eagire, con qualsiasi sua modifi– cazione, anche se introdotta per opera di nuove classi sope.aggiunte per la prima volta al potere, sul processo economico stesso ; e, con ciò, lasciava i dirig-enti socialisti senza alcuna guida, senza alcun criterio capace di additar loro, neppure nelle linee generali, la via da seguire, condannando cosi il partito, anche se assurto a forza sufficiente all'a– zione, all'impotenza più esiziale. Ond'è che coloro che continuano a negare a ri– forme anche sostanziali del diritto di proprietà qua– lu~a~c efficaci1 neìl'ad1urre a un regime economico migliore, o che, pegg10 ancora, le presentano in– tenzionalmente come semplici riforme- fiscali, per poi potere ribadire essere un luogo comune e paci– fico che le imposte non si prestino al compito di audaci trasformazioni sociali, non fanno che aggra– vare questa intima tenden:ia conservatrice, propria della dottrina fatalistica marxista. e si rendono complici così, senza volerlo, dell'inazione sociali– st:3, ad esclusivo vantaggio della causa conserva– trice. Se il Griziotti a questo non vuol giungere - il che non dubito - ci s-embra che allora a uno stu– dioso come lui, il quale, come egli stesso scrive, ·«ha fede nel sicuro trionfo del sociali!,mo a non lunqa scadenzri », incomba piuttosto l'obbligo, mo– rale e scientifico, di precisare, sin già nel 1920, e pur vivendo ·e scrivendo con un governo e un'eco– nomia borghesi, in che consisterebbero quelle « mo– venze più r::ipide e sistematiche», atte, secondo lui, a trasformare il sigtema capitalistico attuale nel fu– turo sistema socialistico ; frase, questa sua, che a me è pars::i. diciamo così, un po' vaira, ma che sarei ben lieto, per la fortuna stessa dell'ideale che ci accomuna, di vedere concretarsi in proposte pra– tiche ben determinate, preferibili alla mia, che al Griziotti sembra ad- un tempo, nonostante la con– traddizion che no 'I cOn5:8nle, a troppo lunga sca– denza e troppo demagogica. EUGENIO RIGNANO. PHIMUM VIVERE, D IBDE PHILOSOPHDHI ! Tutti sappiamo quanto sia urgente la risoluzione del problema agrario del nostro Paese. Per ,passare dalle molte chioacchier,e che si sono, fatte da cin– quant'anni a questa parte, ad• un'azione concreta per la fertilizzazione interna, ho proposto, nel n. ll9 <lei Sole e nel n. 21 della Gazzetta Agricola di quest'an– no, I.a costituzione di un Consorzio, formato dalle <principali Oasse di Risparmio del Regno e dall'Istitu– to Nazionale delle Assicurazioni ed alimentato dalle principali Banche, allo scopo di acquistare (con fa,. coltà anche di espropriare) terreni poco coltivati, o non coltivati da quel numero di braccia che il t~r– reno stesso ,poitrebbe impiegare. ibliotecaGino Bianco Funzione del Consorzio, una volta acquistati od espropriati i it~rreni (che dovrebbero pagarsi, non in denaro - chè troppo .ce ne vorrebbe - ma in obbligazioni emesse dal Consorzio stesso), deve es– sere la bonifica dei terreni, e cioè il loro risana– mento dalla )na.Ì.ari,a, la regol.arizw.zione del regimé delle acque, ],a costruzione di strade, la distribuzione di s 1 em.enti, di utensili e di materiali -di costruzione. - Opere queste solo possibili ad un potente organismo moderno, ,agile, come quello da me ideato, che deve trarre dalla terra stess,a il denaro occorrente ,alla sua rig-enerazione. Bonificato così il terreno•, esso dovrebbe esser lot– tizzato e dato in prop,rietà e. famiglie di contadini, in misura ,p,roporzional~ aHa loro ,capacità di lavoro, verso pag,amento del suo ammontare, da farsi in 20, 30 o 40 annualità, a seconda della natura del terreno. • Tale sistema alletLa enormemente il contadino, il quale ha tale desi<lerio d'ella terra, che emigra in Amerioa, .appunto per il miraggio di possedere un pezzo di terreno, Quel pezz•o•<li terreno io voglio in– vece ,dargli qui. Ed è su questo punto che sembra esservi un pro– fondo dissenso tra il mio progietto e le idealità del Partito Socialista. A questo proposito il chiarissimo amico on. Trev.es, ,a -cui io parlavo del mio progetto, mi rispondeva rimandandomi al suo ,articolo « I Po– polari e la proprietà "· apparso nel n. 8 della Cr·itìca Sociale di qi:.est'anno. Ma il dissenso non esiste che apparentemente. Noi abbiamo abbondanza di popo– lazione agricola; e ciò di ,cui ,più mi preoccupo nel mio progetto, non è di tras,formare un latifondo <li plutocrati in un latifondo di Cooperative! e nemme– no mi preoccupo di f,ar la éonoorrenza ai grani esteri. Io intendo che il nostro Paese si emancipi dall,'este– ro per il fabbisogno del suo consumo interno, .p-rodu– c,endo il massimo, ma, intendiamoci bene, col mag– gior impiego possibile di braccia. Non dimentichia– mo che nostro ,compito deve esser,e di ridurre l'emi– grazione agricol,a, dar pane e l,avoro ai nostri mera– vigliosi contadini in 1patrioa!Oggi siamo 38 milioni; fra 30 .anni saremo 50 mi'lioni! Io voglio popolare le nostre terre incolte, e ciò è solo ottenibile mediante il maggior frazionamento possibile della terra. Questo sistema di lotLizz.azione, praticato con otti– mi risultati da anni e .anni in America, ci permet– terà di popofare in pooo tempo grandi zone, perohè attira il contadino, lo .affeziona ali.a sua terra e 10 spinge .alla maggior .produzione, mentre un simile ri– sultato non si otterrebbe creando delle Cooperative d'a immettere nelle 1,one. Cooperative ,di diffi.cile co– stituzione, dovendo _esse essere com1)oste di conta– dini di diverse regioni d'ItaUa, perchè certamente nessuno .avrà in mente di rirpetere il grave errore di popolare terre incolte con Cooperative regionali. Ma se io trovo p,o,corpratico, innaturale, e non ri– spondente a,gli scopi di ripopolamento del latifondo, la ,costituzione di Cooperative, prima che le terre sieno popolate; voglio costituirle dopo, cioè quando il contadino ha già preso contatto con I.a terra ch'e– gli dovrà lavorare. Io intendo- cioè che i contadini cui verranno concessi i lotti, sieno uniti fra loro in Cooperative: a) ,per la direzione e la disciplina della produzione; b) per l'uso in comune dei mezzi di tros,porto e· dei mezzi meocanici <li lavoro; c) per -1' .ammass.ament.oe lo -smercio <lei loro prodotti;

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