Critica Sociale - XXVII – n. 12 - 16-30 giugno 1917

1G6 CRITICASOCIALE al contrario, quelle grandi maggioranze, politicamente ignare ed apatiche, che si lasciarono trascinare al ma– cello, ripetendo macchinalmente, e senza neppure sfor– zarsi di -comprenderli, gli errali giudizi e i sofistici ragionamenti dei fautori della guerra, hanno dato prova di non pensare affatto. L'altro errore del Pareto sta nel credere di avere detto e fatto ,cosa nuova di zecca. Ora ciò assoluta– mente non è. Povero Vico! Povero Croce! Poverissimo Hegel! Ma -come? Ma se lo svolgimento e l'~rchitetto– nica della <e Scienza Nuova>> di Giambattista Vi-cò sta tutta nella dimostrazione, che lo spirito umano si evolve dulia « sapi-enza poetica» (prevalenza cli azioni non-logi-che) alla << ragione umana tutta spiegata ». (prevalenza di azioni logiche)! Ma se il Vi,co pole– mizza di eontinuo precisamente come fa Ìl Pareto . ' nel capitolo: cc Le azioni non-logiche nelle dottrine», contro coloro che si ostinano a voler trov_are, nei monumenti .a noi rimasti di cc sapienza po~tica », te– sori o almeno tracce visibili di « sapienza riposta», ossia prèlen.dono, direbbe il Pareto, ridurre ad azion·i logiche le azioni non-logiche! Ma se tutta la « Feno– menolo'gia dello Spirito>> dello Hegel è imperniala· . sopra il separato esistere e l'inevitabile conflillo fra la autocoscienza, cioè fra il sapere e quindi l'agire illuminato e consapevole, e la mera eoscienza, ,cioè il sapere ed agire (relativamente) sfornito di rifles-· sione critica, due forme di sapere ed agire, che sono perfettamente analoghe alle àzioni .non-logi-che e lo– gi-che del Pareto! Tullo ciò il Pareto-l'avrebbe potuto agevolmente ap– prendere, non ·dico col leggere Iè opere di Vico e di Hegel (sarebbe forse un pretender troppo), ma soltanto col <legnarsi di scorrere le li~pidissime pa-_ gi-ne, note in Italia anche ai sarti e calzolai, che. il Croce ha dedi-cato al Vico ed allo Hegel. Vi,ceversa il Pareto no~ si perita di dire , peste e eorna proprio di. questo così benemerito mo– vimento di studi, dello neohegeliano,· promos– so dal Croce e dal Gentil~, movimento che ebbe ed ha tuttora una riper-cussione ed una influenza notevo– lissima · ed oltremodo benefica sull'andàm.ento degli studi fìlosofici, storici, e sociologici. E perchè poi? Perchè - e la cosa sembrerebbe impòssibile se non fosse proprio così - per non so quale -compinaziope o disgrazia è ,capitato nelle mani del Pareto un ,certo Numero unico della «Voce» del Prezzolini, di i'nfe– licissima memoria, r·impinzato ,e messo su con .çerti articolacci sproposit.ati da fare mfalli freJDere ogni persona di buon senso e ogni- studioso serio, di al– cuni pretesi « discepoli » del Croce e del Genlile, giovanotti intraprendenti di bell'm:nore, e di bellissimo coraggio. His fictus, ossia su questi bei· fondamenti, come di-ce il Manzoni, il nostro egregio professore si è fatta la sua brava opinione. di tutto un grande ,ed importante movimento. di studi, il più g'rand-è ed im– port.~nle forse della· terza Italia, ·ed -ha stesa la sua definitiva ed inappellabile condanna. Accii;lenti a tal razza di metodo logico-sperime.ritale! Veramente, quando Bacone da Verulamio celebrava le alte virtù della «induzione», egli non la intendeva in questa maniera ultrafacilona · e semplicista, come pare l'intenda questo austero ed intransigente adora– tore de·i « fatti », ,che si chiama Vilfredo Pareto. Molto ci sarebbe da dire intorno alla sup~riorità, · colla quale questa prima tesi del Pareto sulle azioni non-logiche, è trattata dal Vico e dallo Hegel. Per ·- BibliotecaGiri·oBianco non diffondermi soverchiamente, accennerò solo ad un tratto, scelto fra i più importanti. Il caso più tipico del perenne éontrasto fra l'auto– scienza, come si esprime Hegel, cioè fra il pensare chiaro e criti,camente- consapevole, e la mera coscien– za, cioè a dire il pensare non critico, ridotto alla ac– cettazione e ripetizione di luoghi comuni, consacrati dalla tradizione, dalla utilità o innocuità sociale, dalla ine1·zia mentale dei singoli e delle masse, è senza dub– bio lo sfacelo ~:lello spirito civico, prima nelle Repub– bli-che cittadine dell'Ellade, e successivamente, in pro– porzioni più. vaste, anzi giga~tesche, nella -Roma Im– peria~e. Hegel trattò di tale interessantissimo soggetto e processo ex-prof èsso, con molto ·,compiacimento e spe– éiale preferenza, per ben tre volte, e cioè nella CI Fe– nomenologia dello Spirito», nella « Storia della Fi- losofia ll e nella cc Filosofia della Storia». . Anche il Pareto rimane vivamente -colpito da questo, fenomeno. Ma, ahimè ! Vichiano inconsapevole, an-. ch'egli al pari° di questo autore, cade nell'identico di– fetto, di credere che lo sp'irito civico delle nazioni moderne sia su per giù ,della' medesima stoffa di quello antico, un mero ricorso storico, una specie di secon- · do asparago venuto su a -crescere al posto <love era stato t.agliato vie. il primo. Tanlo che egli si occupa ~ fa una vivace pittura della catastrofe degli Stati Greci e di quello Romano, collo scopo apertamente dichiarato di mostrare ai popoli cont•emporane'i (è bene ri,cordare, che il libro fu scritto nella febbri!~ an'tivigilia della grande guerra europea) i p~ricoli, a cui essi andrebbero incontro, ove lasc'iassero lan– guire, al pari dei, loro antenati classici, la fiamma dell'.amor patrio e 'mutassero in burla la tradizionale reverenza per le esistènti istituzioni cittadine. . V,edasi ol'a di ,che altra .levatura e genuino realismo log1co-sperimentale. è il pensiero di Hegel. Se-condo· que_sto scrittore - e mi duole l'anima di dovere sì asciuttamente e solo per sommi capi rias– sumere gli stupendi, capitoli della cc Fenomenologia» e della « Storia della Filosofia» (la prima specialmente è un vero capolavoro letterario, soffuso di altissima poesia e tutto adorno di meraviglie stilistiche) :._ lo spi-rifo civico gre,co e romano poggiava in' massima parte· su!La cc costumanza >l, cioè sulla spontanea, non ragionala reverenza déi cittadini a vecchi u si, forme di culto, pregiudizi, formalismi gi1ùjdi.ci e morali, tendenti nel .loro complesso a vincolare (« religio ») e a posporre l'individuo singòlo, -colle sue passioni e coi suoi personali tnteressi, .al' benessere e all'inte-' ·resse della intera collettività. Ora, quando ad un certo punto, pe-r ragioni varie, ma principalmente per lo sveìtirsi _delle menti, naturale ,conseguenza di un grande progresso tecnico e sociale, questa inerte reverenza fu assalita ,e, travolta dal dubbio e dall'esa– me razionale e -raziocinante, da parte di un pel}siero fattosi oramai troppo gagliardo e maturo per soppor: tare i suoi antichi inciampi e ceppi, lo spirito civico ricevette un fiero colpo, anzi, venuta a mancare sem– pre di più la bonaria stupidità. dei singoli; suo mas– simo ed- unico fondamento, cadde eompletamenfe in . isfacelo. Cadendo in isfa-celo fo spirito ci".ko ed isolandosi i singoli individuL ·per avere rotto il freno della-reve– renza tradizionale agli antichi postulati sociali ed etici, nella torre d'avoi::io·del loro privato tornacoìito e della loro e~oi~~ica furberia, ne uscl per naturale J

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