Critica Sociale - XXVII – n. 12 - 16-30 giugno 1917

CRITICA SOCIALE· 167 contraccolpo il for!llidabi1e dispotismo monarchico ed imperial,ei. . Il quale d,a effetto si ntuta in causa. 'Cioè a dire, - provocato oome esso è e tenuto su dal disinteresse poliÙco dei sing'oU e dalla loro noncuranza •e dispre- . gio per il bene' pubbli,co,. co.nscio -della propria ori– gine e dei motivi della sua ,esistenz~ e del suo po- . lere, obbliga -colla violenza i cittadini ~ disinteressarsL di politica del tutto, ed accelera e ,completa così_ p-er -conto suo il pro-ce_sso di dissoluzione de~ sentimente pa_lrio e dell'attaccamento alle antiche i-stituzioni. Al– iora l'aniil_lo delle folle, già per altre· ragioni piuttosto a-li-eno da ogni interesse ed i_nteressamento politico, si rifugia esasperato nella sfera della massima inti– mità- inter'iore, irraggiungibile da ogni tirannide e dispotismo, la sfera cioè della perfezione -morale e della speculazione s<ipranatura1'e o metafi&ioo. Questa « fuga dal· m(i)ndo », accuratamente elabo– rata e diffusa- con crescente entusiasmo dalle varie sèuole filsofiche pagan~, raggiunge il suo apice nel Cristianesimo. Senonchè il· Cristianesimo ha u~ doppio volto o, per parliare in termini .bege.Jia~i, ,contiene già in sè- gli elementi di un brusco tra-passo· e capovolgimen.to dia– l~tti.c-o. Se, da una parte, infatti, il cristfano spinge il suo disinteresse politico, anzi mondano, ìa sua pri– v,atomania, ad 9-n punto tale da impensierire, ed è dire ìut:to, lo stessò dispotismo imper'iale, il più di~ . retto beaeficiario dli un -siffatto stato d'animo delle mass~,-dall'altra egli è il creatore di un atteggiamento. mentale- finora ignoto, il fahatismo·: · 1a tenden·za e ~la oopacità d_i immolare se stesso per· un\dea, un f[àtus v~cis, un puro ·fanta1'ìma· o ossessione dello spirito, come dirà ai giorni nostri il materi_alista Max Stirner. Per il ,cristiano, ·l'im.divi-dualità •egoisticamente p.i·ù pura, la « salute dell'anima·»,· è tutto in confronto .al– l'interesse cittadino, all,a spregiatissima civitas dia– boli. M.a, a sua volta, ogni interesse umano anche in– dividualissimo è ze-ro in confronto della maest'à e gloria del Dio Recief).tore e- al trionfo· della vera Fede. Ecco intanto sopravv-enire le invasioni barbariche. .Queste distruggono dàl'le radici la ·civiltà materiale~ del mondo gre,co-r9mano e respingono con ,ciò anche il pensi-ero indietro di molfi e molti secoli, facend0gli fare Ùn tuff o nel fiume Lete, nelle toFbide, ma sane linfe della sua infanzia. Risorge poi verso la fine dei tempi di mezzo la. ci– v.iltà materiale,. e in conseguenza anche il pensiero si ril-eva faticosamente dal suo precipizio, ricordando e riandandò a poco a poç6 i suoi passati spl~ndori e fastigi: . Questa volta però il. risveglio. degli intellettf non va ,a detrimento, come dianzi, dello spi;rito civico. Il fanatismo o idealismo' religioso, essenza del Cri– stianesimo, e -del quale i popoli, durante la lunga notte medioevale, erano r"imasti penetrati fortissimamente, agisce ora da salutare freno al risorgere troppo vio– lento della ipertrofia dell'io. Lo spirito ,civico, anzi-chè d.è.perire ed andare in ruina, ai contrario --siavvantaggia del-l'illuminarsi 'd-elle 'cosc"ienze. Se ne avvantaggia in quanto lo sveltirsi delle menti opera adesso in un ialtro se-Hso, e doè tende· a tramutare l'idealismo religioso in i-dealismo politico e civile. Il processo primiero si è capovolto. Lo spirito ci– vico, già ·punto di partenza e bersaglio della critica erosivà e cò"rrosiv.à della riflessione, è qui divenuto liOteca-Gino Bianco la, meta finale e la tesi affermativa della ,corrente delle i,dee sov-vertitrki. Prima Io spirito era passato dalla Patria a Dio, ora passa dal -culto di Dio al culto de\!a Patr"ia, anzi della Statolatria._ _ _ · Con ciò di _diverso, che la « patria >l antica era un fatto di abitudine tradizionale, coHa qua1e il pensiero come pensiero_ pote-va dirsi assente, mentre la cc pa- . tria» moderna ha un contenuto del tutto trascendente ed idealisti-co. Ecco perchè ed in qual senso Hegel di,fe ,che la dviltà, moderna è sostanziata di spirito cristiano-germani,co. Ho detto ;che si tratta di un processo inverso al primo. ·Ma si potrebbe anche dire, e forse meglio, che è sempre il processo médesimo, che ora avviene alcuna ottave più in alto. _ Come da un quinto piano si. può scende-r-e al quarto o al terzo restando ancora discretamente elevati, men– tre da un pi-ano terreno si va dritti in ,cantina, così dalla idealità astrusa ed evanescente « Dio» è possi– bile scendere, per un processo d.i critico materialismo,. alla idealità più realisti-ca e palpabile cc Patria», per quanto anche questa, a sua vo-Jta, tras-cenda !'ancor più concreto e sentito egoismo privato. · Invece dal patriottismo antico, che era mera cc carità del natìo loco» e prosaica visione della comunanza di interessi fra abitatori delle medesime mura, si casca– va sem;' altro; per difetto di sfumature intermedie, nella cruda materialità -del torna,conto individuale -e della grossa furberia priva di scrupoli. Egoismo, il quale poi, per logico svolgimento delle proprie pre– messe, trapassava facilmente nel proprio opposto, ·os– sia ·in un egoismo così esa&perato •ed àffinato da rivol– g'ersi q,ontro se. stesso o almeno contro le sue torme più naturali~ed immediate (ascetismo). La morbosa préoocup-azione intorno alla sorte spi– rituale ed 'in ultimo anche oltremondana del proprio singolare e preziosissimo io, ·è bene la caratterfsti,ca delle filosofie morali iantiche e del loro pendant po– polrire&co; J~ religioni cristiane e ,cristianeggianti. Pare che il Pareto abbia anch'egli in mente qualche· -cosa di simile, là -dov-eravvisa nello scetti-cismo e nel– l'apatia religiosa degli Italiani del Cinquecento la vera •e più profon<).a ragione Elella loro incapacità di re- · sistere alfa dominazione straniera. · Ma questa i-ntuizione del Pareto rimane come get– taJa lì_ allo _stato di semplice aperçu, senza venire svolta-, come da· Hegel, in tutta -la sua· ampiezza e fe.condi tà dottrinale. FRANZ WEISS. Al p1·ossima nume1·0 :· Mentre la guerr~ ·perdura, di GIOVANNI ZrnoRDI. Il mantello dell'E~reo errante, di CoRso -Bov10. RAFFAELE OTTOLENGHI. E anche la firma di Raffaele Ottolenghi non tornerà più in q~sti quaderni che egli amava tanto! Una breve violenza sopra se stesso, ed èoco ché chi soffrì tanto, non soffre più. Uno stoko, un uomo libero, un·a mente fatta per pensare non sono più.... Ma sono _dunque tanti i pensatori liberi -che il trapasso di uno non ci debba far sentire più alta e quasi piena di sgomento, la nostra solitudine ? _ Raffaele_ Otlolenghi è stato l'ultimo della sua stirpe

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