Critica Sociale - anno XXVI - n. 7 - 1-15 aprile 1916

CRITICA, SOCIALE 111 Machiav:elli : e per una strana combinazione, nel Misura per misura, egli oppone Io,r-0 ·un ottimo Duca .... di Vienna., Oh, qucllo Shakespeare intesi– st.a! Quello _Shakespe,all'eche·, &e appena mette mano alla storia patria, n~ cava tali pi;i.cevo1ezze da far rabbrividire un orso d:el po,lo: insidie, tra;dimenti, riv-0lte, stragi, tutti gli or-rori• delle due Rose, tutte le beccherie di Riccardo• III, deforme di corpo e d'anima, •O di Enrico VIII, ca-rnefice di t,re mogli e di 60.000 .sudditi; rie Giovanni, debole e crudele; re Ricca·rd-o Il, neghittoso •e con;fi,scato,re; re En- · rico IV, così lieto di, sè da invidiare i poveri « che possono dormire»; re Enrico V, il vincitore di Azincourt, fanciullone spregiudicato che, per farsi buon sangue, fra compagni di ribo-tt.a, si diverte ad aS&a,ltare i borghesi _sulla strada maestra!... E i crimini di Macbeth, e· quelli di Edmo-ndo e di Gonerilla nel Re Lear? Noin sono- di fantasia, badate: perchè lo Shakespeare li ha· tl'ovati nelle cronache di Holinshed, come ha tr-0vato il dramma d'Amleio in -un autentico Robert~ d'Essex, orfano per colpa cI;'unautentico cqnte di Leicest~r ... , Sab,o,.l'opini0:11:e .. di Paolo Orano, pel quale Amleto è semplicemente Giord·ano Bruno. S'intende. Finalmente, accanto agli s-pensiei;ati uomrnr d'ar– me, ecco i « pazzi » che ragionario, e ragionand·o; quaLche volta, burlano gli eroi; mentre non è ben chiaro se il poeta gusti o disprezzi il loro saggio criticismo. C'è Tersite - ancora n,el Trailo e Cres– sida - che sogguail'da Achille e A.i.ace con certi occhi d'ironia (« Per liberare una mosca da un.a ra– gnatela, costoro la prenderebbero a sciabolate!») e c'è Panda.ro che gli fa il paio, chiamando Agamen– none uno scervellato, Ajace un, bruto, e· Nestore - con licenza - un vecchio formaiggio bacato. « Il loro valo,re non si distingue dalla follia .... ».· Poveri semi– dei d'Omero! E poveri corr(JiUistatori brittanni! C'è.· sir John Falstaff al quale En.rii;:o V domanda _una spada, e porge un fiasco. Noru ama le competizioni, il filosofo Falstaff; t all-0r.a'-il re prode gli· ricorda· che la vita, dopo tutto, è un debito che· si deve pa- gare a Dio. . Col fiasco ammezzato in pugno, l'allro- ci pensa su: - Sì; ma non prima d:ella scadenza! Così il ·buffon.e. ' !' . DALLIALL'IMPERIALISMO Mi viene i·n m~nte, a p·ròp,osito di guerra, E-uropea e di guerra di Libia;, causa1mente u,nite con un tratto di penna da Fe.rr-e-vo) uh altro, giudizio• dello stesso Autore su la medesima guerra- di Libia, che ci sembra ora così -lontana ne.J-temp,o, e, in, confronto a quelle immahi d'oggi,. così modesta; &ebbene anch'essa si gittass,e innanzi, neH'Ad,e molte geMrose anime d'e– roi.. Il giudizio ohe mi torna oggi a me,nte fu prima s-tamp,ato nel Secolo e poi riprodotto· da Ferrero a p. 176-177 del suo libro « La Guerra Europea» del_giu– gno 1915; non è dunque di ·quelli che ·l'Autore abbia rifiutato, e. su,ona: precisamente• co-s,ì: ' · - cc..... commosso· e ,agitato come ·un gran pericolo ci ·pendesse sul capo imminente-, il pubblioo chiese a gran vooo la Tripolitani.a a col)'.lipe,nso, del Marocco preso dalla- Francia. Quàle sarebbe sLato il dovere di un 'Go,yerno 'forte• in que,I frangente d-iffici1e?Re,si– steTe! ·H pubblico ..non sapeva, che, :Chiedendo, la Tri– pofrtania, chie<ley,a nienteme,no- che -l'aggressione in piena- pa-ce di una grande' P,otenza europea; e, di-men– tioava, mettendo in -un fa.scio la Trip-oJ.1tania, J,a Tu– nisia ed il M:arocco•,che· la Tripoli.tani,a era una. pr◊'- . vinci.a dell'Impero tul'co, e l'Iinpe•ro -tuvco una grande P-0,tenza europea, come .J,a, Francia, _l'Aust11ia-Urughe-_ ria o la Germania, rappre&entata ,ne, J.le, capitali del ,mondo da ambasciatori; che, tra Potenze, europee non si fam.nogue,rre e oon,quis-te-&e.nonc'è almeno un &e-rio pretesto, in ,rn,a,ncanzadi una ragione. La fatalità sto– ri,ca, il diritto de!La civiltà superiore, la ne<:-e.ssi-tà di comp:ensi p-er gli altrui ingrandimenti non s-ono om– messi anco-ra_in Eu ropa tr.a i motivi o- i pretesti- di guerra. Se l'Austria, delu.sa· nelle sue ambizioni orie-n.– tali dalla guerra ba:lcanica, avesse gridato a un tratto di sentirsi spinta dalla fatalità storie.a a impadronirsi del Veneto e· ci avesse dichiarata la guerra, affer– mando che· essa non voleva ess-ere soffocata neJ.l'A– driati-co•, che, ,c,o,sa..avl'emmo, detto no-i e che cosa - avrebbe detto il mondo? Ma il· pubblico incifava il Governo italiano ad .a.gire ,éon I.a Turohia proprio a · questo mod·o. È vero che i J,etterati italiani, dal Ma– chiavelli i-n poi, hanno so-vente e v-o!,ontie-ri conside– rato i,! di-ritto e la moral,e ,c,ome-veli bugiardi g,e,ttati sul mondo p,er ·nas,conde,re I.a 1-o-ttabrutale degli in– teressi, dai q·uali un ,uom,ò, di Stato a,bi:lee-destro non si lascia impacciar troppo. Ma è da .s,p,erare, per -l'av– venire e per !,a s_alute .del nostro Pa,ese, che- il Go- verno non dimenticherà s,empre così facilmente che ,anche i principi di diritto, internazionale-, pur es– sendo limitati, parziali. e ,co,nv,enzionali,,son.ouna. d~lle Ma non è buffone Claudio, che con s,ì h,1ci'cl.a elo- · quenza rivenidica alla sorella, nell a· sce ~ capitale di Misura per misura, il suo diritto al.la vita: « Oh, vivere!. .. L'esistefila la più pesante e la. più pe– no$a, che la vecchiezza, .la· ma-latti.i,. la, rniseria 1 la prigione· rendono, intollerabile, è un ,paradisb in co·Ii– fronto a ciò che :temiamo daHa morte!,)>. Aposkofe che può ben essere .sorta de profundis dal cuore di co-lui èhe una sola volta elogiò la « bella strage) ), e fu nel brutto e macabro Titus Androrùcus (fors·e p.on suo; o, se -suo; come disse il Lebas, l'unica pietra fals:a della sua ·ca.rona); d:al-cuo:re di colui che i bio-, g·rafi identi ficano votontieri nel Giacomo di Come vi piacerà, jl q.ua· le,µ.iange pe,J cadav~re,..d?un cervo; o nel Prospero è l.tella Tempesta, che ·perdona ai ne– mici•·-einsegna al tristo.Gal.i.bano.i cLetli!,Jlli .d'una sa– via o mansueta misanitropia .. impalcature. che reggono a-Ila megli-o ne-I·mondo que:1- l'o·wine- a cui si suol dare nome• di civiltà. Nè crecl-0 possa dubitarsi che, s,e il Go,ve,rno fosse sta"to. più ,. far.te- ,.no n si. sarebbe ,così fl)JCilmenteindotto a di– . chiar a.re J1aguerra in q,uel modo che .p,a,ryetl'op-po spicc iativo in· t.u'tta Eul'opa, a quanti pe,nsano che il di-ritto· dellé genti non debba ,ess,e-resolo un elegante passatempo di profe.ssori o un, pretesto per concor– rere ,al pr-emio Nobel·» -. * . ** Col"4i, se l'ipotesi della resurr~zione s'avve-· Ta-sse, ripeterebbe forse l'invo,c:azione di Caterina d'._Aragona- n.ell' Enrico VII I: . « Spiriti della pace, dove siete?)) e -sconso-Ia,to-ritornerebbe soÙerra, a seQ.tir fremere là primavera. M:ARC~. RAMPERTI. ~ibl"joteca Oino Bianco S~equeste w,sè pale-si, eque e ·temperate le a•vesse dette o J.e di-0esse un povero cane di socialista dalla cravatta rossa svolazzante, un coro di -ringhi, di rug– giti, di urla e di· ululi cupi, come di 'animali che Circe avesse in pastura, introne,rebhe le orecchie -allo sfor– tunato; e, poi,chè le fogne non avr-ebbero abbastanza gas asfi.ssianti per soff.ocarlo nel vituperio, si fini– rebbe con ràccoma:ndarlo agli inquisitori, al bargello -e ,al .grandissimo· diavolo - come faoova il- Caro del Castelvotro. Le, ha stampate i•n.veceuno· dei p,iù cele– brati ingegni d'Italia; uno .sto,rico di Roma c,he ,le , A•meriohe ci invid~ano; un interv-entis,ta della· p-rima ora sebbene anti.libico non della.. pTima ora .(chè, a quanto ricor-d(>, .•non mi- par-e -lo fos-sene,J .1911, aHor– chè. collaborav._a nella Tribuna):- antili-bi,co, quindi,

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