Critica Sociale - anno XXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1916

88 CRITICA SOCIALE I Ìlfa, è qui appunLo dove !"equivoco comincia a di– ventar sostanziale. In che cosa distingue l'ami,co noslro il sisL~ma politico dal sistema sociàle? La slrullura pohl1ca non è forse la superslruLLun1 della. sL1:,1ttura soci~~? O imagina egli le forme e l,e cos'l1l~1z10n•1 e. le _dlVl– sion.i politiche ciel globo come fau, a sè, rndipe,n– denLi dall'economia delle da,ssi e delle nazioni? co– me sopravvesti diverse, dm qualunque struttura so– ciale possa i'l1filarsi o sveistinsi inclifferenl'emen:te? La unificazione dell'Italia - per torna,re al suo paragone - fu il prodotto essenzialmente del suo sviluppo economico, influemato da1lo SIViluppoeco– nomico ,e Lècnico ciel mondo circostante, che ren– deva incompatibile La vita delle regioni, isolate da barriere do&an.ali e da leggi e dominii diversi, colle esigenze della civiltà. Alla sua ora, solto la pres– sione cli analoghi bisog;ni - la conoorrenza., fra l'altro, dell'Asia e delle Americhe - si farà ugual– mente l'unificazione dell'Europa. Alla sua ora e non p•rima; per la pressi,one dei bisogni e non, delle pre– cli·che. E allora la struttura soc:iale - se ne accerti l'amico - non sarebbe, neH'intimo suo, la mede– sill11ache oggi vige ed impena. Poltà essere anche il capitalismo, che ha le reni sakle e un periodo di storia a,ncora· .arv.antia sè, certo•, non, breve; ma nòn più il ,ca:pitalismo• diell',oggi, que,llo delle na– zioni ne-cessariamente cozzanti, degli imperialismi e dei pròtezionismi emulantisi, quello dell'Europa divisa. E .anche su quest.o - in astratto almanco - penso che saremo d'accordo. Ìlfa incalza allora l'amico: Che hanno fatto finora i partiti socialisti degli Stati europei per affreltare l'unificazion.e dell'Europa? di che problemi esteri si sono occupali? Eccetera, eccetera. E, con ciò, se vuol dire che i partili socialisti ' avra,n tutto da guadagnare .a impadronirsi cli tutti i problemi e sociali e politici e a far.e che il pro- . letariaLo li con.osca e li domini, egli dice un po' ciò che noi ripetiiamo <l'ache s·iamo socialisti e ciò che è l',es,senznslessa deJ.La· nostra propaganda - .anche di te1;i,cl:enza - e cl,elnostro socialismo. Se la ,classe proletaria non si fosse trovata nella « impotenza politica», iin cui versò fin.o a ieri e in cui versa, anco,ra pur tro-ppo, eissa avrebbe - nes– sun dubbio, - impedita la guerra. Ma che deriva da ,ciò? che deri'va dalle stesse parole del nostro critico? Evidentemente, questo : che, chmque, la causa della guerra è nelL'impotenza politica (relativa) ciel prolet;ariato; che l'eliminazione della guerra sarà il frutt.o cli una aumentata pot~nza polilica di esso: potenza politica che è l'effetto, il correlativo inscindibile, della sua potenza eco– nomica, .sociale, morale; del suo elevarsi come classe. Ed ecco cl'\.ela causa della. guerra è proprio nella soggezionè del proleta•riato; che l'a,ntidolo alla guerra è pro,prio .in. que1La « lotta 'di classe fra il pro,leta– riato e la borghesia», che, àll'ami,co nostro parve, per un istante, un' fenomeno estraneo ed indipen– dente. Altro che la « formuletta » del sistema so– ciale! Che poi il proleta,riat.o nello stato presente della sua evoluzione - e i partiti socialisti che ne sono gli i,nterpreti politici - abbiano cominciato dalla lotta pel miglioramento economico, nella po– litica interna d'i ciascun.o Stato, e non siano andati pra<ticamente mollo più in. là (dico praticamente, per chi guarda al suce.esso compiuto; perchè le premesse e lo spirito della sempre rinas-cente Internazionale dei .lavoratori sono già una grande ipoteca, la sola grancPe ipoteca, presa· sulla storia nel senso unifi– caitore che il nostro amico vagheggia), il fatto ap– pare fa.cilment.e s,pieg.abile, quanto inevit.abiJe. Pri- BibliotecaGino Bianco munt viv ete, deinde.... philosophari, ed il resto. Fino a.id oggi la baltaglia d'ogni giorno fu, dovette esser e, -s opratutto entro 'il quad·ro delle varie na– zioni. Le fasi della storia non si salLa,no. Il do– mani .... a doma,ni! Ll nostro amico, che è positivista arclighi.ano per la pelle, lo intende, « me' -ch'i' nori ragioni». Per ora la politica ootera,. come· la interna, la politi-ca economica insomma, che è il substrato co– mune cli tutte le politiche, è ancora dominata dalle v.a,rieborghesie. Per.ciò i grandi fatti, come i grandi misfatti, sono •roba sua. Gon.questo di speciale però: che, pur essendovi taluni ceti borghesi (e l'amico nostro li enumera) che fin d'ora, potrebbero avere interesse .all'armonia, e alla unificazione -0 almeno - e basterebbe - alla federazione degli Stati, le forze t1.1ttora prevalenti, in vario modo e misura, entm le va,rie borghesie, cotesto intenesse consape– vole non hanno. Al contrario, il pr-oletari.ato, nel suo complesso (falla ,eccezione di taluni gruppi, che per un momento possono essere lusingati e com– prati alla causa ,degili opposli nazionalismi), ha un interesse comune, generale, immanente,, fondamen– ta,le, indisbruttibile, a cotesta unificazione. Economi– camente le palr-ie ,s,onoun falto bo-rgh.ese, e le gue,rre ,delle patrie con. es,se; l'Inlernazioinale è fin ,d' ,o.ra '. un fatto essenzialmente proletario. Ne declurrem-o· che perciò non avremo pace du– revole fino al gio'rno in cui i varii proletariati avraruno,prevalso cl'efinitivamente nella lotta di classe e avranno demo,lito i •confini, inst.aurato il libero scambio e la federazione universale delle nazioni? Ciò ·sarebbe spingere la logica delle nostre premesse al cli là d'ogni segno <li ragione e giustificherebbe il sapiente· precetto: cave a consequentiariis. Degli interessi che anche nelle attuali borghesie possono lavorare pel libero scambi,o - condizione prima della pace - e delle intese internazionali, noi facciamo grandi-ss·imo ,çonto: e non solo degli interessi ma,teriali, ma an.che delle ideo1ogie che ne scaturiscono, quando non si.ano to sportismo• dei • padfisti 7 che lo sono· solita,nto•fi•no che l,a pa,c,e non è turb.ata .... E probabilmente questi mov~menti nelle varie bo-rghesie a.vran.n,o un incitamento inatteso d3. lle-co nseguen.z~faitali d:ella guerra presente, quan– do sa.rà a tutti chiaro ,ch'essa sarà s.tata un, pessimo aff are p e•r tutti. · Ma, teni'a mo per fermo che la forza. decisiva che sola p ,ot.rà feconda,rli e anda,re con essi alla vittoria, sarà l a pot enza cres cente del p roletariato, quindi la lotta di classe,· che moclifi.ca via via, nelle intime viscere, i rapj)orli economici e d il sistema sociale. Se l'ami,co ci riflette un, tantino, mettiamo pegno •che ne sarà yresto convinto. f. t. LAPOLITICA ESTERA INfiLESE all'epoca della Rivoluzione _francese I. La prima coalizione eU11•opea deWanno 1'1'98 conm·o la Francia.

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