Critica Sociale - anno XXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1916

CRITICA SOCIALE 83 immaginare p1u nemico del socialismo e delle guarentigie proletarie. La concezione giacobina dei diritti che dà la g-uerra, - anche quella che si com– batte al di là dei confini - ad ogni Governo e l-0 spirito frenetico di· sospetti e di marziale barbarie, troppo facilmente inclinerebbero. a rifarsi all'in– terno, accusando e castigando l'interno delle delu– sioni che venissero- d:all'estero. Da chi è più stre– nuamente giustificato ogni eccesso della Censura? Da quali giornali è venuta la richiesta della sop– pressione (i,n base a qual-e legge?) cli altri giornali? Chi ha giustificato in blocco tutti gli int.ernamenti, anche in zona dove non è guerra? Chi ha fondato fogli. di bassa delazione e cli partigiana inquisizione e vendetta, sce~lienclo di combattere al fronte .... interno? Chi, i rum e, mostrandosi il' più esclus~vista e intollerante, ha d'alo maggiori argomenti a so– spettare cli servire n,on tanto· ta patria - che è luce e t:ontrollo - quanto lai setta - che è tenebre e mistero - e, attraverso la setta, di servire inte– ressi non sempre nazionali? Ed ecco ?O me il Grup– po socialista. difendendo le prerogative p.ar :Iame~– tari e le pubbli-che libertà -c-ontro la demag ogia antJ- · parlamentarista, difende l'autonomia- della critica .di classe e dei p~rtiti, in cl_lisi sunstanzia. la· stessa speranza. della ripresa della lotta_ di_cla_sse - inte– grale - dopo della guerra, per 11 nfac1mel)~O delle rovine, disseminate dalla guerra. Be•n altn sogna - e in -ciò vede il fine vBro della guerra - che tali rovine diventino la greve mora sotto la quale il capitalismo seppellirà le rivendicazioni immanenti e irretrattabili <lei proletariato. Ben altri sogna e dice: ogni libertà alla guerra, n~ssuna al soc~li– smo, perchè la gu erra ha da -0ppnmère, da annien– tare per sempre il socia.li -smo. Ma è un triste e vano sognare. Il sociali smo sa lverà se stesso meritando di vincere, con questa stessa disperata battaglia che esso combatte ora, per la sua - e per la libertà di tutti - contro il Gran Mostro vorace, eversore di tutti ·i diritti umani - c-0nlro I.a Guena e contro la D_ittatura, sua figliuola. CLAUDIO TREVES. Da 6uglielmo f errero aiprote11ori intedeuati Fra gl,i scrittori attuali megEo quotati e più oelebri d1talia-, Guglielmo Ferrero è un di quelli che, con le sue, grandi qualità e i suoi difetti forse hon pic– coli, più mi si è. jnternato nei .nervi e •nel sangue ,di animaJ;e, quale io sono, divoratore di liibri. Mi accarnò che ero· fa:nciuU.o,mi ha tenuto uorno– e anc.ora mi segue giù pef declivio degli anni ruinosi: circostanre di spazio ,e di tempo ,coDle,ganoogni ap– parizione di Libri suoi ad alcuna deHe memo,rie inutili della mia inutil-issima vita. Gli. scritti suoi gio-v,a,nili. mi ricordano i nov,elli anni, qu,and'o to, povero ra– giazzo sempre alle ,prese con gl,i esami, guardavo at– toni.to , sotto i portki delLa mia ci-ttà, p,assare lui co– me un giovine iddio vittoTioso in a-biti republioona– me,nte liaoori o per lo meno radfoalinente scuciti. L'« Europa Giovane ~ mi ricorda gli argini del mio Reno paterno, sui qual-i, leggendo, imparavo a co– noscere la, virtù di un altro Reno; e ridicevo a queste fredde a.eque ,alpestri, che ne, rid-evano, insieme co' sassi, la favo-La della frigida castità germanica; e- da,vo alle formiche, reduci oon preda da qualche impresa coloniale o bel-liM su qll'lllcàe f-0rm-iooi-o al 1 trui o neu– tr.akli, i1·felfoeannunzio ohe ancòra si legge, a pa•g. 118: , La Germania, ipost:t cosi in mezzo all'Europa, è de- stinata a diventa-re il grande formi-caio oent:rale del mondo, da cui -lunghe p•rooessioni di formi,che parti– ranno per tutte, le d-irezioni de,lla terra; di formiche laboriose e non g1:1erriere;-pazienti e non feroci; ca– paci non di clistruggere ma cli accumulare i>. Il « Militarismo » mi ricorda -gl,ispalti erbosi d,ell-emura di Fe·rrara, a, l,a cui -inuti!,e,e crudele leggiadria io J.eggevo, in magnifid periodi, la buona U;ov-ell-a che ··«la guerra tr,a popoli civili è o,rmai un fenomeno oltr-epass-~to >>. L'apparizione di « Granclezza e cieca– cadenza >J mi rico-rda J1aspiaggia de.J Tirr.eno sonante, al quale lessi -le pagine (bel vo-lo d'-aquila - .seb– bene con trop.pi sforzi - dans un desert d'ennui), le pagine non meno- sonanti ohe celebrano un uomo aLtrettanto oceanico: Lucrezio. Ma « I d11e ~ondi » mi ricordano solamente lo strano consiglio d-i un li– br;:iio, il quale evidentemente aveva poca voglia di vendere e probabilmente non farà mai buoni a.fTari: « Indigesto pastone accumulato con "incred·ibilre pa– z\~nza dall'autore- per quasi quattrocento cinqu,anta pagine,_ cucinato e-on tutte le bri-ciole della coltura cadute dai banchetti de-i v,e,ri -p,ensa.tori o ra-ocolte nella. spazzatura della \media mentalità. Sette o otto -personaggi :r.igurgifano ad ogni ca,pitolo luogh,i co– muni, banalità, sciocchezz,e. formidabili, sfiorando· tutti i problemi s·e,nza mai affr.ontarne, uno soste– n~ndo J.e tesi buone con argomenti ridi-eoli,' produ– cendo nel letto•re, un v,ero mal di mare i-ntellet– tuale, ecc. ». Per altr-o lo stesso libraio aLt;o,v~rico– nos,ceva in F.e-rrero « un ingegno che ,fa.rebbe di lui per J.o meno ·uno dei migli-ori giornalisti d'I-tal-ia >i. Con tu-tto ciò, io, che sono uno dei peggiori, rni trovo oggi a metter qual•che dubbio su qualche suo giudizio. « Nè v-0,glio sia, ri•putata presunzione, se uno u omo di basso ed infimo stato ardis,ce disco·r– re.re , e r-egolare i governi de' p-rincip-i », dice l\fachia– velli.--Il qua.I.e,aggiunge che, co,sì oorrie color-o,ohe disegna-no i ,paesi si pongono bassi ne,L ,piano a consi– de-ra,r,e -1-a: na,tur,a dei monti e dei luoghi alti, cos,ì a ,conos-cere,la -natur.a de-' prind-pi convi,ene essere po– polare. Qu,esto mi s,cusi se, popo'1are, ardisco disw– tere i detti di un principe d-ell,aooltUTa it,alian'a. *** Non lo tocco nena vastità del sa-pere o. nel genio del'l-'espo-sizione, <love un papero non può raggiuh– gere un'aquila, mai nel processo formativo ·dei giudizi, dove basta queL s-esto s,enso che, per essere, come dicono, ,co'.mune,.posso creder,e (o m'illudo) di aver– cel-o anch'iò·. C'è un -passo di Carducci (no, non è qu~Ho, troppo f.amoso, che voi subito pensate), il ·quale dk1e: <e Rapidissimo ing.e,gno• il · pro-f. Lom– bro-so; da --'cosaa cosa ei move, i passi di Nettuno. Egli odia, pare, il latino,; e q•ui-ndiafferma C'Jhegli italia,ni fan troppi monumenti per,chè studiano il la– tiri-o. Contw i monumenti italiani io ,parlo .e, s-crivo d:a ven t'anni, e -pure ho -studiato un po' di latino e più ·lo a.mo» . Poc;he, par-oLe, le quali colgono e ren– dono, che non si- potrebbe meglio, e ca·ratterizzan-o. con un ,esempio, eh.e, poi si ripete in milfo forme, la debolezza e il vizio più diffusi nelle opere di quel gran ·giornal-ista che sarebbe sLato (e fu a tempo av,anz-ato) ,il Lomb-roso, e di quello che indubbia– menrte è i1 Sl!-O discepolo più vero e maggi-ore, Gu– glielmo F-errero. « Vago di- coglier cagioni J> lo djrei con frase che è, mi pa,re, del traduttÒ·re fiorentino di Tacito: ,e, in tale -vaghezza-, intemp-erante, per una spede, di quella mancanza cl,ilimiti, la quale egli

RkJQdWJsaXNoZXIy