Critica Sociale - Anno XXV - n.20 - 16-31 ottobre 1915

316 CRITICA SOCIALE ' I Ai prossimi Nume1•i: A.ntialcoolismo e Sociali• smo, del prof. ETTORE FABIETTI. BibliotecaGino Bianco ORO E SANGUE (La guerra europea agli occhi delComunismo_ critico) Il. Nella prima parie di questo scritto ho additato, nella lotta della società borghese ,contro la caduta del saggio medio dei profitti-, la causa prima e so– stanziale di quello spirito di rivalità ed insofferenza fra le principali nazioni capitalistìche, il quale, - acuendosi ed esasperandosi sempre più in ragione diretta dell'ingigantire delle masse di capitali di nt,1ovaformazione e del conseguente toccarsi di go– mito sul mercato mondiale sempre più angusto - tendeva a ridurre la pace europea ad un sistema di equilibrio ognora più instabile, pronto• a crollare al primo soffio, per una qualche causa prossima, relativamente insignificante e certo sproporzionata alla prevedibile e reale tragicità dell'evento. Se non che, contro questa spiegazione, che pure è l'unica che abbia carattere razionale' e si trovi -in armonia coi più severi criteri storiografici, si leva subito un grave argomento contrario, che non è assolutamente possibile trascurare. Il numero di coloro, che provano acutamente e direttamente le trafitte della gelosia economica ·in– ternazionale, è infat.tì sparutissimo. Sono i capitani delle armate in dustrial i, specie appartenenti a quel– la, che in Germania chiamano industria pesan_te, ,i principi della finanza e del commercio e i ristretti circoli burocratici ed ideologici, che fanno capo ad essi. Ma, per ciò che riguarda la, massa schiacciante della popolazione, che solo in misura scarsa e per vie che essa ignora è interessata all'espansione ca– pitalistica e sulla cui anima non ha certo presa la eloquenza muta e per essa indecifrabile dei listini di Borsa e dei bilanci delle Società anonime; come spiegarne lo spirito belligero• e .l'eroico furore, al cui improvviso risveglio e violentissimo esplodere e scaLenarsi lo spettato-re spassionato del .grande dramma odierno ha as$istito ed assiste tuttavia col– la mente attonita e confusa? Come fu cosa troppo facile queU-a critica della religione - oramai passata agli atti - che ne face– va consistere l'essenza in una semplice impostura di preti, così troppo agevole sarebbe il presumere, che la gran massa della popolazione si lasci con– durre inconsciamente al macello, abbindolata ed ubbriacata dagli scaltri inganni e dagli interessati delirii di un pugno di plutocrati, spadroneggianti sull'opinione pubblica, mercè il ·pr~zzolato ausilio di una stampa e di una intellettualità, comprate a peso d'oro. Il principio c_ardine, intorno a cui, come a suo proprio asse, si muove e gravita la società capi– talistica e borghese, è il principio della libera concorrenza. Senza quella assoluta e sconfinata libertà e flui– dità del comprare e del vendere, della produzione e dei traffici, il regime capitalistico non potrebbe,. al– meno nella attuale sua perfezione, sussistere un istante. Quella infatti è il suo proprio elemento, · l'indispensabile sua aura vitale. · Ma, in regime di libera concorrenza, il singolo individuo è costretto a concentrarsi e fortificarsi tutto in sè, a fare affidamento soltanto sui suoi pro– pri mezzi e a mettersi in lotta, senza tregua e senza quartiere, con tutti e contro tutti. Per conquistare e mantenere saldamente una data posizione sociale, cioè una data larghezza di reddito, occorre che ii ' singolo si adoperi unguibus et rostris. Non vi è rie– .. chezza, che non possa venire aumentata, nè grado

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